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LANCIO D'AGENZIA

CONSIGLIO PROVINCIALE TRENTO: NO A COMMISSIONE INDAGINE SU APPALTI NOT

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16.34 - giovedì 5 ottobre 2017

(Fonte: Ufficio stampa Consiglio Pat) – Respinta sul Not la risoluzione proposta dalle minoranze per istituire una commissione d’indagine.

Sulla vicenda dell’appalto per la realizzazione del Not, il nuovo ospedale del Trentino, si è conclusa nel pomeriggio nell’aula del Consiglio provinciale – con la bocciatura di una risoluzione proposta dalle minoranze per chiedere l’istituzione di una commissione d’indagine nell’ambito dell’assemblea legislativa – la discussione iniziata stamane sulle comunicazioni del presidente della Giunta Ugo Rossi.

Contro la risoluzione si sono espressi i 19 consiglieri della maggioranza presenti, mentre tutti e 12 gli esponenti di minoranza hanno votato no.

 

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La discussione di questa mattina

Il Presidente Rossi, a fine mattinata, ha fatto in Consiglio una comunicazione sulla situazione della gara d’appalto del Not. Ricostruendo puntualmente la vicenda della gara per il nuovo ospedale fino alle ultime sentenze con le quali il Consiglio di Stato ha accolto gli appelli e quindi, per effetto della riforma del Tar che aveva ritenuta corretta la revoca della gara, ha annullato la revoca della gara originaria di conseguenza sembra rivivere il bando di gara originario che prevede la realizzazione del nuovo ospedale con la finanza di progetto. Quindi, l’indicazione della sentenza è di procedere alla rinnovazione della gara a partire dal momento della presentazione delle offerte da parte degli originari concorrenti.

Rossi ha però aggiunto che la sentenza ha dei margini di interpretazione si stanno facendo ulteriori approfondimenti soprattutto per ciò che riguarda l’esecuzione della sentenza del Tar del 13 ottobre 2014, alla quale rimanda il Consiglio di Stato, attivando il nuovo istituto previsto dal codice del processo amministrativo cioè a un ricorso in base all’articolo 112 comma 5° per ottenere chiarimenti sulle modalità di ottemperanza per eliminare o contenere i rischi di futuri contenziosi. In modo tale di dare ottemperanza alla sentenza con un precedente giudizio di validazione. In modo che il Consiglio di Stato possa confermare le modalità di esecuzione della sentenza dell’amministrazione.

Marino Simoni di PT ha detto che c’è qualcosa che non funziona nel sistema se siamo arrivati al blocco dei lavori del nuovo ospedale che dovrebbe essere lo snodo vitale del nuovo disegno della sanità. Sulla commissione di indagine, chiesta con una risoluzione di Degasperi (5 Stelle), Simoni ha detto che può essere utile per chiarire le modalità di fondo dell’individuazione dei professionisti e le modalità di gara.

Maurizio Fugatti (Lega) ha detto che va capita l’origine dell’incredibile situazione che si è venuta a creare; di questa agonia nella partenza dell’ospedale che deriva dalla nomina della commissione tecnica che venne annullata da Tar e Consiglio di Stato. Una scelta fin dall’inizio a rischio che stanno pagando tutti primi tra tutti i professionisti che hanno perso 5 milioni. Ci sono responsabilità politiche, ha detto il consigliere della Lega, come testimonia la sentenza del Tar che ha dichiarato illegittima la composizione della commissione perché ne facevano parte due funzionari che parteciparono al gruppo di lavoro che ha redatto lo studio di fattibilità su indicazione del Presidente della Giunta. Oggi Rossi, ha aggiunto Fugatti, dice che farà ricorso per ridurre i rischi ma è dura spiegarlo ai tecnici che hanno lavorato per niente. Progettisti che hanno subito danni per colpe non loro e ai quali si dovrebbe andare incontro. Un obiettivo per raggiungere il quale Fugatti ha annunciato una risoluzione.

Giacomo Bezzi (Forza Italia) ha detto che ci sono evidenti responsabilità politiche della maggioranza che ha bocciato una mozione con la quale si chiedeva di revocare il bando in autotutela quando si è saputo che c’erano due funzionari in commissione. Bezzi ha ricordato le sue denunce a Cantone e alla Corte dei Conti e la responsabilità politica di quanto è accaduto. Fatti che dimostrano, ha aggiunto, che la nostra Autonomia è un’Autonomia malata.

 

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La discussione proseguita nel pomeriggio.

