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LANCIO D'AGENZIA

CONSIGLIO PROVINCIALE TRENTO * II COMMISSIONE: « PRESENTATO IL DDL 64 PROPOSTO DALLA GIUNTA PAT IN MATERIA DI RICERCA E CONCESSIONI MINERARIE »

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16.54 - giovedì 1 ottobre 2020

Ricerca e concessioni per acque minerali e minerali solidi: “aperto” in II Commissione il ddl della Giunta che adegua la normativa della Pat alla disciplina comunitaria.

La Seconda Commissione ha “aperto” oggi il disegno di legge 64 proposto dalla Giunta per introdurre una “disciplina della ricerca e delle concessioni minerarie” che con alcune modifiche adegui ai principi comunitari la normativa provinciale in materia di cave del 2006 risalente al 1988 . L’assessore alle attività produttive, nell’illustrare ai consiglieri il provvedimento formato da 19 articoli e da lui firmato, ha precisato che il testo non riguarda le cave di porfido, tema che avrà bisogno di un’attenzione speciale, né le acque termali, alla cui disciplina sarà oggetto di un apposito intervento, bensì le concessioni e i prelievi delle acque minerali e dei minerali solidi.

Le concessioni oggi esistenti in Trentino – ha ricordato l’assessore – sono cinque: quattro per il prelievo di acque minerali (Fonte Alpina e Palon con concessionario il Comune di Pejo che ha subappaltato a Idropeio – scadenza 22 aprile 2021 e 31 gennaio 2022; Prà dell’Era con concessionario Surgiva F.lli Lunelli – scadenza nel 2033; Levico Casara con concessionario Levico Acque – scadenza nel 2038; Cedea con concessionario Rizzi Lizio – scadenza nel 2038) e una per i minerali solidi: la miniera Dosseni con concessionario Vilca – scadenza 13 aprile 2025. L’assessore ha proseguito evidenziando che oggi occorre in particolare allineare alle norme comunitarie sulla trasparenza e la tutela della concorrenza le procedure per il rilascio delle concessioni necessarie allo sfruttamento delle acque minerali e dei minerali solidi, disciplinati dalla legge provinciale 6 del 1988 e dal regolamento attuativo del 2003. Come? Passando dal rilascio della concessione “ad istanza di parte” alla scelta del contraente con una procedura aperta, quinti tramite gara. “Altri territori italiani – ha ricordato – hanno optato per il mantenimento del sistema del rilascio concessione a domanda del singolo soggetto. La Giunta trentina ha deciso invece di portare più avanti la legislazione provinciale perché risponda fin d’ora alla giurisprudenza europea in termini di trasparenza”. E questo anche perché le acque minerali sono ormai universalmente considerate un bene primario da tutelare anche per gli effetti benefici sulla salute.

Le sei maggiori novità del provvedimento.
Sei le novità del ddl segnalate dall’assessore, tre in merito ai permessi di ricerca e le altre sul rilascio di nuove concessioni. Per i permessi di ricerca: a conclusione della ricerca mineraria il ricercatore richiede il riconoscimento della qualifica di acqua minerale al ministero competente per consentire alla Provincia di mettere il bene in gara; viene meno il diritto di prelazione del ricercatore nel rilascio della concessione,a ma il ricercatore stesso partecipa alla gara al pari degli altri concorrenti; viene riconosciuto al ricercatore che non risulti aggiudicatario un rimborso delle spese sostenute per la ricerca, incluso il diritto proporzionale e per il riconoscimento ministeriale, nonché un equo compenso calcolato tenendo conto del valore dello sfruttamento economico del giacimento.

