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LANCIO D'AGENZIA

CONSIGLIO PAT * PRIMA COMMISSIONE: « CONCLUSE LE AUDIZIONI SULLA RIFORMA DELLE COMUNITÀ DI VALLE, IL CONFRONTO CON IL “CAL” »

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13.22 - mercoledì 1 giugno 2022

Audizioni oggi per la Prima Commissione presieduta da Vanessa Masè (La Civica), sul ddl 145 proposto dall’assessore Mattia Gottardi, che reca “Disposizioni per l’avvio della riforma delle Comunità”, modificando le leggi provinciali 3 del 2006 e 15 del 2015 in materia di governo dell’autonomia e del territorio.

 

Il confronto con il Cal

Per il Consiglio delle Autonomie locali il presidente Paride Gianmoena ha esordito ricordando il lungo percorso degli incontri organizzati nelle valli dall’assessore Gottardi a partire dagli Stati generali della montagna convocati più di un anno e mezzo fa con i commissari delle comunità, i sindaci e i consiglieri del Cal, che avevano apprezzato il confronto. Già lì – ha proseguito – era emersa l’esigenza di rendere le Comunità un’espressione e uno strumento dei comuni. Per questo Gianmoena ha chiesto di non strumentalizzare politicamente le osservazioni del Cal, che vogliono dare una spinta alle Comunità. Certo – ha segnalato – alcune delle nostre proposte fuoriescono dall’impianto del ddl di Gottardi, “ma questa è una grande occasione di dibattito istituzionale. L’importante – ha proseguito – è che venga riconosciuto il ruolo delle Comunità che – e la Giunta per Gianmoena ha recepito questa richiesta del Cal – rappresentano non solo un centro di servizi ma un luogo di programmazione dei territori e un ente al quale i Comuni aderiscono obbligatoriamente e non in modo facoltativo”.

 

La nomina dei presidenti delle Comunità

Il ragionamento, per Gianmoena, è ampio e deve partire dalla centralità dei comuni e della conferenza dei sindaci. Se si parte da qui si comprende perché sul tema della presidenza delle Comunità il Cal chiede che sia lasciata alla conferenza la possibilità di nominare persone anche esterne alle amministrazioni comunali. Se è vero com’è vero che la politica di questa Giunta nelle oltre 100 riunioni avute nelle valli ha sempre puntato a dare centralità ai sindaci come veri amministratori dei territori e ai Comuni come istituzioni più vicine al sentire popolare – ha sottolineato Gianmoena – allora da questo consegue che occorre lasciare ai sindaci la libertà di eleggere chi vogliono alla presidenza delle Comunità. Poi eleggeranno magari un sindaco o un consigliere comunale. Mai è comunque accaduto – ha ricordato – che sindaci nominassero un consigliere comunale alla presidenza della comunità.

 

La pianificazione urbanistica

Gianmoena ha ricordato che l’articolo 7 del ddl andava originariamente a disciplinare la composizione dell’assemblea per la pianificazione urbanistica e lo sviluppo, prevedendo che ne facessero parte, per ciascun comune compreso nel territorio della comunità, il sindaco ed il consigliere di minoranza che abbia ricevuto la maggior cifra individuale elettorale e, nel caso di pari cifra, il più giovane di età. Un criterio che per il cal non teneva conto in modo adeguato del ruolo delle maggioranze e delle minoranze, finendo per assegnare ad entrambi gli schieramenti una uguale rappresentanza e per introdurre potenziali rischi di blocco dell’operatività dell’assemblea. Per superare queste criticità – ha spiegato il presidente – il Cal propone di graduare il peso del voto attribuito alle diverse categorie di componenti, valorizzando di più quello dei sindaci come rappresentanti della maggioranza nei singoli comuni. L’attuale testo del ddl prevede invece che, per i Comuni con popolazione pari o superiore a 5.000 abitanti, i rappresentanti in seno all’Assemblea per la pianificazione siano tre anziché due, aggiungendo al sindaco e al consigliere di minoranza più votato un membro nominato dal consiglio comunale fra i suoi componenti (e dunque, verosimilmente, espressione della maggioranza di governo). Questa novità consente di contenere almeno in parte il rischio di blocco dell’assemblea, sebbene la soluzione indicata dal Cal risultasse più funzionale allo scopo. Qualora quest’ultima non sia ritenuta accoglibile, si chiede, quantomeno, che l’espressione di un terzo componente nell’assemblea sia estesa agli enti con popolazione uguale o superiore ai 3.000 abitanti. Ciò aumenterebbe da 15 a 18 il numero dei componenti delle assemblee per la pianificazione urbanistica, con un impatto contenuto sia in termini organizzativi che di incremento della spesa e comporterebbe l’esclusione di tre territori: la Valle di Sole, Andalo-Molveno-Fai e la Val di Cembra che avendo meno di 3.000 abitanti non avrebbero un doppio rappresentante.

