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BANCA D’ITALIA * RELAZIONE 2022: « ECONOMIA PROVINCE AUTONOME TRENTO E BOLZANO, IL PIL È CRESCIUTO DEL 4% (SU BASE INDICATORE TRIMESTRALE “ITER”) » (PDF REPORT)

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11.09 - martedì 13 giugno 2023

(Il testo seguente è tratto integralmente dalla nota stampa inviata all’Agenzia Opinione) –
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Presentato oggi a Trento il rapporto annuale “L’economia delle Province autonome di Trento e di Bolzano”.

 

Il quadro macroeconomico
Nel 2022 la crescita dell’attività economica nelle province autonome di Trento e di Bolzano è proseguita, benché a un ritmo inferiore a quello del 2021. In base all’indicatore trimestrale dell’economia regionale (ITER) elaborato dalla Banca d’Italia, l’incremento annuale in valori reali del PIL in Trentino e in Alto Adige sarebbe stato prossimo al 4 per cento. In linea con quanto previsto dagli Istituti di statistica locali l’aumento sarebbe stato, quindi, leggermente superiore a quello nazionale, riportando il prodotto in entrambe le province su valori lievemente più elevati di quelli del 2019.

Alla crescita economica hanno contribuito tutti i settori di attività, tra cui il comparto turistico che ha beneficiato del venire meno delle restrizioni alla mobilità. La dinamica del PIL è stata, tuttavia, attenuata dalle conseguenze delle pressioni inflazionistiche, dal connesso rialzo dei tassi di interesse e dall’incertezza geopolitica. Le prospettive di crescita per l’anno in corso potrebbero essere limitate da tali fattori, se perduranti, e dalle difficoltà dell’economia tedesca, in particolar modo per l’Alto Adige. Gli Istituti di statistica provinciali prefigurano per il 2023 un ulteriore indebolimento della dinamica del prodotto.

 

 

Le imprese
Nel 2022 la crescita dell’attività industriale nelle province di Trento e di Bolzano si è attenuata rispetto all’anno precedente: in termini reali, i fatturati delle imprese industriali con sede in regione sono aumentati solo lievemente. Le strozzature lungo le catene di approvvigionamento, ridimensionate nei mesi più recenti, hanno gravato sui costi operativi delle imprese, comportando una revisione al rialzo dei loro listini. All’innalzamento dei prezzi si è associata un’espansione dei ricavi nominali, più intensa per le imprese di maggiore dimensione.

Il settore edile ha continuato a crescere, seppure con alcuni segnali di rallentamento, beneficiando degli incentivi governativi agli interventi di ristrutturazione e del positivo andamento del mercato immobiliare. Nel terziario, la ripresa dei flussi turistici, tornati sui livelli elevati del 2019, ha permesso un pieno recupero dell’attività nei servizi di alloggio e ristorazione.

In un contesto di perdurante incertezza si è attenuata l’accumulazione di capitale delle imprese. La crescita degli investimenti è stata supportata dal ricorso alla liquidità disponibile. Il rialzo dei tassi d’interesse si è trasmesso al costo del credito, contribuendo a limitare la domanda di prestiti. Vi si sono associate una flessione del credito bancario alle imprese in Trentino e, al netto di un limitato numero di operazioni di importo rilevante, un rallentamento in Alto Adige, più intenso per le aziende di minore dimensione. Pur in presenza di un aumento del costo dell’indebitamento la situazione finanziaria delle aziende permane nel complesso solida, favorita da una dotazione di liquidità stabilmente ampia e da una redditività considerata soddisfacente dalla quasi totalità delle imprese.

 

Il mercato del lavoro e le famiglie
Alla crescita dell’attività economica e, in particolare, alla ripresa del comparto turistico si è associato, nel 2022, un aumento dell’occupazione in entrambe le province, che si è riportata ai livelli pre-pandemici. Vi ha contribuito l’espansione della componente a tempo indeterminato. La congiuntura positiva ha favorito una maggiore partecipazione al mercato del lavoro e un calo del tasso di disoccupazione. Si è fortemente ridimensionato il ricorso agli strumenti di integrazione salariale. A fronte dell’aumento della domanda di lavoro, è cresciuta la difficoltà delle imprese a reperire lavoratori, in particolar modo quelli più qualificati e nel settore delle costruzioni.

