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LANCIO D'AGENZIA

CONSIGLIO PAT* IL QUESTION TIME DI QUESTA MATTINA IN AULA HA APERTO LA PRIMA SESSIONE DI NOVEMBRE

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15.35 - martedì 7 novembre 2017

Il question time di questa mattina in aula. La prima sessione di novembre del Consiglio provinciale, convocata in aula dal presidente Dorigatti, si è aperta con le interrogazioni a risposta immediata. Ecco una sintesi della discussione. Subito prima il consigliere Bezzi (FI) ha chiesto una risposta ad un suo question time su Mediocredito, che non avendo ottenuto riscontro in aula nell’ultima seduta era stato trasformato in interrogazione a risposta scritta. Ora anche i termini per questa risposta sono scaduti. Bezzi ha detto di aver presentato una sollecitazione, rimasta anch’essa senza esito, e di avere quindi diritto ad una risposta.

 

Marino Simoni (PT)
Si vuole risolvere
il problema del 112
nel Primiero?

Simoni ha chiesto se la Giunta intende risolvere il problema del disagio causato, nel Primiero, a chi compone il numero di emergenza 112 per tutte le telefonate di soccorso. A rispondere sono infatti i Carabinieri di Feltre, che inoltrano la telefonata ai colleghi di Cavalese, i quali passano a loro volta la richiesta alla centrale unica di emergenza 112 di Trento. Ciò obbliga a spiegare nuovamente il perché della chiamata. Per questo Simoni sollecita accordi con la Regione Veneto a beneficio degli utenti sia del Primiero sia dei Comuni confinanti con il Trentino.
La risposta. L’assessore Mellarini ha risposto affermando che la Pat è in contatto col ministero per trovare una soluzione ai problemi del Primiero. C’è una modalità di intervento concordata con Veneto e la Pat e la Regione Veneto ha avuto l’assenso dal ministero per avviare l’attività di coordinamento che contribuirà a risolvere i problemi del 112 del Primiero. La Provincia sta lavorando con il Veneto per trovare una risposta entro i tempi tecnici per arrivare alla copertura anche del Primiero – Vanoi da parte della centrale unica di Trento.
La replica. Simoni, soddisfatto della risposta, ha ricordato inoltre che un terzo del territorio non ha la copertura dei telefoni portatili e tra queste ci sono varie zone del Primiero, come la val Canali e in parte il Vanoi.

 

Gianpiero Passamani (Upt)
Sarà migliorata, e quando
la strada del Menador tra
Monterovere e la Valsugana?

Passamani ha chiesto se e come la Giunta intende adoperarsi per migliorare la percorribilità della strada del Menador, lunga 9 km, che collega Monterovere alla Valsugana a beneficio dello sviluppo turistico sia dell’altopiano di Lavarone e Luserna sia di Levico Terme, Caldonazzo e Calceranica.
La risposta. L’assessore Daldoss ha risposto che sul Menador sono già stati effettuati allargamenti e lavori di messa in sicurezza per un investimento di circa 200 mila euro. Il semaforo proposto, però, richiederebbe una rete elettrica molto lunga che oggi non c’è, ma si può comunque valutare la proposta di installazione di un semaforo selettivo. Entro l’anno si farà uno studio per verificare la proposta.
La replica. Il consigliere ha detto che il problema riguarda un tratto solo di 900 metri. C’è un progetto di 8 milioni di euro che è in effetti pesante e difficile da realizzare. Quindi l’alternativa dei semafori, con pannelli fotovoltaici, potrebbe risolvere buona parte dei problemi.

 

Claudio Cia (Gruppo misto)
Si può trovare una soluzione
diversa dallo sgombero per sfratto
di una famiglia da una casa Itea?

A proposito dello sfratto esecutivo da un appartamento Itea di una famiglia con una figlia minore pur avendo sempre pagato l’affitto, Civettini voleva sapere se in mancanza di alternative la scelta di non procedere come in questo caso con lo sgombero valga solo per gli stranieri, la ragione del provvedimento e se sia possibile concedere al nucleo un’ulteriore proroga o un altro alloggio.
La risposta. Daldoss ha risposto che l’assegnazione degli alloggi avviene attraverso regole che le Comunità devono applicare per un principio di equità, perché le graduatorie sono collegare al reddito. Recentemente si è fatto in modo che chi non è in graduatoria riceva il contributo Pat per l’affitto sul mercato privato per contenerne il costo. Nello specifico dal 2010 si è sempre fatto presente al nucleo familiare oggetto dell’interrogazione che l’assegnazione aveva un carattere provvisorio. Per un anno questa famiglia è anche uscita dagli indici Icef, quindi, pur comprendendo la drammaticità dei provvedimento, dopo 7 anni non si potevano più fare proroghe. Il decreto Minniti, evocato da Cia, ha concluso infine Daldoss, in questo caso non può trovare applicazione.
La replica. Cia ha replicato che la famiglia in questione ha un minore e quindi rientrerebbe nel decreto Minniti e verrà messa sulla strada anche se monoreddito con un Icef 0,18. Si rischia, ha detto inoltre, di creare una guerra tra poveri perché, l’appartamento in questione, verrà assegnato, anche se giustamente, ad una famiglia straniera. Se sta montando il razzismo, ha concluso, la colpa è delle scelte della politica.

