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LANCIO D'AGENZIA

CONSIGLIO PROVINCIALE TRENTO * FINANZIARIA: « VIA LIBERA ALLA LEGGE DI STABILITÀ, OPPOSIZIONI CONTRO L’APPLICAZIONE DELL’ADDIZIONALE IRPEF AI REDDITI NON PIÙ FINO A 15.000 MA A 20.000 EURO »

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16.05 - mercoledì 18 dicembre 2019

Manovra finanziaria in Aula: alle 14.00 arriva il via libera anche alla legge di stabilità. Opposizioni contro l’applicazione dell’addizionale Irpef ai redditi non più fino a 15.000 ma a 20.000 euro: “la Giunta toglie ai poveri per dare ai ricchi”.

Alle 14.00 la legge di stabilità, secondo provvedimento della manovra finanziaria 2020 proposta dalla Giunta provinciale, è stata approvato in Aula con 20 voti a favore, 10 contrari e 2 astenuti: i consiglieri di minoranza De Godenz e Ossanna. Il voto è stato preceduto dall’esame degli articoli e dei numerosi emendamenti, durato un’ora più del previsto.

Articolo 1: niente addizionale Irpef per redditi da 20.000 euro (e non più 15.000)

Su questa norma che sposta il diritto all’esenzione da 15.000 a 20.000 euro si sono concentrati diversi interventi.
L’articolo 1, ha osservato Filippo Degasperi (5 Stelle), è quello che segna il cambio di rotta di questa manovra. Infatti, a partire dal 2014 avevamo visto ridursi gradualmente il peso dell’addizionale regionale Irpef, ha notato, mentre quello di oggi passerà alla storia come il more taxes day, perché da oggi si inverte la rotta e si dice “trentini dovete pagare di più”. Ma quali trentini? Non i super ricchi, ma quelli che hanno un reddito tra i 15 e i 20.000 euro lordi annui, ai quali si vanno a sottrarre circa 300 euro all’anno. Chi viene penalizzato, ha rilevato Degasperi, sono lavoratori e pensionati con redditi contenuti ed il bonus che si va propagandando verrà pagato dalle stesse persone che ne beneficeranno, in un’operazione a somma zero, o forse negativa a danno dei trentini.

Giorgio Tonini (Pd) ha aggiunto che l’articolo 1 è l’”articolo chiave” di questa manovra, l’ha definita “una norma dal chiaro indirizzo politico”. Io non sono un fan della riduzione delle tasse generalizzata perché il livello di pressione fiscale di un paese deve essere adeguato alle prestazioni che quel paese offre. Il nostro paese, in questo senso e dal punto di vista quantitativo, è in equilibrio, anche se purtroppo, al netto del finanziamento del debito, che continua a crescere. Con questa manovra “socialmente regressiva”, i trentini pagheranno l’anno prossimo 9 milioni di tasse in più concentrati sul segmento più debole del nostro mondo del lavoro, i contribuenti che stanno tra i 15 e i 20.000 euro, ovvero persone con livelli salariali bassi o medio bassi. Pro capite siamo nell’ordine di 150/180 euro e questo significa per quella fascia di contribuenti qualcosa a cui dover rinunciare. Numerosi gli emendamenti presentati dall’opposizione per “correggere” questa norma da loro considerata odiosa.
L’iniquità contenuta in questo articolo è evidente, ha continuato Ugo Rossi (Patt) perché corregge l’esenzione limitandola a 15.000 euro, ovvero grava sui cittadini più deboli. Una soluzione era provare a altrove le coperture, magari aumentando dello 0,5% l’addizionale Irpef per i redditi sopra i 100.000 euro, ma nessuna delle numerose proposte emendative avanzate è stata accolta.
Questa norma “toglie ai poveri per dare ai ricchi” ha aggiunto Paolo Ghezzi (Futura) che si è visto respingere numerose proposte di correzione dell’articolo. Questo articolo che da il tono a tutto il disegno di legge è una scelta di campo inaccettabile e dà coerenza all’incoerenza della Giunta provinciale.

 

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Articolo 2: Irap.

