News immediate,
non mediate!
Categoria news:
LANCIO D'AGENZIA

CONSIGLIO PAT * LAVORI AULA POMERIGGIO: « PROTAGONISTA ANCORA IL DDL 135 DI VANESSA MASÈ, LA CRONACA DEGLI INTERVENTI DEI CONSIGLIERI »

Scritto da
19.52 - mercoledì 29 marzo 2023

Il ddl 135 ancora al centro dei lavori in Consiglio provinciale. Pomeriggio dedicato interamente al dibattito in Aula sul ddl 135 di Vanessa Masè (La Civica). Alex Marini (5 Stelle) ha auspicato si riparta dalle segnalazioni delle insegnanti prima di agire sulla normativa. Mara Dalzocchio (Lega) ha puntato il dito contro le strumentalizzazioni. Vanessa Masè ha precisato le finalità della propria proposta e ravvisato una scarsa onestà intellettuale. Filippo Degasperi (Onda) ha parlato di una progettazione umiliante, non sfidante. Roberto Paccher (Lega) ha affermato che non contano solo le esigenze degli insegnanti, devono contare anche quelle delle famiglie. Paolo Zanella (Futura) ha chiesto a Masè di ritirare il ddl. La discussione generale proseguirà domani.

Dopo quella della mattina, anche la seduta pomeridiana del consiglio è stata dedicata interamente al dibattito sul ddl 135/XVI di Vanessa Masè (La Civica).

 

Marini: vantaggio del percorso unitario zero-sei non chiaro
I lavori nel pomeriggio sono ripresi con l’intervento di Alex Marini (5 Stelle). Il consigliere ha ricordato l’approccio da lui adottato nei confronti del testo del disegno di legge 135, il percorso che ha seguito per provare a valutarlo: si è informato sulle realtà in esame e poi si è soffermato sul testo e sulla relazione accompagnatoria. Marini ha detto di aver registrato un certo malcontento da parte delle educatrici per non essere state ascoltate, un problema metodologico dell’iter seguito. Ha quindi fatto riferimento ai dati raccolti durante l’istruttoria che ha definito come non significativi dal punto di vista dell’analisi quantitativa e qualitativa: vengono richiamati soprattutto aspetti legati all’andamento demografico e l’offerta di servizi. Dati non sufficienti a suo parere per promuovere una radicale ristrutturazione del sistema. Marini si è detto perplesso per il mancato ascolto di pedagogisti, sociologi esperti di educazione e per il mancato tentativo di valorizzare le sperimentazioni che ci sono state sul territorio. Valeva la pena, ha detto, partire proprio da queste per costruire un’esperienza, lavorando magari sui regolamenti e sulle linee guida per favorire una sperimentazione. Un metodo che, a suo dire, se fosse stato seguito avrebbe consentito di procedere con un’integrazione normativa rispetto ai testi vigenti senza dover introdurre un’ulteriore norma.

Ha parlato di semplificazione normativa che significa scrivere le leggi in modo chiaro e intellegibile e cercare di ridurne la quantità. Quindi l’esempio: il codice degli enti locali. Marini ha auspicato l’utilizzo della stessa logica, riunendo in un unico sistema tutte le norme che riguardano il settore. Nel caso di specie, invece, ha detto Marini, si parte da due leggi per inserire un terzo legislativo, creando confusione, un impianto legislativo sempre più ipertrofico. Il riferimento è stato poi alla relazione accompagnatoria. Marini ha detto di non essere riuscito a capire quale sia la ratio che ha portato a proporre questo ddl: si riconosce che il sistema è piuttosto buono, si tratta poi come un dogma la bontà della continuità educativa zero-sei. Viene fatto riferimento alle sperimentazioni di altre regioni italiane, senza poi dare conto dei risultati. Si parla di un problema demografico e di un problema di cesura nel passaggio 0-3/3-6, ha proseguito, ma non viene tracciato un collegamento tra i due aspetti.
Il consigliere ha descritto come limitata la presenza di strumenti pedagogici nel testo del ddl e della relazione e ha quindi domandato quale sia il vantaggio dello zerosei se si propone una nuova norma di 27 articoli per fare una sperimentazione sulla base di dati e relazioni che non si hanno, proponendo di navigare al buio per due anni con il rischio di rendersi a posteriori che ciò che si era proposto non funziona. Il metodo dovrebbe invece essere opposto, ha detto, bisognerebbe prima sperimentare, poi eventualmente legiferare.
Quindi il nodo legato all’occupazione e le istanze delle insegnanti: Marini ha descritto positivamente la nuova recente centralità del mondo della scuola nel dibattito ed ha auspicato che ora gli interventi legislativi partano dalle problematiche segnalate. Sull’elemento pedagogico, parlando del dialogo avuto di recente con le insegnanti, Marini ha fatto riferimento alle parole di Galimberti: la scuola sta privando i bambini dell’emozione di stare con i genitori. È vero, serve quality time con i figli, non solo tanto tempo per dedicarsi alle incombenze necessarie. Le insegnanti sono consapevoli di ciò e invece qui si ragiona solo in termini di servizi conciliativi, ha detto il consigliere. A conclusione del proprio intervento Marini ha letto “Una scuola grande come il mondo” di Gianni Rodari, ha parlato di un approccio olistico da utilizzare anche legiferando e fatto riferimento alle “Lettere luterane” di Pasolini, parlando della necessità di educare alla diversità. Marini ha infine concluso citando “Descolarizzare la società” di Ivan Illich: non si può solo ragionare in termini di risorse economiche, ma di significato anche pedagogico, ha detto.