Walter Kaswalder (misto) ha contestato il metodo con cui è stato portato avanti l’iter di assegnazione dei lavori per la realizzazione del nuovo ospedale del Trentino, con una fallimentare “finanza di progetto”. Si poteva a suo avviso garantire maggiore trasparenza, come aveva scritto un consigliere di maggioranza in un articolo pubblicato il 9 maggio 2013. La domanda è per quale motivo il consiglio di Stato ha annullato la commissione aggiudictrice del Not, chi ha nominato questa commissione e la Giunta era a conoscenza dei vincoli normativi sulle caratteristiche dei vincoli della connessione. Infine occorrerebbe capire di chi sono le responsabilità di questa situazione sul Not, costata decine di migliaia di euro. Il responsabile dovrebbe dare immediatamente le dimissioni, mentre alla fine paga sempre Pantalone. Si dice che l’anno prossimo partirà l’appalto del Not mentre per Kaswalder non partirà un bel niente.
Claudio Cia (Misto) ha chiesto se è possibile che il presidente della Giunta assista in aula al dibattito seguito alla sua relazione su questo argomento, mentre ci sono solo alcuni assessori. Rossi non potrà infatti chiudere i lavori senza sapere quel che si è detto. Il presidente Dorigatti ha spiegato che altri incontri istituzionali costringono Rossi all’assenza, ma a lui riferiranno poi gli assessori presenti.

Manuela Bottamedi (misto) ha assicurato il proprio voto a favore della risoluzione proposta, perché una vicenda così complessa e opaca dipanatasi negli ultimi sette anni ha la necessità di essere chiarita. E questo perché è giusto chiedere massima trasparenza e correttezza nelle procedure concorsuali sul Not. I cittadini hanno infatti per Bottamedi il diritto a capirci qualcosa. “Avrei firmato volentieri la risoluzione – ha concluso – che comunque voterà volentieri.

Rodolfo Borga (CT) si è detto insoddisfatto dell’informativa fornita dal presidente Rossi, che non ha aggiunto nulla a quel che già si sapeva. Si è preoccupato solo di preannunciare l’attenzione necessaria ad evitare un terzo annullamento dell’appalto. Agli interrogativi retorici di Kaswalder Borga ha risposto che siamo in presenza di gravissimi errori, con l’interpretazione del comma 3 dell’articolo 60 del decreto del presidente della Giunta provinciale dell’11 maggio 2012. Norma che è della Giunta e nell’errare l’interpretazione, così come ha spiegato la sentenza, ci si è assunti consapevolmente un rischio altissimo. Rischio che un amministratore non si può assumere visto che sono in gioco tanti soldi e gli interessi dei privati. Ci si è assunti scientemente il rischio di vedersi annullare la procedura per l’appalto del Not. Il secondo errore riguarda l’interpretazione della stessa sentenza del Consiglio di Stato. Quell’interpretazione poteva essere sconfessata dal giudice amministrativo.

Una commissione d’inchiesta come quella chiesta dalla risoluzione proposta e in base al regolamento consiliare è quindi, per Borga, necessaria tanto più dopo l’informativa data dal presidente Rossi, nella quale non vi è un solo cenno di autocritica. Ci si attendeva almeno un cenno fugace di autocritica né di responsabilità di qualsiasi genere, mentre vi sono responsabilità di carattere amministrativo e politico. Le conseguenze vi possono essere limitatamente alla Corte dei conti. Sono quindi stati commessi errori molto gradi di cui qualcuno dovrà pur rispondere: vi sono responsabilità amministrative e di tipo amministrativo-politico. Troppo comodo eclissarsi quando errori non di poco conto, ma marchiani e ripetuti emergono e che hanno bloccato per anni l’appalto di un’opera così importante. Visto che il presidente Rossi non ha riconosciuto di aver commesso alcun errore, è dovere di questo Consiglio chiedere che si faccia chiarezza su quanto è accaduto. Basterebbe un’approfondita valutazione di quanto accaduto per individuare se vi sono dei responsabili politici, visto che è stata affossata un’opera di grande rilevanza anche economica per l’intera comunità trentina.

