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LANCIO D'AGENZIA

CONSIGLIO PAT * LAVORI ON LINE: « SERVIZI SANITARI E COVID-19, SÌ A MOLTI PUNTI DELLE 4 RISOLUZIONI DI MINORANZA »

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18.25 - mercoledì 20 maggio 2020

Concluso il Consiglio online su servizi sanitari e Covid-19. Sì a molti punti delle 4 risoluzioni di minoranza.

Si è conclusa con l’approvazione di molti punti delle 4 risoluzioni proposte dalle minoranze, grazie ad un’intesa raggiunta con l’assessora alla salute e al welfare Stefania Segnana, la seduta straordinaria del Consiglio provinciale sul tema “servizi sanitari ed emergenza epidemiologica” che ha impegnato l’assemblea legislativa per tutta la giornata. Approvata senza modifiche la quinta e ultima risoluzione di Masè.

 

PRIMA RISOLUZIONE

Marini: potenziare i servizi di consulenza psicologica anche a sostegno dei medici. Sì alla premessa e a 2 dei 5 punti del dispositivo.
Cinque gli impegni contenuti nel dispositivo della risoluzione 18 proposta e illustrata da Alex Marini del gruppo misto e sottoscritta da tutti gli altri consiglieri di minoranza. Primo (respinto): che la Giunta provinciale valuti il completamento dell’organico dell’Uopsal (Unità operativa prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro) con un dirigente psicologo e un dirigente medico del lavoro, per migliorare le politiche di prevenzione e contenere gli effetti del Covid-19 sulla salute dei lavoratori. Secondo (accolto): che l’esecutivo valuti la possibilità di supportare il servizio erogato dagli uffici socio-assistenziali delle Comunità di valle, assumendo figure con qualifica di psicologo o affiancando alla loro attività un servizio di consulenza psicologica. Terzo (accolto): che si agevoli l’accesso alle prestazioni di consulenza e assistenza psicologica erogate introducendo tariffe calmierate, in particolare per tutelare i soggetti più vulnerabili. Quarto (respinto): la Pat consideri l’adesione al progetto “Barometro salute mentale” promosso dall’Ordine degli psicologi del Lazio, in collaborazione con la facoltà di medicina dell’università La Sapienza di Roma e dell’Enpap (l’Ente di previdenza e assistenza degli psicologi), per misurare l’impatto della crisi connessa alla pandemia rispetto allo stato di salute mentale della popolazione trentina. Quinto e ultimo impegno (respinto): valutare la possibilità di inserire la figura dello psicologo e dell’infermiere nell’ambito delle aggregazioni dei medici di base. La risoluzione prevede infine che la Giunta riferisca alla commissione consiliare competente sull’esito dell’attuazione di questa risoluzione.

Le dichiarazioni di voto.

Rossi (Patt) ha detto di non credere che la volontà della Giunta e dell’Apss sia quella di taroccare i dati sull’andamento dell’emergenza e che i cittadini hanno diritto di fidarsi delle autorità istituzionali. Ha giudicato però negativamente la relazione dell’assessora Segnana che ha suo avviso si è limitata a dimostrare l’ottemperanza delle norme sanitarie. Rossi ha lamentato il fatto che “da 10 giorni sentiamo ripetere dal presidente Fugatti la parola record: una caduta di stile che si poteva evitare. Anche perché – ha osservato – altri potrebbero usare la parola record riferendosi ad altri dati e contro il Trentino”. Sulle Rsa nessuno ha spiegato secondo Rossi che noi abbiamo avuto il più alto numero di contagi perché nelel case di riposo il Trentino ha il più alto numero di posti letto in Italia rispetto alla popolazione anziana residente. Ma proprio per questo occorrevano maggiori misure di prevenzione. Anche se queste misure sono più difficili da introdurre nelle piccole strutture delle nostre Rsa. Il problema è che la Provincia non ha provveduto al coordinamento delle case di riposo, perché questo compito è lasciato all’Upipa. Sarebbe come se la Provincia affidasse a Confindustria le politiche industriali. In tal modo in particolare gli operatori delle Rsa sono stati dimenticati. Sui test sierologici nei 5 Comuni del Trentino, Rossi ha invitato la Giunta ad analizzare questo progetto per coordinare la grande richiesta di questi strumenti.

