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CONSIGLIO PAT * RIFIUTI CONFERENZA D’INFORMAZIONE – SECONDA PARTE: « IN LOMBARDIA I TERMOVALORIZZATORI PIÙ PERFORMANTI D’EUROPA, VANTAGGI E SVANTAGGI DELL’INCENERITORE »

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15.51 - lunedì 6 marzo 2023

Conferenza d’informazione sulla chiusura del ciclo dei rifiuti_Seconda parte. In Lombardia i termovalorizzatori più performanti d’Europa: vantaggi e svantaggi dell’inceneritore. Luca Piangerelli (Arpa-Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente Lombardia) ha illustrato l’esperienza sugli impianti di termovalorizzazione lombardi, evidenziando lo stato dell’arte e i punti di forza e di criticità. Gli impianti lombardi sono 12, distribuiti prevalentemente lungo l’asse autostradale Milano-Brescia. A questi si aggiungono altri due impianti CSS a nord (Bergamo) e a sud-ovest (Pavia). Tutti gli impianti sono autorizzati con recupero energetico. La Lombardia ha un impatto significativo in termini di concentrazione degli impianti, sia a livello nazionale che di distretto nord e questo comporta la necessità di massima attenzione verso i flussi, un elevato controllo della gestione del processo e ambientale. Gli impianti hanno cercato di ridurre il più possibile la distribuzione con sistemi tecnologici a secco e riduzione delle acque scaricate e di veicolazione di inquinanti. Restano le emissioni in atmosfera che le tecnologie consentono di abbattere significativamente (anche se si può fare di più, ha ammesso Piangerelli). Quanto ai rifiuti la produzione di residuo è intorno al 22% dell’input che ingloba anche la parte dei reagenti legati all’abbattimento degli inquinanti. In Regione Lombardia è stato aperto un tavolo tecnico permanente con i gestori al fine di cercare di gestire al meglio gli impianti dal punto di vista dell’impatto ambientale, sia in termini di recepimento delle normative, che di confronto continuo e di condivisione delle criticità. In ragione di questo i termovalorizzatori lombardi sono considerati i più efficienti e performanti d’Europa, addirittura più avanti rispetto al recepimento delle direttive europee. Per avere un effetto di ulteriore conoscenza rispetto alle emissioni, nel 2010 la Regione ha avviato un progetto chiamato “Rete Sme” con l’obiettivo di acquisire i dati all’origine, di standardizzare le modalità di trattamento dei dati, di archiviare le informazioni, di inquadrare le realtà dal punto di vista ambientale ed elaborare i dati con procedure automatiche. L’ultimo step realizzato in Regione con una recente delibera, ha lo scopo di armonizzare la normativa regionale con quella delle Batc 2019, di introdurre il monitoraggio continuativo del mercurio e di specificare le modalità di calcolo rispetto al valore limite per il monossido di carbonio.
Infine, tra gli aspetti positivi del termovalizzatore, Piangerelli ha evidenziato quello di non mandare i rifiuti nelle discariche e quello di limitare la dipendenza dai combustibili fossili valorizzando il contenuto energetico che consente un risparmio, oltre ad essere questi impianti ormai indispensabili per i rifiuti non riciclabili. Tra gli aspetti negativi ci sarebbe invece la produzione di ceneri che variano tra il 15 e il 25%, oltre alla difficoltà di un corretto dimensionamento della capacità di trattamento in ottica previsionale. Dal momento che gli impianti hanno una vita di circa 20-30 anni, occorre infatti una certa lungimiranza nella valutazione delle dimensioni in base alle necessità.