Sull’articolo 2 che riguarda l’Irap, è intervenuto il consigliere Alessandro Olivi (PD). L’Irap è sempre stata considerata una tassa odiosa su chi produce e in quest’aula abbiamo sempre affrontato il tema cercando di costruire attorno a questa imposta uno schema pattizio di reciprocità, ha osservato. Apprezzo, ha detto, che la Giunta abbia mantenuto tutte le deduzioni e le detrazioni costruite insieme alle parti sociali nel tempo per dare significato a questo patto di reciprocità. Due gli emendamenti da lui presentati a questa norma: con uno di questi, accolto dalla maggioranza, è tornato su un tema già affrontato dall’aula, quello di limitare l’incentivo fiscale Irap zero per 5 anni per le nuove imprese, solo a chi dimostra di avere operatività e un personale stabile a livello locale. Il senso di questa “correzione” è quello di attribuire valore a quell’incentivo all’interno di un patto trasparente. L’altro emendamento, sul quale Olivi ha espresso rammarico per il fatto che sia stato respinto, proponeva di ridurre al 2,30 l’aliquota ordinaria, già confermata al 2,68, ma non in modo generalizzato, bensì “selettivo”, tenendo cioè conto di alcuni dati che emergono a fronte di chi accetta la sfida della qualità del lavoro e di certificate politiche di conciliazione lavoro-famiglia. Quando Fugatti rappresentava da solo la Lega all’opposizione in quest’aula, proponeva la riduzione generalizzata di questa tassa.
Filippo Degasperi ha osservato che qui parliamo con una maggioranza che aggiunge tasse, non le toglie e dunque Olivi ha avuto un interlocutore sordo da questo punto di vista.

 

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Articolo 3: Imis.

Sull’articolo 3 Lorenzo Ossanna (Patt) ha espresso la contrarietà per il fatto che non siano stati accettati diversi suoi emendamenti che proponevano detrazioni Imis per le zone svantaggiate o per i fabbricati per gli artigiani. Un aiuto che serviva a contrastare lo spopolamento dei territori, ha aggiunto.

Articolo 5: personale enti locali.

Fallito all’articolo 5 il tentativo di Paola Demagri (Patt), di proporre un emendamento che consentiva di stabilizzare 30 dipendenti degli enti museali. La modifica concordata con l’assessore Bisesti interviene sull’articolo 10 della legge 12 e introduce la possibilità per i precari di partecipare ad un concorso. Si è persa comunque una preziosa occasione e dispiace molto, ha concluso Demagri.

Articolo 6: soppressione obbligo gestione associata delle funzioni comunali.

