Riforma Statuto: risoluzioni, no dell’Aula al testo di minoranza. Sì a quello di maggioranza, l’opposizione non partecipa al voto.
I lavori d’Aula nel pomeriggio sono iniziati con la comunicazione del presidente Claudio Soini sulla questione dell’ammissibilità della risoluzione di maggioranza sulla riforma dello Statuto (si rimanda alla nota precedente): ha annunciato di aver deciso di far prevalere la volontà politica di discutere un documento rispetto al – seppur valido e da preservare – strumento tecnologico. Una decisione che le minoranze consiliari hanno letto come una forzatura.
Secondo gli esponenti di maggioranza la forzatura sarebbe invece da ricercarsi nel richiamo alla questione tecnica dell’opposizione. Al termine dell’animato dibattito (con perno il nodo dell’intesa – se ne dà atto di seguito) la votazione delle due proposte di risoluzioni: respinto con 13 sì e 16 no il testo delle minoranze. Approvato invece quello di maggioranza: in questo caso i 13 consiglieri di minoranza non hanno partecipato al voto.
La serata in emiciclo si è conclusa con la votazione di due proposte di mozione di minoranza, entrambe emendate in accordo con la Giunta e approvate all’unanimità.
Statuto, le risoluzioni
Il presidente Soini: decisione di dare flessibilità, come in passato. Risoluzione ammessa.
Alla ripresa dei lavori, alle 14.30, il presidente Claudio Soini ha ricordato che si è di fronte alla prima volta che si verifica un caso simile e le verifiche condotte in pausa pranzo con i funzionari della struttura, del Servizio legislativo, della Segreteria generale e degli Affari istituzionali. Ha premesso di essersi trovato stamattina davanti a un bivio: dare atto a uno strumento tecnologico per un deposito di un atto politico o alla volontà politica di discutere il documento? Questa è stata la valutazione che è stata fatta, ha affermato, anche in vista del futuro perché oggi la cosa riguarda la maggioranza, in futuro potrà riguardare anche la minoranza. Soini ha ricordato la volontà di trovare un equilibrio che in futuro possa assicurare pari trattamento. Quindi ha accennato alle comunicazioni fatte in occasione dell’entrata in servizio di PAtti: una nota ai consiglieri del 27 febbraio (il presidente ha ricordato che comunicava che PAtti sarebbe divenuta operativa dall’1 marzo 2024 e chiedeva il deposito di tutti gli atti politici tramite essa a eccezione degli emendamenti) e una circolare del giorno successivo inviata per ribadirlo. Soini ha ricordato come nella Capigruppo più volte si sia parlato della questione dell’utilizzo nei lavori d’Aula della piattaforma, che ha ricordato essere un sistema invidiato da molti perché accelera il lavoro dei Gruppi politici, importante e costato mesi di lavoro.
Il 27 marzo nella Capigruppo, ha detto il presidente, è nata una discussione sulla raccomandazione del segretario generale dottor Sartori per il deposito tramite PAtti: il consigliere Manica chiedeva una
mediazione, diceva, pur avendo utilizzato agevolmente PAtti, di credere che durante le sedute d’Aula la relativa gestione sia difficile. Degasperi, ha ricordato il presidente, disse che PAtti comodo ma impensabile l’utilizzo in aula soprattutto per la fase della firma.
Mi è stata chiesta una sorta di flessibilità, che ho dato in due casi, ha dichiarato Soini, uno di minoranza e uno di maggioranza. Il 5 giugno è stata accettata una richiesta di comunicazione di Manica non messa in PAtti; il 27 luglio la maggioranza ha presentato una risoluzione sul Documento di finanza 2025-2027 non presentata in PAtti che io ho accettato. In virtù della flessibilità data per ben due volte, ha detto questo pomeriggio Soini, come faccio a negare un atto politico, a dare la precedenza a un documento tecnologico rispetto a un documento cartaceo distribuito, portato alla conoscenza di tutti e presentato?
Certo, può essere possibile che si sarebbe dovuto chiedere una sospensione per attendere l’immissione in PAtti, ha concesso Soini, è la prima volta che capita, cerchiamo assieme una quadra e ne parleremo. Ha descritto il proprio come un pensiero logico suffragato da dati, che prescinde dalla discrezionalità, che discende da un percorso fatto che nessuno ha eccepito per ben due volte.
La decisione di far prevalere un pensiero politico rispetto a uno strumento tecnologico, seppur valido, importante e da preservare. Nessuno mi può accusare di parzialità in alcun modo, ha concluso, ho dato in passato in più occasioni flessibilità e la do anche ora, inappellabilmente.
Manica (Pd): oggi cambia la fiducia che ripongo nel presidente
Alessio Manica è intervenuto sull’ordine dei lavori ha detto che si prenderà atto della decisione del presidente perché l’inappellabilità è nel regolamento. Ha quindi dato voce a due considerazioni che, ha dichiarato, da oggi cambiano la fiducia che ripongo nel presidente: a fine mattinata sono stato raggiunto dal presidente a fine scala e mi è stato detto che avevo ragione e la risoluzione non era ammissibile ma che c’era un problema politico. Poi, sono le parole di Manica, si attivano le pressioni della maggioranza, ci si prende la pausa pranzo e si va a trovare nei precedenti un appiglio per giustificare la flessibilità; il presidente è affidabile quando dice una cosa o bisogna aspettare che la maggioranza sviluppi fino in fondo le sue pressioni? Manica ha quindi ricordato che la circolare citata dal presidente comunicava che PAtti dall’1 marzo diventava l’unico modo di presentazione degli atti. Solo un ingenuo non può capire che l’ammissibilità di un atto di maggioranza corrisponde all’approvazione e che quella di minoranza significa invece la possibilità di poterne discutere. Infine: la decisione è forzata, che connota un’inclinazione piuttosto evidente.
