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CNA DEL TRENTINO * COVID: « LASCIATE LAVORARE LE IMPRESE, PRONTI AL CONFRONTO CON LE PARTI SOCIALI PER ADEGUARE I PROTOCOLLI DI SICUREZZA »

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22.22 - venerdì 26 marzo 2021

“Ci hanno cotti come rane”. Non usa giri di parole Andrea Benoni, presidente della CNA del Trentino, per commentare la conferma della zona rossa per la provincia di Trento.
“La metafora della rana lasciata a nuotare mentre l’acqua della pentola si scalda e che alla fine si trova lessata senza essersene accorta – aggiunge Benoni – si addice bene alla situazione attuale di molte imprese trentine. Alcuni settori economici sono chiusi totalmente o parzialmente da ormai un anno, gli imprenditori e le imprenditrici sono allo stremo e non solo economicamente, ma anche da un punto di vista morale”.

CNA del Trentino ha molte perplessità sulle reiterate chiusure “visto che, nonostante l’adozione delle misure delle zone arancio o rosse e le vaccinazioni in atto, il contagio continua. Chiusi ristoranti, chiusi bar e pubblici esercizi, chiusi negozi, chiusi acconciatori e centri estetici. Ristori inadeguati, incertezza sul futuro e spese fisse da pagare, mutui contratti da pagare, personale da trattenere pur se magari in cassa integrazione. II turismo fermo da un anno, a parte un paio di mesi in estate, e quindi tutta la filiera della produzione agricola e delle lavorazioni ferme, le piccole cantine che non vendono più nulla, vista anche la difficoltà nelle esportazioni e non solo nei consumi interni”.

“Ci chiediamo – afferma Benoni – se chi governa conosce il Paese, il nostro territorio, la sua economia ed il tessuto sociale che questa sorregge vista la diffusa e capillare presenza della piccola, piccolissima e micro impresa. Dietro ad una impresa ci sono imprenditori e famiglie che vivono, persone che se non hanno i loro incassi giornalieri o mensili non hanno di che vivere”.

Gli imprenditori e la CNA che li rappresenta hanno una sola richiesta “Fateci riaprire, fateci vivere. Non c’è alternativa, nei ristoranti, nei bar, nei saloni di acconciatura o di estetica non si è sviluppato nessun focolaio. Perché le piccole e micro aziende sono chiuse e le grandi aziende con centinaia o migliaia di dipendenti sono aperte? Dove sta la differenza?”.
CNA invita le parti sociali a mettersi attorno ad un tavolo per modificare ed adeguare alla nuova situazione – fatta di zone colorate, test a tappeto e vaccinazioni – i protocolli di sicurezza, affinché tutte le attività possano rimanere aperte, modulando le misure di protezione in base alla reale situazione di rischio.

“Il lavoro – aggiunge Benoni – oltre ad un diritto costituzionale è un diritto primario umano, il diritto alla dignità e alla vita, il lavoro è libertà ed indipendenza. Non lasciare lavorare è una violazione dei principi umani fondamentali. Molti imprenditori sono svuotati e si sentono stanchi e non hanno più voglia di fare da capro espiatorio. O si consente di lavorare o si paga chi è costretto a tenere chiuso, in modo reale e proporzionale ai ricavi persi, senza quintali di carte per ottenere l’elemosina”.

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