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CONSIGLIO PROVINCIALE TRENTO * LAVORI AULA MATTINO: « RESPINTI ALTRI DUE ODG DELLE MINORANZE PER IMPEDIRE L’ESAME E L’APPROVAZIONE DDL MASÈ »

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13.29 - giovedì 12 maggio 2022

Respinti stamane altri due ordini del giorno delle minoranze legati al ddl Masè che propone di permettere di esprimere fino a tre voti di preferenza per i candidati nel sistema elettorale trentino, con l’obbligo di indicarne uno di genere diverso dagli altri

Procedono a rilento tra schermaglie politiche i lavori del Consiglio provinciale, che stamane ha discusso e respinto in aula altri due ordini del giorno di Paola Zanella (Futura) tra i molti depositati per impedire che si proceda con l’esame fino all’approvazione del disegno di legge proposto da Vanessa Masè (La Civica). Il testo – lo ricordiamo – propone di portare da due a tre il numero massimo di preferenze che i cittadini trentini potrebbero esprimere con il voto alle elezioni regionali, fermo restando l’obbligo di indicare una candidata o un candidato di genere diverso dagli altri. Restano ora da esaminare altri 549 ordini del giorno ostruzionistici.

In apertura Alex Marini (Misto-5 Stelle) ha chiesto sia chiarimenti alla Giunta sulla sentenza della Corte costituzionale riguardante la legge provinciale sulle concessioni per le grandi derivazioni idroelettriche, sia una comunicazione del presidente della Provincia sulla questione delle dichiarazioni riferite a lui e al Trentino del presidente della Commissione parlamentare antimafia, riguardo ai suoi rapporti con questo organismo.

Kaswalder ha ricordato che il presidente Fugatti è già intervenuto ieri su questo argomento dopo che il Consiglio ne aveva discusso. Ugo Rossi (Misto – Azione) si è unito alla prima richiesta di Marini mentre non ha condiviso l’esigenza di tornare sul tema della mafia perché a suo avviso sia Morra che Fugatti hanno “sbragato” nelle dichiarazioni e la polemica non giova alle due istituzioni. Giorgio Tonini (Pd) ha espresso soddisfazione per la sentenza della Consulta sul caso orso, che ha dato ragione all’ex presidente Rossi. E Kaswalder si è associato. I lavori in aula sono stati sospesi alle 12.00 dal presidente Kaswalder per permettere ai capigruppo di incontrare i sindacati sul problema degli infortuni sul lavoro e riprenderanno alle 15.00.

 

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Il primo ordine del giorno di Zanella respinto

Si è poi tornati agli ordini del giorno legati al ddl Masè in materia elettorale. Il Consiglio ha respinto con 17 no e 10 viti a favore l’odg numero 80 proposto da Paolo Zanella (Futura), il cui dispositivo prevedeva di impegnare la Giunta a coinvolgere le associazioni culturali e sociali operanti sul territorio provinciale in una campagna educativa per sensibilizzare alla parità di genere nei diversi ambiti della vita sociale e politica, con particolare riferimento all’associazione di promozione sociale Comitato laici trentini per i diritti civili.
A sostegno dell’odg sono intervenuti lo stesso Zanella, Marini e Ferrari. Quest’ultima ha osservato che il ddl in discussione non è lo strumento adatto a promuovere la presenza delle donne nelle istituzioni, ma riduce e indebolisce l’impegno della Provincia per perseguire l’obiettivo della parità da tutti condiviso, con il pretesto di dare agli elettori la possibilità di esprimere più preferenze nella scheda elettorale.

 

Segnana ricorda le nomine di due donne ai vertici dell’Apss e di aver scelto una donna come suo capo di gabinetto a differenza dell’ex assessora Ferrari.

Sul secondo odg respinto (il numero 81) con 18 voti contrari, 9 fa favore e 1 voti di astensione, sempre proposto da Zanella con un testo identico salvo che nel riferimento all’associazione di promozione sociale (in questo caso la IN.CO.), l’assessora Segnana ha ricordato che nel consiglio di direzione dell’Apss sono state appena nominate due donne, mentre prima ce n’era una sola. E ha poi elencato vari organi e strutture interne alla Provincia dove la Giunta ha promosso la presenza femminile per dare il giusto spazio alle donne con competenze. Ha infine ricordato che il suo capo di gabinetto è donna mentre quello della consigliera Ferrari, quand’era lei assessora, era un uomo.

