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LANCIO D'AGENZIA

CONSIGLIO PROVINCIALE TRENTO * AFFIDAMENTO MINORI: « SPIEGATE IN AULA LE RAGIONI DELLA PARTECIPAZIONE E DELLA NON PARTECIPAZIONE »

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17.25 - mercoledì 9 ottobre 2019

Ufficialmente costituita dall’Aula la Commissione speciale d’indagine sull’affidamento dei minori: spiegate in Aula le ragioni della partecipazione e della non partecipazione. Giunta contraria alla mozione di Olivi sulle agevolazioni Irap per le imprese che entrano nei Bic

Buona parte dei lavori consiliari di questa mattina sono stati dedicati alla discussione della delibera letta dal presidente Kaswalder (e allegata) per la nomina della controversa Commissione speciale d’indagine in materia di affidamento di minori, organismo la cui istituzione era stata già decisa dall’Aula il mese scorso con l’approvazione a maggioranza di una mozione proposta dalla Lega.

Alla fine del lungo dibattito il Consiglio si è espresso a favore del documento che indica i compiti e gli obiettivi dell’organismo, testo molto criticato dalle opposizioni, con 19 voti a favore espressi dalla maggioranza e i 13 di astensione delle minoranze. Il testo comprende anche i nomi dei consiglieri designati ieri all’interno dell’organismo con un’apposita riunione dei capigruppo: Claudio Cia di Agire, Luca Guglielmi di Fassa, Mara Dalzocchio, Denis Paoli e Katia Rossato della Lega, oltre a Lucia Coppola di Futura,

Filippo Degasperi dei 5 Stelle, Sara Ferrari del Pd e Pietro De Godenz dell’UpT.
Subito dopo è iniziato l’esame delle mozioni con il no dell’assessore Spinelli al dispositivo della mozione di Olivi emendanto dallo stesso consigliere per subordinare l’Irap zero concesso alle imprese nei Bic all’operatività e alla presenza di personale.

 

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Ghezzi: parteciperemo alla nuova Commissione “mostro” perché non faccia danni.

Paolo Ghezzi di Futura ha ricordato il motivo per cui Futura, che il mese scorso aveva votato contro la creazione della Commissione d’indagine, ieri ha deciso di partecipare all’organismo. Il capogruppo ha spiegato di giudicare la Commissione “un mostro”, vale a dire un’iniziativa “abnorme” rispetto al suo oggetto perché formata da persone non competenti che per due anni rischiano di tenere in scacco un intero settore da cui dipende la vita di bambine, bambine, ragazze e ragazzi minorenni.

Ma proprio perché si tratta di minori le cui storie, in questi casi sempre dolorose, esigono di essere affrontate con estrema discrezione, assoluto rispetto e la massima sensibilità “non potevamo – ha detto – non entrare in questa Commissione. La presenza nell’organismo di Coppola garantisce per Ghezzi che vi sarà una grande attenzione a questi temi. L’obiettivo di Futura è evitare che la Commissione, anziché favorire una visione serena e costruttiva del settore, causi dei danni.

“Avete consapevolmente deciso di giocare con il fuoco”, ha aggiunto, “facendo un’operazione di propaganda sulla pelle dei minori”. Ghezzi ha poi passato al setaccio il testo della delibera istitutiva della Commissione, incaricata di “vagliare la qualità degli interventi”. Compito appunto abnorme secondo Ghezzi. La verità a suo avviso è che pur essendo tutti i dati nelle mani dall’assessora leghista al welfare, la Lega ritiene, alla trentina, che “no se sa mai” e che solo questo sospetto giustifica la Commissione speciale. Sarebbe auspicabile per il consigliere che grazie alla Commissione emergesse effettivamente qualche caso problematico, perché gli esperti che l’organismo ascolterà non potranno certo, per ovvi divieti di legge, fare nomi e cognomi di questo o quel minore. Ma stando alla delibera, inoltre, l’organismo dovrebbe individuare i minori da tutelare e verificare l’adeguatezza dei servizi rispetto ai bisogni affettivi dei soggetti da tutelare.

Ghezzi non ha escluso che nei due anni in cui dovrà lavorare la Commissione riesca a produrre qualche spunto di riflessione per migliorare le cose. Ma se ciò avverrà sarà solo grazie alla saggezza dei componenti di minoranza e anche della Lega, che consentirà di evitare perdite di tempo e la migliore gestione possibile di quest’organismo che non doveva neppure vedere la luce.

 

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Rossi: non entriamo perché siamo contrari all’esposizione mediatica dei minori.