 

Lucia Maestri (Pd)
Come evitare in futuro
la riduzione dell’offerta
dei corsi Utetd a Tione?
Maestri ha chiesto di sapere perché le lezioni dell’Università della terza età (Utetd) a Tione termineranno quest’anno nel febbraio 2018 anziché in aprile come accadeva negli anni scorsi, se sia possibile evitare l’interruzione anticipata e rivedere l’accordo di programma tra la Pat e la Fondazione Demarchi da cui l’Utetd è organizzata perché in futuro l’offerta non sia ridotta in questo modo.
La risposta. L’assessore Zeni ha affermato che non c’è stata una forte riduzione dell’offerta formativa a Tione: si è passati dalle 92 ore del 2016 – 2017 a 90 nel 2017 – ‘18. L’attività didattica, inoltre, si conclude da diversi anni a febbraio. La riduzione delle ore dell’Universtà della terza età è stata causata anche dal fatto che già 5 anni fa il comune di Tione aveva chiesto ulteriori disponibilità finanziarie dei comuni delle Giudicarie che non sono però arrivate.
La replica. Secondo Maestri, visto che la Pat lavora molto sulla filiera della conoscenza, sarebbe il caso di sollecitare i comuni ad intervenire in questo campo. Tenendo conto che i municipi, pressati da altri bisogni, possono mettere in secondo piano questi investimenti.

Alessio Manica (Pd)
Le nuove derivazioni richieste
sul Noce sono compatibili
con i criteri introdotti nel 2015?
Manica voleva sapere quante siano ad oggi le derivazioni d’acqua ad uso idroelettrico esistenti sul torrente Noce, per quale potenza, e se sia già stata valutata la compatibilità delle nove derivazioni richieste con i nuovi e più stingenti criteri introdotti nel 2015.
d’acqua ad uso idroelettrico.
La risposta. L’assessore Daldoss ha affermato che ad oggi sul Noce, nel tratto compreso tra il torrente Vermigliana e Santa Giustina, non ci sono derivazioni in esercizio. C’è un’autorizzazione per un impianto che non è partito perché c’è in corso un contenzioso. Sono state presentate 17 domande che verranno esaminate secondo la procedura di legge, anche attraverso una conferenza dei servizi con comunità e comuni che dovrà stabilire il rispetto dei criteri del decreto 2015. Se uno solo di questi criteri non verrà rispettato la domanda verrà rigettata.
La replica. Il consigliere ha detto che 17 domande, anche se non vagliate, sono tante. Sul tema della tutela delle acque ci sono richieste di tutela vaste e che non sono ideologiche. Quindi, il consigliere ha chiesto severità nella valutazione di queste domande e con la partecipazione delle comunità.

 

Luca Giuliani (Patt)
Il vicecommissario
va scelto tra il personale
della Coop Alto Garda

Il consigliere del Patt, riguardo ad una recente notizia della nomina di un vicecommissario, in affiancamento al commissario, della coop Alto Garda, ha chiesto se la Giunta abbia valutato la possibilità di individuare tra il personale amministrativo in esubero una figura professionale in grado di svolgere l’incarico. Una scelta che, afferma Giuliani, andrebbe a garanzia dei soci e della tutela dell’identità della stessa coop.
La risposta. L’assessore Mellarini ha affermato che la professionista che svolge il ruolo di vicecommissario è stata messa in campo dal Sait ed ha il compito di lavorare alle direttive del commissario con il compito di mantenere le relazioni col Sait e il sindacato. L’ipotesi di trovare all’interno la figura del vicecommissario, anche per la necessaria riservatezza, è stata scartata subito.
La replica. Il consigliere ha replicato affermando che la vicecommissaria ha sicuramente le carte in regola, ma gli esuberi della coop riguardano il personale amministrativo è c’è stato un certo rammarico perché qualcuno poteva svolgere questo lavoro di affiancamento del commissario. Si spera che entro maggio, ha concluso Giuliani, il cda possa essere nominato.

 

Gianfranco Zanon (PT)
Scuole di sci
penalizzate
da una delibera

Il consigliere di Progetto Trentino ha chiesto alla Giunta chiarezza sul metodo di rilevamento dell’impegno lavorativo dei maestri di sci previsto dal regolamento della legge 20 del 1993. Rilevamento che può essere fatto in giornate o in ore. Ma, ricorda Zanon, tra giorni e ore si crea confusione perché non viene specificato quante ore di insegnamento un maestro di sci deve fare al giorno e neppure il numero di ore minime per avere i requisiti. Si crea così una disparità tra le scuole che dichiarano l’impegno dei maestri in ore e quelle in giorni.
La risposta. Dallapiccola ha risposto che la delibera 284 della Giunta prevede che il metodo di computazione del lavoro in accordo con il collegio dei Maestri, stabilendo che la giornata dei maestri di sci sia di 4 ore. Le comunicazioni arrivate dalle scuole per lo più indicano le giornate. Per le scuole che hanno scelto il monte ore non ci sono stati problemi.

 

Massimo Fasanelli (Gruppo Misto)
Chi ha affisso
la locandina contro
il latte artificiale?

