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LANCIO D'AGENZIA

CONSIGLIO PAT * QUINTA COMMISSIONE: « PRESENTATE LE RIFORME SULLE ATTIVITÀ CULTURALI (BISESTI) E SISTEMA EDUCATIVO INTEGRATO NIDO-MATERNE FASCIA 0-6 ANNI (MASÈ) »

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16.06 - giovedì 5 maggio 2022

Presentate in V Commissione due riforme: la prima dell’assessore Bisesti riscrive la legge sulle attività culturali e potrebbe convergere con l’aggiornamento del ddl proposto due anni fa dal Pd; la seconda, proposta da Masè, crea le premesse per la costruzione di un sistema educativo integrato nido-materne nella fascia 0-6 anni

Due disegni di legge che riscrivono normative provinciali fondamentali e prefigurano quindi delle vere e proprie riforme di settore, sono stati illustrati oggi ai consiglieri membri della V Commissione presieduta da Alessia Ambrosi (FdI). Il primo, presentato per la Giunta dall’assessore Mirko Bisesti da cui è firmato, introduce nella legge sulle attività culturali del 2007 la valutazione della qualità dei progetti anziché della qualificazione dei soggetti da cui sono proposti. L’intento è di sostenere anche iniziative promosse da soggetti non qualificati e fin’ora esclusi dai contributi.

Altra novità: l’istituzione del Consiglio museale trentino (Cmt) per coordinare le attività di queste strutture conferendo maggiore attrattività al sistema. Vengono infine raddoppiate, con una modifica della legge 17 del 2015, le agevolazioni fiscali destinate ai privati che finanziano progetti culturali con erogazioni liberali. L’altro ddl, presentato da Vanessa Masè (La Civica), incide sensibilmente sulla legge 13 del 1977 che regola il sistema delle scuole dell’infanzia del Trentino, per aprire gradualmente la strada, evitando di stravolgere l’ordinamento, alla costruzione di un sistema provinciale integrato rivolto alla fascia 0-6 anni, che valorizzi il ruolo degli asili nido, ormai decisamente educativo e non più assistenziale, in modo da prevedere anche formalmente la continuità pedagogica con le materne, oggi non prevista, superando le resistenze nell’ambito di queste ultime.

 

Cultura: l’assessore apre alla possibile unificazione dei due ddl proposta dal Pd

Un accordo di massima è stato raggiunto con l’assessore a inizio seduta sul disegno di legge 56 che era stato proposto esattamente due anni fa da Luca Zani (Pd) per sostenere le attività culturali penalizzate durante la pandemia a causa delle restrizioni introdotte per evitare i contagi. L’esame era stato avviato dalla Commissione ma subito sospeso in attesa di un ddl dedicato dalla Giunta allo stesso settore e preannunciato da Bisesti, per verificare una possibile convergenza tra i due testi. Da allora ad oggi l’esecutivo non ha presentato il proprio provvedimento ma è intervenuto in diverse occasioni a sostegno delle attività culturali colpite dalla crisi, con misure che hanno in parte recepito i contenuti del ddl 56. Tenuto conto di ciò Zeni e la collega Sara Ferrari del Pd hanno espresso l’intenzione di presentare alcuni emendamenti al testo riguardanti tre ambiti: il Centro Servizi Culturali Santa Chiara, il riconoscimento dei piccoli musei etnografici del Trentino e il sistema bibliotecario. Considerando però che proprio ora parte l’iter del ddl della Giunta, i due consiglieri hanno chiesto e ottenuto la disponibilità dell’assessore Bisesti a studiare, con il supporto dei servizi della Provincia, la possibilità di unificare i due testi valutando anche l’eventuale recepimento delle tre proposte di modifica segnalate. Su queste basi l’organo consiliare ha deciso all’unanimità le audizioni da effettuare coinvolgendo tutti i soggetti direttamente e indirettamente interessati alla riforma, che potrebbe in tal modo approdare in aula per l’esame finale entro fine giugno.

