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LANCIO D'AGENZIA

CONSIGLIO PAT * III COMMISSIONE: « LE AUDIZIONI PER DDL TONINA CONCESSIONI DERIVAZIONI IDROELETTRICHE (CRITICI AMBIENTALISTI E PESCATORI) E DDL MANICA ENERGIA »

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18.15 - martedì 16 febbraio 2021

Proseguono in III Commissione le audizioni dedicate al ddl di Tonina sulle medie concessioni per derivazioni idroelettriche. Critici ambientalisti e pescatori. A tema anche ddl Manica sull’energia.

Consultazioni nel pomeriggio per la III Commissione presieduta da Ivano Job su due disegni di legge dedicati ai temi dell’energia e dell’ambiente. Il primo, il numero 81 dell’assessore Mario Tonina, introduce “Misure di semplificazione e razionalizzazione in materia di territorio e di ambiente” attraverso varie modifiche ad articoli delle normative provinciali sulla Via, gli inquinamenti, le acque pubbliche, foreste e protezione della natura, catasto, barriere architettoniche. Le audizioni su questo testo, previste 15 giorni fa, erano state rinviate ad oggi e a venerdì per andare incontro alla richiesta di imprenditori, ambientalisti, sindacati e Consiglio delle autonomie di avere il tempo di valutare gli emendamenti presentati dalla Giunta soprattutto in merito alla complessa questione del rinnovo delle concessioni idroelettriche per gli impianti medi, dai 220 kilowatt ai 3000. Emendamenti riguardanti il settore dell’industria idroelettrica e il sistema delle gare per le concessioni, con interventi sui meccanismi concorrenziali da allineare alle direttive europee ma in forma attenuata dalle proroghe rese possibili da 15 fino a 25 anni per le concessioni pendenti di impianti sui quali sono stati fatti investimenti di recente. Sarebbero escluse dalle gare, nel ddl dell’assessore, le società cooperative, le derivazioni per l’autoconsumo e quelle inferiori ai 220 kilowatt. Un’altra modifica proposta da Tonina riguarda le grandi derivazioni per soddisfare i rilevi del Governo alla legge provinciale che nell’autunno scorso era stata approvata dal Consiglio sempre su sua proposta. Ancora, nel ddl sono state introdotte modifiche della legge 2 del 2020 sugli appalti per dare maggior peso alla qualità delle offerte. L’altro disegno di legge oggetto di consultazioni è il numero 8, di Alessio Manica (Pd) che propone modifiche alla legge provinciale del 1998 istitutiva dell’azienda speciale per l’energia e sulla disciplina dell’utilizzo dell’energia elettrica. Altre audizioni sono in programma venerdì mentre il voto sul ddl della Giunta è previsto il 1 marzo.

 

 

Secondo il Comitato per la salvaguardia delle acque il ddl mette a rischio i torrenti.

