“La pubblicazione in Gazzetta ufficiale del Decreto ministeriale sulle specializzazioni forensi, frutto di una collaborazione virtuosa con il Consiglio nazionale forense – dichiara la presidente facente funzioni del Cnf, Maria Masi – è un passaggio molto importante per l’avvocatura, per il processo di qualificazione dell’avvocato e per i cittadini che avranno maggiori elementi per orientare le scelte di assistenza e di patrocinio.
Gli avvocati che intendono ‘specializzarsi’ potranno acquisire il titolo sulla base della formazione specifica con l’esperienza maturata nell’esercizio dell’attività professionale. “Ma se la specializzazione è una grande opportunità per chi vorra’ conseguirla – prosegue la presidente del Cnf – la formazione ‘permanente’ a cui si affianchera’ dovrà essere altrettanto solida e investire in settori nuovi in continua evoluzione”.
“Il titolo di ‘specialista’ – continua la presidente del Cnf – può contribuire a fare chiarezza sulle competenze specifiche del professionista senza nulla togliere a chi riterrà di non aver necessità del titolo per svolgere in maniera altrettanto curata la professione per i propri assistiti. La specializzazione affianca e non sostituisce il tema della formazione permanente anche in settori nuovi e diversi in cui il Cnf crede e investe”.
La presidente del Cnf ricorda tuttavia, come il tema delle specializzazioni, esigenza da tempo avvertita e mai adeguatamente soddisfatta, fosse già stato ampiamente affrontato all’interno dell’avvocatura con un costante e vivace confronto del Cnf con gli ordini territoriali e le associazioni. Confronto a cui va riconosciuto il merito di aver individuato nel metodo il percorso a cui oggi approdiano con maggiore convinzione e piena consapevolezza.
“Non si può poi trascurare – conclude la presidente Cnf Masi – come l’ulteriore specificazione di settori come quello relativo alla tutela della persona e delle relazioni familiari, così come come la tutela dei diritti umani, soddisfi l’esigenza non di maggiore cura ma di adeguata attenzione al ruolo sociale che siamo chiamati a svolgere”.