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AUTOSTRADA DEL BRENNERO / A22 * SEMINARIO POLIZIA STRADALE: A.D. CATTONI, « LA NOSTRA ATTIVITÀ DI CONCESSIONARIO SAREBBE IMPENSABILE SENZA L’AUSILIO DEGLI AGENTI DELLA STRADA »

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17.15 - martedì 7 giugno 2022

Ci sono termini come “etica” che apparentemente sembrano passati di moda, relegati ad ambiti ristretti, per lo più accademici. In realtà, la dimensione etica è quella in cui si muovono, o dovrebbero muoversi, tutti i soggetti deputati ad offrire un servizio pubblico. Da questa considerazione è partito il seminario tenutosi questa mattina a Trento nell’Auditorium Paolo Prodi, organizzato dalla Polizia Stradale e da Autostrada del Brennero: “Etica, efficienza ed efficacia del servizio e deontologia professionale. Esperienze a confronto”.

“L’attività del Concessionario – ha ricordato in apertura l’Amministratore Delegato di Autostrada del Brennero, Diego Cattoni – sarebbe impensabile senza l’attività della Polizia Stradale. Nell’ovvia distinzione dei ruoli, siamo entrambi chiamati a garantire efficienza del servizio in una dimensione etica. Per quanto riguarda Autobrennero, questo significa prevedere, in termini di manutenzioni, di digitalizzazione dell’arteria e di sostenibilità, tutti gli investimenti utili a rafforzare la sicurezza e tutelare l’ambiente. La nostra proposta di finanza di progetto si basa su questi principi. Chi viaggia in autostrada affida a noi la propria sicurezza personale, consideriamo quindi giusto fare tutto il possibile, anche andando oltre quanto espressamente previsto dalla normativa, per garantire la sua incolumità”.

Dopo il saluto del Rettore Flavio Deflorian, del Commissario del Governo, Gianfranco Bernabei e della dirigente del Compartimento della Polizia Stradale di Trentino-AltoAdige e Belluno, Francesca Montereali, è stato il Questore della Provincia di Trento Alberto Francini ad entrare in argomento. “Non è detto – ha premesso – che efficienza ed efficacia coincidano sempre. Le regole di ingaggio sono fondamentali, ma sappiamo tutti bene che, talvolta, per garantire l’ordine pubblico, piuttosto che l’arresto di un latitante, la prima priorità è l’efficacia del servizio. È anche per questo che la Polizia di Stato è altamente specializzata nelle sue diverse e molteplici attività in modo da valorizzare anche le capacità individuali, che sono diverse”. Francini ha toccato anche il tema delicatissimo dell’autorità, con un esempio: “Il Capo della Polizia è sicuramente il superiore gerarchico di un Questore, ma la legge attribuisce direttamente al Questore la responsabilità dell’ordine pubblico di un determinato territorio e questa è l’essenza del concetto di autorità. Nell’ambito della sua funzione, il Questore deve sempre mediare tra posizioni frequentemente contrapposte, al fine di conciliare quanto più possibile le libertà fondamentali e i diritti inviolabili di tutti”.

A il docente di Filosofia del diritto dell’Università di Trento, Paolo Sommaggio, il compito di inquadrare teoreticamente la dimensione etica nell’ambito pubblico e in quello privato. “La prima importante distinzione – ha premesso – è che il primo codice di comportamento, quello pubblico, è obbligatorio, il secondo, che si applica ad Autobrennero, è facoltativo”. “Il codice di comportamento – ha ricordato – non ha una valenza etica, nel senso che non necessita dell’adesione del soggetto ad un codice etico, si limita a disciplinarne il comportamento. I codici di comportamento hanno rilevanza disciplinare, ma le sanzioni non sono previste dal codice di comportamento, bensì, nella contrattazione collettiva. Questa scelta è stata fatta per uniformare la dimensione pubblica a quella privata, che vede nella contrattazione collettiva il luogo della negoziazione”. L’etica pubblica, insomma, è divenuta nel pubblico norma giuridica. Ma non si tratta solo di repressione. “Vi sono nei codici comportamentali anche principi etici, se non altro nella sfera della prevenzione dei fenomeni corruttivi”. Diverso l’approccio nei codici comportamentali facoltativi del privato. “Nell’ambito privato, a partire dal 2001, si sono sviluppati i modelli 231. Possiamo dire che il modello sia invertito. Si parte, infatti, come in Autobrennero, dall’analisi del rischio, nell’ottica di prevenire i fenomeni corruttivi. Sarebbe auspicabile – ha concluso Sommaggio – che anche la Pubblica Amministrazione si avvicinasse progressivamente a questo modello preventivo”.

