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CONSIGLIO PROVINCIALE TRENTO * LAVORI AULA: « I TEMI TRATTATI, DIMISSIONI DEL PRESIDENTE DI TRENTINO DIGITALE E CONCERTAZIONE ORARIO DI LAVORO DEI DIPENDENTI PROVINCIALI »

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13.11 - martedì 4 agosto 2020

Si è aperta in Consiglio provinciale la sessione di lavori dedicata alla riforma del turismo preceduta da due comunicazioni del presidente della Giunta sollecitate dalle minoranze in merito a due questioni di attualità: le dimissioni del presidente di Trentino Digitale e la concertazione sull’articolazione dell’orario di lavoro dei dipendenti provinciali. Su entrambi i temi le minoranze hanno proposto una risoluzione. Respinta quella su Trentino Digitale, quella sul personale pubblico è stata emendata di concerto con l’assessore e sarà votata nel primo pomeriggio.

Prima di procedere con i lavori c’è stata un’accesa querelle sollevata da diversi consiglieri di opposizione su un appunto di cronaca riportato da un quotidiano locale qualche giorno fa. Piccata la replica di alcuni esponenti della maggioranza. Un consigliere è tornato poi sulla questione dell’accantonamento delle risorse sul fondo di riserva del Presidente, motivando la netta opposizione delle minoranze a questo passaggio che esclude irrispettosamente il Consiglio provinciale: una questione di sostanza politica e democratica, un punto di principio che mortifica il ruolo dell’aula, l’ha definito.
I lavori riprendono alle ore 15.00.

Il comunicato è stato redatto in modo conforme alla normativa sulla comunicazione istituzionale in periodo prelelettorale, vigente a partire dal 18 luglio.

 

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Dimissioni presidente di Trentino Digitale: respinta una risoluzione delle minoranze
Su questo punto ha risposto l’assessore competente in materia, in sostituzione del presidente, assente oggi per motivi istituzionali, chiarendo che le dimissioni sono conseguenti ad un vicenda giudiziaria con sentenza di condanna, conseguente ad un’attività del professionista legata alla ristrutturazione di un gruppo societario, un contesto lavorativo privato ed estraneo al Trentino. Sollevando il dubbio sull’inconferibilità del mandato, le minoranze hanno rilevato che nel momento in cui si deve nominare il presidente di una società così importante si doveva approfondire e capire l’opportunità della nomina. Sopratutto perché non si tratta di un reato bagatellare, ma di un procedimento penale rilevante. Un consigliere di minoranza ha fatto notare che il presidente di Trentino Digitale, persona di grande competenza e professionalità, si è dimesso con un primo grado di giudizio e anche per questo va rispettato.

Su questa società, definita strategica per la Provincia, le minoranze hanno sottoscritto e proposto una risoluzione con cui si chiede alla Giunta di chiarire le intenzioni su questa società, si chiede di convocare l’assemblea per la nomina del presidente, di comunicare quando sarà presentato il piano industriale, entro quando sarà nominato il direttore generale e quale sia il piano di riassorbimento dei dipendenti.
Nella replica, l’assessore ha notato che la richiesta d’informativa era circoscritta alle dimissioni del Presidente, una persona di assoluta competenza a livello nazionale, ha aggiunto, che ha indubbiamente portato un contributo di grande qualità nella società in questo anno in cui ha occupato il proprio ruolo, senza percepire tra l’altro alcun compenso in quanto massimalista rispetto alla sua situazione contributiva in Lombardia. Le finalità della proposta di risoluzione sarebbero in buona parte condivisibili, l’affermazione dell’importanza della società e la sua funzione strategica rispetto alla digitalizzazione del sistema. Tuttavia, gli spunti polemici in essa contenuti, ne impediscono il recepimento.

Le minoranze hanno espresso dispiacere per la mancata convergenza sugli obiettivi: la risoluzione si poteva eventualmente limare nei contenuti considerati polemici e mantenere le finalità.