Lucia Coppola di Futura ha condensato nel suo intervento tutte le dichiarazioni di voto del proprio gruppo sulle 5 risoluzioni. Questa tragedia ci ha insegnato a suo avviso alcune cose. Innanzitutto che il pericolo del Covid-19 è stato sottostimato e questo ha messo in affanno il sistema sanitario. Questo dovrebbe averci fatto capire che occorre investire di più nella promozione e nella prevenzione della salute. Coppola ha rivolto un pensiero particolare alle attività educative alla salute, che ha bisogno di ascolto attivo e coinvolgimento delle persone. Anche perché i blocchi totali sopportati in questi mesi hanno maggiore possibilità di successo se le persone sono motivate dall’idea che le restrizioni sono necessarie per loro e per tutte. E questo vale molto più delle sanzioni. Per questo secondo la consigliera i limiti introdotti nei comportamenti andranno mantenuti anche in futuro per adottare un modello di vita più sobrio e che tenga conto anche delle esigenze di sostenibilità ambientale che, ormai si è capito, influenzano molto, nel bene e nel male, la nostra salute. Coppola ha evidenziato anche l’incessante flusso di informazioni veicolate attraverso i media sull’andamento del Covid-19. Questa mole gigantesca di informazioni su un unico tema sono state un evento senza precedenti nella storia della comunicazione pubblica. Per la consigliera è emersa quindi l’esigenza di un’informazione chiara e onesta per permettere ai cittadini di conoscere il vero stato dell’arte di fronte a questo immane problema. Per questo secondo Coppola occorrerà tener presente anche per il futuro. che la comunicazione per la salute è un fattore chiave indispensabile che può salvare delle vite. Solo con una comunicazione corretta la società intera può gestire la paura di fronte ad emergenze che riguardano la vita e la salute. Gli operatori della salute pubblica e i politici hanno assunto secondo la consigliera una responsabilità importante per far sentire le persone al sicuro validando il ruolo dei professionisti nel settore sanitario. Per Coppola la conoscenza del Covid-19 è ancora scarsa. Altro tema: l’attenzione ai minori, che dovrà basarsi anche in questo caso sui dati per capire se bambini e ragazzi hanno probabilità di ammalarsi e di essere vettori di contagio. Concludendo Coppola ha chiesto di mettere i cittadini nelle condizioni migliori per mantenere comportamenti adeguati. Con poche notizie ma chiare, con messaggi semplici anche se non facili da mettere in atto. Il passaggio dal saper fare al fare non è automatico. Questa crisi richiede una risposta ampia e interdisciplinare da parte della comunità scientifica in raccordo con i politici e gli operatori della comunicazione e delle discipline sociologiche e psicologiche per contribuire alla prevenzione e alla costruzione di modalità nuove e diverse per condurre le nostre esistenze pensando in particolare alle nuove generazioni anche se sono le vecchie quelle che hanno subito le sofferenze e le perdite più gravi.

Votazioni: premessa, punto 2 e punto 3 sono stati approvati con 30 voti a favore. I punti 1, 4 e 5 sono stati respinti 19 contrari 13 favorevoli e 2 astenuti (Ossanna e Bisesti).

 

SECONDA RISOLUZIONE

Demagri: ripensare il futuro della sanità a partire dall’emergenza Covid-19.
La risoluzione 19 proposta da Paola Demagri, del Patt, prevede che la Giunta approvi una variazione del programma delle attività 2020 dell’Apss, con riferimento alla fase 2 dell’emergenza Covid-19, variazione che espliciti cinque impegni. Primo (approvato): le misure di prevenzione del contagio, di sorveglianza attiva e organizzative di contenimento. Secondo (approvato): l’elaborazione di programmi di revisione dell’organizzazione sanitaria provinciale, tenendo conto degli elementi distintivi che caratterizzano i nostri ospedali e i modelli obsoleti della medicina territoriale. Terzo (respinto): la revisione dei parametri delle risorse umane delle Rsa per garantire i livelli minimi assistenziali adeguandoli ai parametri degli Stati europei che hanno avuto maggior successo nella gestione dell’emergenza sanitaria. Quarto (approvato): la predisposizione di un piano di comunicazione e formazione della popolazione rispetto ai corretti comportamenti da tenere (igiene delle mani, uso delle mascherine, distanziamento). Quinto (approvato): l’implementazione del monitoraggio della popolazione con test sierologici, coordinando il sistema pubblico e privato trentino in modo da favorire un utilizzo corretto ed efficace di tali strumenti, anche insieme ai tamponi, ove necessario.

Le dichiarazioni di voto.

