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CARCERE TRENTO: CGIL, PERSONALE DIMEZZATO IN LE CRISI MANUTENZIONI ORDINARIE

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21.41 - venerdì 27 ottobre 2017

(Fonte: Cgil Fp – Luna comunicazione) – I segretari della Cgil, Franco Ianeselli, e della Funzione pubblica, Giampaolo Mastrogiuseppe, hanno visitato il carcere di Spini di Gardolo con l’obiettivo di osservare e analizzare le condizioni lavorative del personale e, altrettanto importante, valutare la situazione della popolazione carceraria.

Cominciamo dai numeri. «La struttura che fu inaugurata in pompa magna con la presenza del ministro Alfano, garantiva di introdurre nuove forme di miglioramento delle condizioni di lavoro e di vita. Il carcere avrebbe dovuto contenere 240 detenuti e, per garantire un trattamento all’avanguardia, avrebbe dovuto occupare 350 agenti.

Nel tempo le cose sono cambiate e il personale di polizia penitenziaria è stato ridotto a 140, mentre la popolazione dei detenuti è salita oltre le 400 unità».

Restando sui numeri: «Sono circa 160 i detenuti che vengono impiegati, a rotazione, in attività lavorative e, nel complesso, abbiamo potuto apprezzare l’ottimo ruolo svolto dalle cooperative sociali che lavorano in struttura.

Purtroppo, la grave carenza di organico della polizia penitenziaria rende molto più complesse tutte le attività: da quelle lavorative a quelle scolastiche a quelle ludiche».

Interessanti le forme di lavoro proposte all’interno, che vanno dall’imbottigliamento dei detersivi fino alla birra, a quelle di lavanderia e altro ancora.

Il dato principale che emerge è dunque quello di una pesantissima carenza di organico, che si manifesta non solo tra gli agenti ma anche tra i ruoli amministrativi, in particolare, presso l’ufficio esecuzione penale esterna.

Ancora: «Si avverte con forza un senso di abbandono da parte delle istituzioni statali, tanto che in un centro che doveva essere un fiore all’occhiello del proprio settore, mancano anche le risorse per le manutenzioni ordinarie».

Spiegano Ianeselli e Mastrogiuseppe: «Invitiamo la Provincia ad affrontare una riflessione su come si potrebbe intervenire. In passato si è parlato anche di una vera e propria delega e, parallelamente a questa ipotesi, c’è anche la possibilità di istituire un provveditorato regionale: al momento è invece triveneto».

Per Mastrogiuseppe: «Con un ripristino dell’organico di polizia penitenziaria, si potrebbe investire con maggiore forza anche sull’attività lavorativa dei detenuti, in modo da farne avere un beneficio ai detenuti stessi e pure alle istituzioni e alla comunità».

«Intendiamo – conclude Ianeselli – incontrare quanto prima anche il garante dei detenuti recentemente nominato e le istituzioni provinciali, per un confronto sull’argomento».

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