Ddl 89 di Marini, depositati 224 ordini del giorno. I lavori del pomeriggio sono ripresi con l’illustrazione delle tre proposte di risoluzione sulla comunicazione 56 della Giunta sul futuro delle grandi derivazioni d’acqua a scopo idroelettrico presentate da Alex Marini (emendata e approvata), Alessandro Olivi (emendata e approvata) e Alessio Manica (respinta). Chiuso questo punto, si è proseguito con la trattazione del ddl 89 di Alex Marini di modifica della normativa provinciale sui referendum che ha visto la presentazione di 224 ordini del giorno a firma di Zanella, Coppola e Marini.
COMUNICAZIONE DI GIUNTA 56 SULLE DERIVAZIONI D’ACQUA
Dopo l’intervento, questa mattina, dell’assessore Mario Tonina, i lavori del pomeriggio sono iniziati con la presentazione delle proposte di risoluzione a prima firma di Alex Marini (5 Stelle), Alessandro Olivi (Pd) e Alessio Manica (Pd).
La proposta di risoluzione di Marini, emendata e approvata
Alex Marini ha presentato la sua proposta di risoluzione, la numero 203. Ha iniziato il proprio intervento raccontando che Re Carlo di Svezia conferirà il Stockholm Water Prize, il Nobel dell’acqua, al professor Andrea Rinaldo, lo scopo delle cui ricerche è rendere equo l’accesso all’acqua. La produzione di energia elettrica nei grandi impianti di derivazione trentini ha una ricaduta pesante in termini ecosistemici, ma misurabile grazie all’esito di queste ricerche, ha spiegato Marini. In questi giorni si è inoltre rilevato come una mancata gestione dell’acqua può causare danni apocalittici, ha aggiunto facendo riferimento all’alluvione dell’Emilia Romagna. Un evento che, ha detto, ha dimostrato quanto il territorio sia vulnerabile quando sia eccessivamente cementificato: bisogna quindi intervenire con opere di rinaturazione. In quest’ottica la proposta di risoluzione impegna la Giunta a illustrare alla commissione consiliare competente le iniziative che intende adottare per recepire le finalità previste per le province autonome dal decreto 205 del 2022 entro 30 giorni dall’approvazione della risoluzione e per definire le linee guida previste all’articolo 9 delle norme di attuazione del Piano di tutela delle acque 2022-2027 propedeutiche a un regolamento in materia.
Dopo una breve sospensione, è stata posta in votazione la proposta di risoluzione emendata. È stata approvata con 28 favorevoli e 1 non partecipante al voto.
La proposta di risoluzione di Olivi: emendata e approvata
Anche la proposta di risoluzione di Olivi, la 204, è stata emendata. Nel presentarla, Alessandro Olivi ha ricordato il lavoro fatto negli scorsi giorni anche in Terza Commissione. Ha ricordato che il 2024 è domani mattina e, stanti così le cose, la norma approvata in Consiglio è impugnata e se la Corte costituzionale dovesse confermare già oggi si dovrebbe essere pronti con i bandi di gara, perché allestire una gara per le grandi derivazioni idroelettriche in pochi mesi è impossibile. Con la risoluzione si auspica, ha detto Olivi, che nel tavolo in cui si discute di Pnrr, di rafforzare la capacità di innovazione legislativa e istituzionale delle autonomie sociali, si vuole riscrivere il percorso. Poi una considerazione: la direttiva Bolkestein è relativa ai servizi del mercato europeo comune e si deve considerare che non sono comprese in queste attività le attività che realizzano in via principale la produzione di beni (soprattutto se demaniali). La titolarità della produzione è in capo alle Province autonome: da qui muove il testo, ha affermato. Il testo è cuore di una trattativa con la Giunta: Olivi ha chiesto al vicepresidente Tonina che sia usato per rafforzare l’impegno dell’amministrazione sul tavolo di confronto con il Governo e condiviso nella cooperazione con la Provincia di Bolzano. Si crede di aver contribuito a dimostrare l’approccio costruttivo con cui si è sempre affrontato il tema del futuro delle centrali trentine.
Filippo Degasperi (Onda) ha anticipato la volontà di non votare la proposta senza previa spiegazione perché ha detto di faticare a comprenderne gli obiettivi. Ha espresso dubbi sulla dicitura “alternativa e in via complementare” e su “ivi incluse le gestioni in house”: ha quindi chiesto perché non si riesca a scrivere qualcosa di forte per chi va a Roma esprimendo chiaramente i desiderata del Trentino. Per come è scritta, secondo Degasperi la proposta di risoluzione lascia aperte tutte le porte ed è rischiosa.
