Contratto e smart working, mercoledì una riunione chiave con Fugatti. Finalmente la Provincia cambia marcia e intavola il confronto con i lavoratori.
In tempi di Pandemia spesso il dibattito si concentri su temi quali lo smart working, ma l’incontro di mercoledì prossimo col presidente Fugatti sarà decisivo soprattutto per il rinnovo del contratto, scaduto da due anni. La Provincia ha ricevuto ingenti risorse dal Governo a seguito del mancato gettito causato dall’emergenza sanitaria, dunque non ci sono più alibi per rinviare il tema.
Il segretario generale della Fp Cgil Luigi Diaspro e il referente del settore Stefano Galvagni spiegano: «All’incontro arriveremo con richieste precise, a partire dall’assoluta necessità di rispetto degli impegni già presi, e finora disattesi, da Fugatti».
La riunione è fissata al prossimo mercoledì, 21 ottobre. «Un segnale che vogliamo cogliere in modo positivo. Abbiamo tuttavia già sottolineato come ci abbia invece preoccupato molto l’aver letto che, tra le scelte per l’utilizzo delle risorse del Governo, il Presidente non abbia fatto alcun cenno al rinnovo dei contratti pubblici scaduti il 31 dicembre 2018.
I contratti delle autonomie locali, della sanità, della ricerca e della scuola devono essere rinnovati: a livello nazionale ci sono stanziamenti per circa 87 euro medi pro-capite che noi giudichiamo insufficienti e, per questo, si preannuncia una mobilitazione nazionale. Il Alto Adige le parti continuano il confronto, dopo lo stralcio economico per il 2020, per ulteriori stanziamenti di risorse. Solo in Trentino ci sono zero risorse stanziate e neppure l’indennità di vacanza contrattuale erogata: in questa condizione, non si può neppure immaginare di non prevedere il rinnovo dei contratti.
Servono inoltre stanziamenti per rivedere il sistema di classificazione del personale e per aumentare il buono pasto, come previsto dal Protocollo di Gennaio tuttora disatteso da Fugatti. Altrettanto urgente lo smart working: in Alto Adige si sta discutendo per regolamentarlo all’interno del contratto collettivo: è quello che la Funzione Pubblica trentina chiede dall’inizio della Pandemia ai vertici provinciali.
Aggiungiamo che già 500 lavoratori erano in telelavoro prima della Pandemia ed è ora il momento di affrontare il tema della parità di trattamento tra loro e chi, invece, ha avuto accesso ora allo smart working. È poi da chiarire se i mezzi per lavorare saranno ancora tutti a carico dei lavoratori: computer, connessioni e traffico telefonico, per non parlare dei software necessari anche a garantire la sicurezza dei dati».