 

Le Commissioni edilizie comunali

Alcune amministrazioni – ha ricordato il presidente del Cal – non le hanno nominate, appoggiandosi alla Commissione per la pianificazione territoriale (Cpc), ma la gran parte dei Comuni sì. Le competenze che ha oggi la Cpc – questa è la proposta del Cal – potrebbero essere affidate alla Commissione edilizia comunale (Cec), evitando rimpalli e per cercare di semplificare. Se un Comune ha la propria Cec e non si capisce quindi perché non possa svolgere le funzioni della Cpc.

 

Il Comitato esecutivo delle Comunità.
Anche in questo caso – ha osservato Gianmoena – il ruolo di assessore nell’organo esecutivo di una Comunità può tranquillamente essere svolto da un sindaco ma per la nomina il Cal chiede libertà di scelta.

 

I segretari.

La proposta della Giunta è di istituire dei dirigenti mentre il Cal continua a ritenere che la figura di segretario comunale all’interno delle Comunità serva. Questa figura ha un ruolo importante perché è spesso colui a cui i segretari dei Comuni fanno riferimento.

 

Puntare al decentramento

Gianmoena ha poi passato in rassegna le proposte finali contenute nel documento del Cal sull’utilizzo degli avanzi di amministrazione, come i 500 milioni di euro necessari per sistemare la rete acquedottistica. Secondo il Cal occorrerebbe affidare le risorse alle Comunità perché poi i Comuni decidano le priorità. Va riattivato anche il Fondo unico territoriale (Fut) – ha aggiunto Gianmoena – togliendo però i lacci burocratici dell’obbligo di acquisire il parere della Provincia prima di aprire un cantiere per un’opera finanziata da questo fondo. Il presidente ha informato che l’assemblea del Consorzio del Comuni ha deciso di assumere figure in grado di aiutare le amministrazioni locali in difficoltà sugli appalti, sui servizi finanziari, rendiconti e bilanci. Il problema è però che non si trovano professionalità adeguate. In difficoltà sono anche alcuni Comuni che hanno scelto le gestioni associate facoltative spesso dovute a problemi di utilizzo degli applicativi informatici, diversi da comune a comune. Servono applicativi omogenei in tutto il Trentino anche per facilitare l’interscambio del personale tra i comuni. Il documento del Cal riassunto da Gianmoena termina con le proposte di un decentramento che responsabilizzi. Va perseguito l’obiettivo delle “autonomie dialoganti” anche in termini di programmazione, anche se nel rispetto dei ruoli, perché le norme le scrive la Provincia. Gianmoena ha concluso auspicando che nella seduta congiunta del Consiglio provinciale con il Cal in programma il 14 giugno, si discuta proprio di questo, perché mentre oggi lo Stato tende ad accentrare le funzioni la Provincia potrebbe invece a realizzare un decentramento.

 

La discussione con i consiglieri.