Alex Marini ha ripensato a un ordine del giorno 211 dell’aprile 2021 in cui si cercava di impegnare la Giunta in un percorso nazionale ed europeo che prendesse in considerazione anche gli elementi di tipo sociale e ambientale. Da Olivi Marini ha detto si sarebbe aspettato una soluzione coraggiosa. Marini si è detto dibattuto: sarebbe bene buttare il cuore oltre l’ostacolo, ha affermato.
Paolo Zanella (Futura) ha invece detto di voler votare la risoluzione: apre all’in house, rende possibile una via oggi non praticabile né percorribile. Bisogna intanto scegliere la via del male minore, quella della proroga, ha aggiunto.
Il voto: risoluzione approvata con 27 sì e un astenuto.
La proposta di risoluzione di Manica: respinta
È arrivato quindi il momento della proposta di risoluzione di Alessio Manica, la 218.
Per varie ragioni l’assessore Mario Tonina ha detto di non poter dare parere positivo pur condividendo i principi e gli obiettivi che la risoluzione si pone. Avrebbe potuto accettarla, ha detto, ma di non potersi impegnare a presentare in 30 giorni al Consiglio lo studio dettagliato in attuazione dell’ordine del giorno: non ci sono le condizioni e i tempi per chiudere la partita nel poco tempo rimasto della legislatura. Si sta lavorando per garantire alleanze con altri operatori del mercato per cercare di mettere in sicurezza la parte idroelettrica che è soggetta al mercato e all’andamento climatico, ha aggiunto. È necessario lavorare per recuperare altre fonti di produzione di energia rinnovabili e questo è l’input dato a Dolomiti energia assieme a quello di verificare se ci sia la possibilità di allargare la base sociale di Dolomiti energia, guardando alla società di Verona, Vicenza e Mantova, e per fare un ragionamento in merito. Se l’obiettivo è questo si è in sintonia con il testo di Manica, ha aggiunto Tonina.
Alessio Manica si è rivolto a Tonina: non si può dire che non c’è tempo perché questo testo è una fotocopia di un ordine del giorno, quello del 7 ottobre 2020 votato dall’Aula. Si chiuderà la legislatura senza aver approfondito scenari alternativi e, anzi, con un quadro sull’idroelettrico peggiorato perché i tre interventi fatti hanno lasciato danni. Non si può dire che dalle minoranze non sia pervenuta l’indicazione delle strade da approfondire. Perché non si è approfondito? Anzi, si dice che si sta lasciando andare Dolomiti energia verso una strada diametralmente opposta. Manica si è detto convinto che l’acqua debba essere interamente pubblica. Nell’ultimo anno e mezzo il contesto storico ha reso drammatica la questione della sovranità energetica, lo scenario è mutato e la maggioranza dei trentini si aspetta una forte regia pubblica sull’acqua e sarebbe disposta a movimentare una grande parte del risparmio che è nelle banche trentine per riprendersi una quota dell’acqua.
Filippo Degasperi ha riconosciuto in queste parole il motivo della sua astensione precedente. Qui non si lascia una cambiale in bianco, si dà direttamente un indirizzo. Si è detto convinto che la scelta sia già stata fatta: non si parlerà di ripubblicizzazione e in house, l’unico tema sarà la proroga. Ha espresso quindi un voto convinto del testo di Manica.
Alex Marini ha fatto riferimento a un ordine del giorno di aprile 2021, il 331 inattuato, che ricostruisce la normativa europea e la sua applicazione. I principi comunitari, ha affermato, dicono che bisogna produrre energia garantendo un servizio accessibile equamente a tutta la popolazione. L’ordine del giorno, ha detto, fa riferimento al modello tedesco applicato in 284 municipalità tedesche tra cui Amburgo: una municipalizzata con partecipazione di cittadini e associazioni. Ha detto di non riuscire a capire come sia possibile esprimere un parere negativo rispetto alla proposta di risoluzione di Manica.
Roberto Paccher (Lega) ha parlato di una tematica che è stato opportuno affrontare in Consiglio. Ha appoggiato l’assessore Tonina nel ragionamento sui tempi. Ha parlato di errori fatti quando si è costituita Dolomiti energia, una società mista. Impossibile porre rimedio a ciò in 30 giorni.
Alessio Manica ha ribadito di non aver mai affermato che sia stato fatto un errore 20 anni fa, ma di aver spiegato che il contesto è mutato.
Il voto: la proposta è stata respinta con 10 sì, 17 no e un’astensione.
