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LANCIO D'AGENZIA

CENTRO SERVIZI CULTURALI S. CHIARA * LE AVVENTURE DI NUMERO PRIMO: CON MARCO PAOLINI AL TEATRO SOCIALE DA GIOVEDÌ 14 DICEMBRE

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09.00 - martedì 12 dicembre 2017

Marco Paolini sarà in scena da giovedì 14 a domenica 17 dicembre 2017 al Teatro Sociale di Trento con «Le avventure di numero primo», quarto appuntamento con la Stagione “Grande Prosa” 2017/2018 del Centro Servizi Culturali S. Chiara.

Dopo il successo di Ballata di uomini e cani, spettacolo applaudito dal pubblico di Trento due anni fa, Marco Paolini torna sul palcoscenico del “Sociale” nel doppio ruolo di regista e di interprete per presentare il suo nuovo racconto teatrale, scritto con Gianfranco Bettin: «Le avventure di numero primo».

Raccontare storie ambientate nel futuro prossimo è un esercizio confinato in un genere: la fantascienza. Esiste una tradizione di fantascienza in letteratura e nel cinema, ma a teatro non è molto diffusa. «Le avventure di numero primo» è un esperimento di fantascienza narrata a teatro, anche se agli autori non piace chiamarla così. E’ una storia che racconta di un futuro probabile fatto di cose, di bestie e di umani rimescolati insieme, come si fa con le carte prima di giocare.

Ma Numero Primo è anche il soprannome del giovane protagonista, figlio del fotografo Ettore e di una madre misteriosa che corrisponde alla voce di un computer. Ma anche le cose e le bestie hanno voci e pensieri, in questa storia.

Marco Paolini e Gianfranco Bettin, coautori di questo lavoro, sono partiti da alcune domande: Qual è il rapporto di ciascuno di noi con l’evoluzione delle tecnologie? Quanto tempo della nostra vita esse occupano? Quanto ci interessa sapere di loro? Quali domande ci poniamo e quali invece no a proposito del ritmo di adeguamento che ci impongono per stare al loro passo? Quanto sottile è il confine tra intelligenza biologica e intelligenza artificiale? E se c’è una direzione, c’è anche una destinazione di tutto questo movimento?
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Nella stazione spaziale del film ‘2001 Odissea nello spazio’ – ricorda Marco Paolini – ci sono cabine telefoniche a disposizione dei viaggiatori, sono modernissime, confortevoli e permettono di fare video-chiamate, ma sono fisse.

Nessuno dei protagonisti del film usa un telefono portatile o un palmare. Jules Verne in ‘20.000 leghe sotto i mari’ immagina l’uso di energie, materiali e tecnologie che assomigliano moltissimo a quelli che sono stati effettivamente poi usati per i moderni sottomarini.

Ma le previsioni più stupefacenti e azzeccate sul futuro sembrano quelle contenute nelle ‘Mille e una notte’: l’invenzione della password “apriti sesamo” e del touch-screen della lampada di Aladino. Possiamo quindi aspettare con fiducia l’avvento del tappeto volante in tempi ragionevoli.

Mi sembra di poter concludere che è molto più difficile fare previsioni sul futuro a breve che a lungo termine. Eppure il futuro prossimo dovrebbe far parte di un orizzonte a cui guardare con attenzione.

Un presente dilatato come quello in cui viviamo, rischia sia di cancellare la memoria del passato, sia di inibire ogni ragionamento sul futuro, dando per scontato che si tratti di un aggiornamento del presente, un aggiornamento “compatibile” con il presente.»

Al narratore sulla scena tocca il compito di rendere credibili cose possibili domani, ma che oggi appaiono inverosimili. L’orizzonte temporale immaginato riguarda i prossimi 5.000 giorni (poco meno di 14 anni) e solo pensando a quanto il mondo delle cose sia cambiato nei 5.000 giorni appena trascorsi, risulta quantomeno necessario guardare al futuro con il beneficio del dubbio rispetto a ciò che oggi è ancora inverosimile.
«Ho un’età – spiegava Marco Paolini presentando il progetto dello spettacolo – in cui non sento il bisogno di guardare indietro, di ricostruire, preferisco sforzarmi di immaginare il futuro; così farò un Album con nuovi personaggi. Parlerò della mia generazione alle prese con una pervasiva rivoluzione tecnologica.

Parlerò dell’attrazione e della diffidenza verso di essa, del riaffiorare del lavoro manuale come resistenza al digitale. Parlerò di biologia e altri linguaggi, ma lo farò seguendo il filo di una storia più lunga che forse racconterò a puntate come ho fatto con i primi Album.»

Il primo momento di questo “album a puntate” è una storia sulla paternità che analizza il rapporto fra un adulto e un bambino e si interroga sul ruolo che la tecnologia potrà ricoprire nel nostro futuro. Paolini sulla scena indossa i panni di Ettore, un fotografo della vecchia guardia, in crisi di fronte a un ragazzino intelligentissimo e un po’ misterioso, un ibrido genetico detto Numero Primo.

