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ASAT – ASSOCIAZIONE ALBERGATORI TRENTINO * VOUCHER: “MODIFICARE IL DECRETO DIGNITÀ, TOGLIERE LE RESTRIZIONI PER POTER ASSUMERE PERSONALE DI QUALITÀ ” HOME RESTAURANT: SERVONO REGOLE PER BANDIRE LA CONCORRENZA SLEALE

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19.38 - sabato 28 luglio 2018

L’Asat col suo presidente Gianni Battaiola scrive ai parlamentari per chiedere modifiche al decreto dignità. “Così com’è – spiega Battaiola – non risponde alle esigenze delle imprese turistiche che rischiano di non poter occupare personale di qualità”. Nel mirino finiscono le restrizioni sull’utilizzo dei voucher che, seppur reintrodotti, sono limitati a poche realtà (quelle sotto gli otto dipendenti).

E l’Asat, inoltre, chiede al Parlamento e al governo di intervenire anche sul fenomeno dei “ristoranti in casa”, ossia sul cosiddetto fenomeno dell’home restaurant, introducendo regole omogenee a chi la ristorazione la esercita per professione ed evitare così una concorrenza sleale.

Rendere i voucher “utili e utilizzabili” nel settore ricettivo.

“Il decreto dignità – spiega Battaiola – fissa ad otto il limite massimo dei collaboratori assunti dall’azienda che intende avvalersi del “lavoro accessorio” nel settore del turismo. Ma non è detto che le imprese più grandi e strutturate non abbiano bisogno di flessibilità in termini occupazionali. Anzi: anche queste ultime dovrebbero essere messe nelle condizioni di far fronte ai “picchi” lavorativi ricorrendo ai voucher”. In particolare, inoltre, l’Asat sostiene che la “limitazione dimensionale non dovrebbe riguardare le aziende stagionali”.

E poi l’indispensabile professionalità delle figure lavorative di cui alberghi e hotel possono avvalersi tramite l’impiego dei voucher. “Secondo il decreto dignità – aggiunge – le aziende ricettive potrebbero avere collaboratori attraverso i voucher. Ma questi sarebbero tutti con età inferiore a 25 anni, oppure pensionati o ancora disoccupati (percettori di sostegno al reddito). In tal modo non potremmo disporre di personale qualificato”. Insomma, Battaiola batte sul tasto della professionalità. “Non possiamo pensare – chiarisce – di fare fronte a picchi di lavoro ed accogliere gli ospiti in maniera impeccabile se non disponiamo di figure professionali con esperienza nel settore”.

Nella sua lettera ai parlamentari, poi, il presidente dell’Asat ricorda che “il provvedimento (decreto dignità, ndr) non dovrebbe essere circoscritto solo al settore ricettivo, bensì esteso a tutte le attività del settore turistico potenzialmente interessate (ristorazione e pubblici esercizi in particolare)”.

“Vorrei sottolineare – conclude la lettera firmata da Battaiola – la preoccupazione per cui il decreto, così come in questi giorni è stato presentato, non dia risposta adeguata alle esigenze delle imprese del settore turistico. Siamo certi che presterete massima attenzione ed impegno alle nostre osservazioni, in modo da ottenere il miglior risultato possibile”.

“Home restaurant”.

Il fenomeno dilaga, anche in Trentino. Si tratta di iniziative, sempre più diffuse e radicate, in cui soggetti privati si organizzano per aprire la propria casa agli ospiti e preparare loro pranzi o cene. “È lo stesso discorso del “vecchio” AirBnb – afferma Battaiola – Vengono a stabilirsi regole diverse per diverse realtà che operano sullo stesso mercato”. “Non si tratta – precisa – di persone che ospitano amici o conoscenti, o che invitano gratuitamente qualcuno che passa per strada. Gli ospiti di questi eventi pagano gli organizzatori con cifre che vanno dai 30 ai 50 euro a persona”.

E l’home restaurant è un fenomeno piuttosto diffuso anche in Trentino, nelle principali località turistiche. “Si tratta – dice – palesemente di concorrenza sleale a tutti gli imprenditori (alberghi, ristoranti, ecc) che fanno la stessa attività. Solamente che questo tipo di imprese sono obbligate a sottostare ad una serie di precisi e rigidi controlli (sanitari, di igiene, di sicurezza, normativi). E non scordiamo  l’evasione fiscale da parte dei soggetti che praticano l’home restaurant: di certo non inseriscono nella dichiarazione dei redditi i proventi del “ristorante in casa””. Battaiola, infine, riferisce dell’esistenza di associazioni ed organizzazioni che “prendono in affitto appartamenti e organizzano cucine con chef anche rinomati. Segue somministrazione di cibo e bevande in maniera elusiva di controlli e norme di sicurezza”.

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