Il consigliere ha chiesto alla Giunta di sapere chi ha collocato nella sede del Consultorio familiare di Rovereto una locandina, un vademecum, eccessivamente allarmistica nei confronti del latte artificiale per i neonati. Fasanelli, affermando che sono a tutti noti i benefici dell’allattamento naturale, ricorda che molte madri sono costrette ad utilizzare il latte artificiale e quindi non sembra opportuno scoraggiarle con informazioni non corrette su prodotti che sono comunque regolamentati dal Ministero della salute. Per questo Fasanelli ha chiesto chi abbia affisso la locandina e, qualora non sia stata autorizzata, perché non sia stata rimossa.
La risposta. L’assessore Zeni ha risposto che si tratta di un opuscolo elaborato da una rete di associazioni per l’alimentazione infantile, l’Iffan, che racchiude 150 organizzazioni che operano in 150 paesi nel contrasto contro i cibi industriali per l’infanzia. Quindi l’opuscolo non è materiale dell’Azienda o dell’assessorato, ha un tono ironico e scherzoso e lo scopo è quello di contrastare le campagne delle aziende che spingono le madri a sostituire il latte materno con quello artificiale. Le madri costrette ad optare per l’alimentazione artificiale, ha ricordato Zeni, vengono seguite dall’Azienda sanitaria che promuove informazioni scientifiche, senza ansie e paure. Comunque, ha concluso l’assessore, a scanso di equivoci, il vademecum è stato rimosso ed è stato chiesto a Iffan la revisione del linguaggio usato che può prestarsi a fraintendimenti.
La replica. Soddisfatto il consigliere Fasanelli anche se fatti come questi, ha detto, sono preoccupanti.

 

Giacomo Bezzi (FI)
Perché non c’era posto
nel reparto
di neonatologia?

Il consigliere ha chiesto, riferendosi al caso di una mamma che proveniente dalla Val Rendena, che non ha potuto partorire due gemellini al Santa Chiara perché nel reparto di neonatologia non c’era posto, quanti neonati erano presenti nel reparto di Trento e di quale nazionalità.
La risposta. Zeni ha detto che per quanto riguarda ginecologia mai è capitato un caso di sovraffollamento nei reparti. Altro tema è invece neonatologia, un reparto che richiede un’altissima specializzazione e impossibile da realizzare nelle valli. Per trattate i prematuri, ha ricordato, si deve avere una terapia intensiva neonatale, soprattutto nel caso, come quello citato, di un parto gemellare. L’unica neonatologia intensiva è a Trento con 7 posti. Nel periodo del caso citato dall’interrogazione, nel reparto c’erano già sette neonati ricoverati e quindi non si poteva garantire l’assistenza ai due prematuri. Tutti i bambini accolti in neonatologia, in quel periodo, ha risposto Zeni, erano di nazionalità italiana. I reparti di neonatologia, ha ricordato, spesso sono saturi e quindi è prassi comune l’accoglienza negli altri ospedali. L’innalzamento dell’età delle donne, ha affermato inoltre, ha portato ad una crescita dei parti neonatali, per questo si sono messi a disposizione un milione e mezzo di euro per adeguare la neonatologia al Santa Chiara fino a d arrivare a 10 incubatrici con una sala più ampia. In terapia intensiva e semi intensiva ci saranno 6 culle e le strutture verranno allargate.
La replica. Il consigliere ha replicato affermando che va dato merito al Veneto di aver meglio programmato la gestione di neonatologia.

 

Walter Viola (Progetto Trentino)
L’obbligo di accompagnare
i ragazzi delle medie,
la Pat cosa fa?

Il consigliere, riguardo alla nota vicenda dell’obbligo di accompagnare nel tragitto da casa a scuola i ragazzi fino a 14 anni, ha chiesto alla Giunta se non ritenga, nel rispetto delle eventuali decisioni nazionali, adottare provvedimenti amministrativi che vincolino gli istituti scolastici ad assumere comportamenti che riconoscano ai genitori la libertà di adottare modalità organizzative finalizzare a far crescere l’autonomia e la responsabilità dei figli.
La risposta. Rossi ha replicato affermando che vanno evitate superfetazioni giuridiche che vadano contro il buon senso. La norma esiste, ma il Trentino aveva fatto già una riflessone per arrivare a linee guida nella direzione indicata dall’interrogazione, ma che non vennero adottate proprio per il diverso peso di una norma e rispetto a un regolamento. Prima di adottare le linee guide ha detto Rossi è meglio aspettare a quello che accadrà in Parlamento, attualizzando quello che è stato fatto in passato anche per sgravare da certe responsabilità i dirigenti che un’interpretazione troppo restrittiva della norma potrebbe portare. Ma, ha concluso, non si può certo retrocedere alla custodia assoluta dei ragazzi di 14 anni.
La replica. Viola ha precisato che, andando a rivedere la sentenza della Cassazione, viene citato più che il codice penale il regolamento della scuola. L’articolo 591 del codice penale è sullo sfondo, ma al centro sta il regolamento scolastico che lascia più spazi di manovra.

 

Pietro De Godenz (Upt)
Vi saranno ancora
aiuti alle giovani coppie
per la prima casa?

Il consigliere ha chiesto perché la Giunta abbia sospeso dall’inizio del 2017 la possibilità di concedere agevolazioni a favore di giovani coppie e nubendi per interventi di acquisto, acquisto/risanamento e risanamento della prima casa di abitazione, e se ora è prevista qualche nuova forma di intervento, valutando, vista la crisi edilizia, anche l’ipotesi del contributo a fondo perduto.
La risposta. L’assessore Daldoss ha confermato che il piano edilizia per l’acquisto è stato sospeso perché prevedeva il 70% di abbattimento degli interessi sulle agevolazioni, ma oggi l’effettivo valore dell’iniziativa era molto contenuto. Ora la nuova finanziaria prevede sia una garanzia sulla concessione del mutuo per l’acquisto della prima casa fino al 70% su un valore di 250 mila euro, sia un incentivo affinché chi decide di accendere un mutuo assumendosi in tal modo oneri molto impegnativi, possa contestualmente costruirsi un percorso previdenziale.
La replica. De Godenz si è detto soddisfatto della risposta. Occorre a suo avviso ragionare sia per avere maggiori disponibilità sugli interesse garantendo con un fondo della Provincia questa possibilità anche per rilanciare l’edilizia.