 

La riforma della Giunta: il focus si sposta dalla qualificazione dei soggetti alla valutazione della qualità dei progetti. E nasce il Cmt: Consiglio museale trentino

L’assessore Bisesti ha poi illustrato il ddl da lui proposto per rivedere la disciplina provinciale sulle attività culturali del 2007 e la normativa del 2015 sulle agevolazioni fiscali a sostegno della promozione del settore. Il testo, che incide sull’intera disciplina di settore punta ad aprire il sistema cultura a un maggior numero di soggetti e professionalità che producano innovazione ma oggi esclusi. Si vuole superare l’attuale sistema di qualificazione basato sugli elementi organizzativi di questi soggetti, con l’obiettivo di prestare maggiore attenzione alla qualità dei progetti e a una più precisa valutazione degli stessi. La qualità delle iniziative culturali che ricevono il sostegno della Provincia sarà comunque garantita attraverso la determinazione dei criteri di valutazione dei progetti. Con il ddl, quindi, “il focus si sposta dalla qualificazione del soggetto alla valorizzazione del progetto”, favorendo l’eterogeneità dei soggetti produttori di attività culturali che ricevono il sostegno della Provincia. Per questo il ddl modifica le disposizioni sui soggetti culturali qualificati stabilita dalla legge del 2007: in pratica la qualificazione rimane per le 4 tipologie di soggetti già previste – musei a carattere provinciale, federazioni di associazioni, scuole musicali e biblioteche private di rilievo provinciale – e apre anche a soggetti non qualificati. L’assessore ha sottolineato l’importanza dell’articolo della riforma finalizzato al coordinamento delle attività dei musei. La norma prevede una struttura di coordinamento più articolata e dettagliata che consenta la partecipazione, l’interazione ed il confronto dialettico di tutte le componenti del sistema. Per questo il ddl di Bisesti istituisce il Consiglio museale trentino (Cmt), “organismo complesso di coordinamento e supporto per le politiche museali provinciali, riconoscendo alla Provincia il ruolo di coordinamento del sistema museale trentino, favorendo  l’integrazione dei musei e la qualificazione della loro offerta”. Il Cmt mantiene, quali articolazioni, la conferenza dei presidenti dei musei e la conferenza dei direttori dei musei, con alcune modifiche sulla composizione. Si tratta – ha osservato – di valorizzare le differenze tra i musei ma anche l’attrattività complessiva del sistema. Per questo – ha proseguito – è stata coinvolta anche Trentino Marketing che ha contribuito a migliorare la capacità di comunicazione delle iniziative culturali dei musei. Infine l’assessore ha messo l’accento sul raddoppio, dal 20 al 40 per cento, delle agevolazioni fiscali a favore dei privati e previste legge provinciale 17 del 2015, in relazione alle erogazioni liberali in denaro a sostegno di attività culturali del Trentino.

 

Sul ddl 138 della Giunta la Commissione ha deciso all’unanimità di consultare tutti i soggetti interessati, compreso il Coordinamento imprenditori, Trentino Marketing, una rappresentanza dei nove musei etnografici trentini e delle organizzazioni sindacali.

 

Il disegno di legge di Masè: occorre puntare alla costruzione graduale di un sistema educativo integrato nella fascia da 0 a 6 anni, valorizzando il ruolo dei nidi

