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LANCIO D'AGENZIA

CONSIGLIO PAT * COMMISSIONE SPECIALE INDAGINE AFFIDAMENTO MINORI: « LE AUDIZIONI CON LE RAPPRESENTANTI DELLE ASSOCIAZIONI “ADIANTUM“ E “BAMBINI STRAPPATI“»

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08.00 - giovedì 11 marzo 2021

Le associazioni Adiantum e Bambini Strappati sentite dalla Commissione speciale di indagine sull’affidamento di minori: il Trentino non è immune da abusi e ingiustizie. Non si lascino le valutazioni solo al servizio sociale.

Accuse pesanti rivolte ai servizi sociali pubblici del Trentino, responsabili di indurre con motivazioni insufficienti il giudice a sottrarre i minori alle famiglie di origine, ma anche alcune proposte per evitare che si verifichino casi del genere, sono emerse ieri dalle due audizioni convocate dalla Commissione speciale di indagine in materia di affidamento di minori presieduta da Mara Dalzocchio (Lega Salvini Trentino). Assente il presidente del Tribunale dei minorenni di Trento che sarà ascoltato nella prossima seduta, l’organismo consiliare ha raccolto il punto di vista di della delegata regionale dell’associazione “Adiantum” Gabriella Maffioletti, e della vicepresidente dell’Associazione “Bambini Strappati”, Maricetta Tirrito.
In apertura Dalzocchio ha ricordato il lungo percorso, ormai quasi al termine, delle consultazioni effettuate fino ad oggi dalla Commissione per conoscere sia il quadro normativo nazionale ed europeo in materia sia le procedure adottate per la tutela dei diritti dei minori nonché i servizi e gli interventi a supporto al loro affidamento e inserimento in un ambito diverso dalla loro famiglia primaria.

 

Adiantum: il sistema va totalmente cambiato.

Gabriella Maffioletti ha evidenziato il ruolo di ascolto, di studio e assistenza multidisciplinare svolto dall’Associazione Adiantum cui si rivolgono genitori che si considerano vittime di un sistema che sottrae i figli alle loro famiglie naturali. Adiantum si avvale per questo di esperti in vari settori a partire da quello dei diritti umani, che nel tentativo di correggere un meccanismo che a suo avviso “andrebbe cambiato in toto”. Per Maffioletti oggi il sistema dell’affido è autoreferenziale e si autosorregge con gli abusi. Secondo la delegata di Adiantum anche in Trentino vi sono numerosi casi di allontanamento di minori dalla famiglia di origine il cui vero scopo è quello di alimentare l’attività di soggetti del privato-sociale, in particolare cooperative, che “vivono” di questo. Oltre all’allontanamento viene inoltre prorogata il più possibile la permanenza dei minori al di fuori delle loro famiglie. Maffioletti ha citato il caso di una madre assistita da Adiantum che pur non essendo incorsa in alcun reato è costretta da 9 anni a vivere senza il proprio figlio minore per i “falsi documentali” prodotti sul suo conto per dimostrare la sua inidoneità a svolgere il ruolo di genitore. E questo con la complicità dei servizi sociali che secondo la delegata dell’associazione omettono sistematicamente di fornire al Tribunale di minorenni elementi oggettivi sulla famiglia di origine, perché da questi dati emergerebbe altrimenti la capacità dei genitori di gestire il bambino e quindi la necessità di farlo tornare da loro. Per Maffioletti inoltre oggi la pandemia rende ancor più critica la situazione economica delle famiglie e accentua quindi il rischio di allontanamento dei minori dal nucleo per mancanza di mezzi. A suo avviso il giudice competente dovrebbe segnalare ai Comuni le situazioni di indigenza per consentire alle istituzioni di intervenire a sostegno di queste famiglie evitando così gli allontanamenti. Invece – ha proseguito Maffioletti – si ricorre in modo disinvolto all’articolo 403 del Codice civile che permette alla pubblica autorità di collocare al sicuro i minori giudicati in grave difficoltà psico-fisica. Per la delegata queste decisioni andrebbero invece scongiurate ogni qual volta non sussistano validi motivi per la messa in protezione del minore. Le istituzioni sono infatti chiamate ad attenersi al principio di prudenza non fidandosi solo del giudizio del servizio sociale che spesso si basa su valutazioni caratteriali anziché su evidenze oggettive. Accade che nessuno vada a verificare queste valutazioni che quindi vengono avallate dal Tribunale dei minorenni che dispongono l’allontanamento dei bambini dai genitori. Secondo Maffioletti bisognerebbe invece intervenire in via preventiva per dirimere eventuali conflitti tra i genitori naturali e che mettono in pericolo l’integrità psico-fisica del figlio minore. La delegata ha ricordato che vi sono già iniziative avviate per sottoporre gli abusi avvenuti ai danni dei minori alla Corte europei dei diritti di Strasburgo. Stupisce, per Maffioletti, l’alto numero di affidi fuori famiglia disposti dal Tribunale di minorenni in Trentino per “inadeguatezza genitoriale”, quando si sarebbe potuto evitare ai bambini e ai ragazzi questo dramma. Ma a suo avviso servirebbe soprattutto trasparenza sulla spesa sostenuta dalla Provincia per gli affidi, che risulta molto elevata. Con le risorse destinate dall’ente pubblico alla gestione degli interventi di accoglienza dei 173 minori attualmente allontanati si poteva invece garantire il sostegno necessario alle famiglie perché potessero rimanere con i loro genitori. Per Maffioletti, insomma, il Trentino non è esente dagli abusi emersi nel resto d’Italia a favore dell’indotto lavorativo dei servizi attivi nel campo dell’assistenza dei minori. E ha concluso con la speranza che la Commissione d’indagine del Consiglio faccia luce su questa realtà grigia ed opaca.