 

Lorenzo Ossanna (Patt)
SS42 a Taio: servono
rilievi fonografici e dati
sulla crescita del traffico

Il consigliere ha chiesto se la Giunta ha intenzione di effettuare nuovi rilevamenti fonografici per verificare il rispetto dei parametri di rumorosità ammessa lungo la SS43, realizzata nel 2009 presso la frazione di Taio, e vi siano dati sulla crescente intensità dei passaggi di veicoli da quell’anno ad oggi.
La risposta. L’assessore Zeni ha ricordato che la SS43 rientra tra gli assi stradali caratterizzati da volumi di traffico superiori ai 3 milioni di veicoli l’anno, per i quali è necessario predisporre la “mappatura acustica” e i relativi “piani d’azione” per il controllo e la riduzione del rumore e la conservazione della qualità acustica dell’ambiente. E ha aggiunto che la mappatura è stata realizzata nel 2013 e aggiornata nell’estate del 2017, mentre il relativo piano d’azione che individua le zone critiche e gli interventi di mitigazione acustica da effettuare nel successivo quinquennio, è stato predisposto nel 2014 e sarà aggiornato entro la fine del 2018. Le informazioni finora acquisite, ha proseguito l’assessore, indicano che il tratto corrispondente all’imbocco sud della galleria di attraversamento dell’abitato di Taio, ha prodotto il superamento nel periodo di riferimento diurno (6-22) di +1,72 dB(A) e di +3,53 dB(A) in quello notturno (22-6), a fronte di un limite di 70 dB(A) giorno e 60 dB(A) notte. Nella zona indicata è stato asssegnato con una specifica analisi un indice di priorità corrispondente ad un valore di 82, che pone un eventuale intervento di bonifica acustica al 73° posto tra quelli necessari a livello provinciale. L’aggiornamento della mappatura acustica effettuato l’estate scorsa – ha concluso Zeni – ha confermato i livelli di esposizione già mappati nel 2013, perché la variazione di traffico nel quadriennio è stata minima (pari al +2,5%, passando da un TGM di circa 15.700 veicoli per il biennio 2011-2012 a un TGM di circa 16.100 veicoli per il biennio 2015-2016.
La replica. Ossanna ha preso atto dei dati forniti e invitato a tenere costantemente monitorato e sotto controllo il livello di rumorosità del traffico in transito lungo l’arteria, dato il crescente flusso veicolare da cui è interessata.

 

Mario Tonina (Upt)
Esiste uno studio sulle criticità
della SS421 tra Molveno
e San Lorenzo Dorsino?

Sull’insufficiente larghezza e sulla difficile percorribilità della SS 421 tra San Lorenzo Dorsino e Molveno rispetto al carico veicolare, Tonina ha chiesto se esista uno studio sulle criticità del tratto stradale in questione e, se sì, quali soluzioni o interventi si ipotizzano o sono programmati per risolvere il problema. In caso di chiusura, la strada alternativa è quella che passa da Moline e che presenta notevoli criticità. E tutto questo mentre Molveno è oggi considerato un territorio di eccellenza per il turismo.
La risposta. L’assessore Daldoss ha risposto evidenziando che già nella scorsa legislatura la Procvincia aveva avviato non solo un’azione di monitoraggio ma anche un progetto per la sistemazione della viabilità e la mitigazione del rischio caduta massi tra San Lorenzo e Molveno. Progetto che poi non è stato realizzato per la riduzione delle risorse e la riorganizzazione delle priorità programmate dalla Provincia in materia di viabilità. Ora, ha assicurato Daldoss, sono comunque in fase di studio alcuni interventi puntuali di manutenzione straordinaria per migliorare la scorrevolezza stradale e ridurre la pericolosità in alcuni tratti, ogni qualvolta si incrociano veicoli ingombranti. La volontà è di anticipare i lavori nel 2018, recuperando le risorse necessarie nel prossimo bilancio provinciale.
La replica. Tonina, dichiarandosi “parzialmente soddisfatto”, ha espresso la speranza che almeno questi lavori siano realizzati tempestivamente per risolvere le maggiori criticità del tracciato. Sapendo tuttavia che questi interventi non risolveranno il problema di fondo, ha auspicato che nella prossima legislatura venga messo in sicurezza l’intero tratto stradale, per rendere più agevole l’accesso sia a Molveno sia alle altre località turistiche estive e invernali interessate (Andalo, Fai e le Giudicarie esteriori), e questo anche a beneficio dei residenti.

 

Claudio Civettini (Ct)
Quanti pazienti trentini
sono stati inviati al San
Pacrazio e alla Solatrix?