 

Bolzano: emissioni bassissime, anche grazie al recupero energetico
Marco Palmitano (direttore generale Ecocenter di Bolzano) ha parlato della gestione del termovalorizzatore altoatesino, per la parte tecnica ed organizzativa. La società Ecocenter è una società in house con capitale 100% pubblico e 105 soci. La società ha 210 collaboratori (95% a tempo indeterminato), per 26 impianti e la gestione di 175.000 tonnellate di rifiuti. Ogni anno vengono prodotti 200.000 megawatt ora di energia elettrica. La governance e la proprietà del termovalorizzatore sono della Provincia di Bolzano che ne detiene il controllo, la durata della convenzione con Ecocenter è di 25 anni. Ogni anno su 50 milioni di euro il 10-15% è speso in manutenzione, per poter restituire l’impianto nella forma originale allo scadere della concessione. In questo tipo di attività, ha chiarito Palmitano, la politica dell’azienda è quella della massima trasparenza, quindi online sono pubblicati tutti i dati disponibili e altri dati sono rilasciati anche su eventuale richiesta. Quanto alle emissioni, quelle del termovalorizzatore di Bolzano sono bassissime, sopratutto grazie al recupero energetico: maggiore la produzione energetica, minori le emissioni prodotte. A questo riguardo ha illustrato brevemente il progetto Landmonitoring, in collaborazione tra gli altri anche con l’Università di Trento, che ha permesso il monitoraggio atmosferico della zona di Bolzano nel momento più sfavorevole, nel punto di massima ricaduta. In queste condizioni si è misurata l’incidenza dell’inceneritore dello 0.08% per le polveri sottili e dello 0.9% per il NOX. Palmitano ha quindi condiviso una tabella di costi/ricavi dalla quale si evince che nell’arco di 20 anni l’impianto si prevede sarà in grado di ripagare l’investimento complessivo. Per il futuro si sta lavorando per il recupero di materie prime secondarie e la produzione di energia da prodotti autoctoni, incentivando il recupero di energia da prodotti di scarto, con l’obiettivo di ridurre la dipendenza da combustibili fossili, cosa che non si realizzerà prima di almeno un trentennio.

 

L’inceneritore ostacola il riciclo: la strada è potenziare la differenziata
Pietro Zanotti (Presidente Ledro Inselberg APS) ha illustrato gli scenari alternativi all’incenerimento dei rifiuti premettendo che si sta dimenticando che dovremmo andare verso le emissioni zero e il trasporto sostenibile. Non sono dunque oggettive le valutazioni con i sistemi di trasporto attuali e gli scenari rappresentati rispetto a quelli futuri. In Provincia si sono ottenuti importanti risultati nella differenziata, ma si è ancora molto lontani da una cultura in linea con la direttiva quadro europea. Abbiamo aree con 0,20Kg e altre con 0,50kg pro capite di raccolta al giorno con distretti altrettanto disomogenei per bacini d’utenza. Nel periodo gennaio-ottobre 2022 si sono tuttavia registrati dei buoni passi avanti che fanno pensare che aumentando la percentuale di raccolta si aumenterebbe anche il recupero di residuo. Ora, la domanda sbagliata da farsi è se serva o meno un impianto. La domanda giusta sarebbe piuttosto a che livelli sia possibbile aumentare la raccolta differenziata riducendo la quantità di rifiuti prodotti e in funzione di questo attuare azioni di prevenzione dei rifiuti alimentari, di promozione del riutilizzo, di prevenzione del monouso, l’introduzione della Tarip ecc. La strada è a suo avviso quella di promuovere una corretta politica nella produzione dei rifiuti. L’Italia è tra gli stati con una sovra capacità di incenerimento, all’interno di uno scenario in cui le norme sulla raccolta differenziata ridurranno sempre più la quantità di rifiuti potenzialmente disponibili per l’incenerimento. La termovalorizzazione non è dunque coerente con gli obiettivi di riciclaggio più ambiziosi. In conclusione, prevedere una nuova capacità di incenerimento creerebbe forti ostacoli alla prevenzione e al riciclo dei rifiuti. Come associazione chiediamo, ha dichiarato infine, che da qui al 2027 si sospendano le decisioni in merito alla realizzazione di impianti di incenerimento e si lavori alla gerarchia dei rifiuti nel riuso e nel riciclo.