Marco Tessadri, del Comitato per la salvaguardia delle acque del Trentino e che rappresenta anche Mountain Wilderness Italia, sul rinnovo delle concessioni ha ribadito che la principale criticità del ddl dell’assessore sta nella volontà della Giunta di non rispettare il concetto di “acqua bene comune”. Manca, secondo il Comitato, un processo condiviso nella costruzione di questo ddl che, così com’è proposto, mette in difficoltà molti Comuni e i cittadini trasformando l’acqua in una mera fonte di profitto. E ciò a discapito dei corsi d’acqua già oggi a rischio. Alcuni articoli del ddl ne contraddicono le intenzioni. La richiesta è quindi di un coinvolgimento nella definizione delle norme.
Giovanna Molinari, sempre per il Comitato, ha ricordato che il 24 dicembre scorso era uscita la proposta di questo ddl sui giornali senza che nessuno ne sapesse nulla. E questo non è accettabile perché sul delicato tema della gestione dell’acqua le decisioni vanno prese con tutti i soggetti interessati nei territori. Il ddl modificato il 28 gennaio scorso presenta ancora gravi “pecche”. Vi sono Stati europei – ha osservato Molinari – che non mettono a gara nemmeno le grandi derivazioni: non si capisce allora perché la Provincia vuol fare la prima della classe. Poco chiaro è anche il fatto che secondo il regio decreto del 1933 erano considerate piccole derivazioni quelle con produzioni inferiori a 3.000 chilowatt, libere dall’obbligo della concorrenza. In questo ddl si modifica la definizione di piccola derivazione introducendone un’altra. Preoccupa poi che in base al ddl il regolamento andrebbe emanato entro 180 giorni dall’approvazione della normativa, mentre secondo il Comitato questo documento che fissa i criteri andrebbe definito prima e non dopo il varo della legge. In esso si indicheranno condizioni, come quelle sul deflusso, che andrebbero precisate già nel ddl. Le proposte di modifica avanzate dal Comitato riguardano quindi la necessità di riconoscere l’acqua come bene demaniale di pubblico interesse. Un bene dei cui frutti devono beneficiare il territorio e la comunità che in esso abita. L’assegnazione delle concessioni delle piccole derivazioni d’acqua deve avvenire quindi alla luce del sole, discutendone con tutti i soggetti interessati, previo il parere delle autonomie locali di quel territorio. Altra richiesta del Comitato: affidare anche le piccole derivazioni agli enti pubblici. Quanto ai canoni, troppo scarsa è la cifra da destinare, secondo il ddl, al miglioramento ambientale. Infine – ha concluso Molinari – andrebbero dismesse le piccole concessioni per derivazioni ideroelettriche, che riguardano corsi d’acqua già fin troppo impoveriti.

 

 

Job: abbiamo sempre voluto la partecipazione per acquisire il parere di tutti.

Il presidente Job ha informato i consiglieri che il Consiglio delle autonomie locali esprimerà il proprio parere il primo marzo. E ha aggiunto che la III Commissione non ha mai avuto preclusioni rispetto alle richieste ricevute dai soggetti consultati. Neanche per quanto riguarda i tempi. Lo dimostra il fatto che le audizioni sono state rinviate ad oggi per raccogliere tutti i pareri sul ddl della Giunta, essendo interesse dell’organismo mettere a confronto i diversi punti di vista poi emersi. Job ha respinto quindi l’accusa di aver adottato un metodo inadeguato, ribadendo la ricerca della massima partecipazione.

 

 

L’allarme dei pescatori: briglie e captazioni mettono in secca i corsi d’acqua e la sopravvivenza delle specie ittiche più pregiate.

Bruno Cagol dell’Associazione pescatori dilettanti trentini ha ricordato che oltre ai 10.000 pescatori della nostra provincia ne arrivano qui altri 30.000 da altre regioni. E sono proprio loro i primi a rilevare i cambiamenti nei corsi d’acqua del nostro territorio. Anche per i pescatori i contributi messi a disposizione per i miglioramenti ambientali non sono sufficienti per fronteggiare il problema dei corsi d’acqua, che di grandi dimensioni. Basti pensare alle circa 18.000 briglie e captazioni idriche che specie d’estate e d’inverno mettono in secca e riducono la sopravvivenza delle specie ittiche. Per Cagol occorre quindi passare da un concetto di miglioramento ambientale con interventi d’immagine e abbellimento, ad una vera riqualificazione della funzionalità ecologica fluviale. Questi sono due approcci completamente diversi di cui non vi è traccia in questo ddl che non garantisce, quindi, la funzionalità dei fiumi. Nei periodi di magra la pressione turistica è enorme: c’è poca acqua e soprattutto nelle piccole derivazioni vi sono tratti in cui viene sottratta l’acqua al punto da non permettere il mantenimento delle specie ittiche più pregiate come la trota marmorata e il temolo. Specie che attirano in Trentino pescatori anche dall’estero. Soprattutto d’inverno i salmonidi depongono le uova che i prelievi idrici mettono all’asciutto causandone la morte. Ancora, per i pescatori è molto dannoso il proliferare di piccole e medie centraline che tagliano il tessuto capillare del patrimonio ittico trentino. L’associazione è quindi contraria a qualunque altra derivazione e captazione perché l’acqua, soprattutto d’estate e d’inverno, non basta più. Cagol ha ricordato infine che i pescatori producono con l’allevamento artificiale 5 milioni di uova di avanotti all’anno. Senza questo – ha concluso – non vi sarebbero più pesci nelle nostre acque.