Il consigliere ha chiesto quale sia dal 2010 ad oggi lo storico dei rientri di pazienti trentini usciti per prestazioni chirurgiche e poi canalizzati nel percorso riabilitativo all’ospedale San Pancrazio e alla clinica Solatrix di Rovereto.
La risposta. L’assessore Zeni ha precisato che da sempre nell’accordo negoziale definito con le strutture riabilitative private trentine è previsto anche l’accesso dei pazienti non direttamente inviati dalle nostre strutture ospedaliere pubbliche per acuti, “ma il dato ad oggi non è immediatamente conoscibile o estraibile perché non tracciato informaticamente”. La verifica del numero dei casi di pazienti riabilitati nelle strutture trentine dopo un evento acuto occorso in una struttura extraprovinciale, è possibile solo sulla base di un’analisi delle singole cartelle cliniche. Il dato a regime sarà però fruibile quando sarà operativa la piattaforma informatica aziendale che gestirà la proposta di invio a degenza riabilitativa intensiva, piattaforma prevista da una delibera della Giunta provinciale. Per le attività riabilitative nell’area motoria e neuromotoria affidate alle case di cura Eremo e l’ospedale San Pancrazio, nel 2017 la Giunta ha previsto un aumento del budget, rispettivamente, di 800.000 euro e di 500.000 euro, sulla base dei dati di attività acquisiti dalle due strutture e certificati nel 2016 certificati dalle due strutture. Ma proprio perché oggi non risulta una disponibilità immediata dei dati, l’Apss ha previsto in sede contrattuale la trasmissione mensile, da parte delle strutture, di un prospetto che elenchi puntualmente e nello specifico i ricoveri ricadenti in tali casistiche, completo degli elementi necessari per la verifica della correlazione tra l’evento acuto e la fase riabilitativa. Infine Zeni ha precisato che sono in corso approfondimenti rispetto ad un coinvolgimento della Casa di cura Solatrix, da un lato per recuperare la mobilità passiva e dall’altro per aumentare l’offerta interna riferita alla mobilitazione nutrizionale.
La replica. Civettini ha espresso perplessità perché a suo avviso la mancanza dei dati richiesti evidenzia “omertà” che rendono necessario l’intervento della politica. Ha poi ricordato di essere stato pesantemente offeso da un operatore della casa di cura San Pancrazio. Il che costituisce, ha concluso, un atto gravissimo.

 

Manuela Bottamedi (Gruppo misto)
Cosa si intende fare
per evitare che le aule
siano troppo riscaldate?

Considerato che alcuni docenti e genitori lamentano una temperatura troppo elevata nelle aule scolastiche, Bottamedi chiedeva alla Giunta se sia a conoscenza del problema, quali misure intende adottare per evitare l’incontrollato riscaldamento interno a questi locali e che indirizzi vuol dare ai Comuni competenti sugli edifici degli istituti comprensivi.
La risposta. Per la Giunta ha risposto l’assessore Daldoss, precisando che nelle scuole medie va assicurata una temperatura interna di 20 gradi con uno scostamento possibile di due gradi. Ha aggiunto che la competenza sugli edifici appartiene alle singole istituzioni scolastiche eccezion fatta per gli istituti comprensivi, i cui immobili sono di competenza dei Comuni. Daldoss ha quindi invitato ad utilizzare con oculatezza e attenzione il riscaldamento dei locali.
La replica. Bottamedi ha detto che si aspettava una risposta più esaustiva, perché nelle scuole del Trentino vi è una situazione non omogenea. E ha ribadito che spesso il riscaldamento è acceso anche se non ve ne è bisogno. La temperatura dei locali varia poi in rapporto all’obsolescenza dei termosifoni e al numero degli alunni in una classe. Per Bottamedi la Provincia dovrebbe comunque intervenire se gli istituti e i Comuni non dimostrano la necessaria sensibilità al problema. Anche con queste piccole attenzioni – ha concluso – si contribuisce infatti a migliorare l’ambiente a livello globale.

 

Giuseppe Detomas (Ual)
Senza auto sanitaria d’emergenza
a Pozza di Fassa, come si pensa
di garantire il servizio in alta stagione?

Il consigliere chiedeva all’assessore se sia vero che il presidio relativo al servizio dell’auto sanitaria d’emergenza oggi a Pozza di Fassa, verrà accentrato presso un unico nucleo a Cavalese, se sono stati considerati i disagi e le disfunzioni che questa eventualità causerebbe alla val di Fassa in termini di mancata copertura del servizio, in che modo si pensa di garantire questa copertura specialmente in alta stagione turistica, visti i frequenti trasferimenti dovuti ai turni del personale addetto.
La risposta. Zeni ha precisato che la “costante riorganizzazione” del sistema sanitario punta a migliorare sempre più i servizi. “Ma in questo caso, ha spiegato, il servizio non è stato modificato in alcun modo, perché l’accorpamento citato è solo di tipo amministrativo e gestionale”. Il servizio continua quindi ad avere sede a Pozza di Fassa. L’unica differenza è che i mezzi partono da Cavalese con il personale a bordo. Zeni ha aggiunto che con il pieno coinvolgimento dei volontari la riorganizzazione, costantemente monitorata, rende il servizio per la val di Fassa ancor più efficiente rispetto alla situazione precedente. E ha concluso evidenziato come la presenza capillare della rete delle associazioni dei volontari, costituisce l’elemento portante del modello di soccorso trentino. “Stiamo lavorando affinché la percezione di questa rete del volontariato sia identica a quella del soccorso prestato dai dipendenti”.
La replica. Detomas si è dichiarato insoddisfatto perché per il carattere volontario del sistema introdotto, che in quanto tale non può garantire un servizio pubblico come questo. A suo avviso non si comprende come possa essere più ragionevole una gestione del personale distribuito tra Cavalese e Pozza di Fassa come quella prevista dalla nuova organizzazione. Se per caso ne derivassero disfunzioni, ha avvisato, bisognerà che qualcuno se ne assuma la responsabilità, “perché non è tollerabile che l’intero sistema di soccorso sanitario sia basato sul volontariato”. La verità per Detomas è che con questa riorganizzazione “la val di Fassa paga il prezzo della sua perifericità”.

