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COLDIRETTI – IXÈ * LAVORO: UN GIOVANE SU DUE “SOGNA” DI FARE LO SPAZZINO, I RAGAZZI ITALIANI ARRIVANO AI 30 ANNI DOPO AVER CAMBIATO IN MEDIA CINQUE LAVORI

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11.23 - venerdì 26 gennaio 2018

Nel 2018 più di un giovane senza lavoro su due (56 per cento) accetterebbe un posto da spazzino che, da emblema dei lavori meno ambiti, è diventato nel tempo della disoccupazione record un “lusso” per gli italiani under 35, tanto da essere preferito ad un posto nei call center, da badante o da dog sitter.

È quanto emerge dalla prima analisi Coldiretti/Ixè su “I giovani italiani, la vita e il lavoro”, presentata al “Salone della creatività Made in Italy” in occasione della consegna a Roma dei premi per l’innovazione Oscar Green.

I giovani italiani sono diventati sempre più flessibili e disposti a fare lavori meno gratificanti pur di riuscire a mantenersi in un contesto in cui il tasso disoccupazione giovanile è del 32,7%, in calo anche se resta il terzo dato piu’ alto d’Europa dopo Grecia e Spagna secondo gli ultimi dati Istat.

Se un posto da operatore ecologico sarebbe accettato – spiega Coldiretti (www.coldiretti.it) – dal 56 per cento degli under 35 disoccupati, poco più della metà (51 per cento) punterebbe a un lavoro nella food delivery (consegna di cibo a domicilio) e un 50 per cento farebbe il dog sitter, che si piazza ben davanti a pony express (39 per cento) e operatore di call center (37 per cento) mentre solo uno su quattro (24 per cento) vorrebbe fare il badante.

Non sorprende dunque che resti solido l’obiettivo italico del posto fisso che rimane il “sogno proibito” dal 62 per cento dei giovani.

In questo ambito – precisa la Coldiretti – tiene il mito del dipendente pubblico al quale ambisce il 34 per cento dei giovani, tallonato da vicino da una poltrona sicura nel settore privato, mentre un 26 per cento vorrebbe fare il libero professionista.

Nell’attesa si arrangiano come possono – prosegue Coldiretti – tanto che 3 giovani su 4 hanno già avuto esperienze lavorative multiple per una media di quasi 4 lavori già cambiati, che salgono a 5 se si considera la fascia tra i 30 e i 34 anni.

Non mancano comunque tra gli occupati – spiega la Coldiretti – ragazzi che sono molto o abbastanza soddisfatti del lavoro che hanno (71 per cento) mentre tra quelli che non lo sono il motivo principale resta la scarsa remunerazione economica (62 per cento).

“C’è un forte spirito di sacrificio nelle nuove generazioni, ma anche la consapevolezza di grandi difficoltà da superare che non devono trasformarsi in rassegnazione”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “una spinta decisiva deve partire dalla scuola che deve saper alimentare una nuova cultura imprenditoriale e del lavoro fondata su bisogni veri e sugli asset vincenti su cui puo’ contare il Paese come turismo e alimentazione”.

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