 

Dalzocchio: strumentalizzazione delle preoccupazioni
La consigliera Mara Dalzocchio (Lega) ha detto di aver ascoltato da parte dell’opposizione ricostruzioni surreali e incoerenti sull’iter del ddl Masè e sulle sue finalità. Si è detta favorevole al testo, il cui obiettivo è promuovere la continuità del percorso educativo e scolastico anche a sostegno della funzione educativa primaria delle famiglie. Di fronte alle novità, ha detto, si possono generare fraintendimenti o preoccupazioni, ma quando si cavalcano queste ultime solo per strumentalizzarle politicamente è arrivato il momento di fermarsi e soffermarsi sul contenuto del disegno di legge. Dalzocchio ha quindi ripercorso l’iter del ddl fino all’approdo in Aula. Ha quindi rigettato le dichiarazioni di chi dice che in Commissione non si è dato abbastanza spazio all’ascolto. Rispetto al contenuto, la consigliera della Lega ha precisato che la ratio del ddl è quella di garantire nelle fasce 0-3 e 3-6 anni la massima espressione delle competenze del personale docente, assicurando la coerenza tra i due percorsi che al momento sono quasi sconnessi, attraverso una formazione continua e comune e non solo specifica verso una sola fascia di età, come invece accade oggi. Se fraintendimenti ci sono stati, sono stati più o meno voluti da qualcuno e hanno generato disinformazione e confusione tra il personale e le famiglie, ha detto: queste ultime secondo hanno invece bisogno di essere tranquillizzate, perché si parla di bambini, ha rimarcato. Si deve usare l’autonomia trentina per creare un sistema educativo all’avanguardia e a misura di bambino, ha aggiunto. Dalzocchio si è detta dispiaciuta per le strumentalizzazioni evidenti anche a fronte della disponibilità all’ascolto della consigliera Masè, dimostrata anche con gli emendamenti al testo.
Il testo del ddl, ha proseguito Dalzocchio, è stato molto criticato per assenza di riferimenti pedagogici, ma la consigliera Masè ha già ricordato che il riferimento legislativo deve rappresentare una cornice normativa. Ancora: sul territorio stanno già nascendo delle sperimentazioni che chiedono un quadro di riferimento. Educazione, cura, socialità, emozioni, apprendimento, ha ricordato infine Dalzocchio, sono dimensioni strettamente intrecciate che implicano un’attenzione simultanea.

