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LANCIO D'AGENZIA

CONSIGLIO PAT * QUINTA COMMISSIONE: « NUOVO CORSO DI LAUREA IN MEDICINA AVVIATO A TRENTO, AUDIZIONE DEL RETTORE DELL’ATENEO COLLINI CON L’ASSESSORE BISESTI »

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07.11 - giovedì 28 gennaio 2021

Il rettore dell’ateneo Collini e l’assessore Bisesti in V Commissione sul corso di laurea in medicina: il prossimo passo sarà l’avvio delle specializzazioni. Prime audizioni sul ddl di Cia sulla nomina del presidente dell’Opera universitaria.

Il rettore Paolo Collini ha presentato ieri alla V Commissione convocata in videoconferenza dalla presidente Alessia Ambrosi (Lega) il nuovo corso di laurea magistrale a ciclo unico interateneo in medicina e chirurgia istituito presso l’università di Trento. Sono seguite alcune audizioni dedicate al disegno di legge 32 proposto da Claudio Cia (Fratelli d’Italia) per prevedere che il presidente dell’Opera universitaria sia nominato dalla Giunta provinciale “sentito il rettore” dell’ateneo e non più d’intesa con lui. L’organismo ha previsto ulteriori consultazioni sul provvedimento.

L’assessore Bisesti ha introdotto l’incontro sottolineando la celerità con cui è stato avviato il corso, a dimostrazione dell’ottima collaborazione tra Provincia e ateneo con l’apporto determinante dell’università di Verona che vanta una lunga esperienza per quanto riguarda la facoltà di medicina e che l’avvio dell’anno accademico a Trento ha messo a disposizione i propri docenti. “Certo – ha osservato Bisesti – il corso non risolverà a breve il problema della carenza dei medici nel nostro territorio, ma segna un primo importante passo anche verso questo obiettivo: il prossimo sarà quello dei percorsi di specializzazione che permetteranno di inserire i laureati negli ospedali del Trentino”. L’assessore ha accennato anche alla questione del nuovo ospedale del Trentino ricordando che la vicenda legale, sbloccatasi poche settimane fa, permette finalmente di procedere ad una progettazione definitiva che potrà assicurare uno stretto collegamento con il corso di laurea universitario.

Il rettore dell’ateneo Paolo Collini ha messo l’accento sul fatto che già molte imprese guardano con interesse al nuovo corso di laurea frutto dell’integrazione tra le università di Trento e Verona. Per Collini, che si è servito di alcune slides (allegate) per evidenziare i primi dati relativi al nuovo corso di laurea, il problema della carenza di medici nel nostro territorio è reale perché molti giovani laureati e specializzati oggi migrano dall’Italia all’estero. Questo nuovo corso di laurea, quindi, con le specializzazioni che seguiranno permette alla nostra provincia di guardare al futuro con fiducia. Molti laureati in medicina rimangono infatti nel territorio in cui si specializzano, specialmente se esistono centri di ricerca di eccellenza come quelli di cui dispone oggi il Trentino. Collini ha segnalato anche che l’università ha predisposto un piano di reclutamento di docenti che garantisce la capacità del corso di reggere nel tempo. Il rettore ha poi ricordato i 60 posti offerti dal corso appena avviato, occupati da 31 studentesse e 29 studenti. Di questi 41 sono residenti nel Trentino Alto Adige, mentre 16 provengono dal Veneto e gli altri dal resto d’Italia. Tra i 675 partecipanti al test di ammissione, 450 avevano indicato Trento come prima scelta. Il rettore ha anche presentato la bella e storica sede di palazzo Consolati nel cuore della città. Fondamentale per il rettore sarà la partita delle scuole di specialità, per le quali ci sarà bisogno di lavorare nei reparti ospedalieri: fatto che arricchirà il sistema sanitario del Trentino. E questo anche grazie alla presenza di personale accademico in ambito medico impegnato nelle singole specializzazioni. Infine Collini ha annunciato che la Giunta provinciale ha da poco approvato un protocollo d’intesa con l’università di Verona per la creazione di un tavolo di programmazione da cui dipenderanno le iniziative dei prossimi anni.

