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LANCIO D'AGENZIA

CONSIGLIO PROVINCIALE TRENTO * LAVORI AULA POMERIGGIO: « CONCLUSA LA SESSIONE DI APRILE, APPROVATE ALL’UNANIMITÀ TUTTE LE RISOLUZIONI (TRANNE DI ZANELLA) »

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18.29 - giovedì 7 aprile 2022

Conclusa la sessione di lavori di aprile del Consiglio provinciale. Nel pomeriggio è terminato il dibattito sul caro energia con la votazione delle risoluzioni proposte, a partire dal documento del consigliere Marini (accolto in forma emendata), già discusso nella mattinata.

I documenti sono stati tutti approvati all’unanimità ad eccezione di quello del consigliere Zanella che chiedeva di eliminare il requisito dei 10 anni di residenza in Italia per accedere al sostegno. I lavori sono poi proseguiti con la votazione, su indicazione delle Minoranze consiliari, dell’avvocata Angela Esposito in qualità di componente del Consiglio di amministrazione di Trentino Digitale SPA (con 8 voti, 14 schede bianche, 10 nulle e 1 non partecipante al voto) e con l’approvazione unanime della proposta di mozione “Rapporti internazionali e con l’Unione europea”, prima firmataria Alessia Ambrosi. Infine è ripartito l’esame del disegno di legge della consigliera Vanessa Masè in materia elettorale, che mira a sostituire le attuali due preferenze con tre, di cui una di genere diverso. Sul testo pesano 1492 emendamenti e 650 ordini del giorno. I lavori sono stati sospesi e la seduta è stata aggiornata.
Diamo conto in allegato del confronto emerso sui diversi punti esaminati.

Le risoluzioni: tutte approvate all’unanimità, tranne quella di Zanella

 

Risoluzione Leonardi
Approvato nella forma originale all’unanimità il documento del consigliere Giorgio Leonardi (Forza Italia), che impegna la Giunta a verificare la possibilità di stipulare un accordo con Dolomiti Energia, volto a fornire adeguato supporto, nel breve e nel medio-lungo periodo, alle imprese trentine sottoposte a dura prova dall’aumento del prezzo dell’energia e ad elaborare per il medio e lungo periodo strategie di intervento che possano creare condizioni di stabilità economica alle imprese trentine, nonostante i rincari delle materie prime e, in particolare, a verificare se non sia opportuno a tal fine stimolare, anche con interventi di natura economica, la ricerca per la messa in funzione di nuove fonti di energia rinnovabile.
Ugo Rossi (Azione) ha chiesto se il tema sia stato già affrontato dal punto di vista della fattibilità giuridica e sopratutto finanziaria, perché nell’ultimo decreto del Governo sembra sia stata introdotta una tassa sugli extra profitti dei distributori di energia, tra i quali rientra la nostra Dolomiti Energia. Alex Marini (Misto 5 Stelle) ha ricordato che nel 2020 Dolomiti Energia ha prodotto 3300 megawatt/h di energia, allorchè l’energia costava 1/5 di quanto costa adesso. Pur ammettendo il calo di produzione i ricavi dovrebbero comunque essere consistenti: certo, ha osservato che sarebbe utile avere un’idea chiara dei ricavi della partecipata Pat anche per organizzare politiche in termini di convenienza per l’intera comunità. Anzi, l’ideale per un territorio più resiliente e smart sarebbe che ogni cittadino fosse partecipe della comunità energetica cosa che, se non è immaginabile per l’intero territorio, si può prevedere fin da subito per i comuni sotto i 5000 abitanti.

 

Risoluzione Demagri
La risoluzione, accolta all’unanimità, impegna la Giunta ad adottare una strategia condivisa con i Comuni del Trentino al fine di contenere il consumo di energia elettrica per l’illuminazione pubblica.