 

Chiara Avanzo (Patt)
Ospedale di Borgo,
quali i tempi
di ristrutturazione?

La consigliera del Patt ha chiesto all’assessore alla sanità se sono state rispettate le tempistiche o se siano stati incontrati problemi e ritardi per i lavori di ristrutturazione delle cucine dell’ospedale di Borgo e per la procedura di aggiudicazione dei lavori per la ristrutturazione e l’ampliamento dell’edificio principale. Chiara Avanzo chiede anche quale sia il cronoprogramma e gli interventi futuri per il S.Lorenzo.
La risposta. L’assessore Zeni ha risposto ricordando che negli ultimi anni l’ospedale di Borgo è stato oggetto di importanti investimenti. A partire dal 2008 sono stati infatti realizzati il nuovo parcheggio multipiano, l’adeguamento delle degenze di medicina e chirurgia, il ripristino delle facciate principali, la nuova sala gessi, la nuova sede di Trentino Emergenza, l’adeguamento antincendio delle strutture. Investimenti, ha proseguito, che procederanno ulteriormente con la realizzazione del nuovo Pronto Soccorso, la riconfigurazione e l’ampliamento della Radiologia, la realizzazione del nuovo blocco operatorio e della centrale di sterilizzazione, l’ampliamento del day hospital medico oncologico e la riconfigurazione delle aree di degenza diurna, l’ampliamento e la riconfigurazione delle degenze H24, la realizzazione della nuova dialisi, la ricollocazione del laboratorio e la collocazione degli ambulatori e del servizio di endoscopia. Anche le procedure stanno avanzando. Il cronoprogramma dell’opera di ampliamento e ristrutturazione dell’edificio principale dell’ospedale di Borgo prevede: la pubblicazione della gara d’appalto entro questo mese di novembre, la presentazione delle offerte nel febbraio 2018, l’aggiudicazione nell’aprile-maggio 2018, la stipula del contratto nel luglio 2018, l’inizio dei lavori nell’agosto del 2018, la fase 1 di ampliamento tra l’agosto del 2018 e l’agosto del 2020, la fase 2 del completamento tra il settembre 2020 e l’aprile 2021, la fase 3 dell’intervento sull’esistente tra il maggio 2021 e l’aprile 2022.
La replica. Avanzo si è dichiarata pienamente soddisfatta della risposta, visto che gli interventi e i lavori previsti sono davvero molti.

 

Nerio Giovanazzi (AT)
Quali soluzioni
per il futuro
dell’Eremo di Arco?

Il consigliere ha chiesto se da parte della Giunta siano state assunte iniziative per arrivare ad una soluzione che metta la Casa di cura Eremo nelle condizioni di poter continuare l’attività, per garantire i posti di lavoro e programmare gli interventi di ampliamento della struttura.
La risposta. L’assessore Zeni ha ricordato che per la Casa di cura Eremo la Giunta ha deciso con una delibera del 7 luglio scorso di alzare il budget a 6 milioni e mezzo di euro complessivi. Questo con soddisfazione della stessa struttura. Inoltre, sempre nel 2017 è stato sottoscritto un accordo tra Apss e Eremo.
La replica. Giovanazzi ha ricordato che il primo budget, di 5.570.000 euro, era stato garantito dalla Provincia ad Eremo con l’invio di pazienti dall’interno del Trentino. Ma ha anche aggiunto di aver avuto notizia certa che erano stati dati ordini per ridurre l’invio di pazienti dal Trentino, mettendo conseguentemente in discussione il budget. E ha infine segnalato che alcune case di cura inviano pazienti per la riabilitazione fuori provincia riducendo così il budget di Eremo.

 

Gianfranco Zanon
Scuole di sci
penalizzate
da una delibera

Il consigliere di Progetto Trentino ha chiesto alla Giunta chiarezza sul metodo di rilevamento dell’impegno lavorativo dei maestri di sci previsto dal regolamento della legge 20 del 1993. Rilevamento che può essere fatto in giornate o in ore. Ma, ricorda Zanon, tra giorni e ore si crea confusione perché non viene specificato quante ore di insegnamento un maestro di sci deve fare al giorno e neppure il numero di ore minime per avere i requisiti. Si crea così una disparità tra le scuole che dichiarano l’impegno dei maestri in ore e quelle in giorni.
La risposta.
La replica.

 

Walter Kaswalder (Gruppo Misto)
Valdastico e tunnel
del Brennero,
coinvolti i comuni?

