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LANCIO D'AGENZIA

CONSIGLIO PAT * AUTONOMIA: « TONINI (PD), “MELONI IN PARLAMENTO HA DIMENTICATO IL TRENTINO / FUGATTI LE RICORDI CHE LO STATUTO È UNO SOLO PER LE DUE PROVINCE »

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19.25 - martedì 25 ottobre 2022

Consiglio, approvata la riforma del Progettone. Nel pomeriggio il Consiglio ha approvato, con 18 sì e 11 astenuti, il ddl Spinelli sulla riforma del Progettone. Al via anche la discussione sulla comunicazione dell’assessora Segnata sul problema della carenza di medici e infermieri.

 

Giorgia Meloni ha dimenticato il Trentino

In apertura della seduta pomeridiana Giorgio Tonini del Pd è intervenuto affermando che nel discorso della Meloni in Parlamento c’è un passaggio che preoccupa perché, parlando di autonomia, la Pat è stata completamente dimenticata. Per la Provincia di Bolzano, ha affermato la leader di FdI e guida del Governo, “tratteremo del ripristino degli standard di autonomia che nel ’92 hanno portato al rilascio della quietanza liberatoria Onu”. Come detto nessun cenno alla Provincia di Trento.

Di fronte a ciò il consigliere Pd ha detto che Fugatti dovrebbe intervenire per fare presente alla Meloni che lo Statuto è uno solo per le due province autonome. Ugo Rossi si è associato alla presa di posizione di Tonini e ha chiesto a Kaswalder di qui a domani di far pervenire un messaggio per le vie istituzionali alla presidente del Consiglio dei ministri perché lo scivolone appare piuttosto grave. Ma quelli che conteranno saranno i fatti, ha aggiunto, anche se le parole, in più lette quindi ragionate, hanno un peso.

Alessandro Savoi (Lega) ha detto che quello di Giorgia Meloni è stata una svista e appare evidente che la quietanza liberatoria riguarda tutta la regione. Inoltre, ha ricordato che l’Svp, per l’astensione, ha chiesto che nel discorso della Meloni ci fosse un riferimento all’autonomia dell’Alto Adige. Un’ affermazione che verrà corretta dalla Meloni, ha affermato Savoi, il quale ha ricordato che l’autonomia con Calderoli è in buone mani.
Paolo Zanella (Futura) ha detto che non si è trattato di un refuso perché la frase fa parte di un discorso ragionato, il riferimento al solo Alto Adige, ha continuato, forse deriva anche dal fatto che Kompatscher ha lavorato in difesa dell’Autonomia, mentre Fugatti non ha fatto nulla. Claudio Cia (FdI) ha affermato di essere più preoccupato da come la politica locale ha remato contro la Regione.

 

Progettone, la minoranza si astiene

Dopo questa parentesi dedicata alle affermazioni della neopresidente del Consiglio dei ministri si è tornati agli odg sulla riforma del Progettone che, nel tardo pomeriggio, è stato votato con 18 sì e 11 astenuti.

L’odg di Marini, approvato all’unanimità, impegna la Giunta a potenziare la ricerca del reimpiego dei lavoratori fornendo anche la possibilità di rientrare nel Progettone se non riuscissero a trovare un’occupazione nel mercato del lavoro. L’odg inoltre impegna il governo provinciale a favorire le competenze dei lavoraori.

L’ultimo odg di Marini, bocciato con 17 no e 11 sì, mirava ad impegnare la Giunta a semplificare la normativa in materia di lavoro elaborando un testo unico garantendo chiarezza e semplicità di applicazione. Il consigliere di 5 Stelle ha comunque fatto appello a implementare gli sforzi di ridurre e contenere il numero delle leggi.

