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LANCIO D'AGENZIA

CONSIGLIO PAT * COMMISSIONE SPECIALE AFFIDO MINORI: « GLI PSICOLOGI CHIEDONO PIÙ CHIAREZZA SUL LORO COMPITO NELLE SCUOLE, UN QUESTIONARIO DELL’ORDINE SARÀ DISTRIBUITO DALLA PAT »

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15.51 - giovedì 29 aprile 2021

Il ruolo determinante di nidi e materne per la prevenzione dei disagi dei bambini: altre audizioni della Commissione speciale sull’affido di minori. Gli psicologi chiedono più chiarezza sul loro compito nelle scuole. Un questionario dell’Ordine sarà distribuito dalla Pat per rilevare le difficoltà emergenti dai ragazzi in questo periodo.

Altre audizioni oggi, presente l’assessora al welfare e alla salute Segnana, per la Commissione speciale d’indagine in materia di affidamento di minori presieduta da Mara Dalzocchio (Lega). L’organismo ha acquisito il parere dei Servizi istruzione e attività educative per l’infanzia della Provincia, dei Comuni di Trento e di Rovereto e il punto di vista dell’Ordine degli psicologi del Trentino. Le consultazioni – ha introdotto Dalzocchio – sono state volute per focalizzare i progetti e le attività utili all’individuazione e alla prevenzione delle situazioni di disagio dei minori nei nidi e nelle scuole in funzione degli interventi da adottare. Le consultazioni hanno evidenziato l’importanza del lavoro di rete e delle sinergie tra i servizi educativi, sociali e sanitari nonché con gli psicologi, anche per fronteggiare l’incremento delle criticità dovuto all’emergenza Covid. Al riguardo l’Ordine degli psicologi ha annunciato la predisposizione di un questionario che l’assessore Bisesti si è reso disponibile a distribuire nelle scuole per rilevare le difficoltà dei ragazzi. Dall’assessora Segnana l’impegno a valutare l con Bisesti le richieste degli psicologi scolastici.

 

Servizio istruzione: serve una rete per l’individuazione precoce dei disagi.

Per il Servizio istruzione è intervenuta Monica Zambotti, direttore dell’ufficio politiche di inclusione e cittadinanza. In premessa Zambotti ha indicato nell’istruzione e nel successo formativo un “determinante” fondamentale della salute mentale in età evolutiva. Ha poi citato il progetto PIPPI (acronimo che sta per Programma di intervento Per la Prevenzione dell’Istituzionalizzazione) che nel 2018 ha coinvolto più di 200 tra operatori della scuola e dei servizi e socio-sanitari in una ricerca sulla questione delle fragilità educative. Il PIPPI permette l’individuazione precoce delle difficoltà dei ragazzi e di costruire una rete tra famiglie, servizi sociali e scuola per affrontare i problemi della “trascuratezza”. Il tema dell’età evolutiva è stato messo così al primo posto delle politiche scolastiche e della salute pubblica. In questi anni il Dipartimento istruzione ha lavorato sulle politiche integrate, in sinergia con il Dipartimento salute e politiche sociali per creare una rete di servizi integrati sul territorio. Il progetto PIPPI opera con una cabina di regia e collabora con FBK e punta all’obiettivo della resilienza dei bambini e dei ragazzi per la prevenzione della salute mentale. Il progetto ha ottenuto un importante finanziamento europeo e ha permesso di mappare le situazioni. Con il risultato di fornire agli insegnanti strumenti per riuscire a leggere le fragilità dei ragazzi. Coinvolgendo sempre la famiglia, ma in certi casi anche le autorità giudiziarie. In questi anni la Provincia ha aggiunto negli organici delle scuole personale di supporto dedicato all’inclusione, con una “figura di sistema” specializzata in questo campo la cui opera è svolta in stretta collaborazione con il dirigente scolastico e in sinergia tra i servizi.

 

Servizio attività educative per l’infanzia: segnaliamo le situazioni di vulnerabilità.

