“La chiamiamo Giornata della povertà, ma in realtà è la Giornata dei poveri. Questo però dice la deformazione in cui cadiamo spesso: siamo bravi a parlare dei problemi, più che delle persone”. Non nasconde un limite (anche dell’”ecclesialese”) l’arcivescovo Lauro rivolto a un’ottantina di volontari dei Centri di ascolto Caritas (da tutta la Diocesi e dei punti di ascolto parrocchiali del capoluogo), riuniti nel pomeriggio di mercoledì 8 novembre nella sede CedAS di via Giusti a Trento.
Introdotto dal direttore della Caritas Roberto Calzà, monsignor Tisi dialoga a partire dall’intuizione di papa Francesco che ha fortemente voluto la prima “Giornata Mondiale dei poveri“, in calendario domenica 19 novembre.
Don Lauro prova a riscrivere un grammatica della carità che si “alleni – sottolinea – a frequentare il volto dei poveri: se consegno il mio pacco viveri ma non scatta un incrocio di sguardi con il destinatario, allora – ammonisce – non ho fatto carità”.
Parla poi del “rischio che i poveri divengano lo strumento per raccontare noi stessi” e invita a pensare alla vicinanza ai poveri non come l’opera di singoli volontari, ma come espressione comunitaria. Fino alla provocazione più forte: “Papa Francesco sogna una Chiesa povera e per i poveri. Io sogno che scompaia la Caritas e cresca la Chiesa diocesana che fa la carità. Sogno che si arrivi a dire che i cristiani trentini li trovi sulla strada, nel dormitorio… perché il povero deve inquietare tutti, ogni credente!”.