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CGIL FP * MUSE TRENTO: PIERSANTI, « IL PRIMO APPALTO È DEL 2018, DA ALLORA 120 PROFESSIONISTI SI SONO DIMESSI PER L’INCONCILIABILITÀ DEL LAVORO CON LA VITA EXTRALAVORATIVA »

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15.36 - giovedì 9 giugno 2022

Al Muse senza orari e senza diritti «Mi mettono in ferie a mia insaputa». Da anni didattica, biglietteria e prenotazioni, al Muse, sono affidati a personale assunto da cooperative, in appalto. I loro diritti alle ferie, a un orario chiaro e comunicato con congruo anticipo, alla fruizione dei permessi continuano a essere calpestati, nel rimpallo delle responsabilità tra il museo e le cooperative. Il partecipato presidio di questa mattina ha messo in luce il diffuso malessere di tanti lavoratori e lavoratrici. Attualmente le cooperative coinvolte sono CSV (subentrata alla fallita Mimosa scs); Socioculturale s.c.; Coopculture s.c.

A fare il punto è Roberta Piersanti, della Funzione Pubblica Cgil. «Il primo appalto è del 2018 e, da allora, 120 professionisti si sono dimessi per l’inconciliabilità del lavoro con la vita extralavorativa. Le problematiche sono molte.

Mancato riconoscimento dell’indennità di appalto, cioè della differenza tra il contratto applicato (coop sociali) e quello di riferimento previsto dalla normativa (Federculture).

Tutti i contratti, quelli sottoscritti nel 2018 e anche tutti quelli successivi, continuano a non indicare alcun orario di lavoro, come impone la legge.
Le “fasce di collocabilità dell’attività”, dovevano garantire la possibilità di conciliare vita privata e lavoro pur permettendo alle cooperative l’organizzazione delle attività, ma non sono applicate. Nel tempo, il malfunzionamento delle fasce è stato attribuito alla pandemia, alle modalità di prenotazione gestite dal Muse, al turn over e dunque al poco personale formato. In ogni modo a pagare sono sempre i lavoratori.

I lavoratori sono tutti part time, ma i turni vengono imposti sull’intera giornata: dunque si lavorano magari 3 ore, spezzate, e si è di fatto impegnati tutto il giorno.

Questo porta anche una reperibilità di fatto e totale. I momenti di “buco” tra un’attività e l’altra potrebbero essere usati per il tempo libero o, magari, per una visita medica, ma niente da fare: sono frequenti le modifiche del turno già comunicato. Dal medico ci si va solo mettendosi in ferie.

La turnistica non arriva mai con le promesse 2 settimane di anticipo: spesso arriva il venerdì per i primi 3 giorni della settimana e il mercoledì per i restanti 4; nella migliore delle ipotesi arriva il mercoledì della settimana precedente, salvo modifiche.

Il Muse comunica di aver sistemato le modalità di prenotazione e che questa situazione non è loro ascrivibile. A prescindere da quale sia la causa, questo modus operandi è inaccettabile: né dal datore di lavoro né dall’appaltante. Con lettera del 26/5 abbiamo invitato entrambe le parti a un confronto risolutivo. Non abbiamo ricevuto risposte.

Molte delle ferie segnate come fruite nelle buste paga non sono state né richieste dai lavoratori né imposte dal datore di lavoro: sono state utilizzate a posteriori per completare l’orario di lavoro, come strumento di gestione dello stesso perché (e questo è stato messo per iscritto) in previsione della conclusione dell’appalto le Cooperative non “concedono” più banca ore negativa.

Ma è onere del datore di lavoro garantire la possibilità di effettuare la prestazione lavorativa ed è illegittimo integrare l’orario di lavoro impiegando le ferie ed è illegittimo anche abbattere il monte ore ferie del lavoratore (che ha un costo) con questa modalità. Con lettera del 26/5 abbiamo chiesto la restituzione di queste ferie, ma anche su questo non abbiamo ricevuto riscontro.

Abbiamo anche chiesto che ai lavoratori vengano assegnate attività a copertura dell’intero monte orario settimanale precisando che l’eventuale inattività deve ritenersi una scelta del datore di lavoro, anche considerato che vi sono dipendenti che, invece, stanno accumulando flessibilità».

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