Il presidente Soini ha risposto ricordando la flessibilità attuata per ben due volte su richiesta. Innegabile che sulla circolare c’era scritto che dall’1 marzo gli atti sarebbero dovuti essere presentati in PAtti, ma ha ricordato l’accettazione in due passato, su richiesta, dei due atti che non sarebbero dovuti essere accettati.
Ancora, ha rigettato le accuse: non mi si accusi di parzialità o di essere manovrato dalla maggioranza, in questi mesi sono stato imparziale in tutto, ho cercato di lavorare preservando i diritti di tutti, dell’Aula intera, maggioranza e minoranza e lo ho fatto anche questa volta. Ha quindi ricordato che anche il ritiro della risoluzione 1 non è stato chiesto in PAtti: nel lavoro d’Aula ci vuole un po’ di elasticità per dare a tutti la possibilità di lavorare per il bene della comunità.
Degasperi (Onda): non depositerò più nulla su PAtti
Filippo Degasperi ha detto che le decisioni del presidente sono inappellabili, per questo quando si passa alle forzature bisogna essere attenti perché si rischia di rompere un equilibrio. Ha dichiarato che quella del presidente sembra una giustificazione di emergenza: siccome in qualche misura bisogna salvare la faccia dell’Aula me la gioco io la faccia e faccio finta che da ora si userà maggiore flessibilità. Da domani, ha annunciato quindi, non depositerò più nulla su PAtti perché sul regolamento non c’è scritto nulla; la circolare non vale più evidentemente perché la sta smentendo il presidente, bisognerà vedere se qualcuno avrà il coraggio di dire che non è ammissibile. Per Degasperi si tratta di un paradosso: oggi la maggioranza può per tramite del presidente portarsi la sua risoluzione che a norma della circolare dello stesso presidente non sarebbe stata ammissibile. Ha invitato un rispetto di quanto scritto: altrimenti si potrebbe tranquillamente passare col rosso, non rispettare i limiti di velocità. dispiace, ammettere un atto di maggioranza vuol dire consentirne l’approvazione, è diverso che ammettere un atto di minoranza, ha aggiunto. E rivolto al presidente: oggi ha dimostrato di essere il dodicesimo in campo.
Valduga (Campobase): abbiamo capito il presidente da che parte sta
Francesco Valduga non si è detto un appassionato di tecnologie, di non credere che la piattaforma sia il dogma. Ma è chiaro, ha precisato, che se ci si danno delle regole si cerca di essere corrispondenti alle regole che ci si è dati. Ha riferito quanto ha detto nella Capigruppo della mattina: di non condividere la presa di responsabilità che si prendevano i tecnici, non la imputavo nemmeno al presidente e dicevo che eventualmente sarebbe dovuto essere il consigliere Bisesti a dover prendere un po’ di tempo per presentare l’atto. Ciò non fa comunque difetto alla Lega che nel sapere usare regolamenti di Aula e trovare vie uscita ha forse l’esperienza maggiore. Alla minoranza, ha aggiunto, è già capitato un caso analogo in Consiglio regionale: ci siamo visti tolta la possibilità di presentare emendamenti e abbiamo visto il deposito di un emendamento omnibus massimo. Valduga ha parlato del compito del presidente di fare sintesi e ha parlato di una pausa pranzo particolarmente prolifica: stamattina non aveva elementi per dirimere, ha dato ragione a Manica e lo ha confermato a me, ora ci trova un percorso che se avesse trovato dentro di sé e detto stamattina non faceva una grinza, ma quando arriva dopo due ore di consultazione con gli uffici e il resto della maggioranza mi dà l’idea che lei non è un presidente super partes. Era stato detto che dall’1 marzo PAtti era l’unico strumento, ora che si può essere flessibili, ne prendiamo atto. Ha ricordato lo sforzo per la mediazione e concluso dicendo che abbiamo capito il presidente da che parte sta, lo sapevamo per certi versi, ora abbiamo conferma.