Ugo Rossi ha chiarito perché il Patt, di cui è capogruppo, ha deciso invece di non far parte della Commissione. Una scelta, ha confessato, compiuta a malincuore perché la nascita di qualunque organismo consiliare che affronti una tematica importante è di per sé un fatto positivo. E quindi non farne parte è doloroso. Il fatto è per Rossi che tutto è partito dai fatti di Bibbiano, dall’effetto mediatico e dai riflessi politici della vicenda, in seguito alla quale il leader leghista Salvini ha proposto ad ogni regione italiana l’istituzione di una Commissione d’inchiesta dedicata all’affidamento dei minori.

Ecco la ragione dell’organismo proposto anche in Trentino dalla capogruppo leghista Dalzocchio. Rossi ha contestato soprattutto l’esposizione mediatica che in tal modo si vuol dare al problema quando nel Trentino i centri specializzati che se ne occupano evitano questo rischio a tutela dei minori coinvolti e delle loro storie personali. “Quando queste vicende escono dalle mura dei servizi impegnati in questo settore – ha avvertito Rossi – si commette un’ulteriore violenza ai danni dei bambini e dei loro genitori”.

Il capogruppo del Patt ha citato l’esempio della bambina presa strumentalmente in braccio da Salvini sul palco durante una manifestazione per evocare i fatti di Bibbiano. Fatalmente, ha ripetuto Rossi, l’esposizione mediatica si trasforma in un’ulteriore violenza. “Per questo – ha concluso – come Patt abbiamo deciso di non partecipare alla Commissione”. Inoltre a suo avviso sarebbe stato meglio utilizzare, se proprio si voleva affrontare il tema degli affidi, la Commissione permanente del Consiglio incaricata di occuparsi del sociale. E solo dopo aver approfondito l’argomento in questa sede istituire eventualmente un organismo speciale con poteri particolari. Perché per Rossi né i bambini né le famiglie devono essere ridotti a merce di propaganda politica.

 

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Degasperi: ci sarò, ma non credo nei poteri di questo strumento.

Filippo Degasperi (5 Stelle) ha motivato la scelta di partecipare alla Commissione d’indagine “senza un particolare entusiasmo” per le stesse ragioni evidenziate da Rossi e il “fumus” con cui si è giustificata la creazione dall’organismo. Questo strumento è stato voluto basandosi su fatti che nulla hanno a che vedere con il Trentino perché nel nostro territorio problematiche del genere non sono state rilevate. Vero è che vi sono state segnalazioni di singoli casi sui quali la competenza è della magistratura mentre il Consiglio provinciale non ha alcun potere d’intervento. Non è quindi di singoli casi critici che potrà e dovrà occuparsi l’organismo. “Ho fatto anch’io qualche verifica sulla rispondenza dei servizi che si occupano di affido dei minori – ha ricordato Degasperi – ma francamente la risposta che ho ricevuto mi ha soddisfatto”. A suo avviso quindi la Commissione d’indagine non è lo strumento adeguato per approfondire la questione.

 

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Dalzocchio: il problema esiste anche da noi e per questo la Commissione servirà.

Mara Dalzocchio, capogruppo del Carroccio da cui la Commissione d’indagine era stata richiesta, ha ricordato che a proporre la creazione di quest’organismo consiliare sono state le donne della Lega. Con motivazioni nate dallo scandalo di Bibbiano che ha interessato tutto il Paese. Era giusto, quindi, chiedere di valutare anche la situazione del Trentino attraverso una Commissione d’indagine.

Dalzocchio ha tenuto a precisare che la Commissione non è contro qualcuno ma mira ad indagare il settore per fare il bene dei minori. Parlare della Commissione come di un mostro è quindi inaccettabile perché – ha aggiunto la capogruppo – qui si tratta di dare supporto alle persone impegnate e coinvolte nel settore. Questo è a suo avviso un preciso dovere di chi siede in quest’Aula. Dalzocchio ha apprezzato la scelta di Futuro di partecipare con Coppola alla Commissione ma ha respinto con forza le critiche di Ghezzi il quale da un lato contesta l’organismo ma dall’altro riconosce che su questa problematica non esiste una realtà perfetta.