Livio Degasperi e Ginevra Rella, rispettivamente sostituto dirigente del Servizio attività educative per l’infanzia e coordinatrice pedagogica del circolo 5. Degasperi ha messo in evidenza come, dal momento che i bambini nelle scuole dell’infanzia hanno fra i 3 e 6 anni, occorre prestare molta attenzione nell’affrontare i disagi che emergono per non compromettere le relazioni familiari. Si tratta di identificare bene nel primo approccio in cosa consistano i problemi. Rella ha evidenziato come il lavoro per l’inclusione si svolga a stretto contatto con le famiglie. Il sostegno alla genitorialità si declina anche nella promuovere delle competenze dei genitori attraverso momenti di confronto con il personale insegnante e, quando serve, con la consulenza dei coordinatori pedagogici. Rella ha ricordato l’importanza del Tavolo 0-6 anni voluto dal Comune di Trento coinvolgendo i coordinatori di nidi e scuole dell’infanzia per individuare particolari problematiche. Dove emergono situazioni di vulnerabilità si attivano i servizi sociali, dell’età evolutiva o anche l’Alfid, ma sempre a partire dal coinvolgimento dei genitori. Si tratta innanzitutto di presentare i servizi che possono dar loro supporto. L’obiettivo è anche di rendere le famiglie stesse delle risorse capaci di affrontare le fragilità dei bambini. Le autorità giudiziarie possono così beneficiare di una vasta rete di servizi orientati a promuovere percorsi positivi per bambini e famiglie.

 

Gli interventi dei consiglieri. Nessun coinvolgimento nella sottrazione di minori.

Sara Ferrari (Pd) ha chiesto ai dirigenti e ai coordinatori se abbiano avuto notizia di denunce come quelle emerse in precedenti audizioni della Commissione circa episodi di sottrazione di minori alle loro famiglie, e che ruolo abbiano in questi casi i servizi. E ha ha chiesto se sia stata analizzata la relazione tra la gestione della fragilità dei bambini e la fragilità dei ragazzi nell’adolescenza e se questa porta all’abbandono scolastico.
Lucia Coppola (Misto) ha chiesto ulteriori elementi sulla questione del disagio.
Zambotti ha ricordato che il Dipartimento istruzione della Provincia non entra nelle scelte di competenza dei servizi sociali e della Procura. E ha ribadito l’importanza di un lavoro sinergico tra scuola e altri servizi. Ha segnalato che un indicatore del buon lavoro svolto in Trentino si trova nei dati sulla dispersione scolastica, che sono simili a quelli dei più evoluti paesi del Nordeuropa.
Rella ha confermato che non vi è mai stato alcun coinvolgimento del suo settore in episodi di presunte sottrazioni di minori. E ha ribadito l’importanza delle interazioni esistenti su questi temi con i servizi sociali.

 

Comune di Trento: i nidi puntano anche a potenziare le competenze genitoriali.

Magalì Pladys, coordinatrice pedagogica del servizio infanzia del Comune di Trento, ha parlato dell’attività svolta nei 25 nidi d’infanzia della città che accompagna circa 1.200 bambini con le loro famiglie attraverso queste strutture. L’obiettivo del coordinamento è di potenziare le competenze del personale educativo nella lettura delle situazioni dei bambini anche per la prevenzione. Il progetto pedagogico prevede di sostenere le educatrici nella promozione delle competenze genitoriali con spazi di ascolto, coinvolgimento e partecipazione e creando reti tra famiglie. Pladys ha poi parlato della collaborazione con le assistenti sociali: c’è la possibilità di garantire la priorità nell’accesso ai nidi quando emergono situazioni con esigenze particolari. Al tempo stesso se nei nidi emergono disagi le educatrici possono segnalare i casi al servizio sociale. Il progetto Pippi consente di utilizzare un gruppo di lavoro interdisciplinare e favorisce il coinvolgimento attività dei genitori per promuoverne le competenze. Il progetto consente anche di attivare servizi educativi domiciliari. Vi è poi la collaborazione con il Consultorio con cui il nido coopera attivamente. Importante per Pladys è poi la formazione congiunta sul tema della tutela dei bambini. I docenti coinvolti per il Tribunale dei minori e la Procura sono stati Biasi e Menapace e questo ha permesso di comprendere la complessità dei bisogni che richiedono strumenti di lettura adeguati. Trento ha avuto il riconoscimento di Città amica dei bambini e dei bambini dall’Unicef e ogni anno celebra la Giornata dei diritti dei bambini. E il Comune ha costituito anche un Osservatorio sull’infanzia e l’adolescenza. L’obiettivo è ora di costruire un protocollo di collaborazione con il tribunale dei minori e la Procura che possa agevolare la rilevazione di particolari bisogni di bambini e famiglie all’interno dei nidi. Sotteso a tutto ciò vi è la crescente consapevolezza dell’importanza dell’intervento precoce sull’età 0-3 anni ai fini della prevenzione.

