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LANCIO D'AGENZIA

CONSIGLIO PAT * QUARTA COMMISSIONE: « PER IL NUOVO OSPEDALE DI FIEMME NON C’È ANCORA UNA TERZA IPOTESI »

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17.58 - giovedì 23 marzo 2023

Quarta commissione, per il nuovo ospedale di Fiemme non c’è ancora una terza ipotesi, anche se una parte dei comuni sarebbe favorevole ad un’alternativa a Masi e alla ristrutturazione

In Quarta commissione, presieduta da Claudio Cia (FdI) si è parlato di nuovo di ospedale di Cavalese. Dei due progetti, quello della ristrutturazione dell’edificio attuale e quello nuovo del partenariato pubblico privato, che sono stati presentati dall’architetto Silvano Tomaselli, dirigente dell’Umse per la supervisione degli investimenti e l’ing. Debora Furlani, direttrice del dipartimento infrastrutture dell’Apss. Dopo l’esposizione dei tecnici si è svolto un confronto tra i componenti della commissione. In sintesi, Mara Dalzocchio e Alessandro Savoi (Lega) hanno difeso l’ipotesi di Masi. Zeni (Pd), Paola Demagri (Casa Autonomia) e Paolo Zanella (Futura) hanno anche loro mantenuto la posizione contraria all’idea del nuovo ospedale sul fondovalle e hanno ricordato che se si fosse scelta subito la ristrutturazione dell’edificio attuale avremmo potuto avere la struttura pronta per le olimpiadi 2026. Bruna Dalpalù (FdI) ha ricordato che su richiesta del Presidente Fugatti le amministrazioni comunali di Fiemme, Fassa e val di Cembra, stanno rispondendo che la soluzione migliore sarebbe quella di individuare un’ alternativa sia all’attuale ospedale che a Masi. Se ciò accadesse, ha commentato Cia, si dovrebbe rimettere mano al progetto e i principali danneggiati sarebbero gli imprenditori che lo hanno proposto e che, ha aggiunto, devono avere avuto garanzie da qualcuno (ma non dalla Pat o dai comuni) per la scelta di costruire la struttura ospedaliera a Masi di Cavalese. L’ing. Debora Furlani, ha affermato che non c’è attualmente allo studio una terza area, ma ci può essere un’ipotesi di una terza soluzione: cioè una proposta pubblica di costruzione della nuova struttura ospedaliera.

La ristrutturazione: c’è il problema dell’impatto sull’attività sanitaria

L’architetto Tomaselli, in apertura di seduta, ha presentato il progetto di ristrutturazione dell’ospedale attuale (tecnicamente una demolizione con ricostruzione). Un edificio che risale al 1955 e che ha subito interventi di ammodernamento successivi fino al 2004. Il progetto è nato da una delibera della Giunta del 2015; il 21 agosto del 2017 è stato proclamato il vincitore del concorso: l’arch. Roberto Ravegnani Morosini di Milano. Successivamente, dal 24 ottobre al 22 novembre 2018, è stato depositato il progetto in Apop e il 16 aprile 2020 è stato approvato. L’ipotesi progettuale, in temine di volumi, di 29 mila mc lordi, per un volume totale di 109-.200 mila meri cubi, comprese autorimesse e altre strutture di servizio. La stima del costo complessivo a prezzi 2016 era di 32 milioni di euro che sono arrivati, all’approvazione del progetto. a 47 milioni 670 in seguito alle modifiche progettuali richieste. Oggi il costo stimato, in seguito al rialzo dei prezzi, alla nuova attrezzatura e agli adeguamenti post – Covid, toccherebbe una stima di 82 milioni 640 mila euro. La tempistica per realizzare il progetto è stata fissata in 83 mesi: cioè 22 per la progettazione e gara d’appalto; 51 mesi per l’esecuzione dei lavori. Cantiere che sarebbe suddiviso in 6 fasi: demolire, nella fase 1, alcune le strutture dell’edificio attuale, alla quale, fase 2, si aggiungerebbe successivamente una nuovo corpo. Terzo passo, la demolizione della parte est dell’ospedale di Fiemme attuale col trasferimento del laboratorio in un’altra struttura. Nella quarta si prevede il completamento della nuova struttura. Poi, fase 5, verrebbe demolita la parte restante, quella centrale, del vecchio ospedale, l’attuale dialisi, e infine, nella fase 6, la conclusione della nuova piastra. L’operazione sarebbe però tecnicamente complessa e, come ha ricordato l’ing. Furlan, avrebbe un impatto pesante sull’attività sanitaria.

