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ARCIDIOCESI DI TRENTO * PRIMO GENNAIO – OMELIA VESCOVO LAURO: « L’AUGURIO PIÙ BELLO È RIMANERE APPRENDISTA DISCEPOLO DI FRONTE ALLA VITA, CON LE SUE GRANDEZZE ED OSCURITÀ »

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10.41 - venerdì 1 gennaio 2021

“In questo nuovo anno, già segnato, fin dalle sue prime ore, dalla sofferenza e dall’incertezza legate alla pandemia, l’augurio, credo, più bello è di saper accompagnare i giorni con la pazienza di chi, anziché sentirsi arrivato, rimane apprendista discepolo di fronte alla vita, con le sue grandezze e le sue oscurità. Ciò che abbiamo già visto e sperimentato non ci impedisca di riconoscere la rugiada nuova che Dio ogni giorno ci regala”. E’ uno dei passaggi dell’omelia dell’arcivescovo di Trento Lauro Tisi nella s. Messa in Cattedrale (ore 10 – diretta Tv e streaming web) in questo 1° gennaio 2021.

Nel giorno in cui la Chiesa celebra la solennità di Maria Santissima Madre di Dio e la 54a Giornata Mondiale della Pace, l’Arcivescovo individua proprio nell’atteggiamento di Maria che custodisce e medita nel suo cuore – in contrasto con quello di Caino – l’unica strada per costruire sentieri di pace: “Prendersi cura – sottolinea Monsingor Tisi rilanciando anche il Messaggio del Papa per questa Giornata – è la via maestra per debellare la cultura dell’indifferenza, dello scarto, dello scontro, oggi prevalente, e intraprendere percorsi di pace”.

Nella Messa di fine anno con l’inno de Te Deum (ieri sera in Cattedrale) don Lauro ha esordito sottolineando che “accanto alla grande sofferenza per l’emergenza sanitaria, il Trentino unisce anche le lacrime per la tragica morte della pastora Agitu. Lacrime che piangono ancora una volta una donna brutalmente schiacciata da una violenza cieca. Lacrime che ricordano il suo sorriso di libertà, volto di un’integrazione non solo possibile, ma fonte di inattesa ricchezza. Nell’affidare Agitu al Signore, mi stringo alla sua famiglia e alla comunità etiope del Trentino”.

Oggi pomeriggio l’arcivescovo Lauro partecipa all’incontro (in Tv e web) promosso dalla Diocesi nell’ambito della Giornata Mondiale della Pace sul tema della sostenibilità ambientale, in dialogo con il meteorologo Luca Mercalli. QUI DETTAGLI

 

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Maria custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. (Lc 2,19)
L’atteggiamento della donna di Nazareth è diametralmente opposto a quello di Caino, descritto dal testo biblico: “Sono forse io il custode di mio fratello?”. Significativamente papa Francesco, nel messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, individua nell’irritazione di Caino la radice della violenza, della guerra, della mancanza di pace.

Prendersi cura è invece la via maestra per debellare la cultura dell’indifferenza, dello scarto, dello scontro, oggi prevalente e intraprendere percorsi di pace.

Se questa è la via della pace, la sua radice è nel cuore. Non è possibile, infatti, essere uomini e donne di pace, senza dialogare con la profondità di noi stessi, con i desideri, le tensioni, le aspettative ed anche le ombre che ci abitano. Nemico dichiarato della pace è la superficialità. Purtroppo, pesantemente favorita dal nostro sistema di vita. Molte tensioni, più che figlie della cattiveria, derivano dalla fretta, del rimanere in superficie, dall’essere estranei a noi stessi.

Maria che medita e custodisce nel cuore ci aiuti a diventare donne e uomini capaci di “prendersi cura”. Maria è la donna che custodisce: non cede alla fretta e all’impazienza di voler tutto comprendere e dominare.

In questo nuovo anno, già segnato, fin dalle sue prime ore, dalla sofferenza e dall’incertezza legate alla pandemia, l’augurio, credo, più bello è di saper accompagnare i giorni con la pazienza di chi, anziché sentirsi arrivato, rimane apprendista discepolo di fronte alla vita, con le sue grandezze e le sue oscurità. Ciò che abbiamo già visto e sperimentato non ci impedisca di riconoscere la rugiada nuova che Dio ogni giorno ci regala.

Chiediamo al Bambino di Betlemme di non voler essere noi a dare il nome alle cose e alle persone, ma a lasciare che sia lo Spirito di Dio a consegnarcelo, come accaduto a Maria e Giuseppe.

Ogni donna e ogni uomo sono unici e irripetibili, non sono fotocopie. Sapienza è scoprire il dono che portano in sé, frammento di luce regalato da Dio al mondo.
Accanto al custodire, il Vangelo di oggi mostra un altro atteggiamento di Maria: meditava nel suo cuore.
Il termine greco “meditare” alla lettera andrebbe tradotto con tenere insieme, unire, impedire la separazione. Il contrario è invece dividere, separare, atteggiamento proprio del divisore, il diavolo.

La realtà non ha mai un solo lato, un’unica faccia. Sapiente è colui che tiene insieme aspetti diversi della realtà e delle persone, senza assolutizzarne uno a scapito degli altri. Maria mette insieme, confronta, ascolta più voci, intreccia più occhi. Ci mostra così l’unica strada per diventare donne e uomini di pace.

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