Non si sa come pensiate di conciliare le sfide di efficienza e produttività che attendono i comuni trentini, ha detto Alessio Manica (PD) sull’articolo 6 che sopprime l’obbligo di gestione associata per i comuni trentini. Il consigliere ha aggiunto di avere presentato un emendamento, bocciato, che cercava di fare salva la volontà di chi aveva già scelto di sciogliere le gestioni associate senza l’obbligo di un ulteriore passaggio nei rispettivi consigli.
Finalmente si mette fine a forzature imposte ai comuni in passato, ha detto Alessandro Savoi (Lega) perché le gestioni associate non hanno portato alcun risparmio economico, piuttosto numerose difficoltà e divergenze.
Qui si lascia semplicemente la libertà. Lucia Coppola (Futura) ha osservato che qui si cerca di mettere i comuni nella possibilità di valorizzare la propria autonomia nell’interesse generale e considerando il territorio come un tutt’uno che deve cercare forme di collaborazione, con l’obiettivo della riduzione della spesa da un lato e della semplificazione del quadro istituzionale dall’altra. Sullo sfondo un tema sentito, ha aggiunto, che è quello di mettere in relazione in modo nuovo le popolazioni, uscendo dagli schemi limitati di campanilismo che vanno superati.
In molti comuni le gestioni associate hanno funzionato benissimo, ha osservato Pietro De Godenz (UpT): questo strumento va a suo avviso promosso e valorizzato, anche se togliere l’obbligo è doveroso.
Ugo Rossi (Patt) si è complimentato con De Godenz che ha colto lo spirito in cui nacque la riforma: fare rete e mettersi assieme è senz’altro positivo, come ci insegnano gli altoatesini che hanno intelligentemente fatto tesoro dei fondi per le collaborazioni intercomunali. Purtroppo però, qui si sta facendo passare culturalmente il messaggio che piccoli e divisi è meglio e dunque difficilmente si tornerà indietro sull’idea che fondersi e gestire assieme è bello.
Claudio Cia (Agire) ha ricordato a Rossi che quando era presidente della Giunta regionale avvallò 26 milioni per le fusioni a beneficio del Trentino.
Luca Zeni (Pd) ha osservato che il tema va oltre la questione degli incentivi. La questione è di fondo, su che Trentino vogliamo: ci sono fasi in cui servono soluzioni nuove, quindi o scegliamo di uscire dal sistema oppure ci mettiamo in gioco pianificando assieme il futuro.
Alessio Manica del Pd ha osservato che occorre distinguere il sostegno alle fusioni dei Comuni dal sostegno alle collaborazioni tra Comuni promosso in Alto Adige.
Mara Dalzocchio, capogruppo della Lega, ha precisato che sulle gestioni associate dei Comuni non si sta tornando indietro ma si risolvono le criticità del sistema per ridare dignità ai Comuni in modo da lasciare alle municipalità autonomia nel fare rete o meno.
L’assessore agli enti locali Mattia Gottardi ha precisato che l’articolo inserito nella legge di stabilità è frutto di un accordo senza precedenti con il Cal. La norma non causa nessun crollo di sistema ma scaturisce dalla consapevolezza che l’obbligo della gestione associata non ha dato i risultati sperati. Anzi, ha causato sperequazioni e disservizi agli utenti specie nei territori geograficamente più estesi. La visione che sta dietro questa scelta è che il Trentino non è Trento-centrico ma multi-centrico.
Claudio Cia (Agire) ha giudicato questo articolo una risposta agli amministratori che vivono come una forzatura l’obbligo delle gestioni associate introdotto a suo tempo dalla Provincia e hanno finalmente trovato ascolto. Le fusioni sono costate alla Provincia 26 milioni di euro con la riduzione dei Comuni da 223 a 166, ma anche in questo caso la genesi è la stessa: un’imposizione. Sono i territori stessi a chiedere di tornare alle origini.
Alessandro Savoi della Lega ha ricordato che con questa norma si vuole abolire il “maledetto obbligo” delle gestioni associate imposto dalla precedente amministrazione provinciale e non le gestioni associate.
L’articolo 6 è stato approvato con 19, 9 no e 2 astenuti: Ossanna del Patt e De Godenz dell’UpT.

Fugatti: no all’emendamento statale che mira a regolare unilateralmente i rapporti finanziari con la Regione e le Province, violando lo Statuto di autonomia. Possibile impugnazione.

Con la lettura di un’apposita comunicazione il presidente Fugatti ha poi aggiornato l’Aula sull’emendamento inizialmente inserito nel ddl di bilancio dello Stato per il 2020, emendamento che era stato approvato dalla Commissione bilancio del Senato, volto a salvaguardare le risorse finanziarie dell’Autonomia con una disposizione che prevedeva che gli effetti negativi derivanti da modifiche delle disposizioni statali relative ai tributi erariali e ai tributi propri derivati, sarebbero stati “sterilizzati” attraverso la riduzione del nostro concorso allo Stato per il perseguimento degli equilibri di finanza pubblica nazionale. Ebbene – ha informato il presidente – con una serie di modifiche a questo emendamento intervenute tra la giornata di domenica e ieri, la modifica si è trasformata in un testo che ha efficacia unilaterale per lo Stato. Si prevede in sostanza che a fronte di modifiche alla disciplina statale che possono produrre effetti sulla finanza provinciale, il Ministero dell’economia e delle finanze attivi con decreto “procedure di monitoraggio degli effetti finanziari”, per regolare di conseguenza i rapporti finanziari tra lo Stato e la Regione Trentino-Alto Adige e le Province autonome. La proposta – ha commentato Fugatti – non è accoglibile perché da un lato si colloca al di fuori delle procedure previste dall’articolo 104 dello Statuto di autonomia per la modifica delle norme finanziarie dello Statuto – procedure che prevedono un’intesa tra lo Stato, la Regione e le Province autonome – e quindi non costituisce una modifica all’ordinamento finanziario statutario, e dall’altro in quanto prevede che lo Stato possa intervenire unilateralmente. Quindi la norma approvata dallo Stato è come tale da rifiutare. Per questo – ha concluso Fugatti – le Giunte provinciali di Trento e di Bolzano e la Giunta regionale hanno deliberato la non approvazione di questa disposizione statale – ha aggiunto il presidente – passibile di una potenziale impugnativa.
Il capogruppo del Patt Ugo Rossi ha ringraziato il presidente per questa informazione doverosa ma non scontata e ha garantito il piano sostegno del suo partito a questa linea, altrimenti si consegnerebbero le chiavi delle decisioni sul monitoraggio a qualcun altro. E se nella norma statale vi sono elementi lesivi della nostra autonomia il Patt appoggerà tutte le iniziative che la Giunta dovesse adottare per difendere la nostra specialità.
Anche Giorgio Tonini a nome del Pd ha espresso piena condivisione e appoggio alla posizione evidenziata dal presidente. Quando la legge di bilancio viene esaminata in Parlamento fatta in maniera confusa senza avere un testo chiaro approvato in commissione perché la regola che garantiva questo è saltata, il risultato è che nella produzione del maxi-emendamento del governo succedono incidenti come questo. Tonini ha detto di non aver mai creduto molto nel principio dell’invarianza fiscale. Difficilmente infatti un territorio può chiamarsi fuori da una corrente di politica fiscale che viene avanti nel Paese. A meno che come il Consiglio e la Giunta hanno fatto con l’ordine del giorno 19 non si vada verso un’autonomia fiscale della Provincia. Occorre spingere sul governo perché si metta sul tavolo questo tema.

