Crediamo abbia destato parecchio imbarazzo la situazione emersa nel dibattito per le nomine all’interno del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Comunità di Arco tra il signor parroco di Arco e il sindaco della stessa città.
Un imbarazzo generato non tanto dalla forma o dai metodi, quanto dai contenuti perché quello che è emerso in modo più che chiaro, in detto dibattito, è che sarebbe in atto una battaglia di piccoli poteri politici per la gestione di una società che dovrebbe avere come scopo primario, così come rappresentato dal parroco, non delle liti bensì il benessere dei propri cittadini.
Bene dunque ha fatto il parroco, secondo noi, ad esprimere il suo giudizio ragionando sulla sostanza della proposta, mentre ci sembra imbarazzante – e lo si dice, si badi, con molto rispetto – l’attacco del Sindaco al prelato, il quale altro non ha fatto che esprimere liberamente il suo giudizio, che non è politico ma di merito.
E a fronte di questa rottura, al di là delle parti e delle situazioni e comunque delle posizioni, tutte legittime, crediamo che saggio sarebbe se il Sindaco decidesse di dimettersi.
Questo non tanto per la guareschiana contrapposizione di ordine politico, un po’ come tra don Camillo e Peppone, bensì perché si è sostanziata una frattura insanabile – o comunque di non piccole dimensioni – tra quello che è il ruolo sociale e il ruolo della politica, ruoli che mai come in questo caso si sono rivelati distanti da una convergenza.
E perciò senza giudizi né pregiudizi, crediamo che le dimissioni del Sindaco sarebbero un atto dovuto alla società civile, alla città di Arco ma anche e soprattutto al servizio erogato ai cittadini.
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Cons. Claudio Civettini