Guglielmi (Fassa): il presidente non può essere tacciato di imparzialità
Luca Guglielmi ha fatto notare che chi richiama all’imparzialità ha sforato di 3.23 minuti e che il presidente non può essere tacciato di imparzialità. Si è parlato di semafori rossi, ha dichiarato, abbiamo una Bibbia che è il regolamento del Consiglio: non c’è scritto niente di PAtti, quel che vale è questo e poco importa e a me sta bene se il collega Degasperi vorrà depositare atti in maniera cartacea. Si farà una modifica di regolamento, la si voterà, ha aggiunto Guglielmi. Ancora: è singolare che venga usato vulnus del regolamento per cercare visibilità politica, un successo per dire “abbiamo smascherato la maggioranza che non è riuscita ad arrivare in tempo”. In pausa pranzo il presidente ha fatto una verifica e trovato due casi, non viene giù il mondo se uno è di maggioranza e uno di minoranza. Poi il richiamo ai numeri: la gente ha votato, noi siamo in 21, voi in 14, se non si trova una mediazione ciò è quel che accade in democrazia. Riferendosi alla piattaforma,
Guglielmi ha ricordato che niente è cambiato rispetto al passato se non il fatto che si dà un’opportunità, regolamentare o meno. Rivolto ai banchi della minoranza: volete trarre un vantaggio politico, ma i vostri elettori sapranno che non combattete sui temi ma che siete qui a fare velina, a usare un niente normativo per cercare di farvi pubblicità; vi tranquillizzerei, non serve usare questi termini perché domani le prime 15 pagine sulla stampa sono sempre dedicate a voi. La stampa parlerà sempre bene di voi, ma vinciamo noi.
Girardi (FdI): ci si appella a un cavillo burocratico
Christian Girardi ha detto che mai si sarebbe aspettato su un tema importante come quello in discussione che ci si potesse appellare a un cavillo burocratico per impedire di fatto alla maggioranza di presentare un documento che spiega la posizione su un tema così strategico. Lo ha detto Valduga, ha aggiunto, “cerchiamo di inserirci in un vulnus”: legittimo, ma mi sarei aspettato di poter vedere in aula l’espressione su un tema così strategico.
Bisesti (Lega): la minoranza tiene l’aula bloccata pretestuosamente.
Mirko Bisesti ha sottolineato la differenza tra la flessibilità e un semaforo rosso (non è un semaforo rosso): quando i Capigruppo portano un documento prima della fine della discussione è valido. Rivolto alla minoranza: tutte le strategie vanno ora a far sì che la vostra parte stia indebolendo non solo la nostra autonomia, ma la nostra figura di rappresentanti dell’autonomia in questo luogo, in questa terra. Poi: la mozione non parla del sesso degli angeli, da alcune ore state tenendo in maniera pretestuosa l’aula bloccata e per fortuna che pochi ci guardano da fuori perché altrimenti li faremmo arrabbiare tanto.
Cia (Misto): comportamento del presidente corretto, lineare, scrupoloso
Claudio Cia ha descritto il comportamento del presidente come corretto, lineare, scrupoloso. Ha detto di esserci rimasto male al posto del presidente nell’aver sentito le accuse rivolte: si sa la serietà con cui ha affrontato questo tema. Ai consiglieri di minoranza ha detto: eravamo partiti tutti bene, è stata geniale l’idea di riproporre la risoluzione votata il 5 febbraio per rimarcare un tema a tutti caro. Per Cia si era partiti bene, ma ci si è incaponiti su una questione procedurale anche un po’ ridicola. Poi: se avesse voluto fare la forzatura di cui lo accusate il presidente avrebbe semplicemente potuto farlo, senza occuparsi per due ore in pausa pranzo per vedere se c’erano motivazioni legate a documenti per l’entrata in vigore di PAtti; avrebbe potuto dire che riteneva più che sufficiente la presentazione, invece è voluto andare oltre perché non voleva dare l’idea di essere padrone dell’Aula. Nonostante la sua correttezza e la sua scrupolosità ciò non gli viene riconosciuto, dispiace e dispiace che si sia qui a discutere da tutto il giorno sull’ammissione di un docuemnto di maggiornaza. Cia ha dato ragione a Bisesti nel dire che per fortuna la gente non segue i lavori d’Aula: altrimenti risulteremmo ridicoli e avremmo ancor più gente che non va a votare.
Zanella (Pd): il presidente si è rimangiato la sua parola
Paolo Zanella ha detto di non credere sia inutile parlare della funzione di arbitro del presidente, perché ciò ha a che fare con le basi della democrazia. Il consigliere ha affermato che, su richiesta di esprimersi, il presidente si è espresso dopo un’oretta dicendo che la risoluzione è inammissibile per poi dirla invece ammissibile. Zanella ha respinto i termini “lineare e scrupoloso” usati da Cia: il presidente si è rimangiato la sua parola di presidente e ciò è incomprensibile e ci dice che è parziale perché in mezzo evidentemente c’è stato il pressing di qualcuno. Sulla dichiarazione relativa alla precedenza data al pensiero politico rispetto alla tecnologia: quando usavamo PAtti dicevamo che in Aula sarebbe utile poter presentare gli atti cartacei. Se la volontà politica è di presentare 800 emendamenti dobbiamo poterlo fare, col pc è infattibile: ora saremo tutti contrari a depositare gli emendamenti in versione digitale, agiremo conseguentemente. Poi: ci si dice che PAtti non è nel regolamento? Fate una proposta di modifica di regolamento, ci vediamo in Aula, ha proseguito Zanella rivolto ai banchi della maggioranza. Oggi siamo qui, ha concluso Zanella, perché non siamo più d’accordo su una mozione votata unanime, perché l’onorevole Urzì mina un percorso fatto sui giornali. Siccome la vicepresidente non vota una risoluzione si costruisce una risoluzione che può votare anche lei. Questa cosa ci ha portato a rimpiangere il presidente Kaswalder, ha concluso.