Il consigliere ha chiesto alla Giunta se siano stati avviati atti formali da parte del governo provinciale nei confronti dei comuni interessati dal progetto dell’autostrada della Valdastico e delle tratte di accesso al tunnel ferroviario del Brennero e come si intendano coinvolgere le popolazioni. In particolare l’uscita della galleria ferroviaria nella Rotaliana sarebbe devastante per l’area del Teroldego.
La risposta. Il presidente Rossi ha risposto che in Alto Adige per la ferrovia del Brennero sono state già coinvolte le realtà locali perché lì la prospettiva della costruzione del tunnel è più vicina. Per la parte che invece riguarda il Trentino, ha spiegato, sono ancora in corso studi per definire una linea progettuale univoca tra gli enti interessati. Solo quando sarà pronta questa base progettuale si potrà attivare un percorso di partecipazione e di analisi da parte delle realtà locali per arrivare poi ad un progetto definitivo. In provincia di Trento, dunque, la fase progettuale è ancora in divenire. Quanto alla Valdastico, Rossi ha invitato a non chiamare nemmeno più con questo nome il progetto, essendo stato escluso un collegamento autostradale che preveda la costruzione di un tunnel destinato a sfociare nella nostra provincia. Il superamento dell’idea di un prolungamento autostradale, ha spiegato, è un dato acquisito attraverso il protocollo sottoscritto dalla Provincia con il governo nazionale. Governo con il quale– ha ricordato Rossi – abbiamo acconsentito a sederci ad un tavolo per cercare un’intesa. L’intesa è infatti l’unica modalità giuridica possibile per poter immaginare collegamenti a carattere interregionale sul territorio della provincia di Trento. Collegamenti che, se un progetto prevede l’attraversamento del Trentino, una modifica del Piano urbanistico provinciale, e quindi anche un percorso di partecipazione. Soluzioni progettuali, per ora, ha chiarito il presidente, non ve ne sono sono ancora. In ogni caso, ha concluso, la responsabilità e i costi di un progetto di collegamento spetteranno alle due amministrazioni interessate, l’A4 e la Regione Veneto. Trento ha infatti previsto con l’intesa alcuni punti fermi: non dovrà esserci alcuna autostrada, la Provincia non dovrà sostenere alcun onere, oltre al collegamento va prevista l’elettrificazione della ferrovia della Valsugana nonché la soluzione dei problemi relativi al tunnel di Tenna e della circolazione sui laghi della Valsugana. Insomma, per Rossi il collegamento con il Veneto non sarà autostradale ma stradale, e i costi dovranno ricadere su chi ha più interesse per l’arteria.
La replica. Kaswalder ha ribadito la delicatezza dei territori interessati dai progetti sia del tunnel sia della Valdastico, e ha chiesto quindi di prestare la massima attenzione alla fase esecutiva, per tener conto delle vocazioni agricole delle aree interessate, compresa la Vigolana, ben sapendo che il problema riguarda le sorgenti carsiche caratteristiche di quell’area, per cui la realizzazione di un’arteria stradale richiede grande cautela.

 

Donata Borgonovo Re (Pd)
Centro servizi
di Luserna, quando
verrà ultimato?

La consigliera, sul caso del centro servizi di Luserna, in località Pletz von Mosse, che non è stata completato perché i contributi necessari sono stati garantiti ma non ancora assegnati, ha chiesto alla Giunta quali siano le scadenze per la struttura di Luserna e se, in generale, intenda sinceramente supportare i territori di montagna.
La risposta. L’assessore Daldoss ha chiarito che per questo centro artigianale per servizi di Luserna, finanziati da anni, i lavori di apprestamento dell’area, costati 859.000 euro, stati stati realizzati, già appaltati e conclusi anche se resta un problema amministrativo di rendicontazione perché la ditta è poi fallita. Quanto agli altri 900.000 euro messi dalla Provincia a disposizione per questo progetto, Il Comune di Luserna ha più volte cambiato idea su come utilizzarli. Tutto è quindi rimasto fermo dal 2014 al 2016 e i 900.000 non utilizzati sono andati in economia. Tuttavia, ha assicurato Daldoss, il progetto oggi c’è, è stato depositato presso il Servizio enti locali e potrà essere nuovamente finanziato con l’erogazione delle risorse attraverso il bilancio 2018.
La replica. Borgonovo Re ha ringraziato l’assessore per le sue ripetute visite a Luserna evidenziando che non risultava chiaro dove si era inceppato l’iter visto che il percorso era partito nel 2002. Il ripensamento del Comune sull’attività è più che ragionevole perché la situazione è mutata nel tempo. Interessante, ha aggiunto, è che un’impresa si sia spostata dal Veneto a Luserna ritenendo di avere qui maggiori opportunità. Una realtà come Luserna ha bisogno di rafforzare possibili opportunità occupazionali di qualità perché dei giovani professionisti possano vivere lavorare e vivere bene in quella località. La speranza è che ora la realizzazione del centro servizi venga completata.

 

Maurizio Fugatti (Lega)
La Pat farà un passo
indietro sul progetto
Busa Bella?

Il consigliere ha chiesto se il declassamento sella stazione sciistica di Passo Rolle avrà ripercussioni sulla realizzazione del collegamento funiviario San Martino di Castrozza – Passo Rolle, se la Provincia sia intenzionata ad acquistare gli impianti Sitr, se ritiene utile lo smantellamento delle strutture. Infine, ha chiesto se vi sia la volontà di fare un passo indietro sul progetto “Busa Bella”, vista la contrarietà della popolazione locale e la presenza di numerosi habitat tutelati che sarebbero messi a rischio dal progetto.
La risposta. L’assessore Dallapiccola ha spiegato che le due società interessate alla qualificazione di Passo Rolle potranno presentare un progetto chiedendo alla Provincia contributi fino al 50% delle spese sostenute. Questa qualificazione dell’area, ha precisato, non ha però nulla a che vedere con la realizzazione del collegamento funiviario previsto dal protocollo d’intesa del 2015. Certo, ha aggiunto Dallapiccola, una volta realizzata la funivia la qualificazione di Passo Rolle dovrà essere rivalutata, perché a quel punto la località non sarà più isolata ma collegata a San Martino. L’assessore ha infine dichiarato non più attuale la proposta di smantellare gli impianti di risalita, a seguito dell’investimento compiuto dalla società che si è attivata per il rilancio dell’area sciistica. Quanto al pericolo valanghivo, tra le soluzioni prospettate dalle amministrazioni locali è stata scelta quella meno impattante. Il progetto sarà sottoposto a Via ed è previsto un concorso preferenziale tra professionisti prima di arrivare al documento definitivo, per tener conto di tutti i dati ambientali e dei pareri raccolti.
La replica. Fugatti ha detto che finalmente l’assessore ha detto con chiarezza che Passo Rolle dal luglio 2017 ha subito un declassamento. Finora si trattava di chiacchiere. Al declassamento si era arrivati alla chetichella anche per smorzare un po’ l’ipotesi dell’idea imprenditoriale che era nata nel frattempo per Passo Rolle. Per Fugatti, visto che l’assessore ha escluso lo smantellamento degli impianti, sorge il dubbio che l’idea imprenditoriale innovativa sia stata definitivamente cassata dalla Giunta. Vi è quindi una parte della maggioranza che crede in quel progetto e una che non ci crede.