 

L’Associazione Bambini Strappati chiede una norma che avvisi i genitori dei minori sottoposti ad osservazione e di poter affiancare le famiglie di origine.

Maricetta Tirrito ha ricordato che l’Associazione “Bambini Strappati” di cui è vicepresidente è nata dopo il caso di Bibiano per raccogliere le sofferenze e le denunce e comprendere che cosa accade nelle altre regioni d’Italia. Tirrito ha messo l’accento sulla difficoltà dei genitori a cui vengono sottratti i figli di essere ascoltati e compresi dalle istituzioni con cui non riescono a dialogare e che sembrano solo voler dimostrare l’esistenza di problemi che giustificano l’allontanamento dei bambini. Il Trentino – ha osservato – non è immune da casi analoghi a quelli di Bibiano. Anche questo è un territorio in cui ci si è dovuti confrontare con le difficoltà che emergono dai servizi sociali che dovrebbero invece accompagnare i genitori nei rapporti con le istituzioni. Questa difficoltà di rapporto, questa mancanza di confronto e di tutela di queste famiglie è per Tirrito il primo grande ostacolo che ogni genitore incontra con i servizi sociali. In queste condizioni non c’è possibilità di comprensione. Il problema è che il servizio sociale si considera l’unico soggetto che valuta la situazione dei minori allontanati dalla loro famiglia. Escludendo di fatto dal merito della valutazione l’interlocutore giudiziario. Per questo secondo Tirrito servirebbero linee guida comportamentali da mettere a disposizione delle autorità per controllare il lavoro dei servizi sociali. Ogni attività è invece lasciata all’intimo convincimento dell’assistente sociale al quale è lasciato il giudizio sulle sorti del minore e di un intero ambito familiare. A volte non vengono nemmeno effettuate le visite ispettive necessarie per verificare la valutazione. Per questo l’Associazione cerca di comprendere e affiancare le famiglie nella gestione di questi casi. Ma anche di promuovere soluzioni proponendo ad esempio queste linee guida che obblighino al confronto con associazioni come questa e al loro coinvolgimento per poter garantire alle famiglie un supporto psicologico, amministrativo e legale. Qeusto per Turriti è un obiettivo da perseguire partendo dal presupposto che tutti vogliono il bene dei bambini. Nessun minore va allontanato per forza. L’allontanamento dovrebbe essere l’ultima ratio di fronte all’impossibilità oggettiva di sanare la situazione familiare in cui il bambino si trova. Un’altra richiesta dell’Associazione è di una banca dati aggiornata che dica quanti minori sono seguiti e mantenuti dalle casse pubbliche in forma extra-familiare e nelle famiglie affidatarie. Vi sono genitori a cui capita di riceve dai figli input di gravi problemi nelle case-famiglia in cui si trovano ma nelle quali sono comunque costretti a rimanere. Anche per questo le Associazioni attive in quessto settore dovrebbero poter difendere il diritto dei minori. Tirriti ha segnalato che sono in corso 13 procedimenti in provincia di Trento per tutelare il diritto di questi minori di essere semplicemente ascoltati e non trattati come se dovesse scontare una condanna, costretti a vivere in una famiglia diversa da quella in cui sono nati. E questo accade perché la volontà dei minori non viene mai presa in considerazione. Loro non vengono mai ascoltati. A questo problema la pubblica amministrazione non presta la necessaria attenzione.