 

 

La discussione.

A una domanda di Alex Marini (Misto) sull’esistenza di una stima sul valore economico dei 30.000 pescatori provenienti da fuori trentino, Cagol ha risposto che in alcune località, soprattutto nelle valli Giudicarie e Rendena, le giornate di pesca si traducono in turismo con ricadute importanti sull’economia locale.

Job, a proposito dei problemi sulla quantità dell’acqua, ha osservato che i controlli che si effettuano nei territori dimostrano che i livelli sono sufficienti. Cagol ha replicato che i controlli riguardano le grandi derivazioni, non le piccole, dove l’acqua rilasciata è la metà o addirittura un terzo. E i pescatori hanno spesso denunciato queste situazioni.

Gianluca Cavada (Lega) dopo aver giudicato molto importante la salvaguardia ambientale, ha aggiunto che si registra un minor afflusso di acqua solo in alcuni periodi dell’anno. Dopo aver riconosciuto che i cambi repentini della portata danneggiano l’ecosistema, Cavada ha ricordato di aver già chiesto di destinare i sovracanoni al ripristino dei corsi d’acqua e di aver trovato la piena disponibilità dell’assessore a creare un tavolo di confronto condiviso anche sui bandi per le concessioni idroelettriche.

Alessio Manica (Pd) ha chiesto alcuni chiarimenti in merito alla sofferenza dei torrenti per insufficienza d’acqua nei periodi invernali ed estivi con un peggioramento della vita dei fiumi. La situazione, a differenza che in passato, oggi appare preoccupante e quindi va spiegato cosa è accaduto. Manica ha chiesto anche se quando scade una concessione vi sia una valutazione per capire se ha senso tenere ancora in vita la derivazione, e di chi siano i beni. Infine il consigliere ha chiesto se anche oggi i sovracanoni previsti dalla Provincia sono superiori rispetto a quelli di altre regioni.

Il presidente Job ha detto che la relazione tecnica che accompagna il ddl della Giunta contiene le risposte alle domande del consigliere.

 

 

Enpa e Legambiente chiedono la rielaborazione del provvedimento.

Ivana Sandri, presidente della sezione trentina dell’Ente nazionale protezione animali (Enpa), ha ribadito le perplessità già espresse nella precedente audizione quando aveva proposto di rielaborare questo ddl perché risponda alle esigenze della società e alle necessità di tutela dell’ambiente. Si tratta quindi di assicurare con questo provvedimento un impatto ambientale che non comprometta questo patrimonio.

Andrea Pugliese del circolo di Trento di Lega ambiente ha sottolineato la questione delle reti di riserve. Le modifiche contenute su questo aspetto nel ddl sono a suo avviso inappropriate. Lo strumento gestionale della rete di riserve era stato introdotto per ovviare all’incapacità della Provincia di occuparsene e sollevare quindi la struttura pubblica dalla responsabilità di assicurare la conservazione attiva. Conservazione attiva affidata quindi agli enti locali ma che ora con il ddl si vorrebbe ricondurre alla Provincia. In tal modo si svuoterebbero le reti di riserve. Il problema sollevato da Legambiente riguarda quindi il ruolo che rimarrebbe alle reti di riserve dopo le modifiche proposte da questo ddl. Altri temi evidenziati: gli ambiti per l’integrazione ecologica, perché non è chiaro come le reti possono promuoverne l’individuazione
(vedi documento con osservazioni delle organizzazioni ambientali)

 

 

Le organizzazioni sindacali: cogliere l’occasione per puntare ad una gestione strategica unitaria della risorsa idroelettrica.