Paccher (Lega): critiche pretestuose, un’ora e mezza di strumentalizzazioni
Roberto Paccher ha parlato di critiche pretestuose e di un’ora e mezza di strumentalizzazioni fatte per insinuarsi in crepe della maggioranza che ha visto solo la minoranza. Ha ricordato che nell’assemblea regionale i regolamenti sono rispettati. È un’ora che discutiamo del documento, ha proseguito, se si voleva presentare con la procedura si faceva una sospensione di 10 minuti e se ne sono fatte tante in questi giorni. Non è stato un escamotage. Si vuole poi andare nel merito dei contenuti o interessa solo qui a stare a discutere di una polemica? Non abbiamo discusso una mozione ieri e oggi difficilmente arriveremo a farlo. Ancora: non potete stare qui ad aspettarci coi forconi. Paccher ha ricordato che anche parlare 5 minuti anziché 3 di cui ha diritto è una violazione del regolamento. Attaccate il presidente anche quando vi dà qualche minuto in più, ha esortato Poi l’appello: andiamo avanti speditamente e lavoriamo, sono a disagio, giornate come queste sono umilianti. È una fortuna che la gente non è qui a guardare perché avrebbe ragione a inveire contro la classe politica. In una settimana non abbiamo fatto niente, è da vergognarsi.
Stanchina (Campobase): è arrivato il momento della responsabilità di tutti
Roberto Stanchina ha parlato di una “questione di patti”. La prima sospensione dei lavori d’Aula, ha detto, attonita e spiazzata da un’azione del capogruppo del Pd, la ha chiesta la maggioranza ieri. Attenzione perché la facilità con cui Paccher e Bisesti hanno cercato di girare la frittata chiamando in causa il popolo trentino non può funzionare. Se il popolo arriverà qui con le forche non è perché discutiamo sul regolamento d’Aula ma perché andiamo pesantemente a minare il nostro sistema dell’autonomia speciale e a distruggere anni di accordi e di politica che hanno fatto sì che questo territorio difficile, che deve tutelare minoranze linguistiche e di montagna, sia tutelato. Per Stanchina rischiamo di perdere tutto: allora sì la gente arriverà con le forche. Accadrà perché si sono persi mesi per fare patti elettorali e alleanze elettorali che stanno in piedi con i cerotti, per fare una vicepresidenza che se non si firmavano le cose di garanzia in Trentino era difficile. Abbiamo fatto patti per arrivare a questa situazione, ha detto. Quindi: se oggi la preoccupazione di qualcuno è che questi patti possano non essere rispettati, noi non siamo d’accordo a rivedere le cose al ribasso, perciò stiamo cercando di inanellare questa serie di atti perché crediamo sia venuto il momento della responsabilità di tutti nei confronti di un territorio che non può permettersi di perdere, per una serie di patti, la sua specialità.
Parolari (Pd): manca la certezza del diritto
Francesca Parolari ha detto che sta mancando la certezza del diritto: quando la maggioranza dice che PAtti non è previsto nel regolamento e non ha valore. Si è chiesta allora che fine fanno gli atti che si presentano attraverso PAtti: hanno valore? esistono? Per Parolari si tratta delle regole ed è paradossale che in un’assemblea legislativa le regole non contino. Sappiamo benissimo, ha detto, che i regolamenti sono uno degli elementi essenziali: quando si prevede un termine che non viene rispettato si ledono i principi che conformano il diritto amministrativo.
Oggi è stata messa in discussione la validità di uno strumento per la presentazione di atti politici: è una cosa che si deve chiarire il prima possibile perché domani mattina non siamo garantiti nell’usare gli strumenti politici che sono parte essenziale della nostra attività. Parolari ha poi chiesto al presidente sla validità di Patti è confermata, la sua parola che PAtti è l’unico strumento per la presentazione degli atti è ancora valida o si deve ritenere che ognuno possa comportarsi secondo la propria preferenza?
Maestri (Pd): decisione inappellabile per forma, ma inaccettabile. Un pasticcio
Lucia Maestri ha parlato di un gran pasticcio: la decisione del presidente è da considerare inappellabile nel rispetto della forma, ma per noi non è accettabile. Il pasticcio, ha spiegato, mette in discussione una procedura che siamo tenuti a rispettare per svolgere la nostra quotidiana attività. Mi aspetto, ha aggiunto, che a 5 minuti dalla discussione ognuno sia libero di presentare il cartaceo, dentro e fuori Aula, emendamenti o no. Ha quindi suggerito di convocare una Capigruppo perché altrimenti da oggi i consiglieri non sono in grado di esercitare la propria attività.
Questo pasticcio si sarebbe potuto evitare se tutti l’avessero pensata come Cia, per Maestri: la risoluzione iniziale andava bene, è vero, è quella che avevamo votato tutti a febbraio. Difficile sentirsi quindi dire da Paccher che non abbiamo a cuore il tema: una risoluzione l’abbiamo presentata, ha aggiunto. Poi: per salvare il diavolo avete dovuto cambiare le virgole, vi siete arrampicati sugli specchi per vedere come salvare la vicepresidente e Urzì, non prendeteci in giro, non girate la frittata. Ancora: perfino Kompatscher ha detto alla sua maggioranza che se il principio sull’intesa viene meno scioglie la maggioranza. Al presidente: si è prestato a tener su le braghe alla maggioranza, noi come minoranza non possiamo starci, si è prestato a svilire la discussione sullo Statuto.