Sull’articolato Alessandro Olivi ha ricordato il senso degli emendamenti che sono stati approvati: l’introduzione dell’intesa obbligatoria con sindacato e imprenditori per definire le tipologie dei soggetti che appartengono alle fasce deboli dalle quali si attinge per dare lavoro nel Progettone. Il consigliere ha spiegato anche il senso dell’emendamento nel quale si favorisce l’inserimento delle donne vittime di violenza nel Progettone. Un segnale preciso, ha detto, che va nel verso della solidarietà. Marini ha chiesto ancora maggiore attenzione alle donne che hanno un basso tasso di istruzione. Zanella, condividendo l’emendamento Olivi ha ricordato che si è votata una legge per favorire l’autonomia personale per le donne che hanno subito violenza. Completamente d’accordo con l’esponente Pd anche Lucia Coppola affermando che attraverso il Progettone si possono dare risposte concrete a queste donne che spesso devono rimanere col marito violento perché prive di autonomia economica.
All’articolo 8, altro emendamento di Olivi, questa volta bocciato, con il quale chiedeva una maggiore flessibilità nei campi di applicazione del Progettone. Anche Marini ha affermato che questo strumento avrebbe un vantaggio da una maggiore flessibilità e permetterebbe di dare risposte più elastiche e aperte a nuovi progetti occupazionali. Alessandro Olivi ha ricordato che in commissione si erano rintrodotte tra le attività del Progettone quelle legate all’animazione nelle Rsa.
Sull’articolo 18, sempre Olivi, ha ritirato l’emendamento che avrebbe introdotto il mantenimento dei volumi finanziari per il Progettone in base alla media degli ultimi anni. Il ritiro, ha spiegato, deriva dal sì all’odg che impegna la Giunta a garantire risorse per mantenere un numero di lavoratori almeno pari alla media degli ultimi tre anni. Anche perché i rapidi cambiamenti che stiamo vivendo provocheranno perdite di posti di lavoro i quali si devono dare risposte stabili.

 

Spinelli: il Progettone va avanti con le stesse risorse

In dichiarazione di voto l’assessore Spinelli ha detto che l’obiettivo di rafforzare il Progettone nell’ottica delle politiche attive del lavoro è stato condiviso. Progettone, ha assicurato che continua, prosegue è garantito anche il termine di risorse, ma guarda avanti.

 

Olivi: la Giunta ha dovuto ricredersi

Olivi, dichiarando l’astensione del gruppo Pd, ha affermato che la legge uscirà molto migliore da come ci è entrata. Un Progettone che si rilancia è il risultato di una dialettica politica che si è sviluppata fuori e dentro il Consiglio. La Giunta ha dovuto prendere atto che l’annuncio del 2019: meno risorse al Progettone era sbagliato. Era solo una voce per riaffermare quella volonà di cambiamento a prescindere dalle realtà. Anche il centro destra ha capito il valore di questi interventi sociali. L’obbligo dell’intesa con i sindacati, l’inclusione del settore socio – assisenziale, l’individuazione delle vittime di violenza in legge come emblema delle fragilità sociale e per combattere il rischio della solitudine ha permesso di migliorare il testo. Walter Micheli, ha ricordato, ha avuto una grande intuizione di fronte alla crisi occupazionale e alla tragedia di Stava coniugando due esigenze fondamentali: il lavoro e la sicurezza ambientale.
Sul nuovo modello di accreditamento Olivi si è augurato che non emergano problemi con Roma e Bruxelles e ha sottolineato che l’esperienza trentina ha dimostrato che al centro vanno messe le politica attive del lavoro e non l’assistenzialismo. In sintesi, per Olivi aver potuto presidiare alcuni aspetti sociali ha fatto virare la scelta del Pd verso l’astensione. Infine, ha ricordato agli imprenditori che il Progettone una soluzione utile anche all’imprese. E ha concluso affermando che è troppo facile dire via le tutele sociali e viva il merito, perché le classi più deboli solo con il merito non ce la fanno.

 

De Godenz: la legge esce migliorata

Pietro Degodenz (UpT), annunciando il suo voto favorevole, ha anche lui sottolineato che la legge nel dibattito è migliorata. Una proposta normativa sul Progettone che distingue il Trentino a livello nazionale.