Dunque, ha dedotto Dalzocchio, secondo lui anche nel Trentino può essere che vi sia qualcosa che non va. Tant’è vero, ha ricordato, cje tutti i giorni emergono casi di sottrazione di minori dannosi per loro e che non tutelano i loro interessi. Dalzocchio ha anche negato che la richiesta della Commissione sia frutto di un diktat di Salvini, perché la mozione era stata presentata prima della proposta del capo della Lega. Ha poi ricordato che la bambina presa in braccio sul palco da Salvini era sua figlia e che il caso è stato strumentalizzato fino a quando la verità non è emersa. “

Non c’è alcuna volontà da parte nostra di finire sui giornali – ha assicurato Dalzocchio – perché vogliamo salvaguardare i minori. Innanzitutto evitando che siano allontanati dai genitori se non per brevissimo tempo, perché le separazioni li danneggiano gravemente. Dopo la richiesta da noi avanzata in Aula con la mozione, ha concluso Dalzocchio, molti genitori si sono presentati da me, il che significa che questa Commissione potrebbe essere utile. Non c’è comunque da parte nostra alcuna volontà di strumentalizzazione – ha ribadito – perché l’argomento è molto delicato. E di questo siamo del tutto consapevoli. Tuttavia il problema esiste e di fronte ad esso non si può mettere la testa sotto la sabbia. Il desiderio della Lega è che si lavori serenamente nell’esclusivo interesse dei minori.

 

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Ferrari: non ci si dovrà occupare di singoli casi ma della situazione generale.

Sara Ferrari per il Pd ha spiegato che il proprio gruppo pur non condividendo lo strumento scelto e il pregiudiziale obiettivo emerso dai proponenti, ha comunque deciso di partecipare alla Commissione d’indagine. Ha chiesto anche di votare per parti separate la delibera consiliare istitutiva dell’organismo, non condividendo le ragioni dell’incarico affidato alla Commissione, ma solo la sua composizione. Il fatto che siano emersi in Italia casi di anziani e di bambini maltrattati nelle strutture di assistenza, non ha portato a creare Commissioni consiliari d’indagine su questi temi. Una Commissione d’indagine – ha sottolineato Ferrari – analizza una situazione generale, il rispetto delle leggi, non si occupa di singole situazioni, perché questo non spetta al Consiglio provinciale. Altrimenti le persone che la Commissione ascolterà diventerebbero “indagati”.

Eppure, ha lamentato Ferrari, nella delibera istitutiva si legge che la Commissione dovrà valutare l’adeguatezza del servizio ai bisogni affettivi dei minori. Di chi ci si servirà – ha chiesto – per questa valutazione finale di adeguatezza? Forse di qualche consulente. Inoltre, ha concluso la consigliera, le situazioni dei minori in affido non sono standardizzabili con statistiche come invece emerge dalla delibera. Per Ferrari è necessario che i consiglieri componenti della Commissione non dimentichino la terzietà del loro ruolo. Proprio per evitare questo, ha concluso, ne farò parte.
Il presidente Kaswalder, rispondendo alla richiesta di Ferrari, ha ricordato che non sarà possibile votare il documento in questione per parti separate, perché in questo caso il testo in questione è una delibera e non una mozione.

 

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Cia: necessari dati e statistiche sul fenomeno.

Claudio Cia (Agire) ha giudicato legittime tutte le preoccupazioni emerse dalla discussione, così come l’auspicio che la Commissione non debordi rispetto al ruolo ad essa affidato, che dev’essere solo di analisi e verifica delle procedure per valutare la rispondenza dei servizi ai bisogni. Cia si è dichiarato quindi pienamente d’accordo con Ferrari sul fatto che la Commissione non deve diventare la succursale di un tribunale. “Se così fosse sarei il primo a dimettermi”, ha detto. A suo avviso l’organismo dovrà verificare piuttosto se è vero, ad esempio, che nella nostra provincia i figli minori possono essere sottratti alla famiglia quando i genitori non hanno mezzi sufficienti per dedicarsi a loro. Giusto quindi per Cia che alla Commissione sia affidato il compito di raccogliere dati. E non si vede perché, ha aggiunto, l’organismo non potrebbe ricorrere alla statistica sui casi di affidamento dei minori, dal momento che anche i dati sulla salute delle persone sono standardizzabili. Se poi fosse vero che questa Commissione sia un mostro formato da persone incompetenti come ha detto Ghezzi, allora secondo Cia bisognerebbe chiudere tutte le commissioni consiliari perché nessuno di noi è un tuttologo.

Ancora: non è vero che la Commissione terrà in scacco il settore degli affidi. Cia ha giudicato offensivo nei suoi confronti attribuire a chi ha proposto la Commissione di voler fare un’operazione di propaganda sulla pelle dei bambini. Il consigliere di Agire ha concluso auspicando che l’organismo accerti il buon funzionamento dei servizi che in Trentino operano nel settore ed introduca eventuali correttivi, perché le famiglie possano rapportarsi alla realtà degli affidi in modo sereno.

Marini: si garantisca qualche risultato e si affidi la presidenza alle minoranze.

