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ASSOCIAZIONE ALZHEIMER TRENTO * LETTERA AL MINISTRO SALUTE E ASSESSORE SEGNANA: « CHIEDIAMO L’INTERVENTO PER LE QUOTE DI PARTECIPAZIONE SPESE RSA »

Scritto da
13.15 - mercoledì 6 novembre 2019

Oggetto richiesta intervento in materia di quote di partecipazione spese RSA per malati di Alzheimer.

 

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Egregi Ministro e Assessore,
sono il Presidente dell’Associazione Alzheimer di Trento e ci rivolgiamo ad entrambi viste le competenze in materia di salute rispettivamente a livello nazionale e rispettivamente a livello della Provincia Autonoma di Trento (che gode di specifiche competenze statutarie), per sottoporre alla vostra attenzione un problema che si trascina da troppo tempo senza che si trovi una adeguata soluzione. Come a voi noto, la demenza di Alzheimer, che in Italia colpisce circa 800.000 persone e in Trentino circa 6/7.000 persone, ha una sua evoluzione cronico degenerativa che attualmente non trova alcun farmaco adeguato per la cura.

Nel suo progressivo sviluppo la demenza di Alzheimer, dopo una prima fase in cui prevalgono sintomi legati alla parziale perdita della memoria a breve termine, alla diminuzione delle capacità cognitive, ad un minimo disorientamento, ad ansia e depressione (fase questa normalmente gestita a domicilio dalla famiglia); segue una seconda fase con disorientamento spazio-temporale, deficit di memoria moderato, disturbi del linguaggio, aprassia, disturbi del comportamento, wandering, agnosia; nella fase più avanzata della malattia e terminale (la terza) vi è un aggravamento serio di tutte le manifestazioni precedenti con la perdita completa delle abilità cognitive, perdita del linguaggio, perdita completa della autosufficienza nelle attività quotidiane come lavarsi, vestirsi, assumere i pasti, incontinenza sfinterica, allettamento, aggressività, allucinazioni e a volte crisi epilettiche.

Il quadro della fase terminale della malattia, che può protrarsi per qualche anno, è molto pesante in quanto il paziente diviene completamente dipendente sia dall’aiuto assistenziale che sanitario. Un numero crescente di persone con demenza di Alzheimer in fase grave, proprio per l’alto grado di complessità clinico-assistenziale, difficilmente viene gestita a domicilio e più frequentemente vengono inserite nelle Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA), a volte dotate di nuclei specializzati.

L’inserimento in RSA pubblica o privata o del privato sociale comporta, per la persona affetta da tale patologia, il pagamento della cosidetta “retta alberghiera” come forma di compartecipazione alla spesa di degenza (mediamente tale compartecipazione varia da 50 a 80/100 euro giorno). Sull’obbligo di versare tale retta di compartecipazione a carico del paziente o dei suoi familiari si sono generate da tempo non poche vertenze, ricorsi e contestazioni.

A dirimere tali vertenze ci ha pensato la Cassazione che con sentenza n. 4558 del 22 marzo 2012, richiamando i contenuti del D.Lgs n. 502/1992 e del D.P.C.C.M. del 14.02.2001 (ove si distingue fra “prestazioni sanitarie a rilevanza sociale” a carico aziende sanitarie, “prestazioni sociali a rilevanza sanitaria” a carico dei comuni e “prestazioni socio sanitarie ad elevata integrazione sanitaria” a carico delle aziende sanitarie), afferma che le persone ricoverate in RSA affette da demenza di Alzheimer con “gravissimo deterioramento mentale, disorientamento temporo-spaziale ed assenza di qualsiasi autonomia personale” hanno diritto a prestazioni sanitarie a rilevanza sociale o a prestazioni socio sanitarie ad elevata integrazione sanitaria che sono a carico del Servizio Sanitario Regionale/nazionale.

A questo primo autorevole pronunciamento nel tempo si sono susseguite varie sentenze di Tribunali: Milano 5.06.2015 n. 7020, Verona n689/16, Treviso del 17.03.2015, Cremona del 4.12.2014 ancora Milano con sentenze n. 11616/16, n. 7437/17, n. 4102/17 e n. 7434/17, Brescia n. 386/17, Roma n. 14180/16, Parma del 30.5.2013, Monza n. 617/17, Firenze n. 1010/18 ancora Roma n. 12180/18, Trieste n. 641/18 e ancora la Suprema Corte sentenza n.2276/16. La giurisprudenza ha quindi consolidato un indirizzo interpretativo delle norme vigenti, in virtù del quale l’attività sanitaria e socio-assistenziale prestata in favore di una persona gravemente affetta da demenza di Alzheimer o altre forme di demenza, ricoverato in RSA, è qualificabile come attività sanitaria e quindi di competenza del Servizio Sanitario Nazionale.

Ciò che ci rammarica è che ancora una volta la Magistratura anticipa in qualche modo le decisioni socialmente rilevanti che dovrebbero invece caratterizzare l’azione politica. Per questo chiediamo, insieme ai moltissimi familiari nostri associati e non, formalmente al Ministro competente e all’Assessore della Provincia Autonoma di Trento che la politica faccia propri tali orientamenti, anticipati dalla Magistratura, per riconoscere il diritto a questi pazienti a rientrare fra i LEA (Livelli Essenziali assistenza) a totale carico del SSN come già avvenuto per altre patologie cronico degenerative. Un tale riconoscimento eviterebbe continui ricorsi ai tribunali da parte dei singoli pazienti e loro familiari (a Roma è in atto la definizione di una class action).

Non va dimenticato infine che le demenze e quella di Alzheimer in particolare, a differenza di altre patologie, sono in continuo aumento generando per famiglie e pazienti costi crescenti di tipo assistenziale e sanitario.

Siamo fiduciosi che questo appello, richiestoci a gran voce da numerosi familiari, troverà, in tempi ragionevoli, una sua corretta soluzione, se necessario anche attraverso un provvedimento legislativo ad hoc.

 

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Renzo Dori
Presidente Associazione Alzheimer Trento

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