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LANCIO D'AGENZIA

CONSIGLIO PAT * CONCESSIONI IDROELETTRICHE: TONINA, « ORA OBIETTIVO PROROGA AL 2029, MA SI PUÒ PENSARE AD UNA SOCIETÀ PUBBLICA »

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15.13 - mercoledì 7 giugno 2023

Concessioni idroelettriche, Tonina: ora obiettivo proroga al 2029, ma si può pensare a una società pubblica. Nel corso della mattina, dopo l’approvazione delle due risoluzioni sugli obiettivi della Ue, il vicepresidente Tonina ha riferito in aula sul tema delle grandi derivazioni idroelettriche. Tonina ha ricordato che le concessioni in scadenza a fine 2024 sono 17. Centrali che la Pat ha dimostrato, con Dolomiti energia, di saper gestire garantendo risorse sul territorio. Nel recente Convegno del Bim dell’Adige di Trento, ha detto ancora, autorevoli relatori hanno dimostrato che le gare hanno una forte componente di rischio e soprattutto hanno messo in evidenza l’efficienza della gestione trentina. Dal convegno è stato mandato al governo un messaggio sui pericoli delle gare se si dovesse andare a scadenza delle concessioni nel 2024. Inoltre, tutti i paesi europei, ha ricordato Mario Tonina, hanno prorogato al 2040 le concessioni e solo l’Italia non l’ha fatto.

Ci sono sono state pressioni Ue sul governo Draghi che ha dovuto portare a casa i 200 miliardi del Pnrr, mentre i governi Conte avrebbero potuto muoversi per una proroga, ma evidentemente ci sono state pressioni anche da parte delle regioni. Il Trentino, quindi, ha sottolineato il vicepresidente, rappresenta un modello. Anche se le situazioni di molte regioni, come la Lombardia, sono diverse e preferiscono andare a gara per fare cassa. La legge che è stata impugnata, ha continuato Tonina, era una strada obbligata in questo quadro, ma ha sottolineato che col Governo si è aperto un tavolo per un’interpretazione dell’articolo 13 dello Statuto. Si cerca di descrivere un profilo di scenario con l’obiettivo di arrivare a una proroga al 2029 come quelle Enel. E proprio su questa analogia ci si sta concentrando. Tra pochi giorni, ha aggiunto, ci sarà un altro tavolo col Governo dove l’analisi giuridica verrà fatta sulla difesa dei dettami statutari che rendono la realtà trentina specifica. La legge 16, ha detto ancora l’assessore, resta comunque in campo e, anche se impugnata davanti alla Consulta, ha ricevuto una serie di condivisioni anche a livello nazionale. E il governo sta pensando, come ha confermato il ministro Pichetto Frattin e come aveva già fatto Cingolani, ad una legge nazionale sul modello di quella trentina. Inoltre, il ministro, ha aggiunto Tonina, ha già detto che sta pensando ad una proroga di 20 anni in cambio di investimenti sul territorio. Infine, il vicepresidente della Giunta ha sottolineato la condivisione che è stata trovata con la risoluzione di Olivi, che recupera i contenuti del suo disegno di legge, e ha ricordato che l’eventuale proroga al 2029 riguarderebbe anche le piccole concessioni che sotto state messe con la recente legge in sicurezza anche introducendo le quote di autoconsumo e autoproduzione.

 