Masi: solo alla fine dell’iter si acquisirebbero le aree

Sempre l’ach. Tomaselli ha spiegato l’iter e il progetto dell’ipotesi di Masi che è stato proposto nel marzo 2021; nell’agosto 2021 si è avuta la relazione finale del Navip che in ottobre ha presentato le sue osservazioni. Nel gennaio 2022 è stata presentata una nuova proposta aggiornata nella parte gestionale e costruttiva e, dopo un iter complesso, il 24 ottobre 2022 il Navip ha approvato la relazione istruttoria finale. Dal punto di vista tecnico la proposta di Ppp prevede la progettazione, la costruzione e il finanziamento e la gestione dei servizi per 18 anni. I numeri: 22.600 mq per le funzioni sanitarie, 164 parcheggi coperti, 11 esterni. In tutto una superficie di 32 mila mq e un volume costruito di 134.500 mc. Con due piani fuori terra e uno interrato. I costi complessivi sarebbero di 101 milioni con l’Iva (90.379 senza). L’esborso totale a carico della Pat, con la gestione e il riscatto finale della struttura, sarebbe 283 milioni nell’arco dei 18 anni. I tempi: 63,3 mesi per la realizzazione e 216 per la gestione dell’ospedale.
L’iter futuro, ha ricordato il dirigente, sopo la dichiarazione di pubblico interesse del 28 novembre 2022, prevede il confronto con la comunità. Poi ci sarà la gara in base alla migliore offerta, anche se il proponente ha il diritto di prelazione. Espletato l’appalto, seguirà l’acquisizione delle aree.

Le domande.

Domanda di Paola Demagri: nel 2015 era stato dato intesse pubblico per la ristrutturazione e a chi è stata presentata la proposta nel marzo 2021. Paolo Zanella ha chiesto qual è la differenza degli spazi sanitari tra i due progetti e se ci sono ipotesi di ampliamento per Masi. Zeni (Pd) ha chiesto se rispetto alla rete ospedaliere i due progetti sono equivalenti e se c’è una terza ipotesi. Bruna Dalpalù (FdI) ha sottolineato che nel progetto del nuovo non sono inseriti i costi degli espropri. E ha sottolineato che la vicenda non è partita dal 2021 ma molto prima. Inoltre, un nuovo ospedale comporterebbe il consumo di altro suolo. Dalzocchio ha chiesto quale sia la comparazione dei costi di costruzione delle due ipotesi. Cia, infine, ha voluto capire se, scartata l’ipotesi di Masi, comporterebbe la redazione di un nuovo progetto e chiarimenti sui costi a metro cubo che nel progetto di Masi sembra molto tirato. I costi a metro quadrato per la ristrutturazione dell’ospedale attuale è di 1936 contro il 2000,41 del nuovo.

Le risposte alle domande dei consiglieri.

