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LANCIO D'AGENZIA

CONSIGLIO PAT * PRIMA COMMISSIONE: « IN VIDEOCONFERENZA LE AUDIZIONI DELLA GARANTE DETENUTI / DIFENSORA CIVICA / GARANTE MINORI »

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13.37 - venerdì 30 ottobre 2020

La prima Commissione permanente di Vanessa Masè, ha ospitato questa mattina in videoconferenza le audizioni della garante dei detenuti, della difensora civica e del garante dei minori della Provincia di Trento.

 

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Rischio suicidiario, carenza di personale e lavoro: le problematicità del carcere di Spini
La garante dei detenuti Antonia Menghini ha illustrato la propria attività fotografando le problematicità e delineando le prospettive per il futuro, con uno spazio conclusivo per le domande dei consiglieri. Nella prima parte Menghini ha ribadito i contenuti della recente conferenza stampa di presentazione dell’attività svolta dal garante con la condivisione di una selezione di slides. Menghini ha premesso l’importante attenzione da lei riservata alla sensibilizzazione sulla realtà del carcere, una realtà poco conosciuta, che rischia purtroppo di essere marginalizzata. Credo molto nella comunicazione in particolare sui giovani, ha aggiunto, e a questo ho riservato uno sforzo importante, anche con l’organizzazione di un convegno nel gennaio scorso sull’infermità mentale e sul disagio psichico in carcere. Altro aspetto e sforzo importante, è stato riservato al tema del reinserimento sociale, portando a compimento prima una bozza, poi a luglio la sottoscrizione del relativo protocollo.

Infine, i rapporti a livello nazionale con i garanti nazionali e con quelli regionali. Vista la necessità di fare sintesi, Menghini ha evidenziato in modo particolare due aspetti problematici sui quali deve essere mantenuta alta l’allerta. Il primo è il disagio psichico e il conseguente rischio suicidiario che può essere in qualche modo arginato ponendo particolare attenzione alla formazione del personale e il secondo è il numero delle presenze con le conseguenti carenze di personale: siamo ben oltre il dato massimo di capienza delle 240 presenze: attualmente a Spini si contano 308 presenze di cui 23 donne, 211 detenuti protetti e 88 definitivi. Il numero delle presenze ha un’incidenza importante sul numero del personale, dal momento che la dotazione organica è calcolata sulla base delle 240 presenze alle quali corrisponderebbero ad esempio 6 educatori, mentre per tutto il 2019 ne abbiamo avuti 3 e siamo arrivati oggi a 4. A questo si aggiunge che mancano ispettori (sono 7 e dovrebbero essere 27), mentre i preposti dovrebbero essere 65 e sono solo poche unità.

Quanto alle progettualità, Menghini ha sottolineato la necessità di implementare da un lato il piano locale di prevenzione suicidi, e quindi a necessità di dare attuazione quanto prima al protocollo reinserimento. Sarebbe prezioso in quest’ottica colmare almeno in parte la carenza di ispettori e preposti, ha aggiunto. Ancora, due battute sul tema del lavoro, che rimane una delle più preziose possibilità di riscatto per i detenuti. Purtroppo, il 2018 e 19 hanno visto una sensibile flessione del lavoro nella struttura e anche le collaborazioni con le cooperative, sia per l’aumento della mercede che per la contrazione delle risorse. Menghini ha rivolto un’esortazione alle realtà del privato non solo sociale, per tentare un incontro con i presidenti dell’associazione artigiani per favorire un investimento sul versante lavoro quanto meno all’interno della struttura penitenziaria. Infine, quanto all’emergenza Covid, Menghini ha comunicato che è notizia recentissima che sono stati rilevati alcuni casi di positività tra la popolazione detenuta.

 

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Giorgio Tonini (PD) si è concentrato sul tema dell’edilizia carceraria, chiedendo se la struttura di Spini sia tuttora adeguata sotto il profilo della manutenzione e dal punto di vista delle professionalità al suo interno.