Olivi: bisogna arrivare ad un sistema di gestione pubblico. Alessandro Olivi (Pd) s’è detto soddisfatto per lo spirito di dialogo dimostrato da Tonina, ma, ha ricordato, che in questi anni l’opposizione su questi temi non ha mai cercato la battaglia fino a se stessa perché il tema importante. Il Trentino produce il 14% dell’energia elettrica nazionale, eppure in Italia si parla da anni, con proroghe su proroghe, solo di concessioni balneari mentre per l’idroelettrico non ci si muove. Un fatto che la dice lunga sul peso politico delle zone montane. Il percorso normativo, ha ricordato, è stato accidentato: la prima legge è stata impugnata dal Governo e censurata dalla Consulta, per la seconda il Governo ha chiesto cambiamenti, la terza è stata anch’essa impugnata. Sulla risoluzione, Olivi ha detto che ci si rifà alla storia autonomista sull’energia. Tenendo conto che il settore idroelettrico è strategico nella politica europea di riconversione ecologica. Uno dei motivi per i quali mesi fa è stato depositato dal Pd un ddl (oggi recuperato nella risoluzione) che puntava a riformare l’art.13 affermando che le gare spettano alle province e con regole d’ingaggio che devono spostare sul pubblico il governo delle decisioni. C’è nel ddl il tema degli investimenti e delle compensazioni ai territori che in nessuna altra pare d’Italia esistono. Sono state fatte proposte per abbattere i costi energetici delle aziende e delle famiglie. Ma Olivi ha sottolineato che, più in generale, lo Statuto deve porsi all’avanguardia: prevedendo un sistema pubblico anche per recuperare un capitale di competenze. Intanto, ha aggiunto, con la risoluzione si anticipa il principio della modifica dell’art. 13 che deve essere fatto con il Governo anche utilizzando il tavolo già aperto e coinvolgendo anche Bolzano. L’obiettivo per Olivi non deve limitarsi a una proroga ma a dimostrare la centralità dell’autonomia sulla gestione di un bene pubblico e strategico per il territorio.

 

Rossi: si doveva rendere totalmente pubblica De. Ugo Rossi ha affermato che la direzione tracciata da Tonina va oltre i “compitini” fatti più volte della Giunta nel corso della legislatura. Ma formulare proposte legislative in un contesto tutt’altro che chiaro, in assenza di una visione su De, non è stato saggio. Come dimostrano del resto i destini delle norme sia sulle piccole che per le grandi derivazioni. Su una questione centrale si sono fatti esercizi normativi e ora serve a poco essere orgogliosi del fatto che i ministri vorrebbero copiare la nostra legge. Anche perché a Roma non si muove mai nulla, vedi orsi e lupi. Rossi ha ricordato di aver proposto alleanze con le altre regioni. Strada difficile, perché la Lombardia pensa di far cassa con le gare anche se ha un governo leghista che dovrebbe essere attento ai piccoli territori. Fugatti, per Rossi, si sarebbe dovuto muovere fin dal primo giorno di insediamento e ora non ci si può vantare dei complimenti di Pichetto Frattin. Si doveva invece affrontare, subito, il tema di De mettendo le mani sul volante di questa società nella quale da anni sono stati introdotti soci privati. Per Rossi si sono persi 5 anni per rendere di nuovo completamente pubblica De, come chiedeva anche la Lega. E su questo tema ha chiesto anche al candidato presidente Valduga di esprimersi.

 

Cavada: le gare sono un rischio anche ambientale. Gianluca Cavada (Lega) ha sottolineato il ruolo strategico dell’idroelettrico che va sostenuto e salvaguardato, anche per la sua importanza sul piano ambientale, in particolari sui rilasci d’acqua. Aspetto che potrebbe essere messo a rischio con le gare aperte a privati esteri. Da qui l’auspicio di una proroga delle concessioni al 2029

 

Job: come sulle discariche anche sulle centrali siamo in ritardo. Ivano Job (Misto) ha sottolineato la contraddizione tra le lodi da parte di tutti all’Europa e dall’altra le critiche all’imposizione da parte di Bruxelles delle gare per le concessioni. Inoltre, la situazione delle centrali per Job assomiglia a quella delle discariche perché il Trentino su questi fronti è in ritardo. Rispetto a noi l’Alto Adige ha dimostrato come si fa, con l’inceneritore e con la società pubblica sull’energia. Oggi, ha continuato, si lavora sulla contingenza per la proroga e ha chiesto a Tonina di approfittare del buon momento politico con Ue e governo per portare a casa una società pubblica Pat – comuni.

 

Degasperi: dobbiamo uscire dal Far West. Filippo Degasperi (Onda) ha affermato che Dolomiti energia non ha esitato a gravare sulle famiglie con gli aumenti delle bollette e società dove sono presenti i comuni hanno distribuito dividendi ai soci, infischiandosi delle ricadute pubbliche di cui si parla. Nella legge Tonina, che venne votata da Degasperi, c’erano principi condivisi per la tutela dell’interesse pubblico; principi che sono stati criticati anche dalla minoranza, così come l’impugnazione da parte del governo è stata salutata con entusiasmo. L’alternativa, per l’esponente di Onda, è quella di uscire dal Far West rimettendo nelle mani pubbliche il settore, per evitare quello che è successo col porfido in Val di Cembra.