Devid Moranduzzo (Lega) ha ringraziato l’assessore e il rettore per aver voluto fortemente il corso di laurea in medicina a Trento, che rafforza la nostra università anche per i molti studenti trentini e sudtirolesi iscritti. In tal modo il nostro territorio avrà in futuro i medici e specialisti di cui c’è grande bisogno.

Giorgio Tonini (Pd) ha giudicato lungimirante la scelta di dotare ora, con tempestività, l’università di Trento di questo corso di laurea. Si tratta – ha detto – di un investimento che completa l’offerta della nostra università, già di eccellenza. A una domanda del consigliere sul numero di anni che bisognerà attendere per l’avvio della scuola di specializzazione dei laureati in medicina, che ovviamente non saranno solo di Trento, il rettore ha risposto che non esiste un vincolo normativo perché siano attivate dopo 6 anni dall’avvio del corso di laurea. Presto l’università di Trento avrà i requisiti richiesti in termini di disponibilità di personale medico e accademico per poter avviare le scuole di specialità. Questo anche grazie al fatto che il nostro ateneo è federato con l’università di Verona. Inoltre l’Humanitas University di Milano, ateneo statale dedicato alle scienze mediche, ha attivato le specialità un anno dopo aver attivato il corso di laurea.

Lucia Coppola (Misto) all’esordio oggi come componente della V Commissione, ha definito un successo per il nostro territorio questo nuovo corso di laurea, che rende il nostro ateneo più qualificato e attrattivo. A suo avviso oggi l’emergenza della pandemia in corso ci rende ancor più consapevoli della necessità di avere un sistema sanitario che funzioni e di essere inseriti in un contesto sempre più avanzato di ricerca clinica. Il pensionamento di molti medici, poi, rende urgente puntare ad un ricambio che, anche se con questo di laurea non sarà immediato, prefigura l’immissione di nuove risorse professionali nel nostro territorio. Coppola ha chiesto al rettore se sarà possibile avere nel settembre prossimo i vaccini anti-Covid alla cui realizzazione sta lavorando il Cibio. Collini ha risposto che sarebbe bastato investire 10 milioni di euro sulla fase 1 e molto probabilmente oggi avremmo un “nostro” vaccino per proteggerci dal Coronavirus. Ha anche ricordato che l’Italia è il primo produttore europeo di farmaci: sarebbe quindi stato sufficiente investire in questo settore per arrivare oggi ad un “nostro” vaccino. Oggi – ha proseguito – il Cibio sta lavorando al completamento della fase 1 della sperimentazione: serviranno almeno 100 volontari che assumano il vaccino per alcuni mesi. Il vaccino del Cibio – ha assicurato – è assolutamente non tossico. E siccome è molto probabile che quest’epidemia diventi endemica, per cui tutti gli anni dovremo difenderci dal Covid 19, è il caso di investire su questo vaccino che non presenta rischi e non richiede basse temperature per la conservazione.

Il presidente dell’università, Daniele Finocchiaro, ha ricordato che il vero vincolo sui vaccini è la capacità produttiva, che a livello mondiale è di circa 600 milioni di dosi mentre oggi ne servono svariati miliardi. “Colpisce – ha osservato – che nessuna organizzazione internazionale abbia messo insieme le più importanti aziende farmaceutiche capaci di produrre il vaccino per mettere a disposizione i quantitativi necessari. Il Trentino – ha concluso – ha tuttavia le risorse e le capacità per ovviare a questo problema, vista anche la rapidità con cui ha avviato la scuola di medicina”.

Paolo Zanella (Futura) ha chiesto a Collini se, considerata l’urgente necessità del Trentino di avere una maggiore dotazione di medici specializzati, non sarebbe stato meglio anteporre al corso di laurea l’attivazione di scuole di specialità. Nella nostra provincia – ha aggiunto – c’è bisogno di una medicina altamente specializzata che si integri con le neuroscienze e la ricerca in campo bioetico. Zanella ha messo anche l’accento sull’interprofessionalità nel campo della salute e quindi sull’esigenza di formare altre figure di operatori sanitarie che devono collaborare con i medici. A suo avviso, quindi, alla scuola di medicina si dovrebbe affiancare un polo formativo delle professioni sanitarie.
Collini ha ricordato che l’università di Trento è già molto sensibile ai temi della bioetica, oggetto di studio nella facoltà di giurisprudenza con ben 6 persone dedicate. L’esigenza di fare scelte sulla base di valori cresce sempre più e le macchine non possono sostituire l’intelligenza umana in questo campo. L’alta specializzazione in medicina non può dimenticare che il paziente è uno solo e che il paziente non sta solo in ospedale. Per questo occorre puntare sulla medicina a domicilio e sulla diagnostica a distanza perché stare a casa propria permette una qualità di vita molto migliore che rimanere in ospedale. Quanto alle professioni sanitarie, Collini si è detto certo che l’università di Verona integrerà anche l’offerta di Trento su questo punto.