 

Coppola: un strumento per dare dignità ai lavoratori

Lucia Coppola (Europa Verde) ha sottolineato che il Progettone ha ben seminato nella società trentina, dando dignità a persone che non avevano più la possibilità di sopravvivere, Il lavoro di cesellatura in Commissione e la disponibilità di ascolto di Spinelli. Infine, Coppola ha detto che è importante non tornare indietro su valori di fondo.

 

Marini: una grande tradizione

Alex Marini (5 Stelle) ha detto che il Progettone è una novità che è diventata tradizione. Una buona prassi che andrebbe rafforzata, ci si è preso un rischio sulle procedure sull’assegnazione dei servizio, ma si è ragionato anche con in mano gli studi di Euricse. Per Marini si dovrebbe ampliare il campo di intervento anche per ridurre la sofferenza psichica e sociale non solo per chi viene impiegato. Risorse in più si potrebbero impiegare per aiutare le donne con bassa istruzione che sopravanzano di un 23% gli uomini che non trovano lavoro per il loro basso grado culturale.
Zanella:

 

Zanella: uno strumento indispensabile

Paolo Zanella (Futura), che ha anche lui dichiarato voto di astensione, ha ricordato che il Progettone ha risolto problemi occupazionali di lavoratori in tarda età ed è servito molto come risposta alle necessità ambientali e sociali. Può avere senso, per Zanella, pensare ad un reinserimento nel mercato del lavoro in grande cambiamento, mentre dubbi emergono sull’inserimento delle gare per gli affidamenti. Scelta della quale non si sentiva la mancanza, anche se con i paletti posti dalla norma di fatto si garantiranno le cooperative ma ciò comporta rischio di di dover affrontare un ricorso. Zanella ha auspicato che l’odg che impegna la Giunta a occupare il numero di lavori attuale diventi presto realtà.

 

Degasperi: una riforma per modo di dire

Astensione anche per Filippo Degasperi (Onda) anche se a suo dire si tratta di una riforma per modo di dire, perché tutto rimarrà inalterato. Non aumenteranno i soldi; non aumenteranno i lavoratori el Progettone che, nella scorsa legislatura, venivano sistematicamente attaccati dal centro destra. Non cambieranno i metodi di finanziamento delle coop, anche se è evidente lo scostamento tra quanto viene loro assegnato e quanto entra nelle tasche dei lavoratori. Degasperi ha detto che si sarebbe dovuto incidere sull’Agenzia del lavoro, che sta diventato una sorta di circolo di studio accademico o come uno strumento statistico. Degasperi ha ricordato che Renzi dichiarò che il centro dell’impiego danno lavoro a 3 su 100 contro i 43 della Svezia. La formazione, ha aggiunto, è completamente in mano ai privati.

 

Dalzocchio: una rivoluzione positiva

La capogruppo della Lega, Mara Dalzocchio ha detto di avere una visione estremamente positiva del ddl perché si passa da strumento per accompagnare il lavoratore alla pensione, al reinserimento nel mercato del lavoro di persone che hanno una dignità e voglia di lavorare. Una rivoluzione, per Mara Dalzocchio, una visione diversa che sarà utile per lavoratori e le imprese soprattutto in un momento di crisi come questo.