 

Risoluzione Dalzocchio
Il dispositivo del documento, approvato all’unanimità, da mandato alla Giunta di implementare misure che favoriscano una maggiore indipendenza energetica in Trentino, evitando sovrapposizioni con gli strumenti messi in campo a livello nazionale e sopratutto valorizzando le caratteristiche del territorio, nella logica di una progressiva diminuzione della dipendenza dalle fonti tradizionali, stimolando la nascita delle comunità energetiche, stipulando accordi con i player che producono energia, incentivando le imprese e le famiglie virtuose che si rendono autonome.
Alex Marini ha obiettato che il Piano energetico provinciale propone, tra gli altri, gli obiettivi di riduzione delle emissioni e l’autonomia energetica del Trentino entro il 2050: qui si impegna la Giunta a realizzare misure che sono dunque già tra le priorità, ha osservato, forse servirebbe maggiore interazione per utilizzare le risorse in maniera più efficiente, trasparente e verificabile.

 

Risoluzione Ferrari
Il documento, approvato all’unanimità in forma emendata, impegna l’Esecutivo a dare priorità, nel prossimo assestamento di bilancio, all’incremento degli stanziamenti in favore delle famiglie, per fare fronte all’incremento dei costi di luce e gas, compatibilmente con le risorse che si renderanno disponibili. Ferrari ha ricordato che ci sono risorse destinate ai lavoratori non interamente utilizzate sulla legge 3/2020, suggerendo di dirottarle a questi fini.

 

Risoluzione Ambrosi
Approvata all’unanimità, la proposta impegna la Giunta a semplificare le autorizzazioni amministrative dei comuni per facilitare i cittadini che intendono installare impianti fotovoltaici a uso domestico; a promuovere da subito la creazione di un sito informativo, preferibilmente quello di Aprie, in cui concentrare tutte le informazioni sul fotovoltaico (modalità autorizzative, contributi ecc.).

 

Risoluzione Zanella (respinta)
L’unica risoluzione respinta dall’aula con 18 no, 10 sì e un astensione, impegnava la Giunta ad eliminare il criterio dei 10 anni di residenza in Italia per accedere al sostegno per far fronte al caro energia, in coerenza con le recenti sentenze della Corte di giustizia europea e della Corte costituzionale. Un requisito ad avviso del proponente, oltre che discriminatorio, “miope” perché rende il nostro territorio meno attraente rispetto ad altri. Alessandro Olivi (PD) ha osservato che la proposta del collega di opposizione si muove nel solco di quanto spesso sostenuto dal suo partito in quest’aula. Servirebbe una maggiore “civiltà politica”, ha osservato, per allineare le misure di sostegno ai più deboli alle più innovative proposte europee, portando l’esempio delle difficoltà che incontrerebbero con questi criteri anacronistici due giovani europei (non due profughi in fuga), che decidessero di vivere in Trentino. Che senso ha, anche dal punto di vista economico? si è chiesto.
Roberto Paccher (Lega) ha smentito con dei dati la scarsa attrattività del territorio trentino lamentata dal collega Zanella, citando le tabelle Istat che rilevano le variazioni tra Trentino, nord est e Italia, molto confortanti su imprese, tasso di occupazione, disoccupazione, ricorso alla cassa integrazione.

Tutti favorevoli alla mozione per l’istituzione della Commissione sull’Europa (a partire dalla prossima legislatura)

Il documento di mozione “Rapporti internazionali e con l’Unione europea”, sottoscritto in maniera trasversale dall’aula e illustrato dalla prima proponente Alessia Ambrosi (FI), approvato all’unanimità, impegna il Presidente del Consiglio a farsi da tramite presso il suo successore affinché nella prossima legislatura venga istituita una Commissione specificatamente dedicata alla trattazione dei rapporti internazionali e con l’Unione europea, già prevista dall’articolo 150 bis del regolamento interno. Nel frattempo, per quanto riguarda la corrente legislatura corrente, nella consapevolezza che vi è la necessità di un lavoro supplementare e assiduo sulle tematiche connesse alle relazioni internazionali e con l’Unione europea, la Quinta Commissione permanente, presieduta dalla stessa Ambrosi, si assume l’impegno di dedicare più tempo ed energie all’esame e all’istruttoria di tali tematiche, in continuità con il lavoro già intrapreso negli anni passati e in corso per quest’anno.

