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ARCIDIOCESI TRENTO * PASQUA – OMELIA VESCOVO LAURO: « QUANDO I MORTI DA NUMERI PASSANO AD ESSERE VOLTI SI PERCEPISCE LA VERITÀ DELLA RISURREZIONE »

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10.31 - domenica 17 aprile 2022

Monsignor Tisi: “Siamo assuefatti alla morte. Grazie al Risorto, torniamo ad accorgerci dei segni di vita e i morti non sono solo numeri ma volti”

Domenica di Pasqua con il solenne pontificale in cattedrale presieduto dall’arcivescovo Lauro Tisi (ore 10 diretta streaming e TV). Nell’omelia (testo integrale allegato), don Lauro prende le mosse dai decessi giornalieri per Covid e dai bollettini di guerra, per evidenziare quanto ormai siamo “assuefatti alla morte” con le “vittime ridotte a un dato matematico”, al punto da perdere “la percezione della ricchezza della vita che si nasconde dietro quei numeri”.

Vi sono stati certo “segnali di vita nel disorientamento di questo nostro tempo: la resilienza degli anziani, l’abnegazione dei sanitari, la forza delle famiglie nel riadattare la loro vita fino ad arrivare all’accoglienza e alla solidarietà diffusa di queste ultime settimane. Essi sono la prova che la morte non ha l’ultima parola”. Tuttavia, secondo Tisi, “anche i segnali di vita che abbiamo colto, in gran parte sono caduti nell’oblio. E chi li evoca, rischia di essere accusato di ingenuo ottimismo”.

Ed è qui che si innesta la “buona notizia che il Risorto stesso, con un supplemento di dedizione e di dono, si fa carico di togliere il dubbio dagli occhi dei discepoli e li porta dall’incredulità alla fede”. “L’occhio di chi ama – sottolinea don Lauro – coglie ogni particolare al di fuori di sé; viceversa, l’occhio di chi non ama è offuscato e, pur guardando, non vede. Il grande rischio, anche per la nostra comunità credente, è di non accorgersi dei segni di vita e di cambiamento nell’oggi della storia. Come attestano anche i primi passi del Cammino sinodale della nostra Chiesa, cresce, a cominciare dai giovani, la domanda di credibilità, la voglia di partecipazione e di dialogo. Sorprende la disponibilità ad investire in carità e la generosità delle nostre comunità”.

“Quando i morti da numeri passano ad essere volti, soprattutto il volto di chi ti ha amato profondamente, tu percepisci la verità della Risurrezione. Se sperimenti che nessuna morte è in grado di fermare le lacrime, il ricordo, la nostalgia di quanto ricevuto, sono sempre più convinto che è più facile trovare ragioni per dar credito alla vita dopo la morte che al suo contrario”. La “contemplazione appassionata dell’umanità di Gesù” consente di portare “a casa la terra di Dio, i suoi colori, la sua bellezza. È il mio augurio pasquale per tutta la nostra Chiesa e per l’intera comunità trentina”.

L’arcivescovo Tisi ha presieduto ieri sera in cattedrale, al culmine del Sabato Santo, la solenne Veglia Pasquale (foto allegata), la celebrazione più importante dell’anno liturgico, in cui si annuncia la Risurrezione di Gesù, simboleggiata dall’accensione del cero pasquale e dall’acqua benedetta. La stessa acqua con cui in Duomo monsignor Tisi ha battezzato due catecumeni adulti, originari dell’Africa e residenti da anni in Trentino, i quali hanno scelto di diventare cristiani.

Nel solenne pontificale di Pasqua, il debutto della ricostituita Cappella Musicale, erede di una lunga tradizione liturgica e artistica. Formata da coro, organo e da alcuni orchestrali (in particolare strumenti ad arco) è guidata da Paolo Delama, direttore del Coro della cattedrale e referente per la Liturgia della Diocesi di Trento.

 

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Omelia Domenica di Pasqua
(17 aprile 2022 – cattedrale di Trento)

Da ormai più di due anni siamo alle prese con la conta giornaliera dei morti. Ora ai morti di Covid si unisce il bollettino di guerra. Assuefatti alla morte, avendo ridotto le vittime a un dato matematico, stiamo perdendo la percezione della ricchezza della vita che si nasconde dietro quei numeri.
Come i discepoli di Emmaus, rischiamo di soffocare la voglia di vivere lasciando spazio soltanto al rimpianto e alla rassegnazione.
In questo tempo, diverse volte la pietra del sepolcro è stata ribaltata. Segnali di vita non sono mancati: la resilienza degli anziani, l’abnegazione dei sanitari, la forza delle famiglie nel riadattare la loro vita fino ad arrivare all’accoglienza e alla solidarietà diffusa di queste ultime settimane. Sono la prova che la morte non ha l’ultima parola.

Il dato della pietra ribaltata e del sepolcro vuoto rischiano però di essere fraintesi, come ci attestano i racconti delle apparizioni del Risorto. Cominciando da Maria di Magdala, che ipotizza il furto del corpo del Signore. Anche i segnali di vita che abbiamo colto nel disorientamento di questo nostro tempo, in gran parte sono caduti nell’oblio. E chi li evoca, rischia di essere accusato di ingenuo ottimismo.
In positivo, dai racconti delle apparizioni arriva la buona notizia che il Risorto stesso, con un supplemento di dedizione e di dono, si fa carico di togliere il dubbio dagli occhi dei discepoli e li porta dall’incredulità alla fede.

Dal Lago di Tiberiade alla strada di Emmaus, al cenacolo sbarrato è tutto un fiorire di gesti di tenerezza per rassicurare i discepoli che egli è risorto e ha vinto la morte. Resta con noi, viandante carico di vita e di amore! Regalaci il tuo collirio, per passare dall’incredulità al fidarci di te e della tua vita!
Il discepolo amato, che non ha nome per permetterci di dargli il nostro nome, entra nel sepolcro, vede e crede. Chi gli permette di vedere e credere? Di uscire da quel luogo con la certezza della Risurrezione del Maestro? La risposta la possiamo trovare nella notazione evangelica circa il suo correre veloce; quella corsa è il passo di chi è abitato dall’amore. Uno vede, nella misura in cui porta la vita sulle strade del dono di sé, del servizio, dell’amore. L’occhio di chi ama coglie ogni particolare al di fuori di sé; viceversa, l’occhio di chi non ama è offuscato e, pur guardando, non vede.

Il grande rischio, anche per la nostra comunità credente, è di non accorgersi dei segni di vita e di cambiamento nell’oggi della storia. Come attestano anche i primi passi del Cammino sinodale della nostra Chiesa, cresce, a cominciare dai giovani, la domanda di credibilità, la voglia di partecipazione e di dialogo. Sorprende la disponibilità ad investire in carità e la generosità delle nostre comunità.

Quando i morti da numeri passano ad essere volti, soprattutto il volto di chi ti ha amato profondamente, tu percepisci la verità della Risurrezione. Se sperimenti che nessuna morte è in grado di fermare le lacrime, il ricordo, la nostalgia di quanto ricevuto, sono sempre più convinto che è più facile trovare ragioni per dar credito alla vita dopo la morte che al suo contrario. Tuttavia, il vero itinerario che riscatta dalla morte e ti fa credere alla vita che non muore e alla tua risurrezione, lo trovi ancora una volta nella contemplazione appassionata dell’umanità di Gesù. Un umano sorprendente e spiazzante che ti porta a casa la terra di Dio, i suoi colori, la sua bellezza. È il mio augurio pasquale per tutta la nostra Chiesa e per l’intera comunità trentina.

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