A fronte del miglioramento del mercato del lavoro che ha sostenuto la crescita a valori correnti del reddito disponibile, l’inflazione elevata ha eroso il potere d’acquisto delle famiglie. I rincari, che incidono maggiormente sui nuclei con minori livelli di spesa, e il deterioramento del clima di fiducia hanno frenato la dinamica dei consumi. Nel 2022 è proseguita la crescita dei prestiti alle famiglie, pur in attenuazione rispetto all’anno precedente. L’andamento ha risentito della debolezza della domanda, cui ha contribuito anche il rapido aumento del costo dei finanziamenti. Il rialzo dei tassi di interesse ha determinato l’incremento della rata dei mutui indicizzati in essere; tuttavia, il forte calo dell’incidenza dei contratti a tasso variabile, osservato nell’ultimo decennio, ha ridotto l’esposizione delle famiglie alla variazione dei tassi.

 

Il mercato del credito
Alla fine del 2022 il credito bancario al settore privato non finanziario ha registrato un calo marcato in Trentino e un rallentamento in Alto Adige: gli andamenti hanno riguardato in entrambe le province sia le banche extraregionali sia quelle locali. La qualità del credito si è mantenuta elevata; il tasso di deterioramento si è ridotto sia per le famiglie sia per le imprese, riflettendo una capacità di rimborso del debito adeguata. Si rileva un lieve peggioramento degli indicatori relativi al rischio prospettico delle aziende, che si collocano su valori leggermente superiori a quelli medi nazionali. Nel loro complesso i depositi bancari di famiglie e imprese hanno rallentato sensibilmente in entrambe le province. L’aumento dei rendimenti delle obbligazioni ha riorientato le preferenze dei risparmiatori, favorendo una ricomposizione dei loro portafogli verso queste tipologie di titoli.

 

La finanza pubblica decentrata
Nel 2022 la spesa corrente degli enti territoriali trentini e altoatesini è diminuita; alla riduzione dei trasferimenti a famiglie e imprese si è contrapposta l’espansione della spesa per beni e servizi, su cui hanno inciso i rincari dei beni energetici. In Trentino la spesa in conto capitale è aumentata, beneficiando soprattutto della ripresa degli investimenti. In Alto Adige essa si è ridotta a causa dei minori contributi provinciali in favore di altri enti locali; si è tuttavia arrestato il calo della spesa per investimenti.

Nei prossimi anni un significativo contributo alla crescita degli investimenti pubblici potrà derivare, oltre che dagli ampi avanzi di bilancio di cui dispongono gli enti territoriali, anche dalle risorse del nuovo ciclo di programmazione dei fondi comunitari e dal PNRR.

Nel 2022 le entrate correnti delle due Province hanno continuato a beneficiare degli accordi in materia di finanza pubblica locale siglati nel 2021. In Provincia di Trento esse sono lievemente aumentate; in quella di Bolzano sono diminuite anche in ragione dei minori tributi devoluti dallo Stato, quantificati secondo i criteri contabili sulla base del gettito del 2020, anno di forte calo a causa della pandemia. Il positivo andamento dell’attività economica ha favorito la crescita delle entrate proprie dei Comuni di entrambe le province.

 

Gli effetti del cambiamento climatico sull’economia locale
I cambiamenti climatici si stanno già manifestando nel nostro Paese con l’aumento delle temperature e l’intensificarsi di fenomeni meteorologici estremi. Gli effetti di tali mutamenti hanno una forte rilevanza territoriale e possono essere significativi per l’economia delle province autonome.

I settori di specializzazione regionale più esposti al “rischio fisico” come l’agricoltura, il turismo o la produzione di energia idroelettrica possono risentire maggiormente dei fenomeni climatici e meteorologici estremi. Allo stesso tempo le politiche di contrasto e adattamento ai cambiamenti climatici, volte a favorire la transizione verso un’economia con minori emissioni di gas climalteranti, possono comportare un “rischio di transizione” per le imprese, con ripercussioni negative sull’attività di quelle operanti nei settori economici più emissivi e delle aziende ad esse collegate. A fronte di questi rischi l’evidenza raccolta segnala nel complesso una buona capacità di adattamento delle economie locali al cambiamento climatico anche in ragione delle maggiori risorse economiche e delle più ampie capacità istituzionali.

 

 

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