Rossi ha ricordato due questioni da chiarire nelle prossime settimane, riguardanti le modalità con cui affrontare l’epidemia che in autunno potrebbe avere ancora una coda. Si tratta di capire innanzitutto se di fronte al contagio conclamato la Giunta intende affrontare il problema con l’indagine epidemiologica, identificando le persone che sono entrate in contatto con il virus soprattutto nell’ambiente familiare, dove il numero dei casi positivi è risultato maggiore. A suo avviso si potevano usare gli alberghi per isolare le persone risultate positive con tentativi di convincimento un po’ più incisivi. In mancanza di questo nelle famiglie le persone hanno continuato a contagiarsi l’un l’altra. Rossi ha ricordato che in base agli indicatori forniti dall’assessora, tra il 4 e il 10 di maggio è risultato che in Trentino c’erano ancora 31 focolai. Per Rossi sarebbe interessante sapere se questi focolai ci sono ancora e come sono gestiti. Il consigliere ha poi ricordato che nelle graduatorie nazionali, nel 2018 il sistema sanitario del Trentino era ai primi posti in Italia. Quanto alla necessità di tornare alla normalità, Rossi ha detto che è ragionevole implementare il personale dedicato ai controlli del rispetto delle regole, ma ha aggiunto un appello alla Giunta perché si rivolga alle autorità preposte affinché non puniscano ma consiglino le imprese in una fase come questa, in cui regole sulla sicurezza sono difficili da applicare.

Mara Dalzocchio, capogruppo della Lega, ha osservato che sui tamponi i margini di errore sono ancora notevoli e che la sanità trentina sta cercando in questo momento di lavorare al meglio. “Più avanti arriverà il momento anche per le critiche ma – ha aggiunto – oggi siamo ancora in emergenza le valutazioni sono ancora troppo incerte”.

Luca Zeni del Pd ha replicato a Dalzocchio osservando che è vero che siamo ancora in emergenza ma rispetto a tre mesi fa si conosce molto di più. Tant’è vero che si parla di misure di prevenzione, di piani di comunicazione, di implementazione dei test sierologici coordinando sistema pubblico e privato del Trentino. Non si può affermare che in assoluto non vi sono certezze perché alcune scelte si possono fare.

Luca Guglielmi (Fassa) ha negato di aver parlato di ospedali chiusi da parte di qualcuno ma che nel suo intervento nella discussione precedente si riferiva alle guardie mediche e a certi pronto soccorso che avrebbero potuto sostenere la sanità trentina sul territorio. Una riduzione dei servizi sanitari in Italia c’è stata ma oggi Giunta e Apss hanno comunque saputo fronteggiare l’emergenza Covid addirittura rendendosi disponibile alle esigenze sia della provincia di Bergamo sia dell’Alto Adige.

Votazioni. Premessa respinta con 2 voti di astensione. 14 sì, 19 no. I punti 1, 2, 4 e 5 sono stati approvati con 1 contrario e 1 voto non espresso.

 

 

TERZA RISOLUZIONE

Zeni: attuare il welfare anziani e potenziare rete ospedaliera e servizi sul territorio.
La risoluzione è stata approvata con alcuni emendamenti al dispositivo del testo. Il dispositivo della risoluzione 20 proposta da Luca Zeni del Pd, impegna la Giunta in 7 direzioni. La prima: riconoscere che il sistema sanitario non è un mero ambito di erogazione di servizi e forte di spesa, bensì un sistema complesso e in relazione con altri ambiti (economia, turismo, sport, formazione, benessere, cultura, ecc.) e quindi un’opportunità da sviluppare. La seconda: disciplinare la sanità trentina secondo una programmazione che si basi su valutazioni di sistema, tenendo conto in primo luogo delle indicazioni cliniche degli operatori sanitari. La terza (modificato): potenziare la rete ospedaliera, e rafforzare la medicina e l’assistenza di territorio attraverso aggregazioni di medici di medicina generale, la diffusione delle cure intermedie, la valorizzazione delle professioni infermieristiche, l’adozione di sistemi innovativi di assistenza forniti dalle innovazioni tecnologiche. Quarto: ristabilire al più presto i consueti volumi di attività ambulatoriale ed operatoria, riconoscendo la necessità della piena funzionalità dell’ospedale S. Chiara per la gestione delle urgenze e delle maggiori complessità. Quinto (rimosso con un emendamento): considerare prioritaria l’attuazione della legge 17 del 2017 sul welfare anziani, accelerando i tempi della sperimentazione già decisa e ampliandone la platea. Sesto (modificato): implementare gli strumenti di prevenzione, in particolare sostenendo l’attività fisica a tutte le età, ma anche anticipando, nell’attuazione della riforma del welfare anziani, il sostegno e la diffusione di co-housing e servizi domiciliari e proseguendo la politica capillare rispetto alle vaccinazioni, secondo le indicazioni mediche, e sostenendo i percorsi di inclusione sociale e di prevenzione delle dipendenze. Settimo: riconoscere il ruolo delle associazioni di volontariato in ambito sanitario come centrale nella rete dell’emergenza-urgenza, e tutelarne la funzione.

 

Le dichiarazioni di voto.