 

Comune di Rovereto: fondamentale la collaborazione con i servizi sociali.

Roberta Seppi, coordinatrice pedagogica del servizio infanzia del Comune di Rovereto ha sottolineato l’esigenza di potenziare ulteriormente il ruolo del nido come servizio educativo e di supporto alla famiglia al pari della scuola dell’infanzia. Il nido è il primo contesto che favorisce la prevenzione e il benessere di bambini e famiglie. A Rovereto i nidi soddisfano le domande di più del 30% delle famiglie. E sono in grado sia di rilevare eventuali segnali di disagio dei bambini sia di dare sostegno ai genitori attivando da subito una stretta relazione con le famiglie. Fondamentale anche per Seppi è la formazione per abituarsi ad individuare e a condividere, attraverso il confronto con i servizi sociali, gli eventuali disagi dei bambini fin dai primissimi anni di vita. La collaborazione con i servizi sociali a Rovereto è molto forte ed è stata anche formalizzata con un accordo. Così è possibile avvalersi delle consulenza delle assistenti sociali e procedere anche ad eventuali segnalazioni alle autorità competenti con interventi corretti a fronte di situazioni critiche che possono essere affidati alla Procura.

 

Gli interventi dei consiglieri. Possibile ricorrere anche al supporto degli psicologi.

Dalzocchio ha ricordato la propria esperienza straordinariamente positiva con i nidi a Rovereto e ha chiesto se i nidi chiedono anche l’intervento degli psicologi.
Seppi ha risposto che esiste un accordo di collaborazione con gli psicologici dell’Azienda sanitaria. Lavorando per migliorare fin dal nido la situazione dei bambini, si aiuta anche la famiglia.
Pladys ha ricordato che anche a Trento si punta ad una collaborazione con il servizio di psicologia clinica dell’Azienda sanitaria per affrontare situazioni che richiedono un approfondimento e che si possono comunque accompagnare anche nei nidi con un intervento educativo mirato in termini di prevenzione di possibili disturbi nei bambini se i loro problemi non vengono affrontati subito in modo individualizzato.
Coppola ha apprezzato queste testimonianze che dimostrano l’importante ruolo svolto dai nidi perché i segnali di sofferenze dei bambini si possono cogliere da subito.

 

L’Ordine degli psicologici: attuare la legge 13 per inserire gli psicologi nelle scuole.

Roberta Bonmassar, presidente dell’Ordine, ha messo in guardia dal rischio che gli psicologi vengano utilizzati solo come “segnalatori” di problemi, mentre le psicologo scolastico ha un altro ruolo. Oggi gli psicologi scolastici vengono selezionati con criteri molto liberi perché non esistono norme vincolanti in questo settore. La loro presenza ha permesso di rilevare un aumento delle situazioni di disagio in questo periodo segnato dal Covid. Lo psicologo scolastico – ha proseguito Bonmassar – deve disporre di una mappa dei servizi sul territorio che si possono attivare a sostegno delle famiglie. Allo stato attuale – ha ricordato – non è stato mai assunto uno psicologo in virtù della legge provinciale 13 del 2007 sul welfare che prevede questa possibilità. Ma attivare anche uno psicologo scolastico che si affianchi alle altre figure socio-sanitarie previste dalla legge 13 segnerebbe una svolta importantissima. Qeust’assenza è un vulnus.
Roberta Zumiani, del Gruppo scuola dell’Ordine degli psicologi, ha spigato che la loro presenza nelle scuole è molto eterogenea perché le scuole non seguono un criterio chiaro per l’attivazione di queste figure. A volte si usano come consulenti dei genitori, a volte per vari problemi e progetti di salute e benessere relativi a sessualità, abuso di sostanze, di internet e problemi di cyberbullismo. Vi sono poi pochissime ore all’anno, 50 o 60 al massimo, in istituti che hanno 1.000 studenti iscritti. Serve quindi un progetto e va sottolineata l’importanza di un lavoro di rete tra docenti e psicologo quando l’insegnante nota situazioni di fragilità. Per ora vi sono solo buone prassi presenti soltanto in alcuni istituti trentini. Occorrerebbe aggiungere allo psicologo dedicato a studenti e genitori, anche uno psicologo che si occupi degli insegnanti.
Enrico Scappatura, consigliere dell’Ordine, ha evidenziato il rischio è la confusione. Quando si inserisce uno psicologo in un ambiente come la scuola dev’essere chiarito per fare cosa esattamente, anche per l’investimento che uno “sportello” psicologico comporta in termini di salute dei ragazzi, la cui situazione ha poi ricadute anche sulle loro famiglie. Il ragionamento è invece prevalentemente economico e quindi al ribasso. Il momento attuale è molto delicato – ha segnalato Scappatura – con percentuali che si aggirano interno al 35% di ragazzi con comportamenti lesivi e suicidari. Ecco perché occorrono psicologi professionisti che si interfaccino con i ragazzi, i genitori e i docenti in una logica di rete che avrebbe risvolti molto positivi.