Claudio Cia (Fratelli d’Italia) ha chiesto se la struttura ospedaliera attuale del Trentino sarà in grado di dare supporto alla facoltà di medicina perché gli studenti possano svolgere il loro tirocinio. Il rettore ha risposto che si tratta di un aspetto irrinunciabile “per il quale – ha assicurato – ci sapremo attrezzare: il nuovo ospedale del Trentino, che dovrà essere costruito nell’arco di 3-4 anni, metterà a disposizione tutte le condizioni necessarie”.

Gianluca Cavada (Lega) ha giudicato un motivo di orgoglio per il Trentino l’avvio di un corso di laurea come questo, attivato nel giro di così pochi mesi e da cui trarrà beneficio tutto il sistema sanitario del territorio, considerati i molti medici che tra non molto andranno in pensione. Collini ha commentato evidenziando che con il corso di laurea in medicina l’università di Trento è arrivata al momento giusto, perché 10 anni fa non esistendo il Cibio, il Cimec e gli altri centri di ricerca mancavano le motivazione scientifiche per considerare questa nuova facoltà un valore aggiunto.

 

Audizioni sul ddl di Cia che affida alla Provincia la responsabilità della nomina del presidente dell’Opera universitaria “sentito il rettore” e non più d’intesa con lui.

La V Commissione ha poi effettuato le audizioni programmate sul disegno di legge 32 proposto da Claudio Cia (Fratelli d’Italia) e formato da un solo articolo che prevede una modifica della normativa sul diritto allo studio (la numero 9 del 1991) per riservare alla sola Giunta provinciale la scelta del presidente dell’Opera universitaria, “sentito il rettore” dell’ateneo. La personalità individuata, prosegue il testo, dev’essere scelta “tra personalità con importante referenze gestionali, manageriali o con significative esperienze nel campo dell’istruzione, della ricerca e dell’università”. Oggi la legge stabilisce invece che il presidente dell’Opera universitaria sia scelto di concerto tra il rettore e la Provincia. Un’anomalia, questa, per Cia, perché l’Opera è un ente strumentale della Provincia che, quindi, deve avere la responsabilità della nomina.

L’Università di Trento: resti la scelta d’intesa e si aggiungano i requisiti.

Il primo ad essere ascoltato su questa proposta è stato il presidente dell’università Davide Finocchiaro ha sottolineato l’attuale spirito collaborativo e di armonia tra i soggetti coinvolti, Provincia e ateneo. Sfuggono quindi, per Finocchiaro, le ragioni per cui si vorrebbe modificare il testo, passando dal termine “intesa” tra i due enti al “sentito” proposto dal ddl. Non si comprende che cosa sia accaduto dalla legge del 1991 ad oggi per arrivare a ipotizzare un simile cambiamento della normativa. Il termine “intesa” è una garanzia di collaborazione tra Università e Provincia anche per quanto riguarda l’Opera. Finocchiaro ha aggiunto di non avere invece alcuna preclusione in merito al recepimento dei requisiti richiesti dal provvedimento per il presidente dell’Opera. Il rettore, Paolo Collini, ha riconosciuto che l’Opera universitaria è un ente strumentale della Provincia ma questa norma evidenzia a suo avviso una “intelligente stranezza trentina”, che evita la logica della contrapposizione preferendo quella della collaborazione. “L’università – ha osservato – è un ente statale e non c’è nulla di strano che compartecipi sullo stesso piano della Provincia alla scelta del presidente dell’Opera”. Inoltre di diritto allo studio si occupa anche l’università: dunque per quanto riguarda la governance dell’Opera è opportuno mantenere il modello attuale.

