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CISL MEDICI – TRENTINO * UNIVERSITÀ DI MEDICINA: PAOLI, « CUI PRODEST INIMICARSI VERONA? IL PRIMO LAUREATO DI UNA IPOTETICA SUCCURSALE DI PADOVA SI DIPLOMEREBBE FRA SEI ANNI »

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09.31 - lunedì 25 novembre 2019

Attualmente in diretto collegamento con l’Università di Medicina e Chirurgia dell’Università di Verona, sul territorio trentino, valle per valle, città per città, almeno sessanta medici di medicina generale, tutors registrati al Registro provinciale di Trento, dopo un Corso specifico, insegnano ai nostri studenti del 5° e 6° anno di Università di Verona la materia della medicina generale, mettendo in pratica quello che l’Università insegna in teoria.

Senza questa pratica non è permesso loro laurearsi. Vengono formàti attraverso il personale docente di Verona e l’Ordine dei Medici chirurghi di Verona, che ne vidimano la conoscenza. Di questo va ringraziata la sensibilità del Presidente dell’Ordine di Verona ed il responsabile degli studenti di medicina dell’Università di Verona.

Contemporaneamente, con soldi pubblici della Provincia autonoma di Trento, dal 2000 a Povo è situata la Scuola di Formazione specifica in Medicina generale che eroga annualmente 75 borse di studio, pagate dalla nostra Provincia, che possono essere raddoppiate nell’importo finale se solo i formandi della medicina generale si fermassero a lavorare da noi.

Presso gli ospedali del Trentino, Trento e Rovereto compreso, si stanno specializzando moltissimi giovani medici provenienti dalle Università di Medicina e Chirurgia italiane, in gran parte provenienti da Verona, che è la più facile da raggiungere in treno, ma anche da Brescia-Milano, che si raggiunge in poco tempo dalle Giudicarie e dal Basso Garda e Ledro.

A tali medici, con accordi Verona-Trento che non avevano uguali inizialmente in Italia, è stato permesso di lavorare negli ospedali trentini con contratti specilizzandi-lavoratori mentre nelle altre Università, la Facoltà di Medicina esige che i propri studenti (i trentini sono circa 300) stiano in loco ed aumentino territorialmente fuori provincia le competenze professionali di quella regione. Nonostante questo i medici mancano dovunque in Italia, in primis a Padova e nel Veneto.

Infine: a Roma si sta inserendo nel nuovo accordo della Medicina generale la possibilità, per i nostri docenti trentini formatisi alla Scuola di Formazione in Medicina generale, di inserirsi, all’interno dell’Università di Trento, come ricercatori votati alla disciplina della Medicina generale.

Il primo laureato di una ipotetica succursale di Padova si diplomerebbe fra sei anni, giusto il tempo per ritrovarsi sommerso da quel popolo di medici senza lavoro che ritornerà alla fine della curva attuale legata alla messa in quiescenza dei medici rapportati agli anni 1950-1960,che rappresentano, per ancora cinque anni, il 60% dei medici che andranno in pensione.

Cui prodest inimicarsi Verona?

 

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Dottor Nicola Paoli
Segretario generale Cisl medici del Trentino

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