News immediate,
non mediate!
Categoria news:
LANCIO D'AGENZIA

CONSIGLIO PROVINCIALE TRENTO * COMMISSIONE INDAGINE MINORI: « AL VIA LE CONSULTAZIONI IN MERITO ALLA VERIFICA DELLE PROCEDURE DI AFFIDAMENTO E ADEGUATEZZA DEI SERVIZI »

Scritto da
15.37 - giovedì 1 ottobre 2020

Si è riunita nella mattina di oggi la Commissione speciale di indagine in materia di affidamento di minori per una serie di consultazioni in merito alla verifica delle procedure di affidamento dei minori e adeguatezza dei servizi. Sono stati sentiti, nell’ordine, il Centro di giustizia riparativa presso la Regione TAA, l’Ordine degli Avvocati, l’Ordine degli assistenti sociali, l’Ordine degli psicologi e l’Associazione nazionale educatori professionali. Presente anche l’assessore provinciale competente in materia.

 

*

Centro giustizia riparativa TAA: gestione condivisa di obiettivi e strumenti
Valeria Tremonte e Daniela Arieti, mediatrici preso il Centro di giustizia riparativa del Trentino Alto Adige, hanno illustrato l’attività del Centro, nato nel 2004 per offrire una mediazione nell’ambito del processo penale davanti al giudice di pace: un servizio rivolto dunque inizialmente agli adulti ed esteso successivamente ai minori. Il lavoro consiste nell’incontrare i minori segnalati dalla procura e nel verificare la volontà di incontrare la vittima per ascoltare il punto di vista e il vissuto della vittima rispetto al reato, al fine di attivare un’occasione di incontro e di dialogo dirette, maggiormente responsabilizzanti per il minore rispetto al colloquio con l’operatore.

Le collaborazioni con il difensore civico avvengono nell’ambito di un protocollo di collaborazione con l’ufficio del garante dei minori nel caso in cui si rendesse necessario il supporto del Centro nell’ascolto o nella facilitazione della comunicazione con i minori: un ruolo di facilitazione del dialogo non terapeutico, un approccio non giudicante, che mette al centro la persona, hanno precisato le mediatrici. Si tratta di un percorso volontario, sebbene suggerito dall’autorità giudiziaria e dall’assistente sociale, hanno aggiunto. L’intervento della giustizia riparativa è stato richiesto dal garante dei minori provinciale in due occasioni. Capire i bisogni del minore e cercare una strada di coinvolgimento nella condivisione di obiettivi e strumenti sono le carte vincenti del Centro. Una metodologia partecipata, rispetto alla quale c’è un’adesione costante da parte degli altri enti, a tutela e salvaguardia del minore.

 

*

Ordine Avvocati: nessuna difficoltà strutturale in merito all’affidamento dei minori
Lisa Peterlongo, componente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati, ha detto di non avere segnalazioni o indicazioni specifiche da parte dei colleghi relative all’argomento dell’affido dei minori. Il servizio funziona bene e non ci sono discordanze o difficoltà strutturali rispetto al principio della legge in merito all’affidamento dei minori: il meccanismo che inizia da una segnalazione è preso in carico dal servizio sociale ed arriva sul tavolo del giudice con una valutazione della situazione famigliare/ambientale. Se qualcosa di più può essere fatto è nell’ambito del sostegno alla genitorialità nella fase finale di reinserimento famigliare. Manca la professionalità giusta per accompagnare i genitori nel recupero delle loro capacità genitoriali, che non si risolve con alcune sedute psicoterapiche. Si tratta spesso della necessità di risolvere situazioni di pregiudizio e di forte conflittualità con i genitori.

Due consigliere di minoranza sono intervenute per sottolineare come da parte dell’Ordine emerga la correttezza del procedimento di affidamento dei minori e il buon funzionamento del sistema. Un percorso verificato dalle stesse anche nell’ambito della loro lunga professionalità come insegnanti, dove hanno potuto sperimentare la corretta pratica del dialogo e del confronto con le famiglie. In via generale -fermo restando che ogni caso è un caso a sé- dove possibile la genitorialità va sempre sostenuta e salvaguardata.

 

*

Ordine Assistenti sociali: un sistema che funziona, eventuali inefficienze prodotte dai limiti del contesto organizzativo
Angela Rosignoli, presidente del Consiglio regionale degli assistenti sociali, ha premesso che il compito principale dell’assistente sociale nell’approccio al minore è quello di valutarne i bisogni e le condizioni di vita. Una professione, quella dell’assistente sociale, normata nel 1993 dallo Stato, data di istituzione dell’Ordine degli assistenti sociali, a tutela dei cittadini per garantire le competenze degli operatori. Quanto ai contenuti dell’audizione, rispetto alle procedure dell’affidamento, sono stati evidenziati in primo luogo l’obbligo di segnalazione previsto dalla legge 184 e quindi la grande professionalità dell’assistente sociale che risponde ad un preciso codice deontologico.

A garanzia di questo, dal 2012 la riforma dell’Ordine ha introdotto il Consiglio di disciplina, un organismo indipendente che entra nel merito di eventuali segnalazioni su comportamenti omissivi o ritenuti ingiusti da parte degli assistenti sociali: su 470 professionisti in Trentino, sono state solo 5 le segnalazioni negli ultimi anni, a riprova che i professionisti trentini agiscono con serietà, valore etico e profonda umanità, nonostante la delicatezza e la complessità della professione. Quanto all’organizzazione dei servizi, gli assistenti sociali sono “professionisti dell’aiuto”, ma anche dipendenti inseriti all’interno di contesti organizzativi con dei concreti limiti che producono inevitabili inefficienze, non certo imputabili agli assistenti sociali.

