Ripartire in sicurezza per evitare danni globali incalcolabili. Ce lo chiede anche la Germania”: dichiarazione del direttore generale di Confindustria Trento Roberto Busato.
“In questa crisi di proporzioni inaudite, l’emergenza sanitaria rimane la priorità, per tutti. Per tutti deve essere altrettanto chiaro che a questa emergenza sanitaria farà seguito un’emergenza economica di uguale entità.
È per questo motivo che la nostra Associazione sta lavorando per predisporre un piano di ripartenza graduale, alla sola condizione di garantire la sicurezza dei lavoratori.
Un piano di riapertura delle attività che rispetterà linee guida precise, sulla base delle indicazioni delle autorità sanitarie internazionali, per la sanificazione degli ambienti di lavoro e l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale, concordato in seno al Comitato sulla sicurezza con la condivisione dei Sindacati, ai quali chiediamo un’alleanza per una ripresa a rischio di contagio zero.
L’appello degli industriali trentini fa eco a quelli delle associazioni di tutta Italia, a partire dalle Confindustrie del nord, che hanno condiviso un’Agenda per la riapertura delle imprese e la difesa dei luoghi di lavoro contro il Covid-19.
Anche gli industriali tedeschi chiedono alle aziende italiane di ripartire. In una lettera indirizzata a Confindustria, la BDI ha rivolto un appello a riprendere gradualmente l’attività delle imprese. L’industria tedesca e quella italiana sono un modello virtuoso di integrazione economica: i relativi sistemi di produzione sono fortemente interconnessi nelle catene globali del valore, e le economie dei due Paesi, principali realtà manifatturiere d’Europa, sono complementari nelle filiere internazionali. In Trentino quasi il 20% dell’export è destinato alla Germania, principalmente nel settore dell’automotive, ma non solo.
Vi sono aziende, nella nostra provincia, che hanno gli ordini in casa ma non possono evaderli perché la loro attività è fra quelle interdette. Ma il loro lavoro è cruciale: il mancato rapido riavvio del maggior numero di settori produttivi in entrambi i paesi potrebbe generare “danni economici incalcolabili” a livello globale”.
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CONFINDUSTRIA TRENTO
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