Menghini ha replicato che la struttura fisica in sé comincia a evidenziare una certa obsolescenza e la necessità di una manutenzione ordinaria e anche straordinaria: ad esempio l’ingresso è stato transennato perché molti dei pannelli sono a rischio. Quanto al personale, la sofferenza già evidenziata è riferita con rispetto alla pianta organica prevista e riferita non solo alla capienza dell’istituto, ma anche alla tipologia di istituto. Quello che davvero manca, sono gli agenti di grado superiore, ispettori e preposti, figure nevralgiche non solo nell’ottica della sicurezza, ma anche nell’ottica rieducativa. Il preposto, ad esempio, è l’interfaccia quotidiano della persona detenuta ed ha dunque anche un ruolo di contatto quotidiano nel rispondere alle esigenze primarie dei detenuti. La carenza di queste figure, oltre che problemi organizzativi, crea dunque anche frustrazioni dal punto di vista dei rapporti e carenze importanti dal punto di vista del reinserimento.

Vanessa Masè (Civica) ha chiesto come sia organizzata la giornata del detenuto dal punto di vista delle attività. Menghini ha premesso che la legge sull’ordinamento penitenziario (agli artt. 1 e 13) prevede che il trattamento debba essere declinato sulla persona e questo implica l’osservazione e la valutazione del comportamento del detenuto, la predisposizione di una “fotografia” della storia della persona e successivamente la costruzione di un programma rieducativo di reinserimento sociale, con l’individuazione di talune attività e in certi casi un reinserimento graduale o altre misure alternative. Poi, la vita all’interno del carcere ha evidentemente i suoi tempi e i suoi ritmi precisi e rigidi, ci sono le conte due volte al giorno, fasce orarie per attività all’aperto, per i pasti ecc. Ecco perché l’intera esecuzione della pena in carcere, senza reinserimento graduale, rischia anche di fare danni in certi casi.

Ruolo del difensore nel diniego del diritto di accesso agli atti e recepimento della legge Gelli-Bianco
Gianna Morandi, insediatasi il 14 ottobre del 2019, ha illustrato le competenze del difensore civico che sostiene i cittadini sui più svariati argomenti, che vanno dall’urbanistica, all’edilizia abitativa, da questioni sanitarie a istanze di accesso agli atti ecc. Nel corso dell’anno Morandi ha detto di avere trasmesso ai consiglieri provinciali due note, una in maggio e un’altra in ottobre, riepilogando le criticità emerse in questo anno di attività. Nel primo caso la difensora evidenziava una criticità con riferimento al diniego del diritto di accesso agli atti. In questo caso al ricorso al difensore segue una sorta di invito all’amministrazione a riconsiderare il diniego, un rimedio che ha oggettivi limiti, perché privo di effettivi poteri. Sarebbe invece auspicabile in questo senso, ha osservato, la previsione di una disciplina che potenzi il ruolo del difensore attribuendogli poteri più incisivi.

L’altra corrispondenza del 14 ottobre scorso, ha osservato Morandi, evidenziava un documento elaborato dalla Conferenza dei presidenti delle Regioni e province autonome sul recepimento della legge Gelli-Bianco che mira ad arginare il fenomeno della medical malpractice. L’articolo 2 della legge 24/2017 prevede che si può attribuire la garanzia per il diritto alla salute al difensore civico. Laddove questo accada le regioni e province dovrebbero anche disciplinare la struttura organizzativa e il supporto tecnico. 6 sono le regioni che già hanno legiferato in materia, ha aggiunto Morandi, che però ha evidenziato come l’elemento innovativo che fa la differenza è quello contenuto nella legge della Regione Toscana che prevede interazioni continue del difensore civico con le Asl sulla responsabilità professionale medica e la possibilità di avvalersi di medici legali attivando convenzioni e consulenze anche con professionisti di Asl da quella coinvolta. Attualmente il difensore civico della Pat svolge un ruolo limitato rispetto a quello della regione toscana, che è sostanziata da una legge innovativa e fa la differenza rispetto alle altre leggi regionali che nel recepire l’articolo 2 della legge Gelli-Bianco hanno fatto un lavoro di copia incolla poco significativo sul piano delle tutele.