Molto d’accordo Sara Ferrari (PD) che ha ammesso di aver tentato di forzare la tempistica, suggerendo di istituire la Commissione fin da subito, cosa che si è ritenuta inopportuna, demandando alla Quinta Commissione l’attento e costante impegno sui temi dell’Europa e della promozione politica ed istituzionale dei rapporti con l’Unione europea. Un tema essenziale, lo ha definito Alex Marini che ha premesso l’apprezzamento di entrambi gli obiettivi del documento, mettendo però in guardia dal rischio che la futura Commissione sia poco orientata all’attività. In tal senso ha posto alcune suggestioni, a partire dall’opportunità di inserire qualche riferimento nello Statuto e da alcune considerazioni sulla governance della futura Commissione, che potrebbe stabilire dei collegamenti e delle interazioni con le Province autonome e gli altri soggetti istituzionali in diversa misura coinvolti nelle dinamiche e politiche europee, magari con il tramite dell’Ufficio di rappresentanza della Provincia a Bruxelles. Ancora: è impensabile a suo parere che una singola Commissione si occupi di tutte le tematiche, che potrebbero essere elaborate da un Tavolo di lavoro che potrebbe coinvolgere per competenza le diverse Commissioni permanenti. Altra riflessione si dovrebbe fare sui tempi, per armonizzare le scadenze in una sequenza logica.

Nella replica Ambrosi ha replicato a Marini sul coinvolgimento degli organismi legislativi, chiarendo che quello del coinvolgimento delle altre Commissioni per competenza è proprio il lavoro fin qui svolto dalla Quinta da lei guidata. Ci sono stati e ci saranno anche diversi incontri e appuntamenti finalizzati proprio alla concretezza della proposta di risoluzione: un lavoro che viene fatto sulla base della legge provinciale e del regolamento interno. Noi siamo la dimostrazione di una sana e proficua collaborazione tra i territori, ha concluso, e dal momento che la Provincia è attualmente alla guida del Gect, ha suggerito che si possano l’audizione in quel contesto dei presidenti delle Commissioni delegate ai rapporti con l’Europa.

 

Prosegue l’esame della proposta Masè di modifica alla legge elettorale

E’ ripreso quindi l’esame sull’osteggiatissimo disegno di legge della consigliera della Civica Vanessa Masè sul passaggio dalle due alle tre preferenze nella legge elettorale, con molti dei consiglieri di minoranza che hanno quasi esaurito i tempi a disposizione.
Paolo Zanella (Futura) ha detto che la contrarietà a questa proposta è motivata dalla convinzione che le donne debbano avere il diritto alle pari opportunità, almeno all’inizio della competizione, fermo restando che spesso le donne fungono da ammortizzatori sociali. Se noi cancelliamo la legge vigente passando dalle due alle tre preferenze, rischiamo venga vanificato il poco che fin qui abbiamo raggiunto.

Sara Ferrari ha evidenziato il vantaggio competitivo sociale ed economico maschile esistente ed osservato che il testo in discussione cancella il principio della parità di genere introducendo quello di quota. Il Trentino farebbe un passo indietro, usando l’autonomia in chiave peggiorativa. Ha altresì definito inopportuna la modalità in cui si è svolta la trattazione della proposta presso la prima Commissione permanente guidata dalla stessa proponente Masè.
Alex Marini ha elencato diverse proposte finalizzate all’ampliamento degli spazi di democrazia, come candidature di ordine alfabetico per facilitare l’elettore, possibilità di voto disgiunto (tra liste), voto per corrispondenza, esaustiva informazione ai cittadini, valorizzazione delle figure femminili che hanno lasciato un segno nella storia locale e percorsi partecipativi per incentivare la presenza delle donne nelle amministrazioni, coinvolgimento dell’Osce nelle elezioni del 2023 come arbitro terzo per il miglioramento del processo elettorale ecc.

