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CONSIGLIO PROVINCIALE TRENTO * MANOVRA FINANZIARIA 2020: « NORMA ITEA, LA MODIFICA PROPOSTA DALLA MAGGIORANZA GIUDICATA NON SOTTOSCRIVIBILE DA PARTE DELLE MINORANZE »

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17.55 - martedì 17 dicembre 2019

Manovra di bilancio-discussione bloccata sull’articolo 15 (norma Itea). Il Consiglio provinciale ha proseguito nel pomeriggio l’esame della manovra finanziaria della Provincia per il 2020, che lo sta impegnando in quest’ultima sessione di lavori dell’anno. La discussione è proseguita piuttosto spedita fino all’articolo 15 del disegno di legge 36, la collegata, allorché il presidente Fugatti ha chiesto una breve sospensione per attivare un confronto con le minoranze sulla contrastata norma Itea. La modifica proposta dalla maggioranza è stata giudicata aberrante e non sottoscrivibile da parte minoranze e si prosegue quindi l’esame della norma nella versione originale, gravata da oltre 300 emendamenti.

Si è ripartiti dall’articolo 3 della legge di stabilità, il disegno di legge 36, che assieme al 37 e 38 compone il pacchetto del bilancio. Il consigliere Alex Marini (5 Stelle) è intervenuto in apertura a ritirare i documenti a sua firma su questa norma, mentre sono state mantenute e respinte le proposte di modifica di Filippo Degasperi (5 Stelle) e accolti gli emendamenti dell’assessore Gottardi. In dichiarazione di voto Giorgio Tonini (PD) ha rilevato l’anomalia tutta trentina di correggere la legge di contabilità con la legge di bilancio: la legge di contabilità è quella che dice come si fanno i bilanci, ha detto e una legge di carattere ordinamentale non si può correggere con una legge di merito. Si è associato alla segnalazione anche il consigliere Marini.

Quest’ultimo ha dichiarato anche il ritiro degli emendamenti sull’articolo 4 e 5. All’articolo 6 Marini ha illustrato l’emendamento 3.1, accolto dalla Giunta, sull’obbligo di pubblicazione della valutazione della performance e dei premi stanziati e distribuiti dalla pubblica amministrazione ai dipendenti. Ha dunque ritirato i successivi documenti di modifica allo stesso articolo.

Sull’articolo 6, Paolo Ghezzi (Futura) è intervenuto a spiegare la motivazione del voto di astensione e non contrario alla norma, che risiede nell’accoglimento del proprio emendamento che riguardava l’accertamento effettivo dell’handicap e della sua gravità. Vorremmo capire meglio le ragioni del cambiamento di indirizzo rispetto al passato in merito all’articolo 7 “Cessioni di quote della retribuzione”, ha detto Tonini che ha così giustificato l’emendamento abrogativo presentato a questa norma. Si è associato anche Luca Zeni (PD): estendere anche al pubblico una possibilità prevista dal privato può essere positivo, ma invitiamo ad una grande prudenza perché se la ratio è spingere al consumo può essere pericoloso e creare un potenziale danno al sistema. Il tema è mettere sullo stesso livello il lavoratore privato e quello pubblico, ha chiarito Fugatti.

Respinto l’emendamento di Ugo Rossi (Patt) all’articolo 11, che prevedeva, come da lui stesso illustrato, “di correggere una iniquità”: in questa manovra c’è un aumento delle tasse di 140 euro in più di Irpef per i cittadini che guadagnano da 15.000 a 20.000 euro. La seconda iniquità che si voleva sanare con un altro emendamento bocciato era reintrodurre i ticket di 1 di 3 euro per i cittadini con redditi oltre i 60.000 euro. In effetti c’è stato un lungo confronto con il consigliere Rossi su questo tema, ha ammesso Fugatti, ma il Governo interverrà sui ticket da 3 euro dal settembre 2020: il tema posto da Rossi della franchigia oltre i 60.000 euro lo cogliamo come stimolo e possiamo considerare di introdurlo con una delibera di Giunta, dopo le opportune verifiche. All’articolo 13, approvato l’emendamento di Ugo Rossi (Patt) che abbassa la clausola sociale dal 15 al 10%, mentre è stato respinto l’emendamento aggiuntivo di Alex Marini (5 Stelle) che istituisce e definisce i compiti dell’Osservatorio per il contrasto alla criminalità organizzata e per la promozione della cultura della legalità, nonostante, ha protestato il consigliere 5 Stelle, sia stato approvato un ordine del giorno che lo prevede.

All’altezza dell’articolo 15, sul quale pesano oltre 300 emendamenti, il Presidente Maurizio Fugatti ha chiesto una sospensione per capire se c’è spazio per un accordo con le minoranze sul caso Itea, la contrastata norma che prevede la revoca del contratto al nucleo famigliare nel caso in cui uno dei suoi componenti sia giudicato colpevole in via definitiva per un reato con pena non inferiore ai 5 anni. La proposta formulata dalla maggioranza, giudicata poi in varia misura non sottoscrivibile da parte delle minoranze affidava ampia discrezionalità alla Giunta provinciale nella valutazione dei singoli casi e introduceva una deroga nel caso il nucleo famigliare includesse un portatore di handicap grave. Si è dunque proceduto con l’esame del testo originario della norma.