 

Zanella: una strada politica per arrivare ad una società pubblica. Paolo Zanella (Fuura) ha posto l’accento sulla necessità di mantenere il controllo pubblico sulle centrali. Controllo che andrebbe perso completamente con le gare che aprirebbero la strada ai grandi gruppi multinazionali. Oggi però, ha sottolineato, c’è un’ obiettiva difficoltà di rimettere in piedi una società pubblica per la gestione di questo asset strategico, come dimostra Alperia che dovrà affrontare i nostri stessi problemi alla scadenza delle concessioni. Non a caso a Bolzano è stato presentato un ddl che ricalca la legge trentina, ma il rischio di un ricorso alla Consulta c’è. Quindi, la strada deve essere quella politica per aprire un confronto con la Ue, il governo e altri stati europei che possono avere l’interesse di gestire questa risorsa strategica “in house”. Anche sulle piccole centrali, ha aggiunto, non basta il principio dell’autoconsumo e quindi va aperto un confronto politico.

 

Marini: si deve ragionare partendo dall’idea che l’acqua è un bene pubblico. Alex Marini ha detto che anche su questo settore si deve essere ambiziosi e visionari, però manca l’analisi delle iniziative della Pat a livello europeo anche sul tema idroelettrico. L’Europa, ha aggiunto, dovrebbe essere un’economia sociale di mercato, quindi va bene la concorrenza ma nel caso dell’idroelettrico, per le concessioni, vanno messi nel conto la tutela dell’ambiente che è un pilastro delle politiche Ue e i diritti sociali, com’è il diritto energetico. C’è poi il tema della mobilità che deve spostarsi dalla gomma al ferro che richiede energia elettrica e il mantenimento delle popolazioni in montagna. Non a caso l’articolo 13 dello Statuto prevede dei benefici per le popolazioni locali. Sul piano normativo Marini ha sottolineato le differenze tra leggi locali e statali e per questo si dovrebbe costruire una linea politica nella sede della Conferenza Stato – Regioni. Linea politica che dovrebbe essere comunicata al Consiglio. Quindi, per Marini si deve andare oltre ai canoni e al controllo per ragionare di acqua come bene pubblico.

 

Tonina: si potrà ragionare di una società interamente pubblica. In replica Tonina ha affermato che De, seppur con la presenza dei privati, ha garantito le giuste ricadute alla popolazione. Ma, ha aggiunto, si potrà discutere sulla possibilità di riportare nelle mani pubbliche la spa. Ci sono difficoltà, come dimostra l’A22, ma il tema rimane aperto e potrà essere inserito nei programmi elettorali. In questi 15 anni è stato fatto molto (100 milioni di euro per i Bim e 140 milioni di kwh per garantire l’energia a ospedali e opere pubbliche), ha continuato, ma se si creeranno le condizioni per garantire un periodo di proroga più lungo – che in questo momento sarebbe una sospensione delle gare fino al 2029 – in un arco di 20 – 30 anni allora si potranno fare programmi di investimento. E si potrà anche pensare a soluzioni di partecipazione dei cittadini, sull’esempio dei tre consorzi elettrici esistenti, esplorando la strada delle comunità energetiche. Il Trentino, come l’Alto Adige Sudtirol, ha concluso il vicepresidente, vuole rimanere protagonista nella gestione di una risorsa che ha anche permesso di esercitare la solidarietà per le emergenze idriche delle regioni vicine. Emergenze che non sono finite e bene ha fatto Fugatti, ha concluso Tonina, a difendere a Roma le prerogative e le ragioni della Pat. A differenza di chi ha approfittato del Festival dell’economia per sfilare accanto ai ministri.