 

Masè: poca onestà intellettuale
Sempre durante la discussione generale, la prima firmataria del ddl 135 Vanessa Masè (La Civica) ha ricordato di non avere il timore di affrontare chi la pensa diversamente da lei e dialogare, di aver parlato ieri con i Cobas. Quando ci sono persone oneste intellettualmente, ha proseguito, ci può essere uno scambio, ma questo disegno di legge ha incontrato pochissima onestà intellettuale. Il Pd, ha proseguito, dice che contesta l’impianto del ddl quando lo ha nel programma elettorale del 2018 il consigliere Tonini.
Masè ha ribadito di non voler imporre una riforma; si tratta di una volontà precisa non voler mettere in un cassetto oggi la legge 13 e la 4, questo sì creerebbe uno scossone che genererebbe paura. La consigliera ha rivendicato la propria facoltà legislativa, rispondendo a chi diceva avrebbe dovuto scrivere il disegno di legge con la giunta. Il ddl è rimasto in commissione quasi dieci mesi, ha aggiunto: non è venuta fuori alcuna idea e oggi invece sono tutti esperti. Ha sottolineato la volontà che il ddl sia un modello ulteriore nella prima fase. Ha ricordato il proprio passaggio al Cal e detto che voterà le proposte di ordine del giorno ostruzionistiche che chiedono di sentire l’Università di Bologna e Ragusa, entrambe realtà che protagoniste di studi nell’ambito del ddl. Masè ha quindi affermato di non credere in una sperimentazione come proposta da Marini. La formazione è centrale nel ddl, ha aggiunto, oggi è nell’articolo 6, quando era stato depositato era in due, tra cui il famigerato 5. La carenza di professionisti, però, ha ricordato, è ovunque, solo che per il mondo della scuola e dell’educazione non ci si può inventare da un giorno all’altro questi professionisti che non si possono far arrivare dall’estero. L’esempio che ha portato è quello dell’atelierista: Masè ha precisato di non aver mai voluto depotenziare con l’articolo 5 la formazione delle persone che lavorano nello 0-3 e nel 3-6, ma ha sottolineato che oggi manca il personale e bisogna pensare al futuro, a come reclutarlo e formarlo. Secondo la consigliera de La Civica la riforma zerosei può essere un modo per risolvere il gap relativo all’occupazione in tempi ragionevoli. La conclusione della consigliera è stata con una nota positiva: si è detta felice che tutti abbiano quantomeno ragionato sul tema.

 

Degasperi: progettazione non sfidante, ma umiliante
Filippo Degasperi (Onda) ha iniziato il proprio intervento riprendendo le parole di Vanessa Masè di “progettazione sfidante”: ma non lo è stata, ha detto il consigliere di Onda, la progettazione è stata umiliante perché vi entra anche il tema di luglio. Quale progettazione sfidante possono portare avanti le insegnanti se non si sa quanti bambini e da dove arriveranno a luglio? Quella è la progettazione di un parcheggio, ha detto. Le aperture a luglio, ha detto ancora Degasperi, sono passate come una soluzione al problema conciliativo; si è scelta una soluzione comoda senza ricordarsi delle esigenze di chi a scuola ci deve poi andare, dieci mesi di scuola sono più che sufficienti. Secondo il consigliere bisognerebbe invece riprendere il concetto di “comunità educante” presente nella legge Salvaterra invece di consegnare alle famiglie una comoda soluzione a la carte deresponsabilizzandole. Si prova a inventarsi soluzioni eccentriche per la crisi vocazionale e l’emergenza professionale, ha aggiunto Degasperi, come l’integrazione del titolo di studio, invece che chiedersi come mai gli studenti non scelgono più quel percorso. A parlare del ddl zerosei in Quinta commissione, ha rilevato il consigliere, è arrivata una demografa.

La preoccupazione espressa da Degasperi è che la riforma introdotta dal ddl si trasformi in un “liberatutti”, un rischio presente secondo lui in relazione ad esempio all’articolo 3. Masè ha parlato di “ballata popolare”, ha aggiunto Degasperi affermando che a suo parere, invece, il popolo di chi lavora nella scuola, nella vicenda non è stato coinvolto: semmai si è assistito a un balletto di corte. Quindi è stata la volta delle proposte: si cominci a garantire lo stesso trattamento a chi lavora negli asili privati e in quelli comunali, se non si vuole intervenire subito sugli aspetti economici si inizi dalle tutele. Degasperi ha proposto anche di sentire il collegio del personale delle scuole d’infanzia e l’assemblea del personale dei nidi; ha chiesto che delle iniziative sia informata la commissione consiliare competente e che si faccia votare agli insegnanti un eventuale progetto elaborato. Se per imposizione dovesse partire questa sperimentazione, ha aggiunto, si costituisca nelle realtà dove ciò accade un collegio del personale, si coinvolgano i professionisti dell’educazione. I numeri fissi ingessano? Non averli è un altro rischio di “liberatutti”, ha aggiunto Degasperi, vanno posti dei limiti, ad esempio di 15. Bisogna infine secondo il consigliere indicare chi deve sedere al tavolo tecnico per il monitoraggio, senza lasciar mano libera alla giunta per la composizione, prevedendo la presenza degli insegnanti.