Articolo 9: fondo per la riconversione energetica del patrimonio pubblico.

Alessio Manica (Pd) ha giudicato del tutto insufficiente il milione di euro stanziato per questo obiettivo, anche tenuto conto dell’emergenza climatica dichiarata dall’Ue. Qeusta norma è a suo avviso un paravento solo per dimostrare che ci si è ricordati del tema.
Lucia Coppola di Futura ha segnalato di aver proposto un emendamento per raddoppiare l’importo dello stanziamento.
Alessandro Olivi del Pd ha avvertito che con un milione di euro non si riesce a fare neanche un tetto. Si tratta di una norma-manifesto priva di sostanza.
Il presidente Fugatti ha rivendicato la novità costituita dal fondo e pur riconoscendo che un milione di euro è poco, ha richiamato l’attenzione sul merito di aver comunque avviato l’efficientamento energetico per il quale arriveranno più avanti 10-15 milioni da Cassa del Trentino. Inoltre i 200 milioni di euro messi con questa manovra sulle opere pubbliche coinvolgono anche l’edilizia.

Articolo 18: scuole musicali.

Zeni del Pd ha osservato che la norma sembra presagire una riduzione del sostegno della Pat alle scuole musicali perché scompare la soglia minima. Migliaia di famiglie trentine sono coinvolte e sarebbe meglio, quindi, se prima di intervenire aumentando di molto la discrezionalità della Giunta si presentasse ddl organico concertato con le parti.
Ghezzi di Futura si è detto stupito del no della Giunta agli emendamenti proposti dalle minoranze per garantire a queste scuole il sostegno minimo del 70% della Provincia. E ha inviato l’assessore Bisesti a prendere in mano la materia in modo un po’ più organico.
L’assessore Bisesti ha rassicurato Zeni e Ghezzi. Le scuole musicali – ha sottolineato – hanno un valore prioritario per il Trentino e l’emendamento della Giunta non comporta affatto una riduzione dei contributi perché indica solo la volontà di fissare un limite massimo di finanziamento togliendo il riferimento alla soglia minima.
Degasperi del M5Stelle ha ricordato il distacco con cui la Provincia ha trattato il settore nella passata legislatura, evitando di decidere fino a scatenare la conflittualità tra le scuole musicali. La Pat deve a suo avviso assumere un ruolo di regia del settore e la soluzione sarebbe la creazione di scuola musicale provinciale. Fa bene quindi l’assessore – ha aggiunto Degasperi – a prendere in mano la gestione di questi orticelli abbattendo gli steccati che dividono le scuole. E per rasserenare la situazione ha suggerito di ascoltare gli insegnanti.
Pietro De Godenz (UpT) ha detto di apprezzare la volontà della Giunta di aumentare il contributo massimo alle scuole musicali dal 70 al 75%.
Alessia Ambrosi del Carroccio ha dichiarato che la Lega è per la musica ma non quando sulla musica si fa politica. A suo avviso, invece, di musica si è sparlato. Questa norma non è ad personam né politico ma necessario al funzionamento del sistema.
Dallapiccola del Patt ha osservato su questa norma che in Aula arrivano riforme sotto forma di emendamenti. A suo avviso questo non è un provvedimento ad personam ma “ad associazionem”.
Cia di Agire ha detto di non capire perché quando a proporre gli emendamenti è la maggioranza si tratta di blitz, mentre se provengono dalle opposizioni vanno bene. Quanto al rapporto politica-scuola ha osservato come oggi sia un fatto che la politica nella scuola la fa da padrona.
Tonini ha criticato l’inserimento di norme ordinamentali come questa in una legge di bilancio, perché in tal modo si danneggia tutto il sistema. Su questo tema bastava presentare un ddl di riforma, in modo da preservare l’autonomia del bilancio.