 

Rossi: non è certo la riforma del Progettone

Ugo Rossi (Misto), che si è astenuto, ha detto che il governo del cambiamento dimostra ha sbandierato questo ddl come una grande riforma, in realtà di tratta solo di qualche accorgimento normativo che rischia di esporre la legge alla possibilità di un ricorso di Roma. Tanto tuonò che piovve, per Rossi, che ha ricordato che il centro destra ha criticato pesantemente il Progettone descrivendolo come uno strumento assisenziale. Una “vulgata” che la maggioranza di oggi ha diffuso per motivi elettorali ovunque. Oggi, invece, si osanna anche dai banchi della maggioranza il Progettone. Il vero tema, ha aggiunto Rossi, è che accanto alla parola Progettone non siamo mai stati in grado di mettere a fianco la parola inserimento. Ci si sarebbe aspettato che un governo concreto, come quello che afferma essere il centro destra, si sarebbe affrontato in modo più saldo il tema del reinserimento. Anche il Progettone ha in sé il rischio dell’assistenzialismo, tema che venne affrontato nella scorsa legislatura e che sfociò, contrariamente a quanto fatto ora, in una vera riforma. Riforma sarebbe stato dare obiettivi minimi all’Agenzia del lavoro sul reinserimento e il rischio che quest’ultima sia percepita come strumento alto per il dibattito accademico è evidente. Insomma, di nuovo per eliminare il rischio dell’assistenzialismo, per Rossi, non c’è nulla. Eppure, ha ricordato, nella scorsa legislatura l’opposizione sparava a zero sulle cooperative mentre oggi sono state elogiato. E poi per l’esponente del Misto ciò che rimane è solo la foga di voler fare un titolo per dire che si è diversi da quelli che c’erano prima. La solita politica dell’annuncio, insomma, come quello dell’abbassamento delle accise. Un ddl, insomma, che non fa danni ma neppure è una riforma.

 

Il dibattito sulla carenza di medici e infermieri

 

Segnana: la carenza di medici è un problema nazionale

L’ultima ora del pomeriggio è trascorsa con la comunicazione dell’assessora Stefania Segnata sui problemi legati alla carenza di personale sanitario. In apertura Segnana a fatto una lunga carrellata di articoli della stampa nazionale che testimoniano il fatto che le difficoltà nel reperire medici e personale sanitario sono comuni e non potranno essere risolti in tempi brevi perché derivano da una programmazione statale insufficiente. La Giunta, ha ricordato, ha aperto la scuola di medicina che darà risultati nell’avvenire, ha aumentato i posti per le specializzazione e le professioni sanitarie e ha istituito borse di studio per medici di base.
Le dimissioni volontarie del personale amministrativo sono state 222 in gran parte per avvicinamento famigliare, le domande di mobilità seguono un andamento decrescente e ha percentuali che vanno dal 5% al 3%. Negli ultimi 5 anni sono stati 912 i prepensionamenti, un trend che si sta dimostrando costante. Dal 2017 il personale dell’Apss è aumentato da 8215 a 8807 unità; aumento che ha interessato anche il numero dei medici e degli infermieri. La Pat e l’Azienda sanitaria, ha concluso, hanno investito molto sulla formazione anche con corsi di alto livello che riguardano la medicina territoriale.

Paola Demagri non è stata soddisfatta dalla relazione di Segnana e ha ricordato che le visite specialistiche non si riescono a ottenere se non attendendo mesi, mentre nelle province vicine si ottengono in pochi giorni. Tra i dati manca il numero di posti letto, dei nuovi reparti se sono stati aperti, e preoccupa il clima organizzativo che dimostra che qualcosa non va e i segnali che arrivano dal personale sono gravi in termini di stress, di sale sospese, di richieste di turni in altri ospedali, medici che si dimettono per essere riassunti con un contratto privato. Problemi ci sono nelle Rsa dove si è scelto di ridurre i parametri per gku Oss e infermieri, il che significa intervenire sulla salute dell’anziano. Non si può negare, ha aggiunto, che in Alto Adige si offre lavoro, a condizioni migliori, a infermieri e tecnici trentini.

Lucia Coppola (Europa Verde) ha detto che sono soprattutto le nuove generazioni di medici e infermier le più portate ad andare a lavorare fuori dal Trentino secondo una linea di una progressiva privatizzazione della sanità. Non si capiscono, ha aggiunto, dove stiano le difficoltà per i concorsi per affrontare i vuoti di personale che stanno creando crescenti problemi e la fuga del personale verso posti di lavoro più appetibili come quelli offerti a Bolzano. La soluzione è quella di puntare sulle retribuzioni, sulle condizioni generali, come gli alloggi, trovando alleanze sul territorio.

