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LANCIO D'AGENZIA

CONSIGLIO PROVINCIALE TRENTO * PROGRAMMA DI SVILUPPO PROVINCIALE: « ZENI: NO ALLA “VISIONE AUTOREFERENZIALE” DELL’AUTONOMIA, GOTTARDI: NELLA MANOVRA DI ASSESTAMENTO ANCHE LE OLIMPIADI 2026 »

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15.46 - giovedì 27 giugno 2019

Il Psp di legislatura oggi al vaglio della Prima Commissione. Zeni contesta alla Giunta la “visione autoreferenziale” dell’Autonomia e Rossi chiede un’alleanza con Bolzano per difendere le risorse del Trentino a Roma. Gottardi: nella manovra di assestamento si terrà conto anche delle Olimpiadi 2026.

La Prima Commissione presieduta da Vanessa Masè (Civica Trentina) ha avviato oggi la discussione sul parere che esprimerà in merito al Programma di sviluppo provinciale (Psp) elaborato dalla Giunta. Parere che voterà a fine luglio, nelle more dei lavori dell’assemblea legislativa sull’assestamento di bilancio. Ieri, ha informato Masè, il Consiglio delle autonomie locali, viste le dimensioni del Psp (130 pagine) ha chiesto più tempo per formulare osservazioni. Queste arriveranno il 10 luglio e potrebbero indurre la Giunta a modificare il testo. Ecco perché oggi la Commissione ha deciso di attendere, per potersi pronunciare, la versione definitiva. Nel corso della discussione l’assessore agli enti locali e ai rapporti con il Consiglio provinciale Mattia Gottardi ha preannunciato che la manovra di assestamento di bilancio terrà conto anche del coinvolgimento del Trentino nelle Olimpiadi invernali del 2026. Il Psp – ha ricordato l’assessore – è frutto del confronto avuto dalla Giunta con le categorie economiche, le organizzazioni sindacali e le autonomie locali”. Questo testo, ha aggiunto, da un lato recepisce in parte le osservazioni emerse da questo confronto avvenuto sulla base delle “Linee guida” del Psp (già discusse anche dalla Prima Commissione), dall’altro offre in più i dati forniti dall’Istituto di statistica della Provincia (l’Ispat) e i principali risultati emersi dagli Stati generali della montagna da poco conclusi.

 

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Zeni: sbagliato concepire l’Autonomia come “l’essere padroni a casa nostra”.

Luca Zeni (Pd) ha criticato l’impostazione data al documento, che “cerca una contrapposizione” rispetto alla passata legislatura sostenendo che prima la Provincia aveva più risorse e privilegiava una prospettiva centralistica mentre ora che vi sono meno dotazioni finanziarie la Giunta sta prestando più attenzione ai territori. Approccio, questo, troppo semplicistico secondo Zeni, perché in realtà anche l’esecutivo precedente aveva avviato politiche a sostegno delle zone periferiche con meno risorse a disposizione. Ma il nodo di fondo che questo Psp non scioglie a giudizio di Zeni riguarda il tema dell’Autonomia, che da come trapela da questo testo è sinonimo, per la Giunta, di “essere padroni a casa nostra”, vale a dire di una visione autoreferenziale e chiusa del Trentino. Una visione in cui ciascuno può rivendicare quel che vuole e in cui la Provincia asseconda ogni rivendicazione. Autonomia per Zeni vuol dire invece rapporti, osmosi, identità in relazione con altri. Altrimenti rischia di prevalere una sorta di “paranoia della sicurezza”, per la quale tutto dev’essere sotto controllo e identificato con il proprio “io”. La visione asfittica dell’Autonomia è secondo il consigliere del Pd il vero limite di questo Psp. Tutto il resto assomiglia più ad una “lista della spesa” che ad un’organica politica di sviluppo.

 

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Rossi: l’Autonomia si distingue e difende rafforzando i rapporti con Bolzano.

