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CISL – FIM * SOS CALORE: « NON SOLO EDILIZIA E AGRICOLTURA – ANCHE NELLE FABBRICHE RAGGIUNTI LIVELLI ELEVATI DI RISCHIO, SERVE UN PIANO DI INTERVENTO STRAORDINARIO »

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11.27 - giovedì 25 luglio 2019

Non solo edilizia e agricoltura, anche nelle fabbriche raggiunti livelli elevati di rischio. Serve un piano di intervento straordinario che coinvolga tutti i soggetti responsabili. Ne abbiamo discusso ieri con i nostri delegati e RLS alla presenza del segretario nazionale FIM Marco Bentivogli in occasione della Festa del delegato FIM presso il centro nautico universitario di Valcanover.

 

A tre anni di distanza dall’avvio della nostra campagna SOS CALORE nelle fabbriche metalmeccaniche, dal 2017 ad oggi i risultati raggiunti in termini di miglioramento delle concrete condizioni di lavoro in occasione di ondate di calore sono significativi in alcune aziende ma in generale ancora insufficienti in termini di tempestività, efficacia e diffusione. Gli esperti ci dicono ormai da anni che i cambiamenti climatici in atto porteranno a stagioni estive sempre più calde e caratterizzate da fenomeni più intensi e frequenti di ondate di calore, rispetto ai quali interventi spot ed emergenziali (già oggi inadeguati) non consentiranno di garantire condizioni di salute e sicurezza rispetto ad un problema che non possiamo più permetterci di circoscrivere ai classici settori dell’edilizia dell’agricoltura o delle fonderie/acciaierie.

Ormai con sempre maggiore frequenza assistiamo a condizioni estreme e casi di gravi sintomatologie anche nei “normali” settori industriali che devono essere considerati a tutti gli effetti “ambienti severi” dal punto di vista della valutazione del microclima. Temperature e umidità elevate, fonti aggiuntive di calore e umidità rilevanti legate ai macchinari di produzione, lavori fisici pesanti, inadeguata idratazione e programmazione di pause, abbigliamento pesante e poco traspirante, scarsissima consapevolezza del rischio e di informazione a tutti livelli di responsabilità rappresentano i principali fattori di rischio oggettivo da affrontare.

Dalle oltre 50 segnalazioni ricevute durante la campagna SOS calore in occasione della prima ondata di calore a cavallo dei mesi di giugno e luglio e che ha coinvolto 23 aziende metalmeccaniche trentine, in base ai dati di temperatura e umidità relativa registrate, ben 11 sono risultate in condizioni di “rischio” di colpo di calore (e tra queste 3 a “rischio elevato”, per il quale sarebbe necessaria l’interruzione immediata della prestazione lavorativa) e ulteriori 8 in condizioni tali da richiedere misure e comportamenti di “estrema cautela”. In ben 15 aziende, anche di medio/grande dimensione e storicamente sindacalizzate, sono stati segnalati da lavoratori e lavoratrici sintomi gravi quali: crampi da calore, spasmi a gambe e addome, cefalea, esaurimento da calore, instabilità emotiva, perdita di lucidità, vertigini, polso accelerato, tremori e pelle d’oca, febbre, cute pallida e fredda, iperventilazione, formicolio alle dita, rossore e dolore cutaneo, fino ai casi più estremi di svenimento e ricovero al pronto soccorso. Un bottino di guerra intollerabile in un settore che afferma di voler essere 4.0 e in cui da tempo si parla di sostenibilità e innovazione tecnologica come vettori di sviluppo. Come inaccettabile è anche il fatto che in alcune aziende siano state rifiutate richieste di incontro o banali interventi palliativi come una ragionevole rinegoziazione delle pause o la distribuzione gratuita e informata di acqua e sali minerali.

Non servono però campagne di caccia alle streghe e capri espiatori, quanto piuttosto una presa di coscienza comune e un condiviso impegno concreto di tutti i soggetti istituzionali e privati responsabili per un piano straordinario di intervento sul tema del microclima negli ambienti di lavoro: il datore di lavoro, su cui ricade la responsabilità ultima di garantire la salute la sicurezza dei propri dipendenti nello svolgimento della prestazione lavorativa, rappresentanti sindacali dei lavoratori, responsabili dei servizi di prevenzione e protezione, medici competenti, associazioni datoriali e sindacali, enti bilaterali, istituzioni pubbliche coinvolte a partire da assessorati di riferimento e UOPSAL.

Baricentro delle azioni presentate ieri ai nostri RSU e RLS e che metteremo in campo a partire dal prossimo autunno in vista a questo punto della stagione estiva 2020, deve però essere il livello aziendale, necessario punto partenza per una valutazione dei rischi che non può che essere circostanziata alle specifiche condizioni di ciascuna realtà aziendale. A cominciare dalla verifica del DVR aziendale (Documento di Valutazione dei Rischi), spesso carente rispetto alle prescrizioni della normativa vigente in materia di valutazione dei rischi fisici per quanto riguarda il microclima (sono ben chiari impegni, responsabilità, diritti e doveri di ciascun soggetto stabiliti dal Contratto Collettivo Nazionale dei metalmeccanici, dal Decreto legislativo 81/2008 e dalle relative norme tecniche). Ampio spazio sarà poi dato all’informazione e alla sensibilizzazione dei lavoratori, come già fatto quest’anno e negli anni passati. Coinvolto nella giornata di ieri anche l’EBAT, Ente Bilaterale dell’Artigianato Trentino, nella figura del Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza Territoriale Michela Travaglia con cui abbiamo cominciato a ragionare su possibili interventi in un settore, quello artigianale, sprovvisto di rappresentanza sindacale diretta nelle aziende. Preziosi anche i contatti istaurati già dallo scorso anno con referenti medici e ispettivi dell’UOPSAL (Unità Operativa della provincia di Trento per la Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro), con il cui supporto sono stati definiti il vademecum informativo distribuito ai lavoratori nell’ambito delle campagna FIM SOS CALORE, quest’anno alla sua terza edizione, l’informativa medica sui rischi soggettivi legati al rischio calore distribuito ai lavoratori per richiedere visite specifiche con il Medico Competente aziendale, i questionari distribuiti nelle giornate di ondate di calore per rilevare le reali condizioni di lavoro, i principali sintomi osservati e le misure di intervento intraprese dalle aziende e infine la check-list di interventi di prevenzione e gestione da noi predisposta sulla base delle esperienze maturate in questi anni e a disposizione dei nostri RSU/RLS per facilitare gli incontri promossi nelle aziende con direzione, RSPP e medico competente.

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