Alex Marini (5 stelle) ha eccepito sul metodo adottato perché a suo avviso nell’istituire una Commissione speciale come questa è molto importante fissare bene gli obiettivi, in modo tale da garantire il raggiungimento di qualche risultato concreto. Per questo sarebbe a suo avviso fondamentale mettere in relazione, nella delibera istitutiva, la Commissione speciale con l’attività ordinaria del Consiglio.

A questo scopo Marini ha proposto di allargare nel testo il raggio d’indagine della Commissione prevedendo che si occupi, ad esempio, anche di altre problematiche sociali come quelle relative alle badanti, alle case di riposo e a tutto quello che riguarda le politiche di welfare e i servizi socio-assistenziali, per permettere poi di intervenire sulle eventuali criticità impegnando la Giunta ad adottare provvedimenti. Il consigliere ha infine sollevato la questione “che nessuno ha toccato” – ha osservato – della presidenza della Commissione. In questo caso, ha suggerito, proprio perché la proposta di istituire l’organismo è stata fatta dalla maggioranza, la presidenza andrebbe a suo avviso affidata alle minoranze consiliari, “per dare un segnale di apertura ad un confronto equilibrato”.

 

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VIA ALL’ESAME DELLE MOZIONI: NO AL TESTO DI OLIVI PER CHIEDERE DI SUBORDINARE A DUE CONDIZIONI L’ACCESSO DELLE IMPRESE AI BIC TRENTINI

Subito dopo l’Aula ha iniziato la discussione delle proposte di mozione all’ordine del giorno, respingendo con 8 voti a favore, 19 contrari e 5 di astensione la prima, presentata da Alessandro Olivi del Pd, che chiedeva di subordinare a due condizioni l’azzeramento dell’Irap alle imprese entrate nell’incubatore di Manifattura e negli altri Bic del Trentino.

Olivi ha illustrato i due punti del dispositivo della mozione da lui emendato, il primo dei quali impegna la Giunta a presentare annualmente alla commissione consiliare competente un report sul numero delle nuove imprese che si sono insediate nei Bic, con una evidenza sul corrispondente ambito di attività e sul numero di occupati. In secondo luogo il consigliere chiedeva di impegnare l’esecutivo a prevedere nella prossima manovra di bilancio provinciale una modifica della vigente disciplina dell’Irap, che limiti espressamente l’attuale azzeramento dell’imposta nei primi 5 anni di lavoro a favore delle nuove attività, alle sole imprese che risultino dotate di un’effettiva operatività sul territorio provinciale, e almeno una unità di personale impiegato in modo continuativo.

L’assessore Spinelli ha ringraziato Olivi della mozione proposta. Giusto infatti, ha detto, dimostrare attenzione e avere cautele nei confronti di queste imprese, come previsto da un ordine del giorno già approvato dall’Aula. Spinelli ha ricordato che su questo punto sono in corso appositi controlli. Tuttavia l’assessore ha respinto l’emendamento di Olivi al dispositivo, rinviando la possibilità di presentare proposte di modifica alla disciplina provinciale sull’Irap durante l’esame della manovra finanziaria.

Olivi, dichiarandosi sorpreso dalla bocciatura, ha chiesto all’assessore quale sia il problema, perché non si capisce che difficoltà abbia la Giunta ad impegnarsi ad informare la Commissione competente sul numero (“non sui nomi”) delle imprese arrivate nei Bic del Trentino. Quanto al secondo punto “dire no a questo requisito – ha lamentato Olivi – significa solo attirare nel Trentino imprese senza personale”.
Il capogruppo del Patt Ugo Rossi, ha chiesto di chiarire meglio le motivazioni del no della Giunta all’emendamento di Olivi, visto che l’obiettivo è condivisibile da tutti.

Ghezzi (Futura) ha motivato il suo voto di astensione chiedendo i dati delle imprese interessate. Spinelli ha risposto che si tratta di 80 casi e che non si ha notizia di un’impennata di insediamenti recenti. La situazione, ha aggiunto, va sicuramente indagata e per questo ha ricordato di aver incaricato Trentino Sviluppo di un continuo monitoraggio. Tuttavia, ha concluso, la Provincia pur prestando attenzione alle imprese sul proprio territorio non può certo diventare un poliziotto fiscale.
Degasperi (5 Stelle) ha condiviso la posizione dell’assessore preannunciando la propria astensione. A suo avviso non è compito della Pat verificare la legittimità dell’insediamento di un’impresa sul nostro territorio, fatto salvo un monitoraggio e una costante attenzione.

La discussione delle mozioni proseguirà fino alle 18.30.

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