Ugo Rossi (Patt) ha dato un suggerimento metodologico che a suo avviso ha però un’importanza sostanziale per il Psp: se si vogliono indicare le cose da cambiare è necessario evidenziare i punti di forza e i punti di debolezza. Se non si segnalano in particolare i punti di debolezza poi non si capisce su che cosa la Provincia deve lavorare. Alcuni esempi di questo difetto del Psp sono per Rossi i capitoli dedicati alla scuola, alla sanità e al welfare, settori dove tutto sembra andare alla perfezione. Ma questo emerge con ancor più forza in tema di sicurezza, perché se non si inserisce qualche dato negativo e perfino la percezione che ne hanno i trentini appare buona, non si riesce poi a comprendere quale sia il problema da affrontare e risolvere. A proposito degli Stati generali della montagna, Rossi ha messo in guardia dal rischio di dare delle valli del Trentino una pubblicità negativa insistendo sullo spopolamento in atto, mentre andrebbe sottolineato il fatto che molti cittadini provenienti da altre zone d’Italia scelgono di trasferirsi nel nostro territorio perché trovano un’elevata qualità della vita.
Ancora, a giudizio del capogruppo del Patt il Psp dovrebbe rafforzare la parte relativa all’identità del Trentino mettendo maggiormente a fuoco le caratteristiche che ci distinguono da altre regioni per evitare il pericolo dell’omologazione. Andrebbe per questo potenziato il richiamo all’apprendimento delle lingue straniere e al nostro forte collegamento con Bolzano, altrimenti passa l’idea che il Trentino non è poi così diverso dal Veneto e dalla Lombardia. L’omologazione del Trentino a un Nord non meglio definito è pericolosa per l’Autonomia, perché più a Roma notano che Trento e Bolzano sono diversi e più l’Autonomia della nostra Provincia è a rischio.

 

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Job: la sicurezza è un problema di Trento, non delle periferie.

Ivano Job (Lega) si è detto in parte d’accordo con Rossi e ha precisato che per quanto riguarda la sicurezza il Psp dovrebbe chiarire che il problema è riferito alle città e in particolare a Trento, non alle zone periferiche. Job ha anche menzionato il nodo dei molti disoccupati in cerca di lavoro mentre numerose aziende cercano dipendenti e non riescono a trovarli. E ha poi chiesto all’assessore se il motivo per cui Cal ha chiesto alla Giunta più tempo per esprimere un parere sul Psp dipenda dalla recente assegnazione delle Olimpiadi invernali anche al nostro territorio.

 

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Dalzocchio: la Giunta deve rimediare alle lacune lasciate dai precedenti esecutivi.

Mara Dalzocchio (Lega) ha osservato che se il Psp di questa Giunta punta su determinati obiettivi come il potenziamento delle infrastrutture, la lotta alla denatalità, il sostegno ai territori, la difesa della nostra cultura e tradizione e la sicurezza, è perché l’esecutivo precedente non aveva compiuto scelte lungimiranti, non aveva agito e aveva lasciato quindi disagi in questi settori. Settori ai quali ora occorre mettere mano perché i cittadini stessi lo chiedono.

 

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Cia: non rivoluzioni ma riforme.

Claudio Cia (Agire) ha ricordato che “ogni provvedimento risente di ciò che si è fatto in precedenza” e che anche questo Psp non è una rivoluzione perché non parte da zero. “Del resto – ha aggiunto – il presidente Fugatti ha detto di non voler fare rivoluzioni ma riforme. E le riforme per essere fatte hanno bisogno di tempo”. Cia ha soprattutto condiviso con Rossi l’esigenza di un forte collegamento del Trentino con Bolzano, ma – ha aggiunto – in passato proprio la Regione che dovrebbe costituire l’elemento unificante tra le due Province autonome è stata depotenziata e demolita dagli esecutivi precedenti, che hanno tolto deleghe a quest’ente”.

 

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Masè: giusto stringere le relazioni con Bolzano ma senza esserne succubi.

Masè (CT) ha apprezzato l’emergere di visioni politiche diverse e di medio-lungo periodo stimolate dal Psp, si è detta d’accordo con Cia e Rossi perché è vero che più Roma percepisce Trentino e Bolzano come separate e peggio è per la nostra Provincia. Ma se sicuramente il legame con l’Alto Adige va rafforzato, Trento non deve però subire le scelte della Provincia di Bolzano com’è spesso accaduto nel recente passato.

 

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Zeni: contro la denatalità non basta l’assistenzialismo del bonus bebè.

Zeni (Pd) è nuovamente intervenuto per ribadire l’importanza del riferimento ai dati dell’Ispat, essenziali per poter programmare politiche efficaci e per non limitarsi a definire interventi che rispondano a problemi individuati solo sulla base di percezioni soggettive. Se si vuole rispondere al problema natalità, secondo Zeni, è insufficiente mettere in campo una misura di stampo assistenzialistico come il bonus bebè, mentre sarebbe più “strutturale” un provvedimento che dia la possibilità di conciliare il fatto di avere un bambino con il lavoro. Anche per quanto riguarda la Regione, il punto per il consigliere non è denunciare l’indebolimento di quest’ente a favore delle due Province ma recuperarne il ruolo di coordinamento strategico fra il Trentino e l’Alto Adige, ad esempio nel campo della gestione dei servizi sanitari.

 

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Gottardi: sì alla collaborazione non solo con Bolzano ma con l’Euregio. Nessun rischio omologazione perché il Trentino è da sempre diverso.