 

Cia: perché lo psicologo non interviene fin dalla prima fase di valutazione?

Claudio Cia (FdI) ha osservato che forse manca la necessaria trasparenza da parte di chi ha in mano le sorti di questi minori. Al riguardo ha posto una domanda sul ruolo dello psicologo, che stando alle audizioni non viene coinvolto nelle fasi preliminari dell’affido per verificare la situazione della famiglia, ma solo quando il minore ha già subito danni a causa dell’allontanamento forzoso dai genitori. E ha sollevato la questione dell’allontanamento dei minori dalla famiglia motivato dal fatto che i genitori non dispongono per lavoro di tempo sufficiente da dedicare ai figli.
Dalzocchio ha confermato che nelle audizioni l’ordine degli psicologici aveva evidenziato il problema segnalato da Cia.

 

Ferrari: interessante la proposta di sostegno delle associazioni alle famiglie.

Sara Ferrari (Pd) ha chiesto a Maffioletti elementi che dimostrino la fondatezza delle accuse “preoccupanti” lanciate al sistema che lei considera viziato da conflitti di interesse. A proposito della proposta di linee guida avanzata da Turrito, Ferrari ha precisato che compito della Commissione d’indagine è solo di indicare al Consiglio possibili piste e suggerimenti eventualmente da trasformare in atti politici con cui affrontare il tema. Interessante in questa prospettiva è la questione dell’affiancamento delle associazioni alle famiglie nella relazione con le istituzioni. Si tratta di capire come si potrebbe disciplinare questo affiancamento a vantaggio della tutela del minore.

 

Coppola: vi sono bambini e ragazzi allontanati che chiedono di non tornare nelle loro famiglie.

Lucia Coppola (Gruppo misto) ha sottolineato che a prevalere dev’essere sempre e solo la tutela dell’interesse dei minori. E ha ricordato come da precedenti audizioni sia emerso che molti di questi bambini e ragazzi allontanati dai genitori non vogliono tornare nella famiglia da cui provengono. Avendo lavorato 38 anni come insegnante nella scuola primaria, Coppola ha ricordato di essersi spesso imbattuta in casi di bambini che non potevano più stare nelle loro famiglie e altri in cui si è fatto di tutto per far rimanere i figli con i genitori sostenendo padri e madri anche con aiuti concreti. “Dubito fortemente – ha concluso – che in Italia e in Trentino i bambini vengono tolti alle loro famiglie perché i genitori lavorano e non possono quindi badare sufficientemente a loro. Questo in Trentino non avviene”. Nella nostra provinciale vi sono infatti molti soggetti che a vario titolo si occupano di infanzia e dei diritti e dei problemi dei minori e delle loro famiglie per garantire il loro benessere. E la presenza delle minoranze in questa Commissione che non hanno voluto ne è la dimostrazione.

 

Maffioletti: collocare un minore fuori della sua famiglia solo se assolutamente necessario per proteggerlo e non per motivi “caratteriali”.

Maffioletti ha rassicurato Ferrari dichiarando di essere animata dall’unica intenzione di tutelare i minori, per la cui protezione l’Associazione da lei rappresentata sta raccogliendo storie anche sofferte di bambini e ragazzi allontanati dalle loro famiglie “per motivi caratteriali e minimali”. Ha aggiunto che i 50 casi da lei seguiti a livello locale sono documentati da un dossier protetto da privacy ma che, se richiesto, potrebbe essere messo a disposizione dell’autorità giudiziaria. Maffioletti ha auspicato che il risultato di questa Commissione d’indagine sia di contribuire alla garanzia che i soldi pubblici per i servizi sociali siano spesi per la tutela dei diritti dei minori e delle loro famiglie. Con l’obiettivo di evitare che un solo bambino possa essere collocato fuori della sua famiglia di origine a meno che non vi siano reati ben identificabili. Allora e solo allora la protezione del minore va adottata con l’allontanamento per sottrarre il minore da una situazione di pericolo e di un grave pregiudizio per la sua crescita. Lo sforzo della sua associazione, ha concluso, è di documentare minuziosamente i problemi e di rappresentarli nelle sedi opportune al solo scopo che vengano accertati casi di violazione dei diritti dei minori e delle famiglie. Per questo stiamo ricorrendo alla Corte di Strasburgo.

