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ARCIDIOCESI TRENTO * IL VESCOVO LAURO IN VISITA AL CAMPO PROFUGHI DI MARCO: “NON SI PUÒ VIVERE IN 14 IN UN CONTAINER, LA SITUAZIONE PARLA DA SOLA”

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17.06 - mercoledì 24 gennaio 2018

Arcivescovo Lauro in visita questa mattina al campo profughi di Marco. “La situazione parla da sola: non si può vivere in 14 in un container. La Diocesi mette a disposizione da subito 22 posti a S. Nicolò”

L’arcivescovo Lauro Tisi ha visitato questa mattina il campo profughi a Marco di Rovereto. Accompagnato dall’assessore provinciale Luca Zeni, dai responsabili di Cinformi e della Croce Rossa, monsignor Tisi ha potuto verificare le condizioni in cui sono ospitati, attualmente, 237 richiedenti protezione internazionale.

Ha passato in rassegna gli spazi comuni – un’aula scolastica, la mensa, un locale ricreativo – per poi soffermarsi a lungo all’interno di uno dei container, ciascuno dei quali con quattordici posti letto su strutture a castello, in spazi oggettivamente ristretti. Qui ha potuto ascoltare le ragioni di uno degli ospiti.

“E’ una situazione che parla da sola, così non va. Non si può stare in quattordici in un container”, commenta a caldo l’Arcivescovo, pur riconoscendo le difficoltà gestionali in capo all’ente pubblico.

Intervenendo in diretta ai microfoni della radio diocesana Trentino inBlu, Tisi garantisce: “Mi sento interpellato in prima persona a muovermi, più che a parlare, per alleviare la situazione.

Per questo la Diocesi mette da subito a disposizione ventidue posti in località San Nicolò, in appartamenti dove erano ospitate famiglie siriane, giunte con il corridoio umanitario. Altri nove posti saranno presto disponibili in due diverse località”.

Con l’arcivescovo Lauro, questa mattina a Marco, anche Roberto Calzà e Cristian Gatti, direttori rispettivamente di Caritas e Fondazione Comunità Solidale, le due realtà diocesane che gestiscono l’accoglienza dei migranti.

Monsignor Tisi, anche a seguito della visita al campo di Marco, rilancia un appello alle comunità cristiane: “Ho parlato con i ragazzi ospitati al campo e mi porto dentro le loro problematiche esistenziali, che vanno ben oltre il disagio di un container.

Anche nel pensare una ricollocazione, bisogna tener conto dei percorsi di integrazione e formativi che in molti casi sono già stati avviati sul posto”. “Da parte mia e anche dei preti che sono impegnati in questi giorni nella formazione a Villa Moretta, c’è piena apertura, come dimostra il fatto che abbiamo già messo a disposizione una ventina di canoniche in Trentino.

Dobbiamo però lavorare ancora sulle nostre comunità, per accrescere la disponibilità all’accoglienza, già riscontrata, e vincere eventuali paure che si sfaldano solo con l’incontro. Il mio intento – conclude Tisi – è far di tutto per invitare le comunità ad aprirsi”.

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