Ugo Rossi (Misto-Azione), dichiarando di condividere quasi in toto il documento del Cal, ha apprezzato il richiamo di Gianmoena alla seduta congiunta del 14 giugno che sarà un’occasione per riflettere e confrontarsi, anche se l’esame di questo ddl sulle Comunità è già stato avviato. A suo avviso in quell’occasione si potrebbe individuare un atto di indirizzo su alcuni aspetti non secondari di carattere organizzativo che potrebbero dare una mano al lavoro delle autonomie locali sul territorio. Un sostegno rivolto sia ai Comuni più piccoli e in sofferenza sia per favorire, visto il mantenimento delle Comunità, un mutuo aiuto fra enti territoriali chiamati a far funzionare le cose immaginando prospettive di sviluppo condivise anche in materia di programmazione socio-economica. Rossi ha chiesto poi un chiarimento sul testo del documento del Cal dove il Cal scrive che “il ddl continua a preannunciare una futura e ulteriore riforma della materia pur avendo messo da parte la facoltatività di adesione dei Comuni quale punto di arrivo del percorso”.
Gianmoena ha risposto precisando che l’attuale ddl non prevede più che i comuni aderiscano alle Comunità in modo volontario. Questo perché l’apertura a un’adesione libera indebolirebbe la Comunità rispetto alla Provincia.
L’assessore Gottardi ha confermato e preannunciato che l’articolo 1 del ddl da lui firmato “sarà riformulato integralmente per fugare l’equivoco che la Giunta abbia intenzione di fare dell’altro, intenzione che non c’è”.
Pietro De Godenz (UpT) ha dichiarato di condividere tutte le proposte contenute nel testo del Cal, “perché – ha spiegato – riflettono i problemi effettivi delle Comunità. Ha poi chiesto un chiarimento sulla posizione del Cal in merito alla Cpc.
Gianmoena ha risposto che sulle Cpc i comuni hanno posizioni molto diverse. Vi sono sindaci che vorrebbero portare questa competenza all’interno del Comune e altri che invece hanno addirittura affidato le competenze comunali alla Cpc. La domanda è se serve davvero questo passaggio delle competenze alla Cpc o bastano le commissioni edilizie comunali. Su questo punto il Cal ha deciso di lasciare libertà di scelta ai Comuni per permettere di risolvere qualche problema oggettivo in diversi territori.

Il sindacato, non si affronta il vero problema: la carenza di personale

Critiche al ddl Gottardi anche da parte del sindacato. Andrea Grosselli segretario Cgil ha affermato che questa non è una vera riforma e ciò cozza con il programma di Giunta che prevedeva la cancellazione delle Comunità. Ci si chiede perché non è stata fatta un’operazione più coraggiosa. Forse, ha aggiunto Grosselli, la Giunta ha preso atto che gli obiettivi che si era prefissa erano impercorribili o sbagliati. Ora questa “non – riforma”, come l’ha definita il segretario Cgil, rischia di indebolire il sistema delle autonomie locali e frenare il loro sviluppo. Una scelta che ha definito grave, che non affronta i nodi della pubblica amministrazione e l’assetto di governo del territorio. Andrebbe piuttosto rafforzato il personale dei comuni dal punto di vista degli organici e della professionalità, perché si vuole puntare sui comuni questi devono essere messi in grado di gestire i servizi.
Nel merito del ddl, Grosselli ha detto che le confederazioni sindacali condividono le posizioni del Cal e, ha aggiunto, sorprende vedere una Giunta, che afferma di voler puntare sulle autonomie comunali, non andare incontro al Consiglio delle autonomie locali. Grave, inoltre, che non ci sia stata una concertazione col sindacato su un ddl che ha l’ambizione di introdurre una riforma istituzionale.
Marcella Tomasi ha affermato che sembra davvero che la montagna abbia partorito un topolino. Un testo che, ha aggiunto la sindacalista Uil, stupisce e ha ricordato che le Comunità operano in settori vitali come il sociale e la pianificazione urbanistica per conto dei comuni. Servizi, in particolare il sociale, che non possono essere gestiti dai municipi. Nel ddl, ha detto ancora, non si parla di personale, se non per quanto riguarda il direttore generale, scelto dal presidente, al posto del segretario che è garante delle legge. Il focus andrebbe invece puntato sulle strutture, sulle capacità operative delle Comunità per gestire con efficienza i servizi territoriali. Infine, la rappresentante della Uil, ha sottolineato che rimane aperta la questione della posizione del Comune di Rovereto.
Maurizio Speziali della segreteria Cisl – Fp ha ricordato la fatica del personale negli enti locali. Posti di lavoro che non sono più appetibili, al punto che la gente non partecipa più i concorsi e tanti dipendenti comunali “migrano” verso la Pat e la Regione. La figura del segretario generale delle comunità, infine, serve anche a supplire i vuoti di organico dei comuni. Su questo, ha concluso Speziali, nel ddl non c’è nulla di buono.

