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LANCIO D'AGENZIA

CONSIGLIO PAT * CASO CRISTOFORETTI: « LE MINORANZE RITIRANO LE DUE RISOLUZIONI PRESENTATE, PER GHEZZI IL CASO NON È CHIUSO »

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17.58 - mercoledì 29 maggio 2019

Dopo una lunga discussione in Aula le minoranze ritirano le due risoluzioni presentate sul caso Cristoforetti.

Nel pomeriggio il Consiglio, dopo le votazioni in merito alle risoluzioni sui risparmi per la sanità seguite alla comunicazione resa dal presidente Fugatti, ha ascoltato e discusso a lungo sul tema oggetto della seconda informativa chiesta al governatore, riguardante le esternazioni su un social del capo di gabinetto dell’assessore Spinelli. Al termine sia Tonini (Pd) che Rossi (Patt) hanno deciso di ritirare le loro risoluzioni.

Fugatti: caso chiuso con le dimissioni rassegnate ieri da Cristoforetti.

Il presidente della Provincia ha ricordato le dimissioni dal suo incarico di capo di gabinetto rassegnate ieri da Ivan Cristoforetti. E che sia lui che l’assessore Spienlli avevano manifestato pubblicamente il loro totale disaccordo con le frasi pubblicate sul social. A questo punto, ha concluso Fugatti, il caso è chiuso.

Ghezzi: il caso non è chiuso. Esposto per evitarne altri analoghi a questo.
Paolo Ghezzi (Futura) ha osservato che il presidente Fugatti avrebbe potuto e dovuto dire qualcosa di più “su questo caso penoso e grave per la Provincia”. Il presidente se l’è cavata a suo avviso in modo un po’ troppo sbrigativo se si considera che c’è voluta una settimana per arrivare alle dimissioni. E che si vorrebbe derubricare il caso a un incidente di percorso. Il problema è che si tratta del secondo incidente di percorso nell’arco di poche settimane.

Per questo secondo Ghezzi è arrivato il momento di capire se gli assessori nella scelta dei loro principali collaboratori si attengono a un orizzonte valoriale riconosciuto e riconoscibile o no. Il consigliere ha preannunciato che domani Futura presenterà un esposto alla Procura della Repubblica pur non avendo nulla di personale contro l’ex capo di gabinetto, ma il ruolo di figure come questa, che rappresentano il volto delle istituzioni meritava da parte della Giunta un maggiore impegno per fare chiarezza sull’intera vicenda. Il presidente della Provincia, ha proseguito Ghezzi, sa benissimo che la diffamazione di singole persone o di intere comunità attraverso la diffusione di idee basate sull’odio razziale o etnico è perseguibile a livello penale.

In mancanza di una risposta politica efficace, fatta eccezione per l’intervento dell’assessora Segnana, non si è sentito nessun intervento della Giunta sul processo di selezione del personale. Il ricorso ha lo scopo di garantire che non avvengano un terzo, un quarto o un quinto caso come questo. La Giunta per il capogruppo di Futura non può cavarsela con una dichiarazione di 12 secondi: vorremmo sapere se le affermazioni razziste e sessiste espresse dall’ex capo di gabinetto verso donne, verso persone di colore diverso e verso i sindacati sono considerate dal governo provinciale un campanello di allarme dal presidente della Provincia. Se per il presidente della Provincia il caso è chiuso secondo noi non lo è, ha proseguito Ghezzi, perché il fatto che non vi sia stata una ricognizione attenta di questo personaggio e che ci sia voluta una settimana per reagire, indica che vi sono stati dei dubbi “tattici”. Facile dire: dimentichiamo. Noi – ha concluso Ghezzi – non dimentichiamo.

Fugatti ribatte: in passato altri casi analoghi non seguiti da dimissioni.
Fugatti ha replicato scusandosi per essere sembrato sbrigativo. La Giunta ha fatto i suoi approfondimenti, ha detto, e l’opposizione le sue valutazioni politiche. L’esecutio ha preso atto delle dimissioni avvenute ieri e oggi a Cristoforetti va dato atto di questa scelta. Inoltre l’assessore Segnana, a partita ancora aperta, ieri era intervenuta come titolare delle pari opportunità stigmatizzando le esternazioni social dell’ex capo di gabinetto. Per queste ragioni, ha precisato Fugatti, “ho detto che il tema è chiuso. Ciò non toglie – ha condiviso – che occorre prestare attenzione alle dichiarazioni di chi ricopre ruoli importanti. Tuttavia, ha concluso, anche in passato sono stati commessi errori da parti di incaricati con ruoli importanti nella Giunta provinciale, e non abbiamo visto dimissioni. Oggi è più facile notare questi errori perché vi sono i social.

Rossi presenta una risoluzione che impegna la Giunta a una verifica sui collaboratori perché non accadano altri casi del genere.
Il capogruppo del Patt ha lamentato che “c’è voluta una settimana perché l’assessore Spinelli condannasse le dichiarazioni di Cristoforetti” e criticato Fugatti per non aver condannato le esternazioni social un minuto dopo la loro apparizione, e poi fare tutte le verifiche del caso.