Vista da fuori potrebbe sembrare una disputa bizantina, ha premesso Giorgio Tonini (PD), perché la proposta di Masè non sembrerebbe mettere in discussione la rappresentanza di genere, dal momento che non cancella il principio per cui una parte delle preferenze debba tenere conto del genere, però il concetto è moderato non più su due, ma su tre preferenze. Il problema sta in due fatti e un principio. I due fatti sono, il primo incontestabile, che l’effetto di promozione della presenza del genere storicamente più debole (quello femminile) tenderà ad avere una flessione, il secondo è la presunta maggiore libertà dell’elettore nell’esprimere più preferenze, avanzato da Masè per promuovere la sua proposta. Tuttavia questo secondo aspetto, anch’esso difficilmente confutabile, va inquadrato in un contesto in cui la terza preferenza viene espressa da un numero molto esiguo di elettori. Il principio è quello della Carta costituzionale, vera bussola della nostra azione legislativa.

In primis l’articolo 3, che stabilisce il principio di uguaglianza e affida alla Repubblica la rimozione degli ostacoli che si frappongono all’uguaglianza e alla sua effettiva realizzazione. Nello specifico, il primo comma sancisce la parità dei cittadini indipendentemente dal sesso, dalla razza, dalla lingua, dalla religione, dalle opinioni politiche ecc., il comma due affida alla Repubblica la rimozione degli ostacoli che limitano il pieno sviluppo della partecipazione effettiva di tutti all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese. Gli altri due articoli di riferimento della Costituzione sono il 51 e il 117. Il 51, recentemente modificato, al primo comma traduce il principio antidiscriminatorio nell’accesso agli uffici pubblici e alle cariche elettive, impegnando altresì la Repubblica (con tutte le sue istituzioni) a promuovere con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini, secondo un percorso dinamico ed evolutivo: si tratta di una norma realista e concreta che impegna ad un cammino di riforma che può essere lungo, lento e anche faticoso. Nel fondamentale articolo 117, che regola le competenze delle Regioni, di nuovo si rimuovono espressamente le discriminazioni e si promuove la parità di accesso di donne e uomini alla vita pubblica. Dunque, dal punto di vista della costituzionalità, questa proposta rappresenta un passo indietro rispetto a prima e questo la rende una norma sbagliata.

Nella replica, la consigliera Masè è tornata su alcuni dei contenuti messi in luce dai colleghi. In particolare sul passaggio citato dalla consigliera Ferrari, che ha ammesso di avere “particolarmente sofferto perché sgradevole del punto di vista personale ed istituzionale”, forse il punto più “basso” toccato nella discussione di questa proposta. L’accusa, giudicata offensiva dal punto di vista istituzionale, di essere imparziale e inopportuna nell’aver trattato la proposta affidata alla prima Commissione della quale è presidente: “ritengo di aver sempre svolto il mio ruolo con grande onestà intellettuale e respingo come profondamente ingiusta l’accusa rivoltami”, ha detto. Aldilà del contenuto del dibattito, mi è dispiaciuto anche un altro passaggio, ha aggiunto, in reazione all’intervento della collega Dalzocchio. La politica, ha proseguito tornando ai contenuti della proposta in discussione, è solo uno degli aspetti di appartenenza delle donne alla società. In questo senso ha ringraziato Tonini per avere colto la volontà della sua proposta di non mettere in nessun modo in discussione il principio della parità di genere.

Conclusa la replica, su proposta del Presidente, in considerazione dei 1492 emendamenti e 650 ordini del giorno che pesano sul disegno di legge, la seduta è stata aggiornata.

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