Il presidente Soini ha ricordato di non aver citato il regolamento e che la risoluzione era nei termini previsti. Ha rassicurato: ho pranzato, non ho fatto confronti con nessuno, mi avete detto che mi sono fatto indottrinare dalla maggioranza in pausa pranzo, non è così, ho chiesto alla mia struttura di verificare i verbali precedenti delle Capigruppo per capire cosa ci eravamo detti di PAtti. Ho dato risposte e riscontro a una flessibilità durata fino a luglio che da oggi non ci sarà evidentemente più, ha aggiunto. Ha quindi rassicurato Parolari dicendo che gli atti sono stati ufficializzati, protocollati, non manca nulla e ribadito che se le prime due volte si è usato un criterio di flessibilità è stato fatto per agevolare tutti. Ho cercato di preservare ciascuno di voi, in passato, ora e lo farò in futuro, ha concluso.
Dichiarazioni di voto sulla risoluzione di minoranza.
Manica ha parlato di una risoluzione che, con il secondo punto ha messo a nudo il re, ha parlato di un percorso sbagliato fin dall’inizio perché non si è mai visto un percorso di modifica dello Statuto che parte nella segretezza. Se il Consiglio è stato reso edotto è stato solo perché le minoranze hanno sempre chiesto di essere edotto.
L’impressione, ha concluso, è che la clausola dell’intesa sia stata derubricata, perciò avete chiesto di votare qualcosa che dica che non è così. Non guadagneremmo visibilità politica, ma abbiamo consegnato ai trentini almeno l’immagine di come voi gestite questa partita. Degasperi ha ricordato che il partito di maggioranza in Italia dice che l’unico elemento che ha rallentato il percorso è l’inserimento nelle proposte del tema dell’intesa; secondo l’onorevole Urzì il tema dell’intesa è stato messo sul tavolo della trattativa per paradosso. E ci venite a dire che noi indeboliremmo l’azione del Trentino a Roma?, ha chiesto. Poi: per questo c’è una risoluzione che mette al centro l’intesa. Inutile accollarsi ulteriori competenze, ne abbiamo talmente tante che non riusciamo a gestirle, le diamo ai privati, tutto il lavoro dell’Agenzia del lavoro è esternalizzato: il tema della bulimia delle competenze è secondario all’intesa. Ciò è prioritario, l’intesa.
Mirko Bisesti ha detto che quello che vedrà il voto negativo, ha aggiunto, è il fatto di non essere riusciti ad arrivare alla mediazione auspicata, ma nella proposta di mozione di maggioranza si è voluto rimarcare il lavoro fatto dal 5 febbraio ad oggi. Lo abbiamo ribadito che per noi il principio dell’intesa è assolutamente fondamentale e lo si ribadirà con la mozione che si andrà a presentare, ha precisato. Al Consiglio straordinario sarà presente il presidente che aveva già comunicato prima la sua assenza.
Lucia Coppola (AVS) ha sottolineato la sua assenza tra i nomi che hanno presentato la risoluzione di minoranza perché di fatto, con la situazione dei tempi complessa con PAtti, non le è stato possibile sottoscrivere un documento che avrebbe sottoscritto pienamente e che ha detto di condividere. Ha chiesto di operare gli approfondimenti necessari sullo strumento. Un tentativo di mediazione è stato fatto, ha proseguito, ma ci sono mediazioni al ribasso che non sono accettabili. La risoluzione di maggioranza, ha proseguito, non dice che l’intesa è un principio prioritario e non ci mette al riparo dai rischi che corriamo con il Governo nazionale che è nazionalista. Non ci sentiamo per nulla garantiti da questo Governo, lasciando l’intesa nelle parole che significano solo buone intenzioni ma che alla resa dei fatti possono tramutarsi in tutt’altro. Rivolta alla maggioranza: se credeste davvero che l’intesa va fatta precedere a ogni altra azione non avreste dubbi a votare la risoluzione, ma c’è una spaccatura all’interno della maggioranza che si mantiene in una situazione di precario equilibrio che non porterà a nulla di buono.
Guglielmi ha annunciato voto contrario alla risoluzione. Sembra che l’onorevole Urzì sia il capo politico della maggioranza trentina e che governa Roma. Ha ribattuto: nella scorsa legislatura c’era un capo politico nazionale, che prendeva il 40%, quando il centrosinistra era molto forte, era Renzi che nel suo libro “Dolce stil novo” che le autonomie vanno abolite. Con Kaswalder e Ossanna si presentò in Aula e in Regione una mozione per istituire la clausola di salvaguardia nello Statuto perché c’erano due senatori del Pd che a Roma andavano nella direzione opposta. Guglielmi si è detto tranquillo sull’operato di Fugatti, Kompatscher e Calderoli e del Governo. Ha richiamato la minoranza che cinque anni fa sostenne Tonini come candidato presidente: sulla stampa ha detto attenzione a raccogliere le firme contro la legge sull’autonomia differenziata perché è la stessa che presentò il Pd anni fa. Infine: quello che la maggioranza dirà con la sua risoluzione sarà una proposta inclusiva e non soggettiva, non si capisce che problema avete nel sostenerla. Molta serenità perché si andrà avanti con il nostro percorso perché ciò che è nel programma elettorale non verrà meno.