Mi dispiace per Cristoforetti e non lo condanno – ha precisato Rossi –, perché viviamo in un’epoca in cui è troppo facile utilizzare i social e lui, come tanti oggi, non si è reso conto di cosa questo poteva comportare. Ma il presidente Fugatti doveva evitare di scegliere collaboratori ignari di questo problema. E di scegliere persone consapevoli di cosa significa scrivere sui social. “Avete aspettato che fosse Cristoforetti a rassegnare le dimissioni”, ha accusato Rossi che ha aggiunto: “per sapere se era stato proprio lui a postare quelle frasi bastava chiederglielo”. Secondo il capogruppo del Patt, la responsabilità dell’accaduto è quindi della Giunta che non può permerttersi di condannare in maniera postuma le azioni dei proprio collaboratori.

“Una responsabilità come la vostra – ha proseguito – impone di saper fare scelte che tutelino il buon nome del territorio che rappresentate, che non ha bisogno di essere associato a territori di altre latitudini”. Rossi ha concluso annunciando una risoluzione da lui proposta e sottoscritta anche dagli altri capigruppo di minoranza, per impegnare la Giunta a “mettere in atto tutte le verifiche del caso sugli altri collaboratori e capi di gabinetto scelti in via fiduciaria dagli assessori, con particolare riferimento ai prossimi”. Altrimenti – ha concluso – rischiamo il “non c’è due senza tre”. “Qui è in gioco il buon nome della Provincia che non si era mai trovata a dover affrontare due casi del genere. Se arrivasse il terzo vuol dire che voi siete complici di questo utilizzo dei social”.

Fugatti: un caso 10 anni fa quando Rossi era assessore. No ai sepolcri imbiancati.
Il presidente ha replicato ricordando di non essere intervenuto tardivamente sul caso ma fin da venerdì scorso, durante la conferenza stampa della Giunta, condannando le esternazioni di Cristoforetti. E ha aggiunto che il terzo caso c’era già stato 10 anni fa, il 10 gennaio del 2009, quando Rossi era assessore in Giunta e un collaboratore aveva subito la condanna di un anno per peculato. Reato ancor più grave, ha aggiunto. Ma nessuno all’epoca mise in discussione l’immagine del Trentino in Italia. Conclusione di Fugatti: “fare i sepolcri imbiancati e le verginelle in quest’aula non è accettabile”.

Ferrari non gioisce “ma gli errori si pagano”.
Sara Ferrari (Pd) ha sottolineato il forte significato simbolico di chi come i consiglieri e gli assessori hanno un ruolo di rappresentanza. Ha detto di non voler esprimere solidarietà a Cristoforetti, pur senza gioire per la perdita del suo posto di lavoro. Gli errori, tuttavia, si pagano. Si è complimentata con la Giunta per aver spinto Cristoforetti alle dimissioni, ma la scelta è stata tardiva perché nel frattempo il caso ha gettato discredito sulle nostre istituzioni. L’atto delle dimissioni per Ferrari mostra il tentativo di recuperare credibilità. Qui dentro, ha proseguito, dobbiamo testimoniare che le istituzioni democratiche sono una cosa seria e che la politica non si fa nei bar. Riconoscere che questa responsabilità è di tutti è un passaggio importante. Ferrari ha infine giudicato “una bizzarria” che l’assessore Spinelli abbia dichiarato alla stampa di non aver creduto subito alle parole del suo collaboratore nonostante questi si autoaccusasse presentandogli subito le dimissioni. “Questo è come minimo un segno di confusione”, ha concluso.

Rossi: nel 2009 io ero dirigente alla Trento-Malè.
Per fatto personale Rossi ha tenuto a dire che lui risponde delle sue decisioni e non delle decisioni prese da qualcun’altro. “Quando nel 2009 erano stati commessi quei fatti – ha precisato – io ero dirigente alla Trento-Malè e quindi non ne sapevo nulla”.

Marini dopo le dimissioni decide di non presentare l’esposto: sarebbe accanimento.
Alex Marini (5 stelle) ha ricordato che era anche sua intenzione procedere con un esposto alla Procura se la magistratura non avesse ritenuto di intervenire. Ma dopo le dichiarazioni rese oggi dalla Giunta, ha detto di non credere che sia opportuno procedere perché si tratterebbe di un accanimento forse eccessivo. Ha però giudicato debole l’atteggiamento assunto dalla Giunta quando con l’assessore Spinelli ha detto che la Giunta può assumere chi vuole e come vuole. La Giunta avrebbe invece dovuto intervenire subito e in modo incisivo. C’è una generale degenerazione del linguaggio perfino in quest’aula, quando ci si lasca andare a toni troppo aggressivi. Questi modi non sono in alcun modo giustificabili. Serve un confronto tra posizioni diverse che non alimenti sentimenti di odio o intolleranza soprattutto verso le persone più deboli dal punto di vista fisico e sociale. Per questo come rappresentante delle minoranze del Forum per la pace e i diritti umani, Marini ha annunciato che il Forum trentino per la pace e i diritti umani, su sua richiesta come rappresentante delle minoranze nell’organismo, predisporrà a breve la una proposta di un corso di comunicazione “dolce” e pacifica offerto anche ai consiglieri provinciali. Con l’auspicio che vi sia una larga e convinta adesione perché è dovere dei consiglieri rappresentare tutti i cittadini che vivono in questo territorio, bianchi o neri, ricchi o poveri che siano.