Alle 13.00 il presidente Kaswalder ha annunciato che i lavori sarebbero proseguiti ad oltranza, quindi senza pausa pranzo, per concludere l’esame dell’intera manovra.

Articolo 25: turismo e imposta di soggiorno.

Degasperi (5 Stelle) ha ricordato le proposte emendative da lui presentate e respinte dalla Giunta sull’imposta di soggiorno che miravano ad esentare i trentini che trascorrono le loro vacanze nella nostra provincia.
Ghezzi (Futura) ha stigmatizzato la resistenza opposta ad un emendamento innoquo come quello di prevedere di acquisire dei semplici pareri – della commissione consiliare e di altri soggetti interessati – su queste norme riguardanti il turismo.

Articolo 26: immobili di alberghi dismessi da valorizzare.

Su questo punto è stato approvato un emendamento concordato da Olivi con la Giunta e da lui presentato per promuovere anche l’imprenditoria giovanile e la collaborazione tra i proprietari degli immobili e i gestori delle attività ricettive.

Articolo 28: modifiche della legge provinciale sul commercio.

Olivi, visto il no all’emendamento da lui proposto, ha preannunciato l’intenzione di presentare sul tema un disegno di legge

Articolo 29: politiche del lavoro.

Approvato un emendamento presentato da Ferrari per introdurre una composizione più allargata nell’organismo consultivo che può aiutare ad incrociare meglio domanda e offerta di lavoro. Un secondo emendamento di Ferrari è stato approvato per aggiornare il repertorio dei titoli e di certificazione di competenze in modo tale che non dipenda solo dal dipartimento istruzione della Provincia ma raccolga anche il parere della commissione per il lavoro.

Articolo 37 sulle coperture finanziarie.

Su questa norma è stato approvato un emendamento di Olivi (Pd) concordato con la Giunta per recuperare 750.000 euro a sostegno delle politiche del lavoro Olivi ha ricordato che il taglio inferto dalla manovra su questo capitolo è stimato in circa 4,5-5 milioni di euro, in attesa del nuovo piano annunciato dall’assessore Spinelli ma che ancora non c’è. Ora, per Olivi, è grave sottrarre 5 milioni ad un piano che dovrebbe invece essere implementato. Per questo ha spiegato di aver condiviso con il presidente Fugatti il recupero di un importo di 750.000 per gestire la fase di transizione garantendo la continuità di alcuni istituti preziosi di politica del lavoro (staffetta, congedo, lavoro femminile). Somma certo insufficiente ma che segnala almeno la volontà di un impegno orientato sia a cambiare il piano di politica del lavoro sia di non sottrarre risorse prezioso a questo importante pilastro della nostra economia.
Ferrari ha chiesto invano notizia di due suoi emendamenti, il primo presentato per rimpinguare le risorse a sostegno delle relazioni internazionali, l’altro del valore di 50.000 euro per ripristinare il funzionamento dell’attività del consigliere di parità perché continui ad offrire consulenza gratuita alle donne che una volta rientrate al lavoro si trovano in difficoltà, vedendo compromesso il benessere della famiglia. Il taglio di queste risorse contraddice le politiche di questa Giunta a sostegno della maternità.
Rossi (Patt) ha osservato che questo articolo è la norma sul “sì, faremo”, tutta orientata alle risorse che la Giunta promette di mettere in campo con l’assestamento del bilancio.
Da segnalare che anche il consigliere di maggioranza Guglielmi si è visto respingere su questo articolo due emendamenti.

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