Quanto alle concessioni minerarie: il rilascio di nuove concessioni e il rinnovo di quelle in scadenza sono subordinati a una nuova procedura aperta da parte della Provincia sulla base dell’offerta economicamente più vantaggiosa, tenuto conto anche degli aspetti qualitativi, ambientali e sociali, quali ad esempio il possesso di certificazioni etiche o ambientali, le caratteristiche del piano di occupazione, il possesso di marchi di qualità; i Comuni territorialmente interessati possono indire direttamente la gara su delega della Provincia; il canone di concessione, articolato in una quota fissa legata alla superficie corrispondente all’area in concessione, e in una variabile legata alla quantità d’acqua prelevata nel caso di acque minerali, o al volume degli scavi effettuati in miniera, viene corrisposto interamente alla Provincia, fatta salva la possibilità di assegnare una parte della quota variabile ai Comuni o loro forme associative nell’ambito del protocollo di finanza locale. Nel caso in cui i Comuni indicano la gara, la quota di canone spettante è aumentata di un’ulteriore percentuale proporzionata alle spese sostenute dal Comune stesso, da definire sempre nell’ambito del protocollo di finanza locale. La quota variabile del canone viene posta a base d’asta.
Oggi il canone annuo per le acque minerali comprende una quota fissa versata alla Provincia di circa 20,000 euro e una quota variabile versata ai Comuni di circa 129,000 euro.

Il regime transitorio per il passaggio dal vecchio al nuovo impianto normativo.
L’assessore ha segnalato che per consentire il passaggio dal vecchio al nuovo impianto normativo è previsto un regime transitorio, in base al quale i permessi di ricerca rilasciati alla data di entrata in vigore della nuova legge, restano disciplinati dalla legge provinciale 6 del 1988 sul settore minerario e dal relativo regolamento. Ai permessi si applicano le nuove disposizioni solo per quanto riguarda gli adempimenti finali relativi all’attività di ricerca mineraria. Inoltre il regime transitorio stabilisce che le concessioni in essere alla data di entrata in vigore di questa nuova legge mantengono validità fino alla loro scadenza e restano assoggettate alla disciplina del 1988 e relativo regolamento. Infine le concessioni la cui scadenza è prevista entro 12 mesi dalla data di entrata in vigore della nuova legge, sono prorogate fino alla conclusione della procedura di assegnazione che deve essere indetta entro il 31 ottobre del 2021.

La diffida ai concessionari inadempienti sui progetti di coltivazione delle cave.
Infine, ha concluso, con una modifica della legge provinciale sulle cave, il ddl colma un vuoto normativo introducendo una disposizione che, in caso di violazione dei progetti di coltivazione di cava, consente ai Comuni di emettere una diffida a facere o non facere per fornire alle amministrazioni locali un utile strumento volto a garantire azioni efficaci per l’attuazione del progetto autorizzato. In particolare, la norma prevede che nel caso in cui il concessionario risulti inadempiente a seguito della seconda diffida, il Comune dichiari la decadenza della concessione o dell’autorizzazione.

Legge ora per mettersi in regola in vista della scadenza di una concessione.
Un consigliere di minoranza, nell’esprimere condivisione per il ddl in quanto si tratta di un adeguamento ai principi comunitari, ha però chiesto all’assessore la ragione di tanto anticipo visto che tre delle quattro concessioni relative alle acque da imbottigliamento scadranno tra 10-15 anni. A suo avviso oggi sarebbe forse più opportuno stimolare gli attuali concessionari a migliorare le prestazioni che sono poi le stesse considerate nelle gare (qualità ambientale, qualità sociale, rapporto con il territorio e ricadute varie).
L’assessore ha risposto l’obiettivo del ddl è di mettersi subito in regola con la disciplina comunitaria visto che una concessione sta per arrivare a scadenza per mettere la Provincia al riparo da ritardi. Quanto alle concessioni con scadenza molto più lontana per le quali l’adeguamento legislativo è meno urgente, ha spiegato che la scelta di non incentivare con la normativa i concessionari a migliorare le prestazioni risponde all’esigenza di evitare che ciò appaia un’impropria “facilitazione” in vista delle gare.

Audizioni il 12 ottobre.
Il presidente della Commissione ha preannunciato che sul ddl è prevista a partire dal 12 ottobre la consultazione di tutti i soggetti interessati. E ha assicurato di soddisfare la richiesta di un commissario di minoranza che il Consiglio delle autonomie locali – Consorzio dei Comuni, che sarà tra gli enti invitati alle audizioni, coinvolga i 4 Comuni nei cui territori vi sono giacimenti minerari interessati a questa legge.

Petizione popolare per sostenere le piccole e medie imprese: previste consultazioni.
Infine la Commissione ha deciso di effettuare delle audizioni del Coordinamento imprenditore e delle organizzazioni sindacali in merito alla petizione popolare numero 4, presentata per chiedere alla Provincia di sostenere le piccole e medie imprese colpite dall’epidemia in corso.

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