Nuovo Ospedale di Cavalese, Cia (FdI): “No alla politica ‘ospedale-centrica’, altre sono le vere sfide”.
Nuovo ospedale a Masi di Cavalese: siamo davvero convinti di imbarcarci in questa avventura? E parlo di avventura non a caso. La gestione dei Partenariati Pubblico Privati (PPP) è spesso stata complessa e accidentata, basti pensare alla vicenda del NOT. Ciò è dovuto anche alla carenza di personale specializzato nella valutazione e gestione dei PPP all’interno della pubblica amministrazione trentina che rende ogni proposta estremamente macchinosa da valutare e portare avanti. A tal riguardo è esemplificativo il fatto che il Nucleo di valutazione e verifica degli investimenti pubblici della Provincia (Navip) avrebbe avuto 3 mesi per esprimere il proprio parere sul progetto di ospedale a Masi, a partire dal 22 marzo 2021. È passato quasi un anno e mezzo ma quel parere non è ancora arrivato.
Sono state però richieste integrazioni al progetto per dichiarare l’interesse pubblico dell’opera e passare dunque alla fase realizzativa. Sembra quasi si stia agendo in maniera tale da trovare in qualche modo un interesse pubblico per un’opera il cui valore per la popolazione è discutibile, mentre è chiaro quello dei privati. Si rischia seriamente di cadere ancora una volta nella spirale senza fine del NOT, con una continua richiesta di integrazioni per un progetto che diviene obsoleto con il passare degli anni. Tutto ciò con 47 milioni pronti, spendibili per la ristrutturazione dell’attuale ospedale. Inoltre, possiamo davvero credere che il progetto costerà i 120 milioni preventivati in un contesto di iperinflazione galoppante sulle materie prime?
Non sono le fredde mura a rendere un sistema sanitario efficiente e vicino ai cittadini, ma le persone e le professionalità.
Solamente a Cavalese i posti letto ordinari sono passati dai 75 del 2011 ai 59 del 2015, per poi consolidarsi su questo dato. Si tolgono posti letto nell’attuale ospedale e nel contempo si vorrebbe realizzare una struttura faraonica a Masi, con il rischio che divenga una cattedrale nel deserto? Allargando lo sguardo a tutto il Trentino, dal 2011 al 2020 si è passati da 1731 a 1432 posti letto ospedalieri, con una diminuzione di ben 299 unità. È come se fossero stati chiusi 4 ospedali: i posti letto complessivi oggi presenti negli ospedali di Arco, Borgo, Tione e Cavalese sono infatti 295. La nostra Provincia nel 2001 contava 480mila abitanti, nel 2021 545mila e nel 2030, in prospettiva, 584mila. In questo contesto assisteremo ad un inevitabile invecchiamento della popolazione, più della media nazionale. Nel 2016 i cittadini over-65 anni erano 114mila, nel 2021 sfiorano i 122mila, mentre secondo le stime nel 2050 potrebbero arrivare a 193mila.
Sono queste le valutazioni da considerare e le sfide su cui si deve basare la riorganizzazione della sanità trentina. Non, dunque, spendendo tempo e risorse per rincorrere ogni mirabolante opera edilizia proposta dal privato di turno, ma investendo sulle professionalità, sulla valorizzazione delle figure sanitarie e su una sanità territoriale, non ‘ospedale-centrica’, che metta a disposizione professionisti nelle nostre valli per rispondere concretamente alle esigenze di un contesto sociale che sta mutando profondamente. Ma per questo ci vuole audacia.
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Cons. Claudio Cia – Presidente Gruppo Consiliare Fratelli d’Italia
Cons. Alessia Ambrosi
Cons. Katia Rossato
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