Il Direttore Tecnico Generale di Autostrada del Brennero, Carlo Costa, ha portato l’esperienza di Autobrennero. “Le scelte giuste – ha premesso – non sempre sono le più comode, ma ad Autobrennero vengono riconosciuti risultati che non sono riconducibili al fatturato, perché in passato ha fatto le scelte giuste. Abbiamo circa mille dipendenti: Autobrennero ha, infatti, preferito rischiare e costruire internamente le sue strutture tecniche, invece che esternalizzarle. Pensiamo ai territori attraversati. La proposta di finanza di progetto si fa carico di proporre anche per il futuro un modello che non è solo efficiente ed efficace, ma che traduce in progetti una dimensione etica. L’obiettivo che si pone – ha ricordato Costa – è abbattere le emissioni inquinanti e l’incidentalità, in un’ottica di cooperazione tra diversi sistemi di trasporto: se sarà più utile per la collettività spostare le merci su ferro, noi lo faremo, anche perché siamo da tempo operatori ferroviari”. In diversi casi, le scelte di Autobrennero hanno anticipato i tempi. ”Progetti come la barriera fotovoltaica di Isera, piuttosto che il centro idrogeno di Bolzano – ha osservato Costa – li abbiamo realizzati prima del Pnrr. Le aree di servizio cardioprotette, le ricariche elettriche gratuite, il divieto di sorpasso per i pesanti non sono state scelte scontate. Il profitto – ha aggiunto – non è un principio scritto nei nostri valori, anche se lo abbiamo sempre perseguito a vantaggio dei soci. Dubito che un altro soggetto potrebbe gestire quest’asse allo stesso modo”.

“Il lavoro è punizione, o promozione?”. Da questa domanda è partito l’intervento di Balduino Simone, Dirigente Generale di Ps a riposo. “Il mondo classico considerava il lavoro come un disvalore rispetto all’ozio. Non a caso il negozio nasce come antitesi dell’otium. San Benedetto ha creato la prima e la più grande organizzazione del lavoro, determinando la famosa regola benedettina. La dimensione etica dell’azienda, come ha ricordato poco fa Costa, non mette al primo posto il profitto, che verrà da solo, se si perseguirà la crescita delle persone che costituiscono l’azienda. Ciò che ci ha insegnato San Benedetto è l’amore per il lavoro, fondamentale per efficacia ed efficienza. La sicurezza stradale, ad esempio, si affronta innanzitutto educando ad amare ciò che si fa, perché la maggior parte degli incidenti avviene per la scarsa cura per quello che si fa”. La gerarchia, termine oggi poco in voga, ha in San Benedetto un’accezione nobile.

“È, in ultima analisi, la responsabilità del capo che, tra gli altri obblighi, ha quello di spiegare ai propri sottoposti il perché delle scelte e delle azioni”. L’esempio citato è stato quello di Pietro Calamai, grande comandante dell’Andrea Doria, il quale “aveva creato uno staff di grandi professionisti, il cui fattore comune era proprio l’amore per il lavoro e le procedure poi attuate in una condizione di estrema complessità come un naufragio sono oggi giudicate un esempio nel mondo”. Un’epoca, la nostra, nella quale le incertezze sono in qualche modo paragonabili a quelle dell’epoca di San Benedetto. “Le tecnologie – ha fatto notare Simone – sembrano fare tutto, ma senza l’amore per il lavoro dell’uomo perdono qualsiasi significato. Pensiamo allo stress da lavoro correlato: è il disagio provocato dal non amore del lavoro. Affrontare questo problema è il futuro, perché il maggior numero di assenze non sono legate oggi a disagio fisico, ma morale”.

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