L’assessore Gottardi ha ripreso puntualmente tutte le questioni sollevate dai consiglieri. A Job ha risposto che la ragione dello slittamento chiesto dal Cal per esprimere il parere delle amministrazioni locali sul Psp non è legata all’assegnazione delle Olimpiadi al nostro territorio, assegnazione della quale terrà invece conto la manovra di assestamento del bilancio. Con Cia Gottardi ha convenuto che “la dimensione regionale va riconosciuta sostenuta”, anche per una collaborazione delle due Province sul versante della sanità, ha aggiunto rispondendo a Zeni. Per l’assessore questa collaborazione va perseguita non solo con Bolzano ma a livello di Euregio in funzione di un riequilibrio fra le aree e per mettere a disposizione dei diversi territori la dotazione di personale medico necessaria. Medici che l’Alto Adige ha difficoltà a trovare a causa del bilinguismo. Tutto questo evitando che il Trentino vada al traino di Bolzano. L’importante per la Provincia è sviluppare il confronto con chi fa – e sta – meglio.
Il rischio omologazione paventato da Rossi secondo Gottardi per la nostra Provincia non esiste, perché il Trentino ha sviluppato nella storia una specificità legata al suo passato di territorio unico che è stato costretto a dotare anche le proprie valli di servizi che non a caso la Giunta attuale vuole mantenere e rafforzare. L’assessore ha sottolineato il rovesciamento di prospettiva che caratterizza le politiche dell’attuale esecutivo a sostegno delle periferie: non si tratta di tagliare servizi per disporre di più risorse a livello provinciale ma di considerare il costo socio-economico che la perdita di questi servizi nei territori comporterebbe: costo per i cittadini residenti e costo in termini di aggravio di lavoro per le sedi centrali. Anche dal punto di vista dello Stato, il numero di abitanti del Trentino non può essere l’unico criterio da utilizzare per decidere se mantenere o no i servizi nelle nostre valli. Qui Gottardi ha citato l’esempio negativo della chiusura decisa da Roma delle sezioni distaccate dei tribunali nel Trentino. Per l’assessore il Trentino non corre rischi di omologazione neanche a causa dei personaggi di alto profilo culturale scelti per la direzione di Mart e Muse.
Sugli Stati generali della montagna, Gottardi ha negato che il risultato sia una lista della spesa: sono state invece ascoltate e messe per la prima volta a confronto le idee, i problemi e le proposte dei soggetti più rappresentativi dei territori e dei corpi intermedi, che non si possono certo ridurre a “particolarismi”.
Quanto all’opportunità di evidenziare i punti di forze e di debolezza del Trentino, Gottardi ha evidenziato la diversa chiave di lettura di questa Giunta rispetto all’impostazione data al precedente Psp da Rossi. “La Giunta è partita dai dati dell’Ispat e quindi da una sorta di fotografia della situazione in cui si trova il Trentino, per poi indicare le aree nelle quali intende impegnarsi e cercare di fare meglio”. Sui temi dello spopolamento e della denatalità l’assessore ha sottolineato l’esigenza di puntare alla prevenzione di questi fenomeni immaginando cosa potrebbe accadere al Trentino fra 15-20 se non si iniziasse ad intervenire subito con misure concrete.

 

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Rossi: sul tema risorse di fronte a Roma le due Province devono apparire alleate.

Rossi ha sollecitato a mettere per iscritto nel Psp le problematiche segnalate anche dagli stessi consiglieri di maggioranza e che l’attuale versione del testo non riporta, ad esempio in materia di infrastrutture. “Altrimenti non è possibile giustificare ed identificare le priorità che si vogliono perseguire”. Non dire ad esempio – ha chiesto – che l’attuale percezione della sicurezza è un problema, impedisce di comprendere perché occorre lavorare per il miglioramento della situazione su questo punto. Si tratta di inserire nell’analisi elementi statistici negativi che spieghino perché si vuole intraprendere una certa direzione. Quanto alla Regione, per Rossi, al di là del confronto e del collegamento con Bolzano, il problema vero riguarda i rapporti con lo Stato, di fronte al quale le due Province devono essere e apparire alleate. Specialmente – ha concluso – quando sono in ballo come in questa fase le questioni dell’Autonomia fiscale e dei rapporti finanziari. L’amicizia politica con il governo nazionale non basta quando entra in scena la Ragioneria dello Stato. “La protezione dell’Autonomia c’è se Roma percepisce che Trentino e Bolzano sono unite”.

 

Cia ha concluso invitando ad alimentare questa percezione dando alla Regione quel “volto nuovo” che ancora non c’è a livello politico.

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