 

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Mara Dalzocchio (Lega) ha chiesto se la difensora abbia ricevuto istanze da parte di famiglie di cittadini disabili. La risposta di Morandi è stata affermativa e qui ha rilevato carenze nelle motivazioni sul piano tecnico in situazioni per esempio di rigetto di istanze da parte del cittadino disabile riferite all’invalidità. Anche in questo contesto ha rilevato poco spazio al difensore civico.

Giorgio Tonini ha rilevato i due nodi analizzati da Morandi sui quali appare esserci l’esigenza di revisione legislativa, che potrebbero essere oggetto del tavolo di verifica leggi del quale ha recentemente assunto la guida. Infine un’osservazione, sulla gara all’enfatizzazione al risparmio e il tema dell’uso delle risorse, messa in evidenza in forma indiretta dalle relazioni dei garanti: un conto è dire che dobbiamo contrastare gli sprechi, altro dire che i tagli incidono sulla forza e sulla capacità del Consiglio di svolgere un’azione penetrante.
Morandi ha replicato che viviamo in un contesto di grande cambiamento che investe anche il difensore civico, che sta mutando la sua fisionomia ed evolvendo le proprie competenze, coinvolto a pieno titolo nella soluzione delle controversie in via alternativa a quella giudiziaria. I cambiamenti, ha concluso, più che subirli è meglio gestirli.

Alex Marini (Misto) ha notato che i tagli lineari alle risorse del Consiglio non sono cosa buona nel momento in cui vengono meno risorse per servizi essenziali o degli organi di garanzia. Tuttavia, ha aggiunto, vedo difficile lavorare a livello di legislazione provinciale, sia sotto il profilo normativo che delle dotazioni finanziarie. Vedo invece più possibile superare questi ostacoli e assicurare una tutela dei diritti fondamentali dando maggiore peso, evidenza e supporto agli organi di garanzia.

Morandi ha detto che con due funzionari che devono fare da riferimento a tutta la comunità trentina è davvero difficile lavorare: ho cercato di impostare il sito nel quale introduco vari documenti e ho elaborato una brochure da diffondere in tutte le sedi ecc, ma il lavoro è tanto e le risorse sono purtroppo poche.

Ascolto dei minori, formazione delle professioni di aiuto e violenza domestica: i progetti del garante dei minori
Il Garante dei Minori Fabio Biasi ha premesso che l’insorgenza delle problematiche legate alla pandemia ha ridotto moltissimo non tanto le attività individuali, quanto le iniziative collettive dell’ufficio. A inizio anno si erano attivati diversi porgetti di lungo corso che si sono bruscamente interrotti a marzo e che stiamo provando a riattivare. Il primo progetto è quello dell’ascolto dei minori: si pensava ad un convegno, ma si è dovuto sospendere. L’ascolto del minore dovrebbe di fatto diventare un paradigma ordinario e seguire tecniche precise che permettano di prendere le decisioni più opportune. La seconda iniziativa avviata e poi interrotta era quella dell’organizzazione di una formazione delle professioni di aiuto, perché riteniamo che chi vuole spendersi in questo tipo di attività debba fare un percorso di crescita personale per entrare in relazione ed essere utile nel rapporto con gli altri. Il terzo progetto che si voleva avviare era quello sulla violenza domestica, non solo sull’infanzia, ma anche sulle persone adulte perché crediamo che un ambito familiare sano e sereno sia la condizione per portare il benessere nella collettività più allargata.

