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CONSIGLIO PAT * LAVORI AULA: «DOPPIA PREFERENZA GENERE, 224 ODG OSTRUZIONISTICI A FIRMA ZANELLA – COPPOLA – MARINI »

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14.32 - giovedì 8 giugno 2023

Il Consiglio provinciale ha proseguito questa mattina la discussione sul ddl 89 del 5 Stelle Alex Marini di modifica della normativa provinciale sui referendum gravato da 224 ordini del giorno ostruzionistici a firma Zanella, Coppola e Marini, per impedire l’approvazione dell’emendamento (a loro giudizio inammissibile) del consigliere Ossanna del Patt per modificare le norme sulla doppia preferenza di genere. Dopo l’intervento in discussione generale della consigliera Coppola, su richiesta del proponente Marini i lavori sono stati sospesi per permettere un confronto con la Giunta che non ha sortito alcun effetto. Alla ripresa è proseguita la discussione generale con gli interventi di Marini, Rossi, Ossanna, Savoi, Manica, Paccher, Olivi e Tonini. I lavori riprendono nel pomeriggio a partire dalle ore 15.00.

Un disegno di legge con spunti interessanti e condivisibili, per la consigliera Lucia Coppola (Verdi per l’Europa) che ha apprezzato l’impegno del consigliere Marini per favorire la partecipazione e la democrazia diretta ed ha ampiamente argomentato sul tema, affrontando anche l’argomento delle discriminazioni, dei diritti e della parità di genere. Con riferimento all’argomento dell’emendamento Ossanna ha detto che credere in una preferenza femminile senza se e senza ma, introducendo più donne nelle assemblee elettive, gioverebbe all’efficienza, alla competenza, alla stabilità e all’incorruttibilità della res pubblica. Comprendere l’importanza di un femminile decidente significa travalicare conflittualità e superare gli ostacoli legati ai personalismi, senza contare che il “fattore D” è importante per un paese ed è stato valutato 7 punti in più del Pil. Coppola ha infine espresso un parere nel complesso positivo alla proposta di Marini, pur rappresentando delle perplessità, analogamente al collega Zanella, sull’articolo 2 relativo al quorum. Ha dunque auspicato che ci si possa esprimere per parti separate.

Alex Marini, rientrato in aula dopo una infruttuosa sospensione dei lavori alla ricerca di un accordo, ha espresso preoccupazione sullo stato di diritto e sulla totale mancanza di responsabilità e sul disinteresse della politica e della stampa sui temi della partecipazione e della democrazia. Questa è una vergogna, ha tuonato. Nessuno dei numerosi documenti politici da lui sottoposti all’attenzione dell’aula in questi anni è stato preso in considerazione, ha riferito.

Ugo Rossi (Misto) è intervenuto ricordando il lavoro del collega Marini fin dalla scorsa legislatura, allorché si tentò di trovare delle linee di mediazione rispetto ad un disegno di legge d’iniziativa popolare di cui si era fatto portavoce. Anche all’epoca c’erano delle perplessità, pur in presenza di alcune questioni sulla procedura di attivazione dei referendum che si riteneva opportuno introdurre per ottenere una maggiore velocità e la garanzia di risposte più compiute sotto il profilo giuridico. Su quegli elementi, contenuti anche nel testo in discussione, si potrebbe forse lavorare se non fosse per l’emendamento alla legge elettorale di modifica delle attuali regole sull’equilibrio di genere. In tal senso Rossi, dal punto di vista della trasparenza nei confronti dei cittadini, ha rivolto un appello al vicepresidente Tonina perché chieda al collega Ossanna il ritiro dell’emendamento (pur legittimo), al fine di aprire una finestra di trattativa. La legge del collega Marini serve ad accelerare il referendum e questo potrebbe venire utile, non ultimo sul delicato tema dell’orso, con riferimento al quale nelle valli già stanno pensando ad una consultazione popolare.

Il consigliere Lorenzo Ossanna (Patt) ha obiettato che non è il suo emendamento a bloccare la discussione della proposta del collega Marini, tra l’altro per certi aspetti condivisibile: la proposta emendativa, infatti, è già stata dichiarata inammissibile e il rallentamento di questa discussione è dunque prodotto dall’ostruzionismo delle minoranze: si chieda dunque a loro la motivazione di questo impasse.