Andrea Grosselli, segretario della Cgil, intervenuto anche per Cisl e Uil, ha ringraziato la Giunta di avere accolto la richiesta di concedere più tempo per discutere un ddl così importante. E ha ribadito le osservazioni al testo già anticipate la volta scorsa. Si riconosce che l’impianto dato alla definizione delle medie derivazioni ha senso per dare certezza ai sistemi di affidamento e mettere a disposizione un congruo periodo transitorio che consenta di andare incontro ai soggetti che contavano sull’affidamento in continuità delle concessioni in vista di una gestione più a lungo termine della derivazione. Così come è corretto distinguere tra medie e piccole derivazioni per gestire con le vecchie modalità quelle con portata limitata e quindi anche di minore rilevanza economica. Restano invece, secondo i sindacati, i dubbi legati alla questione occupazionale. La Cgil ritiene che vada prevista una tutela della forza lavoro. Altro tema: le concessioni. Si tratta di trovare una modalità per valorizzare i soggetti pubblici che stanno gestendo o che volessero gestire le medie derivazioni. Occorre infatti così dare valore all’acqua come bene pubblico e premiare l’investimento di società pubbliche nella gestione di questa risorsa. Infine le organizzazioni sindacali sottolineano l’esigenza di mettere in campo fin d’ora con questo ddl una strategia per il futuro, puntando ad una gestione unitaria di Provincia, Comuni ed enti locali delle fonti rinnovabili costituite dai corsi d’acqua. Si permetterebbe in tal modo di sfruttare in in termini industriali il bene-acqua garantendo la sostenibilità del suo utilizzo a fini idroelettrici. Se infatti la produzione idroelettrica servirà un giorno a produrre idrogeno per sostituire le fonti fossili, avere un Trentino che gestisce unitariamente e in modo integrato questa risorsa in modo tale da assicurarsi un bilancio energetico positivo dal punto di vista ambientale, potrebbe diventare quasi un obbligo. Portando invece avanti la logica della frammentazione – ha concluso – il Trentino mette a rischio la propria capacità tecnologica e produttiva diventando facile preda di soggetti più grandi.

Manica ha osservato che oggi occorre affrontare il problema delle medie derivazioni, perché vi sono concessioni già scadute e altre prossime alla scadenza. Alle quali con questo ddl la Provincia deve garantire una copertura. Per il consigliere il tema della gestione unitaria andrà approfondito con il Consiglio, perché è il momento in cui decidere se si vuol percorrere una strada anziché un’altra.

Job ha ricordato l’idea di un sopralluogo della III Commissione in provincia di Bolzano proprio su questo tema.

Marini ha chiesto notizie sull’allarme lanciato nei giorni scorsi da Uil-tech sui custodi degli impianti delle società di gestione e Groselli ha risposto che i sindacati faranno a breve il punto su questo tema.

Le Asuc rivendicano maggior peso e coinvolgimento a tutti i livelli.

Robert Brugger, dell’Associazione provinciale delle Asuc, ha sottolineato che in tutti e due i ddl il ruolo delle Asuc non è tenute sufficientemente in considerazione anche se questi enti gestiscono proprietà collettive molto importanti per la tutela dell’ambiente e del paesaggio. Quindi non basta che il ddl preveda di consultare le Asuc: occorre dare ad esse maggior peso sia nei momenti decisionali sia nelle compensazioni previste perché possano intervenire a favore delle comunità, ma anche di chi usufruisce di queste proprietà collettive e del turismo.

Lorenzo Ossanna (Patt) ha assicurato attenzione alle Asuc e alle osservazioni, motivazioni e riflessioni di queste associazioni. Per questo ha chiesto a Brugger un documento che evidenzi le richieste delle Asuc in modo da dare il giusto valore a questi organismi nella gestione del territorio.

 

Le consultazioni proseguono venerdì.

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