 

Dagli imprenditori arriva il sì alla riforma

Per Roberto Pallanch, segretario del coordinamento imprenditor, è apprezzabile il mantenimento dell’ ente intermedio, bene il ruolo assegnato ai sindaci e condivisibile le novità introdotte per le commissioni paesaggio delle comunità e quelle edilizie comunali. Ddl importante perchè introduce un rapporto migliore tra i municipi assegnando un ruolo importante ai sindaci e ai consigli comunali. Sulla pianificazione urbanistica, ha continuato Pallach, sarebbe meglio che il componente di minoranza fosse scelto, non in base alle preferenze, ma per competenza. Giudizio positivo anche sulla figura del direttore generale. Sul tema della disciplina urbanistica condivisibile per il coordinamento imprenditori il potenziamento del ruolo dei comuni, le semplificazioni burocratiche e la presenza nelle commissioni di esperti in urbanistica e nella tutela del paesaggio. Il ddl consegna un ruolo di centralità ai comuni, ma, ha aggiunto Pallanch, vanno evitati i rischi alle chiusure campanilistiche delineando obiettivi generali e condivisi. La scelta di togliere le gestioni associate obbligatorie è coerente con la riforma Gottardi, ma si devono comunque definire strumenti per incentivare le collaborazioni tra municipi. Centrale, ha detto ancora, rimane anche la questione dell’aggregazione dei comuni. Il coordinamento imprenditori auspica che comuni e comunità creino un clima favorevole alle imprese anche rendendo omogenee le norme e le procedure. Infine, si devono favorire le opere pubbliche sovra comunali e centrale, deve rimanere l’attenzione della tutela del paesaggio allargandola alla qualità architettonica.
Fausto Manzana, presidente degli industriali, ha ribadito il concetto di dimensione ottimale, evitando quello che ha definito l’”ipercampanilismo”, per fornire servizi efficienti a cittadini e imprese.
Marco Segatta, presidente degli Artigiani, ha sottolineato l’importanza delle comunità come ente intermedio per garantire servizi efficienti.
Infine, Davide Cardella, direttore Asat, ha evidenziato la necessità di prestare attenzione all’uniformità delle azioni dei comuni in materia urbanistica. Fabrizio Pavan di Confesercenti ha detto che il ddl va incontro alle imprese introducendo semplificazioni e ripara gli errori fatti in passato.

Rossi: si deve riprendere in mano la questione delle fusioni

Ugo Rossi (Azione) ha ricordato che gli organi di governo non sono più eletti a suffragio universale dal 2015 e già allora si diede maggior voce in capitolo ai comuni. Oggi, con la riforma Gottardi, la terzietà del presidente non c’è più perché deve essere scelto o un sindaco o un consigliere. Nel ddl c’è solo questo, oltre a condivisibili semplificazioni in tema urbanistico. Sulle dimensioni ottimali e le economie di scala, Rossi ha ricordato che in questa legislatura non c’è stato alcun comune che abbia deciso di fondersi, contro le ben 57 fusioni della scorsa legislatura. E questo perché, ha aggiunto, è stato affermato insistentemente dall’attuale maggioranza che le gestioni associate obbligatorie erano il male assoluto. Ora si dovrebbe avere il coraggio di riprendere il filo del ragionamento sulle fusioni dei comuni che hanno indirizzato la nostra Provincia verso orizzonti di maggiori efficienza. La questione fusioni quindi va ripresa in mano, ma di questo nel ddl non c’è nulla.