Per Luca Zeni del Pd l’assessora ha cercato di minimizzare dicendo che va male per tutti. Ma la politica non può negare i problemi: deve affrontarli. Vero che c’è stata una programmazione sbagliata da parte dello Stato, ma il governo Draghi con le aperture delle specializzazioni ha posto le condizioni perché in 7 – 8 anni si arrivi a un esubero di medici. Da anni si parla del trend dei pensionamenti di medici e un governo della sanità deve ragionare sugli ospedali che devono essere una rete e non un sistema ridondante per tener fede a promesse elettorali. Sugli anziani, Spazio Argento avrebbe dovuto potenziare altri tipi di servizio; vanno pensate le Case di comunità che dovrebbero intercettare i pazienti prima che si rivolgano agli ospedali. Poi c’è il tema dell’organizzazione e la Giunta ha deciso di smantellare tutti i vertici della sanità trentina e si è puntato sempre di più sul privato convenzionato. Quindi, il tema non è dire: i medici mancano ovunque, ma è quello di rendere attrattivo il Trentino per i professionisti che vogliono crescere e lavorare al meglio. Insomma, la Giunta non dovrebbe minimizzare o negare ma coinvolgere gli ordini professionali, le associazioni dei medici, le associazioni dei pazienti.

Paolo Zanella (Futura) ha detto che vedere anziani che attendono due mesi per avere i raggi e devono andare dalla Val di Sole a Rovereto è inaccettabile e va a favore dei privati che pagando offrono il servizio il giorno dopo. Infermieri che lasciano il servizio pubblico per andare nel privato per lavorare in modo meno stressante. Ci si trova di fronte a dati di dimissioni che l’assessora minimizza, ma sono passate dallo 0,8% all’1,5% che significa il raddoppio. Certo, il problema è generale, basti pensare alla situazione della Germania che però, grazie alle paghe alte, sta attirando professionisti. Non a caso la qualità del servizio sanitario italiano sta declinando e siamo passati dal primo al quinto posto in Europa. Nonostante ciò si stanno aprendo nuovi servizi che non hanno la copertura di personale, come i posti di terapia di sub intensiva, mentre si è chiuso a Rovereto un indispensabile reparto di geriatria. Giusto aumentare posti per specialisti e la formazione, ma i problemi non si risolveranno con la facoltà di medicina. C’è il problema della sede di infermieristica al punto che gli studenti studiano col quaderno sulle ginocchia al Teatro Cuminetti. Importante, per Zanella, sarebbe istituire gli stati generali della sanità dove affrontare i problemi senza negarli.

Ugo Rossi, ironicamene ha detto che le liste di attesa sono scomparse nell’ottobre 2018 quando è andata al potere la Lega. Evidentemente era un problema solo di Zeni e Rossi. Peccato che l’Apss non è più quella che tutti cercavano per venire a lavorare; peccato he la fiducia degli operatori sia a zero. Quando, ci sono dirigenti che vengono indotti alle dimissioni perché hanno confermato un primario mentre chi, pur avendo contro firmato quella conferma diventa direttore generale, significa scardinare la fiducia con la politica. L’emergenza Covid, per Rossi, dimostra, numeri alla mano, che le morti sono stati più alte che altrove. C’è qualcuno, ha aggiunto, che può dire cosa sia migliorato? E’ stato fatto qualcosa, come ai suoi tempi l’elisoccorso notturno, che ha cambiato radicalmente i parametri? Per i tumori femminili le donne si fanno operare fuori provincia, i piani per le case di riposo sono quelli di anni fa. Di fronte a tutto ciò la responsabile della sanità si è limitata a dire che non ci sono problemi e che tutto va bene.

Il dibattito riprende domani alle 10.

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