Manica ha risposto che non c’è alcun imbarazzo: ha detto di condividere pienamente le dichiarazioni di Tonini perché il Pd del Trentino è del Trentino perché davanti all’appartenenza nazionale pone la questione dell’autonomia.
Per Valduga con la richiesta di informativa e la risoluzione si è dimostrato che politicamente sul livello nazionale e locale la maggioranza non è completamente d’accordo. Con il nostro agire, ha detto, si è costruita un’altra evidenza: ci avete detto che la trattativa è già finita, volevate già introdurci al fatto che far precedere l’intesa non è più possibile.
Girardi ha dichiarato voto contrario alla risoluzione perché si crede che di fronte a un lavoro iniziato il 5 febbraio i lavori siano proseguiti sotto il profilo tecnico e politico. Nella mozione di maggioranza, ha spiegato, si ribadisce quanto sia fondamentale l’intesa però assieme a un recupero di competenze che è assolutamente importante per il futuro per la Provincia e la Regione. In aula, ha detto poi, molti si arrogano il diritto di dare e togliere la patente di autonomisti a tutti: piacerebbe sapere se dal punto di vista delle troppe competenze che Degasperi ha detto avere la nostra Provincia c’è unità nel centrosinistra.
Degasperi ha ricordato che gli interventi si devono comprendere nell’interezza, non espungendo frasi. Si sono raccolte competenze su competenze, ma le gestiamo bene? Lo stesso Girardi ha detto che si può migliorare, iniziamo da quello. Parliamo della giustizia, basta parlare con gli ex dipendenti statali ora regionali, si vada a parlare con gli insegnanti della scuola dell’infanzia. Al contrario di quel che avviene in Italia le insegnanti della scuola di infanzia non hanno il riconoscimento della carriera. Quando si sarà dimostrato di saper fare meglio e non peggio dello Stato, allora ampliamo.
La risoluzione è stata respinta con 13 sì e 16 no.
Dichiarazioni di voto sulla risoluzione di maggioranza
Bisesti ha fatto riferimento a chi ha parlato di divisione della maggioranza: le persone di questa maggioranza che rappresentano il territorio e sono in quest’Aula hanno detto chiaramente che avrebbero rivotato la risoluzione del 5 febbraio. Si è presentata una risoluzione nuova ribadendo quanto sia per noi qualificante ed essenziale il valore sul principio dell’intesa. Questa maggioranza non è solo compatta nei fatti, ma anche nel lavoro. C’è la convinzione, la sensibilità, la volontà di difendere a spada tratta non solo il principio di intesa, ma l’autonomia. Quando si parla di autonomia e competenze si parla di responsabilità: sempre dobbiamo gestirle meglio, noi siamo coloro che vogliono gestire le proprie competenze e ci mettono la faccia facendo. Siamo coloro che non dicono di certo non prendete altre competenze perché tanto ci pensa lo Stato.
Valduga: arrivate a una seconda risoluzione perché sapete qualcosa che non non sappiamo, che non è chiuso solo il percorso tecnico, ma anche quello politico e che perciò l’intesa non può precedere tutto. Valduga ha detto poi di non voler votare contro a una risoluzione che parla di autonomia e revisione dello Statuto, ma di non credere di aver già gli elementi per depotenziare oggi ciò che è stato messo nel dispositivo della risoluzione di minoranza.
Rimane perciò solo la possibilità di non partecipare al voto sulla risoluzione immaginando che gli elementi si avranno durante il Consiglio straordinario.
Carlo Daldoss (FdI) ha richiamato il punto 2� l’intesa non viene accantonata, rimane un punto qualificante della mozione e se anche vicino a essa si riesce a recuperare quanto perso in questi anni non si capisce lo scandalo. Diverso sarebbe se si fosse detto che si accantona l’intesa. Basta leggere il testo, ha detto, prevede prima l’intesa e poi una serie di competenze: non si capisce cosa ci sia da scandalizzarsi. Nulla può mettere in secondo piano il cuore della difesa della nostra autonomia, cioè trovare le modalità con cui l’intesa entri a far parte dello Statuto regionale, ha detto. Nei fatti si denota chi è nazionalista e chi è autonomista, per Daldoss, e il governo di centrodestra lo ha dimostrato, lo sta dimostrando e lo dimostrerà in futuro. L
Siamo soddisfatti della risoluzione, saremmo stati disposti a votare anche quella del 5 febbraio, dispiace complessivamente che alla fine ci si sia divisi, ma alla fine tutti prima di tutti abbiamo a cuore l’interesse dell’autonomia.
Zanella ha parlato di FdI anomali che continuano a parlare di autonomia, ha detto che forse hanno preso gli autobus che portavano più persone. Se viene portato a casa tutto assieme e la riforma va in porto così come è, ma si dice solo che siccome sul piatto si è messa troppa roba e che si sa che probabilmente l’intesa non viene data perché un partito centralista e nazionalista è un po’ arduo che la dia. Se riuscirete a farlo vuol dire che FdI ha cambiato davvero identità sulla questione autonomistica e brinderemo, ma per evitare sorprese bisogna far precedere l’intesa al resto.