 

Mantenere il vincolo del parere delle Commissione per il paesaggio

Il presidente dell’Ordine degli architetti e dei pianificatori, Marco Giovannazzi ha detto che le Cpc sono un baluardo per la difesa del paesaggio e sono nate in base al ragionamento che quest’ultimo non riguarda i singoli comuni ma il complesso dei territori. Quindi, il ruolo delle Cpc va valorizzato e la mancanza di un membro esperto di nomina “neutrale” le indebolisce perché c’è uno sbilanciamento sul versante politico. Il membro esperto, inoltre, dovrebbe avere una professionalità solida, invece oggi si attinge a una graduatorie di professionisti che hanno partecipato a un corso che si è tenuto 10 anni fa. I pareri della Cpc poi dovrebbero rimanere obbligatori e i gettoni di presenza, oggi miseri, andrebbero adeguati. Anche per le Cec, ha detto Giovanazzi, ci si deve porre il problema del ricambio generazionale aprendo spazi ai giovani. Il presidente dell’Ordine degli ingegneri, Francesco Misdaris, ha aggiunto che nelle Cpc devono entrare professionisti qualificati che hanno partecipato e partecipano a più commissioni portando così una visione omogenea dei problemi. Il presidente del collegio dei geometri, Flavio Zanetti, ha affermato che va aggiornato l’elenco degli esperti per le Cpc e Cec e lo si potrebbe fare anche in collaborazione con gli ordini e i collegi. Il presidente dell’Ordine dei Geologi, Mirko Demozzi ritiene anche lui che il parere della Cpc dovrebbe rimanere vincolante e ha chiesto la revisione delle liste dei professionisti, attraverso corsi formativi, per le commissioni. Anche per Claudio Maurina, presidente degli Ordine degli agronomi e forestali, le Cpc andrebbero rivitalizzate e rese importanti per la tutela del patrimonio storico e naturale del Trentino. Per Alberto Salmi, presidente dell’Associazione tecnici comunali, la cancellazione del termine vincolante sminuisce il ruolo delle Cpc. Bene invece che nelle Cec vengano inseriti esperti qualificati. Ma si deve rilanciare la formazione per rinnovare le liste di professionisti per Cpc e Cec.
Per l’Associazione provinciale delle Asuc, Rodolfo Alberti, ha detto che nel Consiglio dei sindaci andrebbe nominato un consigliere comunale non di opposizione, come previsto, ma di maggioranza.

 

Italia Nostra: sarebbe meglio ridare la pianificazione ai comuni e alla Pat

Beppo Toffolon di Italia Nostra ha affermato che le Comunità di valle sono nate ambigue e continuano a esserlo anche con questo ddl. Figlie dei comprensori nati con il primo Pup e tragicamente falliti perché asserviti a una visione centralistica che spogliava completamente i comuni delle competenze urbanistiche per favorire lo sviluppo industriale. Quindi, oggi l’idea che si riproponga alle Comunità la facoltà della pianificazione urbanistica appare azzardato. Le esperienze più recenti dimostrano che i conflitti con i comuni o con la Pat dei Piani territoriali di comunità sono evidenti. Per Toffolon la soluzione dovrebbe essere quella di tornare alla pianificazione comunale e della Pat. Sulle Cpc ci si ritrova di fronte a un’altra anomalia: la presenza di politici nelle commissioni tecniche in contrasto con le norme nazionali. Nelle commissioni edilizie, ha aggiunto, si vedono situazioni al limite della legalità e la presenza di politici finisce per allungare all’infinito le discussioni. La riforma Gottardi, ha continuato, risolve il problema alla radice togliendo l’obbligatorietà dei pareri delle Cpc e questo, ha aggiunto, può essere un bene perché si evita almeno la presenza dei sindaci. Per l’esponente di Italia Nostra va aumentata la caratura tecnica delle commissioni introducendo selezioni più severe per i professionisti che ne fanno parte. Professionisti che, ha ricordato Toffolon, vengono pagati 15 euro all’ora contro i 75 del vicino Alto Adige. Infine, alle Comunità andrebbero assegnati poteri di pianificazione reali che non possono essere limitati o cancellati dalla Pat. Altrimenti sarebbe meglio dare la pianificazione in mano alla Provincia e, nell’ambito delle aree edificabili, ai comuni.

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