Zeni nelle sue dichiarazioni di voto ha illustrato il dispositivo e reagito alla replica dell’assessora Segnana ribadendo che non si possono nascondere le criticità, “non per polemica sulle scelte del passato ma per aiutarci a migliorare in futuro”. Sul tema delle case di riposo, Zeni ha ricordato il lungo percorso compiuto per arrivare alla riforma del welfare anziani del 2017 con la consulenza della Bocconi di Milano. Percorso che non partiva dall’obiettivo di realizzare un’azienda unica, ma da un confronto con numerosi soggetti che aveva portato alla consapevolezza che un sistema dove ciascuno agisce per conto suo non è l’ideale. Occorre ripartire da questo concetto non per cercare le responsabilità giuridiche delle singole Rsa nell’emergenza Covid-19 ma perché la Pat si assuma la regia del sistema servendosi dell’Apss, del proprio dipartimento e dei soggetti sociali interessati. Diversamente si perderebbe un’occasione importante. Per Zeni c’è comunque una nota positiva: “abbiamo – ha detto – gli strumenti di programmazione perché le prossime fasi consentano un ritorno a una normalità, anche se si tratterà di una normalità diversa”. E ha infine apprezzato la condivisione della risoluzione da lui proposta con un emendamento. Auspicando per il futuro che la Giunta “mantenga questa disponibilità a recepire come in questo caso le osservazioni delle minoranze”.

Paola Demagri (Patt) ha apprezzato il lavoro corale svolto oggi dal consiglio e la discussione costruttiva. E ha aggiunto che nonostante le sue critiche sulla carenza di programmazione sanitaria, ha riconosciuto che l’assessora ha avuto il merito di accogliere alcune risoluzioni. Ha lamentato tuttavia il no alla premessa e al terzo punto del dispositivo che prevedeva di rivedere i parametri sulle risorse umane delle Rsa per potenziare il personale che durante l’emergenza ha costretto a reclutarne dall’Apss. Ha concluso auspicando che questa richiesta venga recepita perché nasce dagli operatori e dalla valutazione dei dati, confrontando l’alto numero di posti letto messi a disposizione nel Trentino rispetto alle altre regioni con il numero di infermieri e Oss.

Votazione: la risoluzione emendata d’intesa con la Giunta è stata approvata con un solo voto di astensione (Degasperi di Onda Civica Trentino).

 

 

QUARTA RISOLUZIONE

De Godenz: rimodulare i servizi ospedalieri e di medicina territoriale.
Premessa sì, 1 sì, 2 no, 3 no. La risoluzione 21 proposta da Pietro De Godenz dell’Unione per il Trentino e sottoscritta dai colleghi del Patt, da Degasperi di Onda Civica e Marini del misto (non dai consiglieri del Pd), affida alla Giunta tre impegni: valutare tempestivamente la predisposizione di “zone filtro” in funzione anti-Covid in tutte le strutture ospedaliere onde garantire sicurezza e piena agibilità di reparti e sale operatorie definendo il relativo finanziamento; attuare subito negli ospedali periferici la piena ripresa dell’attività chirurgica stabilita in fase pre-Covid, la riapertura dei punti nascita di valle e il rafforzamento di altri servizi fondamentali quali lo screening mammografico, anche per garantire una minore mobilità interna; infine intavolare con i sindacati e i referenti dell’Apss e degli operatori sanitari professionali, un confronto che consenta di giungere ad una parificazione delle retribuzioni e dei contratti di lavoro, in modo da riconoscere la stessa dignità professionale e da ren.dere possibili interscambi di competenze e di personale in caso di necessità.

Votazioni: la premessa e il punto 1 sono stati approvati con due astenuti (Ghezzi e Coppola), mentre i punti 2 e 3 sono stati respinti con 20 contrari e 5 astenuti.

 

QUINTA RISOLUZIONE

Masè e maggioranza: riattivare centri diurni per anziani e ripristinare assistenza domiciliare.
Approvata. La risoluzione 22 proposta da Vanessa Masè del gruppo La Civica e sottoscritta dai consiglieri di maggioranza Guglielmi, Job, Dalzocchio, Cia e Leonardi, impegna la Giunta in tre sensi: ad elaborare dei protocolli specifici per la ripresa dei servizi erogati nei centri diurni, seppur parzialmente e con le adeguate misure sanitarie anti Covid-19; a ripristinare l’assistenza domiciliare anche potenziando questo servizio per gli utenti che a causa della loro fragilità non vi possono accedere; infine ad attivare una rete di sostegno per le famiglie a cui possano rivolgersi, anche se il loro congiunto non rientra nella lista di quanti già usufruivano dei centri diurni o dell’assistenza domiciliare.
Votazione. La risoluzione è stata approvata con 30 voti a favore e l’astensione di Degasperi, Ghezzi e Coppola.

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