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COMUNE DI TRENTO * EMARGINAZIONE SOCIALE: ” GLI OBIETTIVI SONO LA SALUTE, LA TUTELA DEI DIRITTI E IL CONTINUO STIMOLO ALLA FUORIUSCITA DAL CIRCUITO DELL’ASSISTENZA “

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13.09 - venerdì 27 luglio 2018

Emarginazione sociale a Trento: cosa si sta facendo. “L’emarginazione sociale è, anche nella nostra città, un tema complesso, eterogeneo, pieno di contrasti che si dispiegano fra grandi slanci e successi e profonde cadute e sconfitte.” L’assessore alle politiche sociali Mariachiara Franzoia interviene su un tema di continua attualità, dopo alcune segnalazioni rese pubbliche negli ultimi giorni attraverso i quotidiani locali.

Le politiche attuate dall’Amministrazione comunale in questi anni, e supportate dalla Provincia autonoma di Trento, partono dalle persone: il primo obiettivo è quello di capire chi sono, quali bisogni hanno, quali risorse portano con sé, per aiutarle se possibile a riprendersi in mano la vita, accompagnarle e orientarle nei servizi, e quindi ad uscire dalla emarginazione, scelta o subita che sia.

Obiettivi comuni sono la salute, la tutela dei diritti, il continuo stimolo alla fuoriuscita dal circuito dell’assistenza, stabilità e organicità nella presa in carico, ma anche delle strutture e della filiera dei servizi, che va oltre la “bassa soglia” ed è strutturata in una disponibilità differenziata di servizi in strutture di tipo comunitario o appartamenti, che sostengono le persone in progetti di inclusione sociale maggiormente strutturati.

Le persone senza dimora si caratterizzano per la multidimensionalità delle problematiche: relazionali, giudiziarie, psicologiche, di salute mentale e dipendenza (sostanze e gioco d’azzardo), rottura dei legami familiari e mancanza di rete sociale. Si riscontrano alcune tendenze: un numero pressoché costante di utenti (circa 1000 unità/anno), l’incremento di italiani che accedono ai servizi, la presenza di nuove povertà legate al perdurare della crisi economico-lavorativa, l’innalzamento dell’età, il peggioramento delle condizioni di salute e l’aumento di persone appartenenti a determinate tipologie (giovani nord africani, profughi via terra, persone che hanno concluso o abbandonato i programmi di protezione internazionale, migranti economici presenti da anni con progetti migratori falliti).

L’utenza femminile proviene prevalentemente dai Paesi dell’Est Europa, giunta in Italia in cerca di occupazione e la cui emancipazione risulta sempre più difficile a causa della precarietà del sistema lavorativo. Si assiste anche ad un incremento di donne con problematiche di natura sanitaria e di dipendenze.

Come per poche politiche della nostra Provincia, questa è la più condivisa, la più partecipata: esiste difatti un tavolo provinciale per l’inclusione che da anni, dentro un quadro di norme giuridiche ed amministrative ben preciso, attua sul territorio progetti, iniziative, interventi per rispondere ai bisogni, mutevoli, che in questo ambito si incontrano. Provincia, Comuni di Trento e Rovereto siedono “alla pari” rispetto alle realtà del privato sociale (Fondazione Comunità Solidale, Fio.PSD onlus – Federazione Italiana degli Organismi per Persone Senza Dimora, Associazione Cattolica Internazionale al servizio della Giovane Acisjf – Casa Tridentina della Giovane, Cooperativa Punto d’Incontro – Società cooperativa sociale Onlus, Villa S.Ignazio – Cooperativa di Solidarietà Sociale Onlus, Associazione Trentina Accoglienza Stranieri Onlus, Associazione Provinciale Aiuto Sociale, Punto d’Approdo – Società cooperativa sociale Onlus, Associazione Trentinosolidale Onlus) e da qualche anno anche del volontariato, e insieme si trovano soluzioni, si mediano punti di vista, si mettono a fattor comune esperienze positive e negative.

Lo scorso dicembre è stato approvato un importante accordo volontario di obiettivo, siglato da Provincia e Comuni e realtà del terzo settore, che ha formalizzato alcune iniziative che negli ultimi anni si erano attuate sperimentalmente sui territori e che, non senza disagi e insuccessi, hanno portato alla apertura dello sportello unico, alla maggiore sinergia pubblico privato sociale e volontariato, alla stabilizzazione dei posti invernali (232 posti lo scorso inverno con il superamento del concetto di “emergenza freddo” ma costituendo un piano di accoglienza invernale strutturata), ad una analisi e valutazione migliori dei bisogni delle persone, alla differenziazione delle permanenze presso le strutture, ad un coinvolgimento delle persone senza dimora quali attori stessi di mediazione culturale e mediazione al conflitto in alcuni luoghi sensibili (biblioteca, parchi…). Tutto questo dentro un quadro di risorse non certo in espansione, ma nell’equilibrio appunto di ricorse e competenze umane, capacità di accoglienza (posto letto) e risorse finanziarie.

Per implementare e dare continuità a quanto messo in atto, abbiamo partecipato e vinto un bando ministeriale (PON Inclusione Azione 9.5.9) “Proposta di intervento per il contrasto alla grave emarginazione adulta e alla condizione di senza dimora” in Provincia di Trento, sulla base anche delle “Linee di indirizzo per il contrasto alla grave emarginazione adulta in Italia” del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali.

Fra i molti obiettivi, quello della creazione di uno spazio polifunzionale diurno, su cui da tempo si concentra l’attenzione del tavolo inclusione, che andrà a superare l’attuale sportello, per orientare meglio le azioni, mettendo in rete attività di accesso ai servizi notturni e diurni, di formazione, di orientamento al lavoro, di socializzazione, di analisi dei dati. Si stanno valutando ora alcune strutture.

Restano aperti alcuni nodi: alcune delle strutture oggi usate per i dormitori necessitano di essere riqualificate (Bonomelli), alcune necessitano di una stabilizzazione (siamo in attesa della costruzione su via Lavisotto…); la presenza delle persone richiedenti protezione internazionale che arrivano “via terra” e che non entrano da subito nel percorso di accoglienza della Provincia mette alla prova i servizi cosiddetti “di bassa soglia”, non propriamente indirizzati a coloro che arrivano sul nostro territorio per questo scopo.

Un’ulteriore questione che interroga il Tavolo è quella legata al quadro giuridico/legislativo, perché occorre tenere in considerazione le differenze tra coloro che hanno i requisiti per accedere agli interventi strutturati (residenza e regolarità del soggiorno) e coloro che, in assenza di tali requisiti, possono accedere solo ad interventi di pronta accoglienza.

“Interventi continui e in continua evoluzione” conclude l’assessore Franzoia “in un’ottica non più di welfare dei servizi (non più sostenibile) ma di welfare realmente generativo, che crea relazione e quindi comunità.”

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