 

Paccher: pensare alle famiglie, non solo alle esigenze degli insegnanti
Roberto Paccher (Lega) ha detto di aver apprezzato la volontà di proporre migliorativi da parte di Degasperi e di non comprendere la contrarietà di principio alla riforma. Ha concesso che il testo, che ha ricordato presente nel programma di legislatura della minoranza, possa essere emendato e migliorato. Ma, ha detto, dai banchi dell’opposizione non sono arrivate proposte concrete. Bloccare l’iter con l’ostruzionismo non farà approvare il ddl, ha aggiunto, ma se l’opposizione fosse stata interessata al tema avrebbe potuto presentare degli emendamenti. Paccher è quindi entrato nel merito del ddl, ha ricordato che la scuola dell’infanzia è facoltativa: inutile fare delle strumentalizzazioni su obblighi che non esistono. Ha detto poi che la politica è titolata a fare le sue scelte, non è a libro paga degli insegnanti.
Paccher ha descritto il modus operandi delle minoranze come un comportamento di un bambino capriccioso e definito l’ostruzionismo uno strumento vile.

Sulle aperture a luglio ha detto che risalgono al 2020, quando la pandemia costrinse a chiudere luoghi di lavoro e scuole e i lavoratori a finire le ferie perché non c’era ancora lo smart working. Già allora, ha detto, furono usate le assemblee sindacali per boicottare le aperture a luglio adducendo problemi ora superati. Nel 2021, in virtù del gradimento delle famiglie, furono riproposte, ha proseguito: non ci sono solo le esigenze degli insegnanti, ma anche quelle delle famiglie che con le loro iscrizioni hanno mostrato il gradimento per l’iniziativa, portata tra l’altro avanti con costi ridotti. L’assessore, ha detto Paccher, ha proposto interventi compensativi rigettati. Le aperture a luglio sono secondo il consigliere della Lega uno strumento gradito alle famiglie messo per loro a disposizione.

 

Zanella: ddl inaccoglibile
Paolo Zanella (Futura) è tornato sulle aperture a luglio: ha chiesto se l’opportunità è per i bambini o per i genitori, se per un mese si trasforma un servizio educativo in un servizio conciliativo. Ci sarebbero famiglie che vorrebbero mandare i propri figli in estate altrove ad esempio ai campi, ha proseguito, ma sono stati tolti i soldi del Fondo sociale europeo per cui chi può permetterselo può farlo, gli altri devono mandare i figli all’asilo.
Secondo Zanella il ddl non è inoltre prioritario, la priorità è offrire dieci mesi di scuola di qualità e non undici ed evitare che gli insegnanti scappino; secondo lui gli asili vanno resi un servizio universale con la gratuità dei nidi, presente in un ddl che la maggioranza non ha voluto approvare. Si devono avere le idee chiare sulle priorità di governo, ha proseguito Zanella, se la priorità è lo sviluppo pedagogico dei bambini le risorse vanno messe in quest’ambito, ma le risorse vengono invece messe nelle rotatorie. L’ostruzionismo, ha spiegato, è dovuto a visioni diverse: le sperimentazioni vanno valutate seriamente, si decida come farle e poi basta una delibera di giunta per le linee guida. L’impianto del ddl è inaccoglibile, ha concluso, chiedendo alla consigliera Masè nuovamente di ritirare il disegno di legge.

Categoria news:
LANCIO D'AGENZIA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
DELLA FONTE TITOLARE DELLA NOTIZIA E/O COMUNICATO STAMPA

È consentito a terzi (ed a testate giornalistiche) l’utilizzo integrale o parziale del presente contenuto, ma con l’obbligo di Legge di citare la fonte: “Agenzia giornalistica Opinione”.
È comunque sempre vietata la riproduzione delle immagini.

I commenti sono chiusi.