Filippo Degasperi (5 stelle) ha detto di aver visto nella comunicazione del presidente Rossi più un indice cronologico su come si sono dipanati gli atti amministrativi che una spiegazione, di cui vi è bisogno, del perché da un certo atto amministrativi si è arrivati ad una certa sentenza, e sulla responsabilità che a qualcuno dev’essere attribuita delle scelte compiute e delle delibere adottate. Degasperi ha quindi lamentato l’impossibilità di capire da Rossi chi ha deciso cosa e perché. Ecco perché ha aggiunto di aver sottoscritto la risoluzione proposta. E ha ricordato un articolo giornalistico del 2000 che già parlava dell’intenzione di realizzare il nuovo ospedale di Trento con il metodo del project financing. Per questo era stato assegnato ad una banca di Milano la valutazione della fattibilità di questo progetto da realizzare con il project financing. L’appalto con il project financing comporta sia la costruzione dal costo di 300 milioni di euro sia la gestione. Sostanzialmente stiamo privatizzando dando in gestione il principale ospedale del Trentino ad un provato, perfino nel campo delle attrezzature elettromedicali da sostituire due volte ogni 25 anni, il che è inaccettabile per la tutela dei cittadini utenti di questa nuova struttura. La criticità riguarda anche il finanziamento perché tutta l’opera verrebbe a costare 1,7 miliardi di euro. Ancora nel 2013 si diceva che si era scelto il project financing per accelerare i tempi e per responsabilizzare il vincitore. Poi è arrivata la famosa sentenza che ha rimescolare le carte e così gli stessi sostenitori del project financing iniziano ad innescare la retromarcia. A distanza di due anni gli stessi sostenitori del project financing cominciano a dire che questo metodo di finanziamento non va più bene. I profili di responsabilità non sono quindi solo giuridici da parte dei vari collegi di magistrati, ma hanno anche un profilo tecnico. Oggi tutto è rimesso in discussione, compresa la modalità di progettazione della struttura ospedaliera. Vi sarà stato qualche consulente ben retribuito per essere riuscito ad indurre la Provincia ad adottare il metodo del project financing, per cui il pubblico ci mette i soldi e il privato lucra. Questo metodo era e rimane per il consigliere “un’oscenità da cui mi auguro ci si possa svincolare”. Resta a suo avviso da individuare chi ha promosso e sostenuto questo tipo di percorso. Per anni hanno tentato di convincerci che l’ospedale S. Chiara è al capolinea, obsoleto, superato, tale da non consentire l’introduzione di nuove tecnologie, inaccessibile. Ora i trentini dovranno far conto sul vecchio e inadeguato S. Chiara ancora per molti anni. Se si decidesse di bocciare la commissione d’indagine, ha concluso Degasperi, verrebbe da pensare che qualcuno vuole cancellare agli occhi dei trentini cos’è avvenuto dal 2014 al 2017.

Nerio Giovanazzi (AT) ha detto di aver sottoscritto la risoluzione proposta perché, pur riconoscendo che chi lavora si può sbagliare, ha giudicato un errore imperdonabile quello commesso sul Not. Stiamo aspettando da troppo tempo la costruzione di questo nuovo ospedale. Qualche anno fa si parlava di un “intervento leggero” di adeguamento dell’ospedale S. Chiara in attesa del Not, con costi che variavano dai 70 ai 130 milioni di euro. Il primo intervento fu di 70 milioni di euro ma con il successivo allungamento dei tempi di realizzazione del Not, si è arrivati a 123 milioni di euro. Il project financing sembrava la soluzione ideale vista l’insufficienza delle risorse della Provincia. Per questa ragione Giovanazzi ha ricordato di aver sostenuto a suo tempo questo metodo di pagamento, per poter sostenere i costi. Poi ci si è accorti che il project financing non è così vantaggioso e la Provincia ha deciso di utilizzare per l’opera risorse proprie. Con questa sentenza ci si trova obbligati a ritornare al project financing, via ampiamente svantaggiosa per i cittadini. Ma pare non vi sia scampo. Qualcuno deve allora assumersi la responsabilità di tutto questo. La Commissione d’indagine è quindi opportuna per far chiarezza al riguardo. Prima di realizzare il nuovo ospedale bisognerà sicuramente effettuare parecchi interventi su quello vecchio.