Walter Kaswalder (Patt) ha detto di non agitarsi più di tanto perché si è dato mandato a Fugatti e Kompatscher di andare a Roma a trattare e perché c’è un ministro che si chiama Calderoli. Quando al Trentino Alto Adige venne data l’autonomia, ha ricordato, il papà di Calderoli la chiese per Bergamo, era un vero autonomista. Eleonora Angeli (Lista Fugatti) ha ricordato che la risoluzione numero 1 non riportava la priorità dell’intesa ma parlava di “valutar l’opportunità di far precedere”. Si è anche appreso che in Trentino si ha de Bertolini che era il candidato indipendente del Pd del Trentino, ma che il Pd del Trentino sia indipendente da un Pd nazionale lo si apprende oggi, si ha un Pd autonomista e indipendente, ha detto.
Degasperi ha affermato che la risoluzione di maggioranza vede il primo punto del tutto nuovo rispetto al testo di febbraio: sembra mettere in subordine gli interessi del Trentino rispetto a quelli di altre autonomie speciali perché parla di “condividere”. Parla di un percorso condiviso con tutte le autonomie per salvaguardare la specialità trentina, ha ricordato Degasperi: una contraddizione Sparisce poi nel punto 2, ha aggiunto, l’aspetto della priorità dell’intesa, che viene considerata come importante ma come tutto il resto.
Cia ha annunciato voto favorevole: peccato non si sia arrivati a un testo univoco, sarebbe stato un messaggio molto bello. Con un po’ di disponibilità a non incaponirsi delle minoranze e forse anche della maggioranza si sarebbe potuto costruire un bel testo. Sull’aspetto della condivisione citato da Degasperi ha detto di essere convinto che più territori sono coinvolti più forte è la risposta: ben venga il coinvolgimento di tutte le altre autonomie speciali perché ciò consente anche al Trentino di presentarsi con forza e ottenere le risposte per cui si tratta.
Il voto: 13 consiglieri di minoranza non hanno partecipato. La risoluzione è stata approvata con 18 sì.
Le mozioni
34. Malfer, Valduga, Stanchina, Maule (Campobase): cultura della corretta alimentazione (emendata in accordo con la Giunta e approvata all’unanimità).
La mozione dei consiglieri di Campobase impegna la Giunta a promuovere, nell’ambito del programma “Alimenti e nutrizione” del Piano provinciale di prevenzione, la cultura della corretta alimentazione e del vivere sano con azioni di formazione, informazione e comunicazione rivolte alla popolazione (in particolare a giovani e anziani), secondo le indicazioni dell’Oms. La proposta impegna l’esecutivo inoltre a promuovere l’educazione alimentare nelle scuole nell’ambito del programma “Scuole che promuovono salute” anche con il coinvolgimento, a titolo gratuito, di associazioni che si occupano di questi temi.
Infine la mozione prevede che si promuova l’educazione alimentare anche presso gli anziani. Presentandola, il consigliere Michele Malfer ha ricordato che la mozione era stata presentata a marzo in occasione della giornata sull’obesità, che vede dati preoccupanti da un punto di vista sanitario e sociale.
Eleonora Angeli ha ricordato il tema fondamentale e l’emendamento: la mozione è stata rivista quasi in toto, sia nella premessa che nei punti dove venivano omesse in principio tutte le cose che si fanno con il Piano provinciale della prevenzione che risponde al Piano nazionale della prevenzione. Ha ricordato l’attenzione nell’ambito della scuola, ma anche dell’ambito sanitario alla tematica. Già la Provincia di Trento rispetto alle altre regioni sta facendo tanto, ha aggiunto, questo lo stimolo per fare qualcosa di più.
Francesca Parolari ha ricordato che si parla tanto di prevenzione ma che spesso si fa fatica a concretizzare: bene che se ne parli e che si trovino strumenti perché nelle scuole vengano portati avanti percorsi di formazione per minori, insegnati e famiglie sull’importanza dell’educazione alimentare.
Si è rivolta all’assessora citando il Programma per l’orientamento dei consumi e l’educazione alimentare che ha sostituito i Cam: se si dice che negli alimenti per i minori si devono usare prodotti biologici e di qualità bisogna mettere nelle condizioni gli enti di poterli acquistare e sostenerne i costi.
Maria Bosin (Patt) ha espresso apprezzamento per la mozione anche nel contesto della prevenzione in generale: si è approvato tempo fa all’unanimità una mozione che parlava dell’importanza della prevenzione e dei corretti stili di vita. Mangiare bene è fondamentale per la salute in generale, ha affermato.
Stefania Segnana (Lega) ha detto che predisporre il Piano provinciale della prevenzione è stato un lavoro impegnativo e ha ricordato i 15 programmi del piano stesso. Scuole, sicurezza sul lavoro, ambiente, malattie infettive, salute nei primi mille giorni, attenzione agli alimenti e nutrizione: sono alcuni tra gli argomenti che tratta ha detto. La mozione viene inserita in questa rete provinciale, ha dichiarato. Nel 2023 è stato riconosciuto dal Ministero della Salute che si è dato attuazione allo strumento riconoscendo un risultato dell’80%: la Provincia è sulla strada giusta e può dirsi soddisfatta, ha concluso.