IL DDL 89 DI MARINI
Chiuso il quinto punto all’ordine del giorno sulla comunicazione della Giunta sul futuro delle grandi derivazioni d’acqua a scopo idroelettrico, si è passati all’esame del ddl 89 proposto da Alex Marini (5 Stelle), che era stato respinto in Prima commissione di Vanessa Masè della Civica. Il disegno di legge mira a modificare la normativa provinciale sui referendum, la numero 3 del 2003, introducendo tra l’altro il voto per corrispondenza e la raccolta elettronica delle firme e un opuscolo informativo. All’inizio della presentazione erano pervenuti 224 ordini del giorno: 221 firmati da Paolo Zanella, 6 da Lucia Coppola (Europa Verde) e 3 da Alex Marini.
Alex Marini ha dato lettura alla relazione accompagnatoria del ddl 89 (in allegato). Quindi il relatore Alessandro Savoi (Lega) ha dato lettura della relazione della Commissione.
Marini ha poi presentato l’articolato. Ha iniziato ricordando la consultazione referendaria del 26 settembre 2021 e il risultato in termini di partecipazione. Ha sottolineato l’assenza di un’infrastruttura che accompagni l’iniziativa referendaria, presente invece in altri Paesi che si ispirano alla tradizione del costituzionalismo liberale e che hanno strumenti per accompagnare la votazione popolare. L’obiettivo del ddl non è solo quello di assicurare un più alto livello di democrazia, ma anche rispondere a problematiche monitorate nel corso del procedimento. Una partecipazione del 15% non può soddisfare le aspettative, secondo Marini. Ha quindi riassunto la proposta normativa e ribadito l’intento di rendere più performante l’istituto del referendum. L’accenno al 22 ottobre: ci si augura qualcosa cambi in termini di affluenza, bisogna comunque dare un segnale, fare qualcosa non per le prossime elezioni, ma per tutte quelle che verranno. Bisogna far sì che chi paga le tasse sia consapevole del lavoro che sta dietro alle tasse, ha aggiunto presentando l’articolato. Si dovrebbero considerare le criticità legate al quorum, ha aggiunto.
Zanella: ostruzionismo di tutela contro eventuali forzature. Paolo Zanella ha preso la parola nel corso della discussione ricordando l’impegno del consigliere Marini per favorire la partecipazione alla democrazia diretta. A parte alcuni singoli articoli (non voterà l’1, ha anticipato) il testo è abbastanza condivisibile. Poi ha parlato dell’emendamento di Ossanna. In questi giorni, tutto è fluido, ha detto. Ha citato l’articolo 114 del regolamento del Consiglio sull’ammissibilità degli emendamenti e dichiarato che l’emendamento di Ossanna andrebbe a intervenire sulla legge elettorale e a modificare la doppia preferenza di genere. Secondo Zanella sarebbe una forzatura della forzatura della forzatura ammettere qualcosa estraneo all’oggetto della legge, facendolo senza unanimità dell’Aula, solo con solo firme di 7 capigruppo. In passato si sono viste forzature, ha affermato, perciò sono stati presentati, con i colleghi di minoranza, degli ordini del giorno, per avere la garanzia che non ci siano forzature del regolamento. Una tutela contro prassi inusuali, per evitare che venga depositato all’ultimo un emendamento tale. Dispiace, ha detto Zanella, ma si è arrivati a questo punto per una questione di metodo e di merito, perché non si tocchi l’istituto della doppia preferenza di genere, fatto per garantire pari condizioni teoriche di accesso. La norma è secondo Zanella è un correttivo minimo rispetto a ciò che accade nella realtà, in cui le donne elette sono minoranza della minoranza. Senza questa legge statisticamente, ha aggiunto, ci sarebbero ancora meno donne in Aula. Un principio da tutelare e difendere.
Zanella ha quindi ricordato l’importanza della doppia preferenza di genere e proseguito citando gli articoli 3 e 117 della Costituzione, lo Statuto di autonomia (articolo 47), il regolamento del Consiglio (articoli 113 e 114). Quindi l’accenno ai tempi: non consentirebbero di applicare la legge alla prossima tornata e quindi nemmeno le cordate maschili che secondo Zanella sono il vero obiettivo dell’emendamento. Zanella ha citato poi uno studio del professor Cristiano Vezzoni sulle elezioni provinciali del 2018, una possibilità che il consigliere ha sottolineato non è chiesta dalla popolazione, avendo nel 2018 ogni elettore espresso in media 0,7 preferenze. In conclusione del suo intervento Zanella ha citato la strategia 2020-2025 per la parità di genere dell’Unione europea, la strategia nazionale 2021-2026 in merito, la strategia Spross provinciale che ha definito un libro dei sogni.