 

Sì alle risoluzioni sull’Unione europea. La seduta della mattinata è ripresa con la discussione, iniziata ieri, sulla risoluzione sugli obiettivi dell’Unione Europea (è stata votata con 27 sì e un partecipante al voto Job) con l’intervento del vicepresidente Mario Tonina che ha sottolineato l’impegno della Pat sui temi europei, anche con la condivisione della normativa Ue, con le collaborazioni trasfrontaliere e con le politiche di collaborazione con Sudtrolo e Tirolo attraverso il Gect. A Trento è stata aperta una sede Euregio dove sono stati organizzati numerosi eventi partecipati e apprezzati e iniziative a favore dei giovani e della cultura, della promozione di un turismo sostenibile. Secondo Tonina la risoluzione trasversale sugli obiettivi Ue serve per rafforzare la partecipazione della nostra Provincia autonoma al progetto di sviluppo europeo, mettendo ai primi posti i temi ambientali e sociali.
Ivano Job ha apprezzato l’ottimismo di Tonina sull’Unione Europea. Ma in Europa, ha detto, regna la confusione e la mancanza di rispetto delle autonomie locali e per questo ha annunciato la sua non partecipazione al voto.

Alex Marini (5 Stelle) ha ribadito la necessità di avere un rappresentante nel Comitato delle regioni europee, e la collaborazione col Parlamento per coordinare le legislazioni regionali e per difendere lo stato di diritto che è messo a rischio dalla preponderanza dei governi e dalla mancanza di trasparenza. Fondamentale per Marini è anche il coinvolgimento dell’Università su temi come quello dello sviluppo sostenibile sui quali ci deve essere un approccio sistematico.
Ugo Rossi (Misto) ha riconosciuto a Job la coerenza nei confronti dell’Europa, contrariamente a chi, oggi ai massimi livelli della Pat, invitò ad ammainare la bandiera europea. Rossi sui giovani ha ricordato che un il suo ddl sull’impatto generazionale è stato bocciato; che sull’accoglienza dei profughi il sistema messo in piedi la scorsa legislatura è stato smantellato anche se ora la Meloni sta pensando a istituire quello che qui c’era già. Inoltre, sempre sui migranti, non si è avuto il coraggio di scrivere nella risoluzione che servirebbe una politica di inserimento di lavoratori stranieri.
Giorgio Tonini (Pd) ha sottolineato il fatto che l’Europa sta acquistando forza e questo perché anche le forze sovraniste hanno dovuto cambiare posizione di fronte alla realtà. Ursula von der Leyen, ha ricordato, è stata eletta grazie al voto di 5 Stelle; nella Lega nessuno oggi pensa di uscire dall’euro. Il tempo, ha continuato Tonini, è galantuomo e i conti con la realtà si devono fare. L’Europa, ha ricordato, è il tentativo di superare gli stati nazionali che sono stati alla base delle guerre del ‘900 e oggi c’è bisogno di sovranità più ampie, anche dal punto di vista della difesa. Basti pensare che l’Europa ha la seconda spesa militare del mondo, eppure, frammentata com’è, non è in grado di difendersi.

Mara Dalzocchio (Lega), come presidente della Quinta ha ricordato che la commissione ha lavorato in accordo con gli obiettivi posti dalla Ue coinvolgendo imprenditori, sindacati, università ecc. Un percorso partecipato quindi anche se, ha aggiunto, non tutto quello che viene da Bruxelles dev’essere accettato dagli stati. Ad esempio lo stile di vita alimentare italiano va difeso. Insomma, non sempre la Ue è una mamma buona e le criticità vanno poste in evidenza come ha sempre fatto la Lega.

Paola Demagri (Casa autonomia) ha affermato che in commissione il percorso è stato lento e ha aggiunto che non ci dobbiamo difendere dall’Europa ma dal governo nazionale.

Paolo Zanella (Futura) ha puntato sui migranti che vengono ancora visti come un corpo estraneo e ha ricordato che anche la questione orsi e lupi ha a che fare con l’Europa ma a Brusselles è andato solo Kompatscher mentre Fugatti era al Giro d’Italia.

Sì anche alla risoluzione Marini

Si è passati poi alla risoluzione (approvata con 27 voti e un non partecipante al voto,Job) a prima firma Alex Marini per il riconoscimento nei Paesi Ue dei titoli di studio conseguiti con il vecchio ordinamento.

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