 

Rossi (Misto-Azione) ha giudicato inelegante questo confronto anche perché – ha osservato – si rischia di non ricordare ciò che di utile l’attuale esecutivo ha ereditato da quello precedente. Come nel caso della gestione dell’orso, dove la positiva conclusione del processo che coinvolgeva anche i forestali della Provincia dimostra che anche in passato si era operato bene. “Quand’era all’opposizione per la gestione dell’orso lei – ha aggiunto rivolto al presidente Fugatti – chiedeva le mie dimissioni, mentre oggi che all’opposizione ci sono io – ha proseguito – non chiederei mai le sue dimissioni se un orso scappasse”.
Alessandro Savoi (Lega) ha consigliato a Rossi di “smetterla di vivere di rancore perché qualcuno ha preso il suo posto in quest’aula”, anche perché questo atteggiamento fa male alla salute. E ha accusato le minoranze di bloccare i lavori dell’aula facendo perdere tempo tutto il giorno ai consiglieri su questo ddl solo per motivi ideologici.

 

Marini ha difeso Rossi il cui punto di vista è a suo avviso privilegiato in virtù dell’esperienza da lui maturata da presidente e ha apprezzato il fato che il ruolo di capo di gabinetto sia stato assegnato dall’assessora Segnana a una donna, quando i capi di gabinetto dei ministri sono per la stragrande maggioranza uomini.
Ferrari si è unita all’apprezzamento e ha giudicato con favore anche l’aumento delle figure femminili tra i dirigenti generali della Provincia. Ma ha precisato che ogni assessore ha l’esigenza di scegliere un capo di gabinetto con cui poter avere un rapporto fiduciario e non, quindi, perché donna o uomo. Il punto però, ha concluso la capogruppo del Pd, è che l’evoluzione culturale della Giunta a favore della parità andrebbe sviluppata anche per quanto riguarda il sistema elettorale del Trentino. Per questo la legge attuale deve rimanere così com’è e non essere indebolita diluendo la possibilità di accordare il voto a una donna. Anche perché con l’applicazione dell’attuale normativa le donne in Consiglio provinciale sono passate da 6 a 9.

 

Zanella ha dichiarato di attendere con interesse i dati che dimostrerebbero che con la possibilità di esprimere tre preferenze si riuscirebbe ad aumentare il numero di donne elette. A suo avviso le tre preferenza favorirebbero invece soprattutto la scelta di candidati uomini. Questo ddl quindi non favorirà affatto un incremento della rappresentanza femminile, andando anche contro un principio costituzionale.

 

Marini ha segnalato che il 75% dei capi di gabinetto della Giunta è rappresentato da donne. Un dato virtuoso che a suo avviso la Giunta dovrebbe mettere evidenziare anche nel sito della Provincia. Ha però aggiunto che i dirigenti della Provincia sono probabilmente di genere molto più maschile che femminile.
Masè è intervenuta per precisare che il sistema elettorale che verrebbe introdotto con questa norma prevedendo la possibilità per i cittadini di esprimere fino a 3 preferenze con l’alternanza di genere, non è paragonabile come è stato fatto dalle minoranze con le vecchie norme che consentivano sempre di accordare sì fino a 3 preferenze, ma senza obbligare ad indicarne una di genere diverso dalle altre.

 

Dalzocchio ha motivato il voto contrario della Lega a questo odg perché non è vero, come sostengono le opposizioni, con una norma cambierebbe la situazione: a suo avviso sono invece solo l’esempio e i fatti a cambiare le cose. A suo avviso il rapporto fiduciario citato da Ferrari che deve sussistere tra un assessore e il suo capo di gabinetto fa pensare che la collega del Pd che aveva scelto per questo ruolo un uomo, non ritenga di poterlo instaurare con una donna.
Ferrari ha ribattuto che proprio i fatti non rendono onore alla Giunta in quanto proprio l’assessora Segnana ha ricordato ad esempio la convocazione solo dopo tre anni del comitato anti-violenza della Provincia per la tutela delle donne e il Tavolo per la medicina di genere tenuto fermo fino a 15 giorni fa.
Dopo gli interventi di Paola Demagri (Patt) cui ha replicato Dalzocchio sul controverso tema della recente adunata degli alpini a Rimini, e di Savoi che ha nuovamente protestato per l’inutilità di questa discussione, Rossi ha replicato a quest’ultimo che gli aveva attribuito rancore con rischi per la sua salute che – ha assicurato il consigliere di Azioen – è anzi fortunatamente migliorata.

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