L’ing. Furlani, rispondendo a Zanella, ha affermato che l’intervento sulla struttura attuale avrebbe un’interferenza pesante con l’attività sanitaria. Del resto l’esperienza del S. Chiara e di Rovereto mostra che i disagi sono forti. Rispondendo a Bruna Dalpalù, l’arch. Tomaselli ha detto che mancano nei costi indicati per Masi 3 milioni per adeguare le strade, ma non c’è ancora una stima degli espropri. Mentre, la dirigente dell’Apss ha affermato che non ci sono ipotesi di terzi progetti, ma ci potrebbe essere una terza via: cioè un nuovo su nuovo di iniziativa pubblica. Inoltre, ha aggiunto, che con un’ ipotesi di una nuova collocazione il progetto di Masi andrebbe adattato e sarebbe diverso dal punto di vista strutturale. Dalpalù ha sottolineato che la zona per il nuovo ospedale, che è in ombra, comporterebbe costi energetici maggiori rispetto alla collocazione attuale. In una risposta a Zeni, il dirigente Pat ha affermato che se Cavalese dovesse diventare sede universitaria ciò comporterebbe un aumento di superfici dal 20 al 30%.

Il dibattito.

Bruna Dalpalù ha ricordato che, in base alla richiesta di parere inoltrata da Fugatti ai comuni, metà hanno già risposto che servirebbe una nuova localizzazione per l’ospedale. Poi ha sottolineato che dell’ipotesi di Masi si parlava già nel gennaio di 2020. Inoltre, ha sottolineato il pericolo che l’attuale struttura, una volta trasferito l’ospedale, diventi un “economostro” in stato di abbandono.
Paola Demagri (Casa autonomia) ha detto che non è il caso di chiudere la discussione in discussione in commissione, perché Fugatti sta chiedendo i pareri dei comuni e quindi la questione è ancora del tutto aperta.
Alessandro Savoi (Lega) ha invece affermato che si è alla stretta finale perché i confronti sono stati fatti a tutti i livelli; i comuni si stanno esprimendo e ad aprile, in base alle risposte, la Giunta deciderà. Quindi, il quadro è chiaro e non ha più senso continuare con l’analisi di questo tema in commissione. Infine, il consigliere leghista si è sentito di escludere che la scelta cadrà sulla demolizione – ricostruzione dell’attuale.
Luca Zeni (Pd) ha detto che dalla relazione tecnica emerge che le due soluzioni non impattano minimamente sulle politiche sanitarie. Invece, si è ancora una volta evidenziato che se si fosse dato il via alla ristrutturazione oggi avremmo già l’ospedale. L’ipotesi di una terza via, la proposta pubblica, è interessante ma dilaterebbe ancora di più i tempi. E ha concluso che, da quanto emerso dalla presentazione tecnica, le due strutture non comporterebbero differenze dal punto di vista funzionale.

Mara Dalzocchio (Lega) ha detto che la relazione dei tecnici ha rafforzato la sua convinzione che c’è la necessità di riprogettare gli spazi in un ospedale nuovo che potrà ospitare anche nuovi servizi. Inoltre, è stato messo in evidenza un aspetto importante: che una ristrutturazione impatta pesantemente sui pazienti e che i costi tra le due ipotesi sono comparabili.
Paolo Zanella (Futura) ha affermato, per contro, che la relazione dei tecnici ha rafforzato la sua contrarietà a Masi che comporterebbe consumo di territorio e costi alti. Infine, ha annunciato che chiederà un accesso agli atti per capire perché l’Apss non ha detto subito che la ristrutturazione avrebbe avuto pesanti interferenze con l’attività sanitaria.
Claudio Cia (FdI) ha sottolineato che se si trovasse una terza ipotesi di collocazione il progetto si dovrebbe rifare. In questo caso, ha aggiunto, i più penalizzai sarebbero gli imprenditori che evidentemente hanno scelto l’area di Masi perché qualcuno, non il presidente Fugatti e non i comuni, ha dato delle garanzie. Quindi, i danneggiati sono prima di tutto gli imprenditori che hanno speso denari per il progetto. Se si fosse seguito l’ iter ordinario, partendo dalle esigenze dei territori si sarebbero effettuati i confronti e solo alla fine si sarebbe scelta l’area. Qui, ha detto Cia, si è fatto l’opposto. Se le cose fossero state fatte com’è consuetudine nel rapporto istituzioni – cittadini non ci troveremmo di fronte al fatto che, se verrà individuata una nuova collocazione, il progetto di Masi rischia di essere cassato.

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