 

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La risoluzione è stata respinta con 20 no e 12 sì.

Concertazione sull’articolazione dell’orario di lavoro dei dipendenti provinciali
Lo stesso assessore ha fatto la cronistoria della vicenda. L’ipotesi contestata è stata il rientro progressivo con orari differenziati su due turni giornalieri con orari flessibili su 25 ore settimanali e richiesta di servizio il sabato mattina. Ciò avrebbe permesso una risposta più puntuale alle attese della comunità, evitando nel contempo gli affollamenti degli uffici, ha detto. In data 10 giugno si è svolto un incontro in modalità telematica a distanza nel quale si forniva alle organizzazioni sindacali in forma orale un’ampia e dettagliata informazione sulle misure che si intendeva adottare.

Già da quella data si conoscevano dunque le modalità che la Giunta intendeva adottare, da approfondire in un successivo incontro di concertazione, avvenuto il 16 giugno, preceduto dall’invio della circolare sul progressivo ripristino delle prestazioni lavorative in sede. Emerse in quella sede, sempre virtuale, la non condivisione sindacale delle misure che si intendevano introdurre. La Giunta assumeva le determinazioni con delibera il 19 giugno, diramate con circolare il 22 giugno. I passaggi di concertazione sono dunque stati rispettati e l’amministrazione è caduta sul solo mancato rispetto delle procedure formali. A seguito della sentenza di condanna del giudice, la Giunta provinciale ha assunto il 24 luglio scorso la revoca della precedente delibera e a decorrere dal 27 luglio il ripristino della circolare precedente, ripristinando il ritorno allo smart working a giornate alternate al 50%. La Pat, ha concluso, ha supposto di operare in linea con le esigenze di urgenza indotte dalla situazione in corso.

La Giunta ha un’allergia ai tavoli di concertazione, hanno osservato le minoranze e in ragione di questo sta infastidendo una serie di soggetti perché prende delle decisioni prima del confronto e dell’ascolto, che è mancato in ogni contesto. Un’”insensata rigidità” risultata evidente anche in questa vicenda che riguarda migliaia di dipendenti pubblici: una “malattia”, quella dell’incapacità di ascolto, che si traduce in inefficienza e che alla fine paghiamo tutti.

Le minoranze hanno sostenuto la preziosa eredità lasciata dalla sperimentazione del lavoro nel periodo Covid, che impone di passare dalla valutazione di un nuovo modello di lavoro, che passa dalla considerazione del numero delle ore passate a lavorare alla valutazione dei risultati e della qualità del lavoro, che implica maggiore produttività e maggiore efficacia. Irrispettosi due eventi in particolare, hanno notato le minoranze: la definizione da parte di un consigliere di maggioranza dei dipendenti provinciali ”parassiti e privilegiati” e l’aver sottolineato nella cronistoria percorsa poco fa solo il “mancato rispetto delle procedure formali”, come se queste non fossero importanti in una fase di concertazione.
Il consigliere di maggioranza che pronunciò la frase incriminata, appoggiato da una altro collega, ha chiarito le sue affermazioni, sostenendo l’impossibilità di protrarre lo smart working sine die e confermando il privilegio di essere dipendente pubblico.

Le minoranze hanno sostenuto sul tema una risoluzione, che sarà votata nel pomeriggio nella forma riformulata di concerto con l’assessore, che impegna la Giunta a costruire una proposta di orari di lavoro compatibili con le esigenze del servizio pubblico e dei dipendenti, bilanciando gli interessi dell’organizzazione e quelli dei collaboratori, a conciliare il rapporto vita-lavoro e a promuovere l’immediata strumentazione di tutela dei soggetti deboli, al fine di mantenere la certificazione “Family audit” di cui la Pat è ente certificatore ed ente certificato.

I lavori sono stati sospesi per valutare l’emendamento del documento, che sarà votato nel pomeriggio.

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