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CARMEN MARTINI (M5S) * INTERVISTA DELLAI – DICHIARAZIONI CORTE CONTI: « AL “PRINCIPE ” DÀ FASTIDIO PERCHÉ RENDE COMPLICATE LE PEGGIORI PRATICHE CLIENTELARI DELLE RISORSE PUBBLICHE »

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20.14 - martedì 1 settembre 2020

Il “principe” Dellai parla tanto di futuro ma rimpiange solo l’Ancien Régime.

Dalla sconfitta alle politiche del marzo 2018 in poi l’ex Presidente Dellai pare essere entrato in una spirale negativa che si caratterizza per l’estremo rancore e la negatività rivolta a tutti coloro che non fanno parte della sua stretta cerchia. L’impressione è che l’uomo soffra la mancanza del potere detenuto in maniera quasi totalitaria per tanti anni, e che questo lo stia rodendo nell’animo in modo profondo.

Un esempio di questa tendenza si sta vedendo con l’avvicinarsi delle elezioni comunali di fine settembre e col contemporaneo referendum sul taglio dei parlamentari. In vista di queste importanti scadenze Dellai è riemerso con una serie di uscite a nostro avviso alquanto opinabili.

Partiamo da una dichiarazione (vedasi videointervista diffusa dall’Agenzia giornalistica Opinione, link sotto) che riteniamo ignobile e vergognosamente e irrispettosa dei ruoli istituzionali, riguardo alla Corte dei Conti. Secondo l’ex presidente della Provincia, “la Corte dei Conti invade l’attività della PaT”. Tradotto, la magistratura contabile che vigila con rigore sui conti delle amministrazioni pubbliche e dei partiti politici da fastidio perché rende complicate le peggiori pratiche clientelari e la gestione “allegra” delle risorse pubbliche. Sebbene non stupisca che al “principe” Dellai l’esercizio indipendente del potere giudiziario, specie quando mette un freno a certe pratiche, non piaccia, restiamo sbalorditi di fronte alla mancanza di senso delle istituzioni e alla carenza dei principi base della democrazia dimostrati da una persona che per tanti anni ha rivestito cariche pubbliche e istituzionali della massima rilevanza. L’Italia è una Repubblica democratica, in cui vige il principio della separazione fra i poteri. L’idea che la magistratura “debba farsi gli affari propri” si addice a certi personaggi satirici di Albanese o Crozza, oppure alla inesausta propaganda dei fan delle nipotine di Mubarak, ranghi ai quali evidentemente Dellai ha deciso di aggregarsi in tarda età.

Questa è la sostanza brutale del discorso che poi il “principe” Dellai cerca di ammantare con fumisterie assortite dissertando sulla “mancanza di politica vera”. In effetti la “politica vera” di Dellai i trentini la conoscono bene, lui ha governato come un monarca dell’antico regime, e nessuno poteva contraddirlo. Memori dei suoi precedenti siamo quindi convinti intenda la politica del potere assoluto corretta con un tocco di buon vecchio clientelismo stile democristiano: “Caro elettore, tu vota me che poi ci penso io a sistemare te e i tuoi parenti, non preoccuparti per gli affari pubblici, dormi sonni tranquilli per i prossimi 5 anni, quando verrò a svegliarti per chiedere ancora una volta il voto tuo e quello dei tuoi famigliari…”.

A fronte di premesse come queste non nascondiamo una certa inquietudine quando Dellai parla della sua scuola di politica, che spaccia come l’unica via per il futuro politico del Trentino, piena (immaginiamo…) di suoi giovani allievi, squadrati, incanalati e amorevolmente allevati a sua immagine e somiglianza. Una legione di politici rampanti lanciata verso la conquista di un futuro che sa molto di vecchio, basato com’è sull’antica lezione democristiana del controllo del territorio e del “partito di raccolta”.

Aspetto curioso della “narrazione dellaiana” il continuo richiamo all’umiltà (anzi forse sarebbe meglio dire all’ “umiltè” stile Sacchi intrepretato da Crozza…), un concetto bello da enunciare ma che non ci pare di ricordare sia stato mai molto praticato dall’ex presidente… da che pulpito viene la predica, insomma!