Afferma Marco Paolini in un’intervista rilasciata ad Angela Calvini di Avvenire: «Noi viviamo con grandi attese, l’Occidente è ossessionato dalla perfezione e dalla lunga vita, mito faustiano che sembra a portata di mano. Ma l’orizzonte non è tranquillo. Io non temo il Grande Fratello tecnologico, le macchine più intelligenti, ma temo una cultura asservita alla tecnologia e una tecnologia senza cultura. […] Il problema drammatico è che la soglia dell’etica non è fissa, ma si sposta generazionalmente.

La tecnologia in cui nasci, per te è natura. L’importante è fornire delle bussole per orientarsi nel futuro. Voglio capire se sia possibile, interrogandosi, determinare il futuro e rimettersi al suo centro.»

Lo spettacolo, prodotto da Michela Signori (Jolefilm), si avvale delle musiche originali composte da Stefano Nanni e delle tavole illustrate di Roberto Abbiati. Michele Mescalchin ha progettato il disegno delle luci e ha realizzato gli audiovisivi, comprendenti le voci campionate di Beatrice Gallo ed Emanuele Wiltsch.

Racconta su La Repubblica Anna Bandettini: «Ettore, fotografo di guerra freelance, e il piccolo Primo sono i personaggi dello spettacolo. Una sorta di “Blade runner” all’italiana tra Mestre e Belluno. Viviamo immersi nello spazio della memoria, concentrati nella distillazione delle esperienze vissute, delle gioie o cicatrici lontane, e forse per questo il futuro ci pare vago, indefinito, imperfetto, ci mette ansia.

“Ecco perché io ve lo dico prima”, dice scherzando dal palco Marco Paolini, che quel futuro lo rende nitido e narrabile. […] Ora siamo sempre lì, tra Mestre e Belluno, ma “un domani”, negli anni Venti del Duemila, a rivoluzione tecnologica avvenuta, e dentro la storia di un bambino e suo padre meno comica di altri lavori, più surreale, più alla Benni o alla Pennac di cui ricorda la concreta umanità di personaggi assurdi. […]

Questo Album 3.0 è tutto affidato alle doti di Paolini in una trama di impressioni e sensazioni tra il diario in pubblico e la metafora, il sentimento della verità e la favola, e un attore che non ha l’aria di interpretare. Solo sul palco vuoto, s’infila in una rete di complicità con lo spettatore e va avanti col calore della sua presenza e a questo filo si sovrappongono le belle immagini sullo schermo nella parete di fondo.»

“Le avventure di Numero Primo” – come scrive su Il Messaggero Mario Brandolin – è «una favola che apre a scenari fino a ieri impensabili. 5000 giorni da oggi, in cui i cambiamenti, i mutamenti anche antropologici, segnano l’avvento di una rivoluzione tecnologica che informerà ogni ambito del quotidiano.

Rivoluzione che nella narrazione di Paolini non si tinge però dei toni cupi o immaginifici di un racconto di fantascienza, anzi: leggerezza e ironia sono la chiave vincente e avvincente, di un monologo incalzante, che a fronte di temi complessi e delicati, non rinuncia al sorriso, […]

Uno sguardo al futuro, quello di Paolini, che interroga e ci interroga, e che ha nel rapporto padre-figlio una forza emotiva contagiosa che travalica il dato futuribile per affermare invece l’umanità di un legame uguale a stesso, nonostante il potere, indiscutibile e pervasivo, delle innovazioni tecnologiche. In questo si gioca anche il dato teatrale di

“Numero Primo”, che permette a Paolini, in bellissimo stato di grazia, di ritrovare una nuova incisività di narratore, con cui spiazza e cattura il pubblico.»
Giovedì 14 dicembre il sipario del Teatro “Sociale” si alzerà alle 20,30. Sono previste repliche venerdì 15 e sabato 16, sempre con inizio alle 20.30, e domenica 17 dicembre alle ore 16.00. (F. L.)

 

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Venerdì 15 dicembre nel Ridotto del Teatro Sociale
«Foyer della Prosa» con Marco PaoliniLa rappresentazione di «Le avventure di numero primo» sarà accompagnata, nel pomeriggio di venerdì 15 dicembre presso lo spazio ridotto del Teatro Sociale, da «Foyer della Prosa», incontro di approfondimento critico curato da Claudia Demattè e Giorgio Ieranò che il Centro Servizi Culturali S. Chiara propone in collaborazione con il Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento.

La partecipazione è libera e aperta a tutti e l’appuntamento, al quale interverrà l’autore e interprete dello spettacolo, Marco Paolini, è fissato alle 17,30. La discussione sarà introdotta dal professor Michele Flaim dell’Università di Trento.

 

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Baby-Sitting al “Sociale”
con Tata a Teatro
Anche nel corso della stagione 2017/18 ci sarà la possibilità di fruire del servizio di baby-sitting Tata a Teatro in occasione della rappresentazione domenicale. Sarà offerto gratuitamente agli abbonati e consentirà a genitori con figli in età compresa tra 3 e 10 anni di assistere allo spettacolo contando sul servizio professionale offerto dalla cooperativa sociale Progetto 92 all’interno del Teatro Sociale.

Per i non abbonati è previsto invece un costo di 5 euro a bambino. Potranno essere accolti al massimo 14 bambini ed è necessaria la prenotazione al numero verde 800 013952.

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