Biasi ha poi rivendicato il prezioso, oltre che legittimo ruolo di interlocutore dell’autorità giudiziaria, anche se gli piacerebbe, ha notato, che il garante potesse essere un soggetto attivo nell’ambito dei processi minorili, con forme di interventi ad adiuvandum per rafforzare la tutela del minore. L’ufficio in questi mesi ha sofferto condizioni difficili, ha ribadito, perché noi abbiamo bisogno di lavorare in presenza, vedere in faccia le persone ed interagire. Quanto ai numeri, Biasi ha comunicato che in totale nel 2020 sono stati esaminati 8 fascicoli derivanti dal 2019 e 75 nuovi fascicoli, che in particolare hanno riguardato la materia sanitaria, problemi di inserimento scolastico, casi di maltrattamenti, l’uso dei media (con il supporto della polizia postale) ecc. Oggi, ha osservato, la segreteria è formata da tre persone, tre funzionari dei quali due di formazione giuridica e una di formazione socio assistenziale a part time e ha rilevato l’opportunità che ogni figura di garanzia possa avere dei funzionari che possano agire in maniera autonoma e indipendente. Infine, Biasi ha espresso l’esigenza di un arricchimento dell’organico per il proprio ufficio per implementare il lavoro in presenza.

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GiorgioTonini ha ringraziato Biasi per il lavoro, sottolineandone la gratuità. Il consigliere ha trovato stimolate lo spunto offerto sul ruolo maggiormente attivo dei garanti nei processi minorili, mentre rimane nelle nostre responsabilità, ha detto -e qui ritorna il tema già richiamato delle risorse- la migliore definizione dell’assetto e delle relazioni tra i garanti.

Per quanto riguarda il ruolo del garante nel processo minorile, Biasi ha replicato che troppe volte si sono delegati alla giustizia compiti di cui non potevano farsi carico senza un supporto sociale e un’idea di legalità nella società. Credo che così come non si può delegare tutto alla magistratura, allo stesso modo l’idea potrebbe essere l’introduzione della possibilità per il garante di intervenire nei processi a tutela del minore senza pareri, ma semplicemente per apportare un contributo di moral suasion per i giudici che devono decidere le sorti di un minore.
Alex Marini ha posto tre questioni: la prima già affrontata dal collega Tonini sul diritto all’indennità e ai rimborsi spese per le figure dei garanti, la seconda riguarda la dotazione finanziaria e di personale degli organi di garanzia, per i quali si potrebbe forse appellarsi allo stato o ricorrere ad un crow funding, visto che la funzione di questi organismi è quella di tutelare i diritti fondamentali, infine il terzo aspetto riguarda la pubblicità dell’operato dei garanti, far conoscere l’esistenza di questi strumenti attraverso ad esempio il sito internet.

Quanto a rimborsi spese ed indennità Biasi ha replicato sommessamente di aver affrontato questo incarico consapevolmente in maniera gratuita, seppur confidando con leggero imbarazzo di essere l’unico in Italia. Certo, questo lavoro lo fai per passione e per l’esigenza di dare una mano per migliorare la qualità della vita delle persone, comunque sono convinto che il Consiglio troverà la soluzione più saggia ed adeguata. Sono d’accordo sull’autonomia funzionale e anche su quella finanziaria, affinché ogni figura non debba andare con il cappello in mano a chiedere i finanziamenti per le proprie iniziative al presidente del Consiglio. Sulla pubblicità dell’attività del garante, concordo che servirebbe una maggiore comunicazione e prima della pandemia avevo parlato con il capo ufficio stampa del Consiglio perché reputavo interessante prevedere la figura di un giornalista che potesse fare da raccordo in maniera quasi esclusiva tra le figure di garanzia.

Paolo Ghezzi (Futura) ha chiesto conto dell’interlocuzione con la Commissione speciale d’indagine sui minori, aldilà delle comunicazioni ufficiali che ci sono stati. Biasi ha detto di essere stato sentito dalla Commissione poco meno di un mese fa e in quell’occasione si evidenziarono le problematiche relative agli affidi. Avevo sottolineato alcune esigenze, indicate come ipotesi di lavoro: modificare l’organizzazione dei servizi sociali in funzione di un miglior servizio, l’opportunità di implementare la forza lavoro tenendo conto di un’integrazione maschio femmina per poter compiere valutazioni più complete e l’opportunità dell’affidamento dell’area minori e famiglia ad assistenti sociali molto giovani.

Mara Dalzocchio (Lega) è intervenuta ad apprezzare molto il lavoro del garante e ringraziarlo per i contenuti della relazione.

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