State introducendo per la Giunta il potere di erogare pene accessorie indirette e di estendere la responsabilità penale dall’autore del reato ai suoi famigliari, ha osservato Paolo Ghezzi (Futura). Fugatti ha proposto un emendamento “attenuativo” della norma quasi più aberrante della stessa, ha aggiunto il consigliere di Futura: se da una parte la modifica mostrava il volto buono del presidente prevedendo un addolcimento della misura di allontanamento nei casi in cui nel nucleo ci fosse stato un soggetto disabile ai fini della legge 104, dall’altro estendeva al presidente della Giunta il potere di grazia attualmente in capo solo al presidente della Repubblica perché prevedeva che caso per caso la Giunta valutasse l’eventuale deroga al provvedimento di espulsione del nucleo dall’alloggio Itea. Ghezzi ha aggiunto che questo va contro la norma aurea della democrazia, perché l’estensione della responsabilità individuale e penale individuale ai componenti della famiglia è un tipico istituto dei regimi dove non c’è la libertà e non c’è la democrazia, dei regimi fascisti degli anni ‘40 del secolo scorso. L’articolo 15 non è a suo avviso emendabile, perché è inaccettabile e insopportabile per i principi stessi della Carta costituzionale della responsabilità individuale del comportamento penale e del fine sociale e rieducativo della pena. Preoccupazione della Giunta dovrebbe essere che perfino i condannati diventino migliori, non che a pagare siano anche i loro famigliari.

Paola Demagri (Patt) ha notato che questo ordine del giorno fa pensare alle case popolari come al Bronx e la modifica proposta da Fugatti era se possibile peggiorativa. Le deroghe che si volevano introdurre rappresentavano un’etichetta, senza contare poi l’attribuzione alla Giunta di un potere valutativo della possibilità di restare o meno nell’immobile che introduceva una discrezionalità illimitata. Alex Marini (5 Stelle) ha definito questo articolo “ipocrita”, così come è stato ipocrita aver respinto il suo emendamento sull’Osservatorio sulla criminalità organizzata. Il consigliere 5 Stelle ha poi citato l’ordine del giorno, approvato, che proponeva l’istituzione dell’Osservatorio da incardinare presso l’assemblea legislativa entro il dicembre 2019. E’ ipocrita aver bocciato un emendamento che impegnava a tradurre un ordine del giorno, senza alcuna motivazione. Non mi sembra che il problema sia quello della criminalità nelle case Itea. L’emendamento in questione è ipocrita.

Alessandro Olivi (PD) ha osservato che si sta discutendo dell’edilizia abitativa, una sorta di bene comune di una collettività e stiamo affrontando questo argomento sul versante di una pericolosa estensione del diritto penale e di una esagerata declinazione del tema della sicurezza. Quello che state facendo è un gravissimo errore ed una ennesima e inutile cattiveria, ha aggiunto.

E’ questo oggi il problema del Trentino? si è chiesto. In questa norma non c’è nulla di civile e sopratutto è drammatico che non ci sia un euro sulla casa e non ci sia nulla che risponda ai nuovi bisogni abitativi dei trentini. Due le questioni fondamentali toccate da questo articolo: il tema della casa e il tema del rigore, ha notato Luca Zeni (PD). Due temi entrambi legittimi, però il problema è che questo articolo non risolve né una questione né l’altra. In caso di segnalazione di comportamenti illegali all’interno di Itea, il caso va denunciato alla competente autorità giudiziaria, ha osservato. Se si sa che qualcuno spaccia va denunciato e chi oggi è all’interno di un alloggio deve rispettare le regole. Ma questo articolo dice che se qualcuno 10 anni fa ha commesso un delitto, tutta la famiglia viene punita oggi con la perdita dell’immobile.

Tra l’altro questa norma si presta molto a ricorsi, ha notato, perché è molto borderline con il diritto. L’invito rivolto al presidente è quello di non intestardirsi su una norma simbolica e che per di più si presta a dei ricorsi. Il consigliere Claudio Cia (Agire) ha premesso di parlare come consigliere semplice. In quello che dirò non c’è nulla di politico, ha aggiunto, annunciando un emendamento che prevede che laddove una persona è ritenuta colpevole di un reato venga data la possibilità ai componenti del suo nucleo famigliare di dimostrare di non aver avuto consapevolezza della condotta del condannato. Se ci sono dei responsabili, l’emendamento prevede cioè che non venga coinvolta la famiglia o i conviventi senza possibilità di appello. Faccio fatica a riconoscermi umanamente in questa norma così come è formulata, ha proseguito, anche perché ho esperienza diretta di situazioni di questo tipo, in cui le famiglie sono ignare o sicuramente non complici di reati di un componente del nucleo famigliare.

La consigliera Lucia Coppola (Futura) ha ringraziato il consigliere Cia per il tentativo “coraggioso” di rendere meno cattiva questa assurda norma, dalla quale prendo le distanze con indignazione. Voi vi rendete responsabili di qualcosa che è al di fuori del vivere civile delle persone, nel momento in cui non permettete alle persone di redimersi e riabilitarsi come invece prevede la Costituzione. Questo è l’ultimo esempio di mala politica., ha concluso.

prosegue….

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