 

Rodolfo Borga (Civica Trentina)
Vaccinazioni,
sulle domande
serve chiarezza

Il consigliere della Civica Trentina ha chiesto alla Giunta per quanti bambini dei nidi e delle materne è stata presentata la documentazione sull’avvenuta vaccinazione prevista dalla legge Lorenzin, o la dichiarazione sostitutiva. Ha chiesto anche quante richieste di vaccinazione siano giunte all’Azienda sanitaria e per quanti invece la richiesta è stata inviata alla Provincia. Tutte domande, ha precisato, motivate dai dati contraddittori sui bimbi “conformi” alla legge, e dalla mancanza di chiarezza tra i genitori circa l’ente a chi vada presentata la domanda di vaccinazione.
La risposta. Il presidente Rossi ha risposto ricordando che la normativa aveva stabilito degli obblighi validi in tutta Italia. In Alto Adige, ha osservati, la procedura adottata è stata diversa ma non è stata considerata idonea dal ministero. “In Trentino – ha spiegato – abbiamo disciplinato in modo uniforme, assumendocene la responsabilità, le modalità attuative di questi obblighi nazionali. Per tre motivi: garantire l’uniformità dei comportanti delle scuole, dare informazioni univoche alle famiglie, attuare la nostra autonomia sulle procedure specifiche da adottare”. Si tratta infatti, per Rossi, di permettere alle famiglie di dimostrare l’avvenuta prenotazione della vaccinazione o vaccinazione, baipassando la richiesta di comunicazioni cartacee tra scuole e famiglie. Si è conformi, ha proseguito il presidente, quando si è vaccinati o si è attivata la procedura elettronica di adesione al processo di vaccinazione che rende possibile frequentare la scuola. Chi si è inserito elettronicamente con un clic nel percorso di vaccinazione è conforme. A questo punto il presidente Rossi ha fornito i dati richiesti da Borga, segnalando innanzitutto che i non conformi nelle scuole materne e negli asili nido sono ad oggi zero. Ciò significa che o sono stati tutti vaccinati oppure sono iscritti alla procedura prevista. Più nel dettaglio, sono 11.176 i bambini vaccinati nella fascia 0-3 anni (nidi), mentre ne risultano prenotati 532. Nella fascia 3-6 anni (scuola dell’infanzia), invece, ad oggi ne risultano vaccinati 12.359 e prenotati 1.494. I bambini non ancora conformi fino a questo momento sono tre. Al riguardo Rossi ha ricordato che per convincere le famiglie alla vaccinazione dei bambini o ad aderire alla procedura per la vaccinazione, sono stati personalmente coinvolti i sindaci dei tre Comuni interessati: Calceranica, Varena e Daone. Sindaci che si sono resi disponibili ad effettuare questo tentativo con i genitori. Il presidente ha concluso sottolineando che se allo scadere della data per l’iscrizione al nuovo anno scolastico i bambini risulteranno ancora non conformi, non potranno più frequentare la scuola, e questo per garantire la tutela di tutti gli altri.
La replica. Nella sua replica Borga ha chiesto se i bambini sono stati sottoposti a tutte le nuove vaccinazioni prescritte.

 

Caso della bimba morta di malaria. Rossi: spetta alla Procura dare informazioni.

In base alla richiesta di alcuni consiglieri di minoranza di avere giovedì una comunicazione in aula sul caso della bimba morta di malaria, il presidente Rossi ha ricordato che, rispetto ad anticipazioni giornalistiche e, ha sottolineato, anche ministeriali, la Procura è l’unica titolata a dare comunicazioni ed è evidente che ogni relazione dell’Istituto superiore sanità, nota o meno, dovrà essere valutata prima dal procuratore. “Se a noi dovesse pervenire questa relazione – ha aggiunto Rossi – chiederemmo alla Procura la possibilità di diffonderla e se il ministero dovesse renderla pubblica se ne assumerà la responsabilità. Da parte nostra intendiamo seguire le regole”. Civettini ha replicato che le valutazioni in Consiglio possono essere solo politiche, e che frasi come quelle pronunciate del dottor Bordon, che avrebbe detto che probabilmente non si arriverà mai alla verità di questo caso, vanno chiarite fino in fondo per la famiglia della piccola e per la professionalità del personale sanitario dal quale va allontanata ogni ombra. Cia, dichiarandosi d’accordo con Rossi, ha specificato che la richiesta di spiegazioni in aula è stata fatta soprattutto per fare chiarezza sull’operato del personale.

 

Il presidente Dorigatti ha poi sospeso i lavori del Consiglio che sono ripresi alle 15.00 per iniziare a discutere le proposte di mozione.

 

 

 

 

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