Sul ddl 135 che propone di modificare la legge provinciale sugli asili nido, Vanessa Masè ha spiegato che il provvedimento è finalizzato soprattutto ad affrancare, coerentemente con la legislazione nazionale, gli asili nido dall’appartenenza alla sfera dei servizi socio-assistenziali e della conciliazione famiglia-lavoro, dal momento che queste strutture dedicate ai bambini della fascia 0-3 anni hanno assunto ormai una chiara e forte connotazione educativa. Tuttavia in Trentino, mentre la scuola dell’infanzia è frequentata da quasi tutti i bambini dai 3 ai 6 anni, i nidi coprono circa l’80% della domanda reale ma appena il 30% della domanda potenziale. Vi è poi uno squilibrio dell’offerta di nidi collocati nei centri urbani lungo l’asta dell’Adige e i nidi presenti nelle valli laterali. Tenuto conto poi delle sostanziali differenze istituzionali dei due servizi, dal momento che gli asili nido dipendono dai Comuni e della Comunità di valle mentre le scuole dell’infanzia sono provinciali ed equiparate, si comprende che – ha osservato Masè – per cambiare in profondità la situazione occorrerebbe cancellare e riscrivere completamente la legislazione trentina, ma in tal modo si produrrebbe una destabilizzazione del sistema. Per evitare il rischio la consigliera ha spiegato di aver scelto la strada intermedia di una importante salvaguardia dell’ordinamento attuale , ma al tempo stesso dell’introduzione con questo ddl una risposta alle richieste emergenti dal territorio che ha già avviato innovazioni interessanti e si dotato di una varietà di servizi nella fascia 0-6 anni. Si tratta in altri termini, per Masè, di rendere la normativa provinciale più flessibile ai cambiamenti in corso nelle comunità, prendendo atto delle buone pratiche introdotte in alcune zone del nostro territorio. Come? Innanzitutto favorendo il più possibile la prossimità dei servizi attraverso ad esempio la valorizzazione degli spazi inutilizzati nelle strutture delle scuole materne per promuovere la continuità con i nidi con una una progettazione comune che permetta di superare la separazione tra i due mondi. Si evita inoltre in tal modo che cresca nelle scuole dell’infanzia la tendenza ad anticipare quella dell’obbligo – la primaria o elementare. Insomma, secondo la consigliera de La Civica per il Trentino è arrivato il momento di concepire le politiche per l’infanzia non più solo in termini di risorse e di “aprire” a risposte più flessibili e integrate da parte dei nidi e delle scuole materne sia dal punto di vista delle strutture sia sul piano dei progetti. Il ddl punta anche a modificare il ruolo e la responsabilità dei coordinatori pedagogici delle materne dell’infanzia, che attualmente sono preposti a molte scuole dell’infanzia mentre secondo Masè andrebbero dedicati a una sola istituzione educativa per poter seguire meglio, come avviene nel caso dell’analoga figura professionale dei nidi, i rapporti con il personale e con i genitori. Di fondamentale importanza per procedere verso l’integrazione fra nidi e materne sarà – ha proseguito – la formazione in servizio del personale insegnante. La consigliera ha evidenziato anche l’importanza del ruolo gestionale esercitato in questo settore dai Comuni e dalle Comunità di valle, per il quale il ddl prevede un potenziamento, ferma restando la , che a suo avviso deve rimanere in capo alla Provincia, sulla programmazione complessiva e sulla progettualità 0-6 anni. In funzione di quest’obiettivo di integrazione il testo di Masè stabilisce che la Provincia istituisca un tavolo tecnico istituzionale che favorisca il dialogo e lo scambio di esperienze e proposte orientate a sviluppare la continuità educativa nella fascia 0-6.  Infine la consigliera, considerata la grande complessità della materia, ha manifestato la sua piena disponibilità ad accogliere contributi e suggerimenti durante l’esame del testo. Lo scopo di questo ddl – ha concluso – è di stimolare un dibattito su questo argomento i cui nodi e le cui esigenze di cambiamento non si possono più eludere e occorre quindi affrontare anche sul piano legislativo.

 

Gli interventi dei consiglieri. Ferrari: coinvolgere anche la IV Commissione

Sara Ferrari (Pd) ha apprezzato la proposta e condiviso la necessità di occuparsi dell’argomento perché interessa la vita quotidiana delle famiglie la cui domanda rivolta ai nidi è sempre più di carattere educativo. La consigliera ha ricordato che a differenza delle scuole dell’infanzia provinciali ed equiparate, che in Trentino sono gratuite per legge, gli asili nido sono tutti a pagamento perché gestiti dai Comuni, dalle Comunità di valle convenzionati con soggetti privati, o perché in altri casi risultano del tutto privati oppure affidati alle Tagesmutter. In questo momento rendere completamente gratuiti anche i nidi sarebbe troppo oneroso ma Ferrari ha ricordato di aver presentato su questo punto un suo ddl che, interessando il settore dei servizi sociali, è stato affidato dal Consiglio alla IV Commissione, competente in questo settore. Ma alla luce del ddl proposto da Masè ha suggerito di valutare la possibilità di coinvolgere entrambe le Commissioni nell’esame dei due provvedimenti.