 

Gli interventi dei consiglieri. Gli psicologi nelle scuole sono ancora isolati. L’Ordine sta predisponendo un questionario che Bisesti si è reso disponibile a distribuire nelle scuole per rilevare le difficoltà degli studenti.

 

Ferrari ha ricordato che l’evento Covid nella sua gravità ha colpito bambini, ragazzi, genitori e anche il personale scolastico. L’idea della Commissione era quindi di cogliere questa circostanza critica per strutturare meglio e in modo più certo i servizi come quello della figura dello psicologo da offrire nelle scuole. E ha chiesto quindi all’Ordine degli psicologi se vi siano stati contatti con la Giunta provinciale a questo riguardo.
Bonmassar e Zumiani hanno ricordato che la risposta della Giunta è stata finora negativa per mancanza di risorse. L’Ordine degli psicologi – ha proseguito Zumiani – non si è però arreso anche perché interpellato dalla Consulta dei genitori dato il crescente malessere emergente nelle famiglie. Anche i docenti notano le difficoltà dei ragazzi e dei genitori. Per questo l’Ordine sta predisponendo un questionario che l’assessore Bisesti si è reso disponibile a divulgare nelle scuole per rilevare le difficoltà degli studenti e poi cercare di costruire assieme delle risposte a questi problemi con progetti mirati e non solo aggiungendo ore agli sportelli dello psicologo scolastico. Si tratta di costruire in questo modo un progetto nella scuola che promuova il benessere dei ragazzi con il supporto degli psicologi. Come? Intercettando i problemi e le esigenze educative degli studenti. E coinvolgendo le famiglie nei progetti educativi delle scuole come accade oggi in Germania. Questo consente di condividere delle buone pratiche educative anche quotidiane per la crescita personale dei ragazzi. Secondo Bonmassar il problema è la disomogeneità dell’intervento dello psicologo scolastico dovuto alla diversità delle richieste dei datori di lavoro, che sono i dirigenti degli istituti. Gli psicologi scolastici lavorano “in casa d’altri”. Occorre invece che il nostro lavoro sia inserito in una rete educativa che è quella della scuola. Da questo punto di vista, ha concluso la presidente, “l’Ordine è disponibile ha una riflessione e a costruire progetti realistici in termini sia di psicologi messi a disposizione sia di risorse da investire”.
Coppola ha confermato l’isolamento vissuto dagli psicologi all’interno delle scuole, la cui presenza è spesso percepita come una “intromissione” negli istituti. Il ruolo degli psicologi andrebbe quindi riconosciuto e chiarito per i compiti da svolgere.

L’assessora Segnana ha chiesto di avere se possibile dei dati riguardanti i casi segnalati dagli psicologi in merito agli episodi di autolesionismo e suicidiari dei ragazzi specialmente in questo tempo sofferto per mancanza di contatti umani nelle scuole.
E si è impegnata a parlare con l’assessore all’istruzione Bisesti per valutare la possibilità di rispondere alle richieste dell’Ordine degli psicologi per il miglioramento e il potenziamento della loro presenza nelle scuole.

Ferrari ha preso atto della disponibilità dell’assessora ad intervenire su questo versante alla luce dei maggiori problemi dei ragazzi in questo tempo di pandemia e ha quindi sollecitato la Giunta ad investire le risorse richieste dall’Ordine ma finora negate.

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