La presidente e il direttore dell’Opera contrari alla modifica.

A seguire, per l’Opera universitaria sono intervenuti la presidente Maria Laura Frigotto e il direttore Paolo Fontana. Frigotto, ricordando che quest’anno ricorrono i 30 anni dell’Opera universitaria, ha tracciato un bilancio della gestione dell’ente. Bilancio ampiamente positivo da tutti i punti di vista, soprattutto per quanto riguarda i molteplici servizi offerti agli studenti, a partire da quelli residenziali. Che soddisfano pienamente le esigenze legate al diritto allo studio. “L’Opera – ha sottolineato la presidente – non è un ente che si limita ad erogare servizi scorrendo graduatorie, ma che ha la missione di di costruire e supportare una comunità universitaria che dialoghi con il territorio in modo inclusivo”. “Tutto questo – ha concluso – per dire che il ruolo ricoperto dal presidente dell’Opera è di essere un solido ponte tra Università e Provincia”
Il direttore, Paolo Fontana, dopo aver ricordato che il 98% dell’attività dell’Opera è rivolta agli studenti dell’ateneo trentino, ha evidenziato la funzione di regia svolta dalla Provincia in questo settore. La Provincia elabora indirizzi generali ai quali l’Opera deve attenersi. La Giunta può intervenire in qualsiasi momento sull’organizzazione dell’Opera universitaria di cui controlla puntualmente i bilanci. Fontana ha segnalato che l’articolo 83 della legge 5 del 2006 sulla scuola, prevede un regolamento dell’Opera universitaria che però non è stato ancora elaborato. L’esperienza del cda che vede il presidente dell’Opera nominato dalla Provincia d’intesa con il rettore dell’università, è stata ampiamente positiva e ha dimostrato nel tempo grande lungimiranza.

Il Consiglio dei giovani propone una mediazione che valorizzi la competenza.

A rappresentare il Consiglio provinciale dei giovani sono state la presidente Eleonora Angelini e la vicepresidente Sanà Sadouni. Angelini ha proposto, sulla base di un confronto con gli studenti di modificare il testo del ddl in modo tale da prevedere che la figura del presidente debba possedere sempre anche competenze nel campo dell’istruzione. Questo per evitare che prevalga un criterio di scelta “politico”.
Coppola si è dichiarata del tutto contraria al ddl e quindi anche a mediazioni, visto il prezioso servizio svolto dall’Opera universitaria. A suo avviso non si dovrebbe volere un cambiamento a tutti i costi ma valorizzare ciò che funziona bene. Per la consigliera quindi va mantenuta intatta la legge attuale, evitando indebite “intrusioni” della politica nel campo dell’università e della ricerca.
Tonini (Pd) ha chiesto alle rappresentanti del Consiglio dei giovani di pronunciarsi sulla qualità dei servizi offerti dall’Opera e, alla luce di questo giudizio, di dire se ritengano ragionevole proporre un cambiamento nella scelta della governance.
Angelini ha risposto che l’Opera è un meccanismo che funziona bene: c’è un clima di fiducia. Per questo la modifica proposta al ddl dagli studenti è rilevante perché mette insieme il criterio politico della scelta del presidente a quello del possesso di una competenza specifica nel campo dell’istruzione.
Sadouni, portavoce degli studenti universitari, a titolo personale si è invece espressa a favore della legge in vigore e quindi dell’intesa tra Provincia e Università nella nomina del presidente dell’Opera.
L’autore del ddl, Claudio Cia, ha assicurato che valuterà seriamente la possibilità di recepire nel testo il suggerimento del Consiglio provinciale dei giovani precisando che il provvedimento ha il solo scopo di chiarire i ruoli e le responsabilità, non di introdurre interferenze politiche nella sfera di competenza dell’Opera universitaria e dell’ateneo. “Vi sono tutti i presupposti che l’Opera possa proseguire nel suo ottimo lavoro – ha concluso – ma grazie a questa modifica questo avverrà con una maggiore chiarezza di ruoli e responsabilità”.

La V Commissione ha deciso infine all’unanimità di accogliere le richieste di audizioni pervenute da altri soggetti interessati al ddl.

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