Claudio Cia (misto) ha ricordato che si sta parlando di Not oggi, ma si arriverà all’ottobre del 2018 senza sapere se quest’ospedale sarà realizzato. Già nel 1998 l’allora sindaco Dellai ipotizzava il Not da collocare a suo avviso nell’area nell’area inquinata dell’ex Sloi e dell’ex Carbochimica di Trento nord. Da allora è iniziata la delegittimazione dell’ospedale S. Chiara, considerato fatiscente, troppo piccolo, impossibile da realizzare, addirittura pericoloso e da terzo mondo. Allora il costo per il Not era stato stimato in 300 milioni di euro ma nel frattempo per il S. Chiara sono stati spesi oltre 70 milioni di euro. Inoltre si prevede di dotare il Not di 600 posti letto mentre il S. Chiara ne aveva 900. Come si può prevedere un minor numero di posti letto nel nuovo ospedale quando la popolazione anziana è aumentata presentando maggiori bisogni e cronicità nelle patologie. Nel frattempo ci si è adoperati a depotenziare gli ospedali periferici con l’eliminazione di decine e decine di posti letto. Più di 200 posti letto sono stati tolti negli ospedali di Trento e Rovereto ed è calato anche il personale. Allora è chiaro che il vero obiettivo della Giunta provinciale non è quello di rispondere ai bisogni dei cittadini ma di contenere i costi. Costi da contenere in un comparto importante come la sanità dove i tagli avranno conseguenze negative per tutti. Nonostante tutto questo gli operatori sanitari si stanno facendo in quattro per garantire risposte adeguate ai cittadini. L’ente pubblico dovrebbe essere visto dai cittadini come la culla della serietà, della competenza e del rispetto della legge. Al contrario oggi le sentenze hanno indotto i cittadini a vedere nella pubblica amministrazione incompetenza, ignoranza delle norme e dilettantismo. Per questo serve una commissione d’inchiesta che individui i responsabili degli errori perché siano rimossi.

Massimo Fasanelli (misto) ha detto che tutti su questa vicenda dovrebbero fare un passo indietro (“nessuno va messo sulla graticola”) e ha espresso la convinzione che le persone responsabili di quel che è accaduto sono in buona fede. Ciò non toglie che le conseguenze di quel che è successo le subiamo tutti. Per questo sarebbe importante e opportuno riconoscere gli errori compiuti, visto che nessuno è infallibile. S noi difendiamo la nostra autonomia ma puntando in particolare sulla responsabilità, su questa vicenda occorre dare dimostrazione di questa responsabilità. Sarebbe un segnale di umiltà apprezzabile secondo Fasanelli. Secondo il consigliere occorre ripartire subito, mettere in gara la realizzazione del Not.
Marino Simoni (Progetto Trentino) ha annunciato il sì alla risoluzione del gruppo da lui guidato, anche se i tempi tecnici che la commissione d’indagine richiederebbe, sforerebbero quelli della legislatura. Anche in occasione di altri appalti, ha osservato Simoni, non c’è stata una trasparenza nelle procedure seguite che in questo caso viene evidenziata. L’obiettivo della commissione d’indagine dovrebbe avere l’obiettivo di portare alla chiarezza e alla trasparenza. “Non partiamo dall’idea di avere già una sentenza in tasca ma come forze di opposizione abbiamo il dovere di approfondire la vicenda”, anche se probabilmente non vi sarà il tempo di concludere l’indagine.

Borga (CT) ha spiegato di aver stigmatizzato il fatto che non una sola voce della maggioranza si è levata per difendere la comunicazione del presidente Rossi. Quando la nave si muove in acque procellose dev’essere il comandante a metterci la faccia ma tutti dovrebbero navigare dalla stessa parte. Se non avete voi il coraggio di prendere la parola per difendere l’operato della Giunta provinciale e per spiegare perché la proposta di istituire una commissione d’indagine dovrebbe essere bocciata, non potete essere credibili agli occhi dei cittadini del Trentino.

Degasperi (5 stelle) ha ribadito che una commissione d’indagine formata da maggioranze e minoranze senza nessun inquisitore, avrebbe potuto produrre serenità sull’argomento, mentre senza tutti i protagonisti rimarranno nell’oscurità. La mozione non ha nulla di sovversivo e si presenta abbastanza asettica, perché evidenzia solo che i cittadini hanno difficoltà a sciogliere la matassa della vicenda legata agli appalti del Not. Dice solo che alcune norme non sono state applicate come sarebbe dovuto accadere. Che sei anni di distanza dall’avvio della vicenda siamo ancora al punto di partenza. E che non è chiaro di chi siano le responsabilità, mentre per un’opera come questa la trasparenza dovrebbe essere massima. Senza questa commissione d’indagine ognuno continuerà ad esprimere la propria personale interpretazione della vicenda.

 

Finito il dibattito la proposta di risoluzione, messa in votazione dal presidente Dorigatti, è stata respinta con 19 no e 12 voti a favore.

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