Un consigliere di maggioranza ha riconosciuto il lavoro importante dei professionisti assistenti sociali, esprimendo l’auspicio che questa percezione non venga mai messa in discussione, come purtroppo oggi spesso avviene, con il ricorso all’assistente sociale solo quando “fa comodo”, oppure l’immagine dell’assistente sociale come “quello che porta via il bambino”. Il consigliere, tuttavia, ha chiesto se sia a conoscenza di casi in cui il bambino viene allontanato dalla famiglia per ragioni meramente economiche, confidando di essere a conoscenza di una caso di allontanamento da una madre sola, occupata con un lavoro su turni e senza rete di parenti o amici. Una consigliera di minoranza ha chiesto un commento rispetto all’efficienza del servizio, per rispondere alle ragioni della Commissione speciale, nata proprio per verificare eventuali carenze del sistema ed individuare possibili margini di miglioramento.

Da sempre le assistenti sociali soffrono di una carenza di immagine, ha replicato la presidente dell’Ordine e questo è certamente un vulnus, un limite sul quale occorrerebbe lavorare. Il Trentino, ha aggiunto, è una realtà molto positiva dal punto di vista dei servizi, della solidarietà e del lavoro integrato con operatori chiamati in causa al momento della redazione di una relazione o di una valutazione professionale.

Quanto al come poter migliorare il servizio, certamente un ruolo importante la possibilità di ridurre turnover e la capacità di garantire una continuità nel lavoro, oggi impossibile perché non ci sono contratti a tempo indeterminato. Nella fase di recupero delle potestà genitorali, ha aggiunto, intervengono anche altri professionisti, mentre ha escluso casi di allontanamento motivati esclusivamente da ragioni economiche.
In conclusione, una consigliera di minoranza ha preso la parola per rivolgere un appello alle istituzioni e alla Provincia di Trento per sollecitare maggiore attenzione e considerazione per la professionalità degli assistenti sociali che spesso sono vittime di una narrazione ingiusta e sbagliata, fatta da tanti pregiudizi oltre che da giudizi da parte di persone che non conoscono le enormi difficoltà di questa professione.

 

*

Ordine psicologi: serve un Osservatorio sulla gestione degli affidi
La presidente dell’Ordine Roberta Bommassar ha premesso che l’allontanamento del bambino dalla sua famiglia di origine è sempre traumatica, ovvero va aldilà delle sue capacità di elaborazione. Si crea una cicatrice ineliminabile e difficilmente ricucibile. L’allontanamento deve essere dunque l’ultima ratio e la prevenzione dell’allontanamento diventa fondamentale.

Tutti gli operatori devono sempre interiorizzare questo aspetto e nel caso dell’affido considerarlo sempre come temporaneo, riducendone il più possibile i tempi, mentre oggi solo il 34% dei bambini dati in affidamento rientrano nelle loro famiglie e più del 60% rientrano dopo oltre 12 mesi. L’affidamento, ha detto la presidente, è un “farmaco salvavita”, ma se vogliamo parlare di criticità, il rilievo è che manca un Osservatorio sulla gestione degli affidi, che dia elementi di informazione aggiornati e precisi con una visione di insieme sugli interventi e che potrebbe consentire di lavorare anche sugli indicatori di rischio.
Un consigliere di maggioranza ha rilevato la delicatezza della materia e osservato come sarebbe necessario che l’allontanamento dalla famiglia venisse fatto con il coinvolgimento di uno psicologo.

Una consigliera di minoranza ha ricordato come nella sua audizione a questa Commissione il garante dei diritti dell’infanzia aveva sottolineato il fatto che non è infrequente la situazione che vede il ragazzo dato in affido non voler rientrare in famiglia: non possiamo nasconderci che ci sono situazioni tali in cui la condizione familiare è fortemente pregiudicata.

 

*

Associazione educatori professionali: servono servizi territoriali più capillari per escludere molti allontanamenti
Angela Marzari e Angelo Prandini rispettivamente presidente e membro del direttivo dell’Associazione educatori professionali hanno spiegato che gli educatori vengono coinvolti nei momenti che precedono o prevengono l’allontanamento. Per migliorare il contesto si potrebbe investire di più sulla prevenzione a carattere territoriale, con una rete di servizi che intervengano in modo più capillare e precoce, che varrebbero probabilmente ad escludere molti allontanamenti. Molte famiglie in difficoltà infatti, potrebbero risolvere alcune criticità e superare certe fragilità anche solo grazie al potenziamento dei servizi, prevenendo così l’ultima ratio dell’allontanamento.

Una consigliera di minoranza ha espresso grande apprezzamento per il ruolo degli educatori che concretamente si prendono cura dei minori in molte situazioni ed ha chiesto quale sia la loro relazione con gli attori con cui entrano in relazione e che si occupano delle tutele dei bambini (scuole, assistenti sociali, psicologi ecc.). La collaborazione e l’interazione con le scuole è robusta e significativa, ha risposto Prandini, mentre per le assistenti sociali le criticità sono il turnover e il carico di tipo amministrativo e un interlocutore forte e importantissimo per i bambini è anche il diffuso associazionismo, escludendo lo schiaffo purtroppo inflitto recentemente dal Covid.

Categoria news:
LANCIO D'AGENZIA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
DELLA FONTE TITOLARE DELLA NOTIZIA E/O COMUNICATO STAMPA

È consentito a terzi (ed a testate giornalistiche) l’utilizzo integrale o parziale del presente contenuto, ma con l’obbligo di Legge di citare la fonte: “Agenzia giornalistica Opinione”.
È comunque sempre vietata la riproduzione delle immagini.

I commenti sono chiusi.