Paccher: il Patt aveva eletto presidente un signorfe che baciava la foto del duce.
Paccher (Lega) ha ribadito che il presidente Fugatti aveva subito condannato il contenuto di quanto scritto sui social dal capo di gabinetto dell’assessore Spinelli. “Non si può pretendere – ha aggiunto – che la Giunta o un assessore sappiano tutto del comportamento in privato di un collaboratore. Tanto più se si tratta di un video che risale ad anni prima. Paccher ha ricordato infine che il Patt aveva nominato presidente del partito un signore che faceva il saluto fascista e baciava la foto del duce.

Cia:
Claudio Cia (Agire) ha aggiunto che qualcuno gli ricordò in aula che questo non è un bar. Oggi però a suo avviso il linguaggio usato in quest’aula è stato da bar. Reagendo ai vari interventi delle minoranze, Cia ha commentato: “da che pulpito viene la predica”. A suo avviso il presidente Fugatti ha commesso l’unico errore di essersi fidato, esattamente come era accaduto alla Giunta provinciale nel 2009. La Giunta non poteva sapere ciò che si celava dietro l’anonimato di un profilo social. Ciò che ci accomuna l’attuale Giunta a quella di allora è la fiducia. “Chi è senza peccato scagli la prima pietra. E a chi viene a dirci che dobbiamo creare condizioni per un civile e corretto confronto politico – ha concluso – occorre far presente che proprio una forza politica presente in quest’Aula sta invitando i cittadini ad esporre striscioni in pubblico contro l’attuale vicepresidente del Consiglio dei ministri per dargli il “benvenuto” a Trento. Questo sì alimentata scontri e odio. A chi vorrebbe insegnarci come comportarci e di cosa dovremmo aver rimorso, io dico guardate in casa vostra”. E ha concluso come Fugatti: non siate sepolcri imbiancati.

Guglielmi (Fassa): solidarietà alla Giunta provincial, che merita più rispetto.
Guglielmi (Fassa) ha stigmatizzato quello che è successo a causa delle frasi sui social, ma ha anche espresso solidarietà alla Giunta che meritava maggiore rispetto per l’istituzione provinciale che rappresenta. E ha ricordato che il 9 giugno 2018 Ugo Rossi su facebook aveva aperto una pagina in cui aveva trascinato 7.000 persone, molte delle quali a loro insaputa.

Tonini ritira la sua risoluzione.
Giorgio Tonini (Pd) ha annunciato il ritiro della risoluzione presentata a sua firma, che chiedeva alla Giunta di sollevare dall’incarico il capo di gabinetto dell’assessore Spinelli, “perché il dispositivo è stato superato dai fatti”.

Leonardi (FI): le dimissioni date da questa persona sono un prezzo altissimo.
Giorgio Leonardi (FI) ha detto di non essere mai stato un giustizialista. Certo a suo avviso chi sbaglia deve pagare, ma prima di accusare altri si dovrebbe guardare a casa propria. “Sarò sempre un garantista – ha aggiunto – ma in qualunque ambiente di lavoro c’è sempre qualcuno che sgarra. L’attenzione della Provincia per evitare che questo accada è comunque alta e le dimissioni date da questa persona sono un prezzo altissimo, perché si tratta comunque della perdita di un lavoro.

Anche Rossi ritira la sua risoluzione.
Una volta saputo dal presidente Fugatti che la Giunta non condivideva la sua risoluzione, anche Rossi ha ritirato il testo da lui presentato con la consapevolezza che sarebbe risultato divisivo e confidando nell’impegno della Giunta ad effettuare le verifiche da lui richieste sui collaboratori. Fugatti nel suo intervento ha detto di vaer apprezzato la scelta di Marini di voler evitare azioni di tipo legale dopo le dimissioni di Cristoforetti, per non dimostrare un accanimento nei confronti di una persona che con le sue dimissioni ha perso il posto di lavoro e merita per questo rispetto.

Sospensione dei lavori per permettere alle minoranze di decidere sui candidati alla Commissione dei 12.

A seguire, per la nomina della Commissione dei 12 la garante delle minoranze, Paola Demagri, ha chiesto e ottenuto una sospensione dei lavori per individuare i nomi da designare. Il presidente Fugatti ha sollecitato le minoranze a decidere, attesi copn urgenza anche dal governo nazionale per poter attivare l’organismo paritetico.
Al rientro Demagri ha chiesto una nuova sospensione. Fugatti si è reso disponibile a rimanere in aula per questo fino a tardi ma ha aggiunto: “con tutto il rispetto per le minoranze stasera i nomi devono uscire”. Il presidente Kaswalder ha quindi concesso un’ulteriore sospensione di 20 minuti.

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