Daniele Biada (FdI) ha apprezzato la proposta di mozione e soprattutto il fatto che parla dei giovani e di anziani, i primi perché sono il futuro e i secondi anche perché sono vicini ai nostri figli e riusciranno così a sensibilizzarli. I figli, ha detto, spesso ascoltano di più la scuola e i nonni rispetto ai genitori: importante quindi diffondere anche presso di loro questa pratica.
Malfer ha ringraziato l’assessore Mario Tonina: si tratta di un tema che parla di un’alleanza interistituzionale e intergenerazionale. Si partiva dalla bontà che già c’è, ha precisato, ma anche da quelli sull’obesità anche infantile: di qui l’idea di insistere sul tema. Ha espresso soddisfazione.
L’assessore Giulia Zanotelli ha ricordato che il testo è emendato in condivisione tra proponente e assessore Tonina e ha dato parere positivo.
65. de Bertolini, Zanella, Calzà, Parolari, Franzoia, Manica, Maestri (Pd), Demagri (Casa Autonomia), Maule, Valduga (Campobase): detenuti, delega alle Province di Trento e di Bolzano delle funzioni amministrative delle attività di reinserimento sociale e lavorativo (emendata e approvata all’unanimità).
La mozione dei consiglieri di minoranza sulla competenza degli educatori penitenziari tratta della verifica della possibilità di una delega alle Province di Trento e di Bolzano delle funzioni in materia di reinserimento sociale e lavorativo con quelle educativo-pedagogiche. Impegna la Giunta a definire le condizioni di fattibilità e a valutare l’opportunità di proporre l’emanazione delle norme di attuazione necessarie, anche considerando l’ipotesi di assunzione degli oneri di una eventuale delega in capo alla Provincia, e a definire le modalità di esercizio delle funzioni con eventuali atti convenzionali.
Francesco Valduga ha ricordato che la proposta è stata sottoscritta convintamente perché si inserisce in un percorso che nasce dalla convinzione che non si possa parlare solo di certezza di una pena o inasprimento delle pene. Non c’è mai la certezza matematica della colpevolezza, ha continuato, e, anche quando una persona è colpevole, bisogna essere consapevoli che può esserci “poca colpa nell’errore e poco merito nella virtù” (de André). Non significa scartare nel senso della certezza della pena, ma essere consapevoli della necessità di muovere verso un nuovo umanesimo e di lavorare sul valore rieducativo della pena.
Il destino di tutti potrà essere migliore se cercheremo di occuparci di tutte le persone, anche di quelle che hanno sbagliato, ha concluso.
Antonella Brunet (Lista Fugatti) ha parlato di quanto la casa circondariale di Trento sia migliore rispetto ad altre d’Italia: visitandola colpiscono i numeri, ha detto. Si è detta colpita in senso positivo dalle possibilità in termini di formazione volta al reinserimento, ma anche dalle percentuali espresse dal direttore che ha ricordato che purtroppo il 65-70% delle persone ritorna in carcere. Una mozione che muove nel senso di erodere queste cifre, si è augurata.
Daniele Biada ha parlato di sovraffollamento, carenza educatori, la situazione della polizia penitenziaria: tutti dobbiamo avere la sensibilità per affrontare questa situazione, ha detto e ha espresso un plauso per la mozione. Se avessimo un’autonomia di poter decidere in questo senso si potrebbero migliorare molte cose per Biada, a partire dal volontariato (fare in modo che sia più facile per i volontari entrare in carcere, ma anche per fare stage), ha ricordato.
Lucia Coppola ha citato Beccaria e ricordato che le questioni che venivano trattate in “Dei delitti e delle pene” sono le questioni che affrontiamo ancora oggi. I temi, ha affermato, sono rimasti gli stessi: la situazione carceraria italiana spesso è sottoposta allo sguardo molto critico dell’Europa, vede professioni usuranti e lavoratori in condizioni spesso molto simili a chi è detenuto.
Ha ricordato i numeri di alcune grandi carceri italiane e ricordato che a farla da padrone sono i reati minori. Ha parlato dei suicidi e detto che su queste tematiche non è possibile girarsi dall’altra parte: anche rispetto al carcere di Trento bisogna rendersi conto che i detenuti sono troppi, il personale poco, che ci sono tanti casi psichiatrici, che la recidiva è dell’1% per chi lavora, ma per chi non lavora è del 70%.
Stefania Segnana ha espresso l’impegno che negli anni c’è stato per la gestione del carcere trentino. Un carcere diverso dagli altri italiani, innovativo e dagli spazi grandi, che ha visto sempre una grande attenzione da parte della Provincia a partire dai percorsi di reinserimento e volti ad agire per contrastare il malessere di chi vi è detenuto. Ha citato da ultimo il corso per pizzaioli che vi si è svolto e la gestione in periodo Covid. Ha dato parere favorevole alla mozione come emendata nel senso dell’autonomia.
Zanotelli ha espresso parere favorevole alla proposta emendata, che vede un’intera sostituzione del dispositivo.
Il primo firmatario Andrea de Bertolini (Pd) ha ringraziato per il supporto, Paolo Zanella nelle dichiarazioni di voto ha citato l’obiettivo della rieducazione come citato dalla Costituzione e affermato che, in assenza di percorsi rieducativi, il carcere senza è un ambiente criminogeno da cui chi esce continua a delinquere. Ha ricordato l’appuntamento con Daria Bignardi a Trento.