Alessandro Savoi (Lega nord) ha rilevato come ancora una volta in quest’aula si vuole perdere tempo senza entrare nel merito del tema in discussione. Sull’argomento preferenze, il consigliere della Lega ha portato l’esempio di Bolzano, dove le preferenze sono quattro, sono libere e nessuno si scandalizza come accade qui: a parte questo, l’emendamento del collega Ossanna non esiste più e dunque ora ci si dovrebbe concentrare sul ddl 89 perché il tema della doppia preferenza è archiviato.

Il consigliere Alessio Manica (PD) ha notato che l’emendamento non è stato dichiarato inammissibile, ma è stata anticipata in via “informale” l’inammissibilità: qui sta la ragione dell’ostruzionismo perché troppe volte in questa legislatura abbiamo visto qualche furberia, ha notato. Ha ricordato l’episodio della nomina nella Commissione dei 12, allorché la prassi fu calpestata e si procedette all’indicazione da parte della maggioranza di un componente che spettava alla minoranza. Sul rispetto delle prassi in quest’aula abbiamo dunque qualche perplessità e ci fidiamo fino ad un certo punto, ha affermato Manica. Se vogliamo tornare a parlare del merito di questo disegno di legge le strade sono due, ha suggerito: il collega Ossanna ritira l’emendamento e parallelamente il Presidente Kaswalder dichiara apertamente che l’emendamento o qualsiasi sua riformulazione è inammissibile. Nel merito Manica ha ragionato sul tema del quorum e su altri aspetti che potrebbero concorrere a fare dei passi avanti in materia di partecipazione e referendaria.

Roberto Paccher (Lega nord) ha riconosciuto la legittimità dell’emendamento di Ossanna qui dipinto come uno scandalo, ricordando che l’attuale legge elettorale è frutto di un emendamento presentato con le stesse modalità ora descritte come vergognose, a pochi mesi delle elezioni. Ha poi espresso netta contrarietà alle modifiche proposte da Marini: un disegno di legge che è stato già respinto in Commissione, anche perché la nostra Provincia è già all’avanguardia sulla materia referendaria. Togliere il quorum o permettere il voto per corrispondenza lo ritengo oggettivamente sbagliato, ha chiosato.

L’ostruzionismo non è ancora cominciato, ha notato Alessandro Olivi (PD) perché siamo ancora nella fase di discussione generale. L’emendamento proposto dal consigliere Ossanna ha violentato la discussione costringendo a interrogarci su un tema imprevisto che è stato dichiarato inammissibile solo informalmente. Ora, la proposta di ordine del giorno depositata da Claudio Cia di non passaggio alla discussione articolata del testo (tra l’altro con motivazioni del tutto infondate), dovrebbe rappresentare solo l’estrema ratio, per non svilire il lavoro fatto dal proponente e non impedire l’esame della materia.

Il consigliere Giorgio Tonini (PD) ha convenuto con il collega Olivi che l’ostruzionismo, se ci sarà, sarà sull’articolato: il pacchetto di ordini del giorno è la conseguenza della presentazione dell’emendamento Ossanna e quando il Presidente lo dichiarerà formalmente inammissibile saranno ritirati: fidarsi è bene, non fidarsi è meglio perché la parola della maggioranza si è spesso dimostrata incerta in questa legislatura, ha chiarito. Il consigliere del PD ha poi svolto un ragionamento sul “complesso del tiranno”, osservando che nessun paese ha un sistema altrettanto ampio di strumenti, immaginati dal costituente per rendere il sistema pluralista ed evitare la concentrazione dei poteri. Un articolato sistema di contrappesi che prevede un presidente della repubblica, una corte costituzionale, le regioni, la magistratura inquirente e infine l’istituto referendario. Il quorum è un elemento rozzo che nell’evolversi ha presentato qualche controindicazione, però è indispensabile perché serve per impedire di consegnare il risultato alle piccole minoranze. La proposta più ragionevole fin qui elaborata sposta la maggioranza assoluta degli aventi diritto al voto alla metà più uno dei votanti alle ultime elezioni di quel livello. Se il collega Marini non modifica questo passaggio del suo testo (che elimina interamente lo strumento del quorum), non potrà avere il mio sostegno, ha concluso.

 

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