 

Servono uno studio di impatto ambientale e uno studio comparativo sull’ubicazione dell’impianto
Marco Ragazzi (Università di Trento, delegato de l rettore alla sostenibilità ambientale) ha parlato di emissioni e immissioni connesse al ciclo dei rifiuti. Chiarendo che alle immissioni si fa riferimento per valutare lo stato di qualità dell’aria, ha classificato le sorgenti emissive e lineari (es. camion), areali (es. biofiltri) e puntuali (es: camini) e chiarito la funzione del flusso di inquinanti che determina, assieme alla concentrazione, la rilevanza dell’emissione. Per minimizzare i rischi, la scelta del sito è fondamentale. 20 anni fa si discusse con riferimento a Ischia Podetti, valutando ad esempio i profili verticali di vento e oggi se si seguisse la strada dell’inceneritore occorrerebbe fare delle campagne di misurazione. Sarebbe anche opportuno considerare la variabilità di potenzialità degli impianti, le diverse tecnologie, la differente climatologia che caratterizza i siti: tutti aspetti che rendono necessario lo sviluppo di uno studio di impatto ambientale. Va fatta poi una riflessione anche sul valore del potere calorifico dei rifiuti, mentre per gli inquinanti va adottato l’effetto soglia con criterio del 5% emissioni vs immissioni. La ricerca condotta in Trentino ha permesso negli ultimi due decenni di individuare approcci di monitoraggio innovativi in grado di evidenziare problematiche che le metodologie convenzionali non riescono ad individuare, ha rivelato. Nel caso di orientamento verso un impianto di termovalorizzazione in Trentino va fatto uno studio comparativo sull’ubicazione dell’impianto, curando che la disponibilità di dati metodologici locali sia adeguata ad avere un input affidabile per una modellazione di dispersione e deposito degli inquinanti emessi in atmosfera.

 

Il dibattito. La prima domanda è arrivata dal Comune di Lavis: sono direttamente comparabili le emissioni prodotte da un inceneritore e dall’autostrada? Il riferimento era all’esempio introdotto dall’ingegner Chiara Lo Cicero. Ha risposto il dottor Bortolotti: entrambe le emissioni potrebbero essere ridotte, ma non sono comparabili, ha detto. Il dibattito è proseguito con le domande di Paolo Zanella (Futura). Il consigliere ha chiesto se la soglia delle 60.000 tonnellate sia economicamente sostenibile e chiarimenti circa la produzione di anidride carbonica: se il gassificatore produce CO2, ma in Italia non c’è mercato l’impatto c’è lo stesso. Gli hanno risposto Zanotti, Cicero e Palmitano.

Zanotti ha sottolineato come l’eliminazione delle plastiche, del monouso, dei contenitori e degli imballaggi, la riduzione dello spreco alimentare siano politiche che tendono a ridurre la quantità di rifiuto prodotto dal cittadino, ma poi è quest’ultimo che deve essere consapevole delle conseguenze del proprio profilo d’acquisto e del costo ambientale importante legato alla produzione dei rifiuti.
Cicero ha portato l’esempio della Lombardia in merito al tema della sostenibilità: ora si parla anche di microtonnellate, ha detto, non ci sono problemi, in Lombardia ci sono impianti anche più piccoli di 60.000 tonnellate. In merito all’anidride carbonica ha precisato che CO2 e H2 non hanno ancora un mercato. Ma l’obiettivo della termovalorizzazione, ha precisato, non è la produzione di anidride carbonica, ma la chiusura del ciclo dei rifiuti.
Palmitano ha ampliato lo sguardo al livello nazionale e detto che il problema italiano, risultante in una situazione di infrazione europea, è che mancano gli impianti di chiusura della filiera. Zanotti ha ricordato infine la bonifica della Maza, per la quale si stanno sperimentando sistemi di compattamento dei rifiuti importanti, effettuati con delle presse. La mattinata di lavori è terminata con i saluti del presidente Kaswalder: speriamo di trovare una soluzione a un problema che ci trasciniamo ormai da troppi anni, ha auspicato.

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