 

Tirrito: la valutazione dei casi non va lasciata solo ai servizi sociali.

Maricetta Tirrito ha confermato il problema degli psicologi sollevato da Cia perché questi specialisti non vengono fatti intervenire nella prima fase di accertamento del problema denunciato dai servizi sociali. Questo perché i servizi sociali si considerano e vengono considerati giudici supremi. Il rapporto tra la magistratura minorile e il servizio sociale è condizionato dal primo giudizio di quest’ultimo a cui ogni singolo caso è totalmente affidato. La radice del problema, per Tirrito, sta nella formazione degli assistenti sociali, ai quali viene insegnato che anche solo di fronte al dubbio che un minore nella sua famiglia naturale stia correndo dei rischi chiedono che come primo atto sia messo in sicurezza, togliendolo alla famiglia. Solo poi si interviene per accertare che il minore abbia subito un danno psicologico. Dovrebbe invece accadere il contrario procedendo prima con un accertamento che coinvolga la figura dello psicologo per passare poi alla decisione successiva, basata su una valutazione più completa messa a disposizione dell’autorità giudiziaria. Altrimenti ci si limita alle supposizioni. Il problema è che il possibile accertamento psicologico successivo all’allontanamento comporta una spesa a carico di famiglie che spesso non se la possono permetteere. Tirrito ha condiviso poi con Coppola l’osservazione che non in tutti i casi l’allontanamento è un errore. Il problema è però un altro e sta nella consapevolezza che ogni caso andrebbe trattato con competenze e conoscenze adeguate e specialistiche perché in questo campo non ci si possono permettere sbagli, essendo in gioco la vita e la crescita di un minore che non si può rischiare di compromettere. Tirrito ha poi assicurato a Ferrari di non voler solo criticare ma soprattutto avanzare proposte costruttive. Il ruolo delle associazioni – ha concluso – è di dare un contributo che eviti abusi e violenze come l’allontanamento scorretto e ingiusto di un bambino dalla sua famiglia quando basterebbero piccoli accorgimenti per superare certe situazioni difficili. Occorre accettare che le associazioni si possano affiancare come partner dei servizi pubblici per evitare queste violenze. Lo strumento potrebbe essere quello di protocolli d’intesa o di una convenzione tra gli enti pubblici e queste associazioni di volontariato per permettere alle famiglie in difficoltà di essere sostenute e aiutate prima che si arrivi alla scelta estrema dell’allontanamento di un minore dai genitori. Ma questo deve avvenire in temini di prevenzione, prima che si scateni un problema grave: il servizio sociale dovrebbe spingere la famiglia a rivolgersi a un’associazione di supporto anziché mettere subito i genitori sul banco degli imputati. Tirrito propone anche di prevedere con una norma che la famiglia sia avvisata fin dall’inizio di essere sottoposta ad osservazione da parte del servizio sociale e non solo quando il figliio viene allontanato, in modo che i genitori possano rivolgersi a un’associazione per essere aiutati a fronteggiare e risolvere i problemi.

Sì ad altre audizioni sulla prevenzione coinvolgendo i responsabili delle scuole dell’infanzia, degli asili nido e gli psicologi.

Alla luce delle osservazioni emerse in tema di prevenzione, dal momento che le scuole dell’infanzia provinciali ed equiparate e gli asili nido dei Comuni di Trento e Roveretocostituiscono un osservatorio privilegiato per cogliere i primi segnali di difficoltà nei bambini e nei loro genitori, su proposta di Dalzocchio e di Ferrari la Commissione ha deciso all’unanimità di effettuare alcune altre audizioni, oltre a quella già prevista con il presidente del Tribunale dei minorenni di Trento, anche con il dirigente del servizio scuole dell’infanzia della Provincia, possibilmente affiancato da un coordinatore pedagogico, con l’ordine degli psicologici a proposito del ruolo e del servizio di sportello svolto dagli psicologi nelle scuole, con il dirigente del servizio istruzione della Provincia sullo stesso argomento.

 

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