 

Coppola: come armonizzare nidi e materni se dipendono da istituzioni diverse?

Lucia Coppola (Misto-Europa Verde) ha chiesto chiarimenti sulla possibilità di armonizzare il servizio dei nidi, che è comunale e legato alle Comunità di valle, e quello delle scuole dell’infanzia che è invece provinciale. E ha segnalato le riserve e le resistenze emergenti nel mondo delle scuole dell’infanzia rispetto alla proposta di una continuità con i nidi e della creazione di un sistema integrato 0-6 anni, perché si teme una svalutazione del ruolo delle materne.

 

Bisesti: giusto valorizzare le spinte dei territori. Confronto decisivo con i Comuni

L’assessore Bisesti ha ringraziato Masè del ddl ricordando che una mozione proposta su questo tema dalla consigliera era stata approvata all’unanimità. Ha però evidenziato la la complessità dell’argomento perché si tratterebbe di raccordare due segmenti educativi anche a livello istituzionale. Giusto comunque, a suo avviso, valorizzare le spinte emergenti in alcuni ambiti territoriali verso una progettualità unitaria tra nidi e materne. Secondo Bisesti sarà fondamentale, in questa direzione, il confronto con i Comuni e le Comunità di valle.

 

Il dirigente Degasperi: il ddl è una riforma che chiede di unificare sistemi diversi

Il dirigente del Servizio infanzia della Provincia, Livio Degasperi, ha confermato la resistenza presente nell’ambito delle scuole dell’infanzia alla prospettiva di un’integrazione con i nidi. Tuttavia è fuori dubbio che in questi ultimi la qualità del servizio sia molto cresciuta anche grazie alle gare d’appalto e alla concorrenza tra soggetti privati per aggiudicarsi l’incarico e alle Tagesmutter. Ma oggi esiste anche – ha aggiunto – una spinta delle materne verso il piano inserimento nel sistema scolastico dell’obbligo. In ogni caso è vero che dai Comuni, dai sindaci e dal territorio sta emergendo la richiesta di una modifica della legislazione provinciale che sia orientata alla costruzione di un sistema educativo integrato 0-6 anni. “Questo ddl – ha concluso il dirigente è una vera e propria riforma di grande impatto sia all’interno delle istituzioni sia all’esterno, perché si devono mettere insieme sistemi diversi: pubblico, privato e misto pubblico-privato. In ogni caso l’argomento – ha riconosciuto – è da affrontare.

 

Masè: no agli strappi, ma la chiusura a un sistema integrato sono antistoriche

Nella sua replica finale Masè ha ammesso che i nodi da sciogliere sono molti, “tuttavia – ha osservato – la complessità non può costituire un motivo per non cercarne la soluzione” questo perché sono già avvenuti e sono in atto cambiamenti sociali e culturali tali da rendere necessaria una riforma finalizzata all’integrazione dei servizi educativi 0 a 6 anni. E anche dal punto di vista politico ormai questo obiettivo è largamente condiviso. Quindi le resistenze di alcuni settori possono essere superate anche se evitando il più possibile gli strappi, ma con la chiara consapevolezza che le chiusure in questo campo sono antistoriche. Nei nidi si nota infatti un approccio educativo molto strutturato ed evoluto, mentre nelle materne c’è meno vivacità.

La Commissione ha infine deciso l’elenco dei soggetti da consultare a partire – ha proposto la presidente Ambrosi – dal Consiglio delle autonomie locali, perché Comuni e Comunità di valle hanno un ruolo molto importante in questo settore.

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