Battute a parte, forte della sua scuola politica d’antan, Dellai ha ben pensato di proseguire con la sua “visione illuminata” denigrando la piattaforma Rousseau. La sua acrimonia non stupisce, del resto una forza politica che dà voce a decine di migliaia di persone (ma potenzialmente a molte di più) riguardo a temi e a decisioni della massima importanza politico istituzionale non può piacere a chi è abitato a decidere in beata solitudine o al massimo circondato dal consenso dei propri fedeli “colonnelli”. La cosa divertente è che quel che fa Rousseau è niente di più, niente di meno che applicare le nuove tecnologie a quel concetto, democratico ma antico, noto come “consultazione della base”. Un’idea e una pratica che Dellai e i suoi eredi hanno sempre detestato ed osteggiato, e infatti vediamo bene che fine abbiano fatto la gran parte dei circoli e delle sezioni di partito, ormai declassati a meri comitati elettorali da rispolverare giusto sotto elezioni… cioè in perfetta coerenza con la pratica e la “visione” del “maestro Dellai”.

A noi pare che la “vera politica” debba praticare il dialogo costante, aperto e trasparente con i cittadini, dando loro voce in capitolo senza vezzeggiarne gli istinti peggiori. “Umilmente” pensiamo che Rousseau possa essere uno strumento utile a conseguire questo scopo. È faticoso? Si, senza dubbio. Si può fare di più e meglio? Sì e ancora sì. Ma si può fare anche molto peggio, e la pratica di gestione del potere messa in campo da soggetti come Dellai a nostro avviso rappresenta un esempio lampante proprio del “fare peggio”, altro che “vera politica”!

A riprova di quanto diciamo vorremmo ricordare all’ex Presidente e a tutti i suoi “pargoli” che la nascita degli ultimi 2 Governi è stata determinata tramite il voto democraticamente espresso sulla piattaforma Rousseau invece di mettersi d’accordo nelle “segrete stanze” per poi far ingoiare ai “sudditi” le decisioni prese dagli ottimati. Decine di migliaia di persone saranno anche poche se confrontate con i milioni di abitanti italiani, ma sono sempre e comunque infinitamente più numerose dei 4 gatti che di norma decidevano di notte e in silenzio sui destini della nostra nazione.

La verità è che il cambiamento non è mai facile, specialmente se lo si vuol fare nell’interesse della collettività e non delle solite élite. Nel M5S tante persone veramente umili, oneste e libere, stanno mettendoci la faccia per migliorare la vita di tutti e questo ha attirato le ire di quei signori, pochi ma potentissimi, abituati a sedersi al tavolo della politica e a vincere sempre, col rosso e col nero.

Il Movimento 5 stelle non è nato da un trionfo. Al contrario, è nato dal fallimento dei partiti, che hanno fatto e fanno in maniera sfacciata e aperta solo gli interessi di pochi, arricchendo i soliti signori. Risultato di queste politiche da “esperti”? I ricchi sono sempre più ricchi, i poveri sono sempre più poveri e aumentano in maniera esponenziale. Forse il “principe” dovrebbe scendere dal pulpito e guardarsi davvero attorno, perché tanti trentini non ce la fanno più e non hanno nemmeno la forza di ribellarsi al sistema costruito da lui e dai suoi simili.

Per concludere una nota personale. La sottoscritta non è una pentastellata della prima ora. Sono entrata nel M5S quando ho capito di essere stata presa in giro per bene dalla politica tradizionale, che si occupa solo del mantenimento della poltrona e del benessere di pochi prediletti, quella stessa politica che non ho dubbi il signor Dellai stia insegnando ai suoi giovani virgulti. È ovvio che il M5S per come è fatto e per le cose che vuole ottenere dia tanto fastidio, siamo la spina nel fianco del sistema e, piaccia o meno, siamo anche una forza di governo che lavora per cambiare le cose dall’interno delle Istituzioni rendendole a poco a poco migliori e più giuste. In molti non se ne rendono conto, ma politiche come la legge “spazzacorrotti”, il contrasto ai monopolisti privati delle autostrade, la tutela dei più deboli e dei più anziani, la lotta alle disuguaglianze sono tutte azioni che abbiamo visto mettere in pratica grazie al M5S, perché quelli come Dellai, che amano definirsi a vicenda fra loro “esperti”, mai e poi mai si sarebbero discostati da quello spartito che negli ultimi 30 anni ha prodotto solo povertà e diseguaglianze.

La verità è che, pur con tutte le difficoltà e le resistenze del caso, nel panorama politico italiano solo il M5S ha il coraggio, la determinazione di dare voce ai cittadini con la partecipazione diretta alle decisioni importanti che possono finalmente portare quell’armonia e quell’equità nella società, e in definitiva di provare a realizzare una vita migliore per tutti e non solo per pochi.

 

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Carmen Martini candidata pentastellata a sindaca di Trento

 

 

 

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